Volere la fica 07
di
Sitter
genere
orge
Il pensiero di quelle giovani chiappe maschili comparse sullo schermo alle spalle di sua mamma lo accompagnò per tutto il tragitto che fece fino a casa di Elena. Non era abituato a pensare così tanto alle forme di un uomo eppure era come se la sua mente fosse rimasta incollata al solco del culo di quel ragazzo che aveva visto avvicinarsi al frigo di casa sua e prendere una birra.
Dopo aver preso la metro percorse le vie che conosceva fin da bambino. C'era il negozio di dolci dove sua mamma gli comprava il "bombo" quando si comportava bene e l'edicola dove il sabato lei comprava le figurine dei calciatori per fargli una sorpresa quando andava a prenderlo alle elementari. Poi più avanti c'era l'epicentro dei suoi ricordi d'infanzia, c'era casa sua e di sua mamma. Gabriele non aveva più le chiavi, Elena gliele avrebbe restituite il giorno in cui sarebbe tornato a casa. Citofonò prima premendo educatamente una volta e poi pigiando tre volte in modo più deciso. Nulla. Eppure erano le dieci di sera, erano passate meno di due ore dalla loro chiacchierata a distanza. Doveva essere a casa. Probabilmente anche quel ragazzo nudo era lì con lei. Quest'ultimo pensiero gli fece male. La chiamò al telefono per l'ennesima volta ma lei non rispose.
Avrebbe potuto urlare per chiamarla e sperare almeno di costringerla ad affacciarsi ma sarebbe stato stupido. Sarebbero potuti intervenire i vicini che di sera vogliono stare tranquilli e magari impiccioni come erano avrebbero chiesto cosa ci facesse un altro ragazzo a casa con lei mentre lui era stato allontanato da casa. L'opzione di chiamare le forze dell'ordine per lui era fuori questione. Aveva già davanti agli occhi l’edicola del suo quartiere davanti a cui era passato prima, immaginò con orrore gli espositori colmi di quei giornalacci sempre pieni di tante pruriginose storie di provincia, riusciva persino a leggere gli ipotetici titoli con cui quelle squallide riviste avrebbero descritto il difficile rapporto con sua mamma. Meglio non chiamare nessuno, pensò.
Gabriele scorse a mente la lista delle persone che conosceva. Erano poche e nemmeno troppo affidabili. Poi però gli venne in testa un nome ben preciso. Fece alcuni isolati a piedi e suonò ad un altro citofono.
"Gabriele! Sono quasi le undici! Cosa ci fai qui?"
"Scusa Marcella ma ho bisogno di parlarti. È importante. Posso salire?"
La porta del cancello scattò.
Gabriele entrò dalla porta lasciata socchiusa per lui e si trovò davanti Marcella vestita con un anonima tuta. L'amica di Elena era un po' infastidita, fissava il ragazzo standosene a braccia conserte e poggiata sul tavolo della cucina sopra cui lui notò un portatile semichiuso.
"Meno male! Avevo paura di averti buttata giù dal letto. Stavi lavorando?" chiese lui.
"Ero occupata. Si può sapere cosa vuoi? Io domani ho tanto da fare."
"Ho un problema con mia mamma."
"Lo so Gabriele. Me ne ha parlato. Ma tu devi solo scopare. Devi scopare tanto. Magari trovarti anche una ragazza fissa e vedrai che..."
"Non è quello." la interruppe lui. "C'è dell'altro. Oggi ci siamo visti con la cam e mentre stavamo parlando alle sue spalle è comparso un ragazzo."
"Un ragazzo?"
"Un ragazzo... nudo." precisò Gabriele.
"Un ragazzo nudo Ahahahahah" rise Silvana sedendosi su una delle sedie attorno al tavolo. "Era di colore per caso? Tutti quei tori africani che entrano a casa di tua zia Silvana devono averti un po' scombussolato."
"Sai anche che..."
"Che Silvana non ti ha voluto sverginare? Si, tua mamma mi ha detto anche questo. A me dice tutto."
"Allora sai anche cosa sta succedendo a casa nostra. È da quando oggi mamma ha spento la sua cam in fretta e furia che mi evita. Sono andato da lei e non mi ha aperto."
"Ascolta Gabri... Non è nemmeno mezzanotte. Fai ancora in tempo a prendere la metro. Torna da Silvana, dormici sopra e vedrai che..."
"Io non voglio tornare da mia zia. Stare lì da lei è una tortura. Voglio trovare un'altra sistemazione. Stasera. Subito!"
"E dove vorresti stare?"
"Un alberghetto a due stelle per stanotte andrà benissimo. Fammi cercare un sito di..."
Il ragazzo prese il portatile di Silvana con un gesto repentino.
"Aspetta! Che fai? Noooo!" urlò lei che non fu abbastanza rapida ad impedirgli di sollevare lo schermo socchiuso del pc.
Gabriele era stato tenuto all'oscuro di tante cose. Dopo aver allontanato da casa suo figlio Elena iniziò a sentire la mancanza delle morbose attenzioni di lui. Lei non lo pensava possibile ma era successo tanto che una notte approfittando del buio e della solitudine iniziò a far scivolare le mani verso il basso forzando l'orlo delle sue mutande per stuzzicare con le dita il suo maturo clitoride e la sua fessura carnosa ed unta di umori. Fu piacevolissimo per lei avere a mente suo figlio mentre spingeva le dita dentro alla sua figa ma quando squirtò bagnando le lenzuola e l'eccitazione svanì l'immagine di Gabriele rimastale ancora in testa le fece provare tanta colpa e tanta vergogna. Voleva Gabriele dentro casa e dentro sè ma voleva resistere perché sapeva che nei momenti di lucidità non se lo sarebbe mai perdonato di aver fatto certe cose assieme a lui. Non poteva. Doveva trovare una soluzione. Ebbe la forza di parlarne soltanto con Marcella che la esortò ad insistere ad usare le app per incontri ma lei credeva di avere un'idea migliore. Elena pensava che dei semplici incontri di sesso non potessero bastare a soddisfare il suo bisogno di sentire un caldo corpo maschile addosso a sé, penso invece di affittare la stanza di Gabriele a giovani studenti universitari e a lavoratori per poter avere in tempi rapidi la presenza di un giovane uomo dentro casa sua. Fece girare un annuncio rivolto soltanto a giovani maschi. Grazie al prezzo abbastanza favorevole ed al suo abbigliamento che mostrava molto altro oltre alla casa trovò la persona giusta abbastanza presto.
Tra lei e l'inquilino c'era già un certo affiatamento, Gabriele se ne potè accorgere subito guardando lo schermo del portatile di Marcella. Chiunque fosse quel ragazzo stava senza dubbio risolvendo il problema di Elena piegandola verso la cam mentre di lui occupato dietro a cavalcare si vedeva l'addome nudo e scolpito da una buona dose di palestra. Il viso della mamma di Gabriele riempiva quasi completamente lo schermo. I suoi occhi neri tenuti socchiusi e la sua bocca aperta formavano un'espressione di visibile godimento. I suoi capelli neri e lunghi dondolavano liberi seguendo la testa, il movimento delle tette ed il resto del suo corpo nudo. Gabriele alzò il volume mutato con il mouse e senti la sua voce sfatta dal piacere.
"Ooohh sì... siiiii. Che belloooo! Dammelo! Dammeloooo!"
Il ragazzo non si accorse neppure della mano di Marcella che si posò sulla sua occupata a tenere stretto il mouse.
"Gabriele non farti del male. Non guardare."
Era un buon consiglio ma lui non lo ascoltò perché non lo sentì talmente era preso dalle immagini che pochi attimi dopo gli mostrarono che c'era dell'altro da vedere. D'un tratto qualcuno prese la webcam e spostò l'inquadratura per riprendere di profilo Elena messa a pecora sul letto. Gabriele riconobbe la stanza da letto di lei e gli venne un moto di amarissima nostalgia.
Fap fap fap fap fap
Il giovane maschio alle spalle di lei fotteva come un dannato facendola gemere come una porca. Si poggiava anche lui sul letto ma non era chinato tanto quanto lo era lei ed il suo viso rimaneva ancora fuori dall'inquadratura. Avrebbe tanto voluto sapere chi fosse quel ragazzo dietro di lei. Si chiese anche chi era quell'altro giovane uomo che stava tenendo la cam e dovette poi farsi altre domande quando scoprì che i maschi con lei erano addirittura tre. Un terzo dotato ragazzo le si avvicinò per metterle l'uccello davanti alla faccia e poi farlo coccolare dalla sua bocca. Gabriele sentì altri gemiti, non provenivano dalla casa di sua mamma ma da molto più vicino.
Marcella era di fianco a lui e gemeva mentre infilava la mano destra dentro i pantaloni della sua tuta, le sue dita lavoravano frenetiche dentro le mutande già fradice.
"Ma perché stanno usando una webcam? Perché tu li stai guardando?"
"Perché mi piacerebbe tanto partecipare ad una piccola orgia ma non ne ho il coraggio. Io, lei, il suo affittuario e quegli altri due porci... Sarebbe bellissimo ma mi vergogno. Elena è stata così gentile da chiedere loro se non avessero nulla in contrario a farsi spiare da me. Hanno accettato. Così è un po' come se stessi partecipando anch'io."
"Chi ha preso la mia stanza in affitto? Mamma te l'ha detto?"
Marcella era tanto presa che ignorò per un attimo Gabriele. Non rispose.
"Porca puttana! Guarda come se la sbattono quegli stronzi!" esclamò Marcella che eccitata com'era provava un senso di sincera invidia per la sua amica guardando lo schermo del suo pc.
"Chi ha preso la mia stanza in affitto?" chiese a lei voltandole la faccia verso di lui con una mano pur di riottenere l'attenzione della donna.
Marcella non ebbe bisogno di rispondergli. Dopo interminabili minuti di spompinamento il ragazzo che aveva l'uccello ficcato nella bocca di Elena finalmente venne sborrandole dritto in faccia. Aveva finito. Era arrivato il momento di divertirsi anche per il terzo ragazzo nella stanza.
"Dai! Molla quella cazzo di webcam! Vieni a scopare anche tu." disse l’infaticabile ragazzo incollato al culo di Elena da diversi minuti.
Quando Gabriele sentì quella voce ebbe un brivido, gli parve di riconoscerla ma non era sicuro. Quando la webcam venne posata sul mobile della camera da letto gli occhi di Gabriele sì riempirono di tanto violento sconcerto. L'inquadratura finalmente ferma e fissa fu impietosa nel riprendere con fin troppa precisione i volti di quei tre giovani maiali. Elena venne girata facendole abbandonare la posizione a quattro zampe e dopo che si ritrovò sdraiata si trovò il grosso massiccio cazzo di Grotti davanti alla faccia pronto ad entrarle in bocca mentre Tancredi riprese a fotterla potendo anche tendersi in avanti per arrivare comodamente alle tette morbide di lei e poter leccare avidamente i capezzoli duri. Ravetti tornò dentro l'inquadratura rimanendo però in disparte stando ad un lato dell'immagine, si vedeva solo parte del suo culo e la sua mano destra che tentava il tutto per tutto per ridestare il suo cazzo che aveva schizzato in faccia ad Elena da poco.
Il colpo per Gabriele fu molto duro, ebbe bisogno di sedersi. Erano i suoi ex compagni delle superiori, erano i bulli che lo tormentavano ma soprattutto erano le ultime persone che lui avrebbe voluto vedere nudi ed eccitati addosso a sua madre per di più a casa sua sopra il letto dei suoi genitori.
“No! No… non ci credo. Non può essere.” disse lui sconcertato scuotendo la testa mentre le mani gli coprivano il viso senza però riuscire a coprire gli occhi che per masochistica curiosità volevano continuare a vedere.
Era Tancredi l'affittuario. Aveva letto l'annuncio di Elena e riconosciuto lei come madre di Gabriele. Uscire di casa dei genitori e dividere per qualche mese una casa con la piacente mamma del coglione che bullizzava a scuola gli era sembrata una idea perversa e divertente. Quando Elena incontrò Tancredi in veste di affittuario lo riconobbe scambiandolo per un amico di Gabriele il quale aveva sempre nascosto i soprusi subiti. Lui vedendola vestita con una bella scollatura ed una gonna che metteva risalto il suo gran culo decise di non perdere l'occasione. Quando si accorse che lei ci sarebbe stata e disse ai suoi due amici di dividere la casa con quella puttana della madre di Gabriele iniziarono i rapporti sessuali multipli.
Marcella stava frugando da diversi minuti nelle sue mutande e chissà per quanto ancora avrebbe continuato. La sua fregna era calda e unta da morire ma la sua mano per quanto attiva e molesta fosse non riusciva a darle tutto il piacere di cui aveva bisogno. A Marcella serviva più di una intima sessione di autoerotismo.
"Basta!" esclamò lei alzandosi di scatto dalla sedia.
Marcella abbassò i pantaloni della sua tuta e poi le bianche mutande un po' troppo coprenti da matura donna annoiata. Si avvicinò a Gabriele seduto a fianco a lei mentre la sua mano seguitava a stuzzicare clitoride e grandi labbra, Gabriele sarebbe bastato voltarsi per trovarsi l'inguine della donna a pochi centimetri dalla sua faccia ma continuava a fissare lo schermo.
"Gabriele... " lo chiamò languidamente lei.
Gabriele la ignorò. Quelle immagini ed i versi bestiali che sentiva provenire dalla camera da letto di sua madre pretendevano tutta la sua attenzione.
“Gabriele guardami.”
Finalmente Gabriele si voltò ma non era eccitato. Continuava a dividere il suo sguardo incredulo tra lo schermo di quel pc che seguitava a mostrargli sua mamma presa da quei tre giovani maiali e l'amica di sua mamma che stava a cosce nude e con la fica gocciolante a pochi centimetri da lui. Non disse nulla. Non fece nulla. A breve avrebbe cominciato solo a piangere.
"Gabriele io stanotte ho bisogno di un uomo. Ho bisogno di te. " disse lei accarezzandogli i capelli avvicinandosi ulteriormente a lui. “Questa è la tua grande occ...”
"Non mi va." rispose lui persino un po’ infastidito.
"Come sarebbe a dire che non ti va? Vedi tua mamma fare le ammucchiate e non provi niente? "
Gabriele qualcosa provava ma non era una sensazione piacevole. Gli faceva molto male pensare che con quei tre giovani torelli sempre addosso a sua madre lui non avrebbe più avuto speranze di avere un rapporto intimo con lei. Ognuno di loro stava per sborrare sul suo sogno erotico più dolce prima ancora che sua madre.
Marcella intanto non si voleva arrendere. Si voltò per dargli la schiena e mettersi in una posa provocante per mostrargli il sedere.
“Anch'io ho due grandi chiappone da cinquantenne, sai?” disse lei accarezzandosi le burrose natiche. “Credi che solo tua madre abbia un sedere da grande vacca in menopausa? Guarda qua!"
" Sì, è un bel culo." rispose lui soltanto con distratta gentilezza.
La scarsa attenzione di Gabriele verso di lei spinse Marcella ad insistere chinandosi per allargare le chiappe e mostrargli la sua fregna dal di dietro.
"Ho anche la fica più stretta di quella di tua madre." disse lei ansimando mentre con due dita allargava e separava le grandi labbra della sua vagina davanti a lui. "Non ho avuto figli. Sarebbe quasi come metterlo dentro ad una donna più giovane. Sarebbe una prima volta fantastica per te Gabriele. Cosa aspetti?"
Il ragazzo si alzò dalla sedia con gli occhi lucidi ed il viso provato. Marcella lo prese per mano e lo portò verso il divano sopra cui si buttò per poi aspettarlo. Lui restò fermo come uno stoccafisso ma stavolta la timidezza non c’entrava.
"Spogliati Gabriele! Ti voglio!” lo incitò lei che allargò le cosce puntando le gambe verso l’alto ma fu tutto inutile.
Dei versi a dir poco animaleschi giunsero alle orecchie di lui già sofferente ed immobile.
"Oooohhh siii... Vengoooo..." urlò Tancredi mentre una lacrima solcò il viso di Gabriele.
L’ex bullo delle superiori schizzò generosi fiotti di sborra sulla pancia di Elena che aveva la faccia completamente lorda dello sperma di Grotti e Ravetti. Dopo che Tancredi ebbe finito si allontanò dal letto e si posizionò senza volere col culo davanti alla webcam. Gabriele, corso a vedere le ultime battute di quella piccola ammucchiata, riconobbe le chiappe viste durante la chiacchierata con sua mamma dopodichè non disse nulla, non salutò neppure Marcella e se ne andò. Uscì dall'appartamento di lei col capo chino segnato dalle lacrime e tanti pensieri in testa.
"Gabriele! Dove cazzo vai? Torna subito qui!" urlò la padrona di casa che dopo essersi rimessa mutande e pantaloni lo inseguì fino allo stipite del portone di casa. Si affacciò ma non lo vide perché era già sparito scendendo le rampe delle scale.
[Nota: Povero Gabriele! Che botta che ha preso! Per fortuna incontrerà presto una sua vecchia conoscenza che gli verrà in soccorso.]
Dopo aver preso la metro percorse le vie che conosceva fin da bambino. C'era il negozio di dolci dove sua mamma gli comprava il "bombo" quando si comportava bene e l'edicola dove il sabato lei comprava le figurine dei calciatori per fargli una sorpresa quando andava a prenderlo alle elementari. Poi più avanti c'era l'epicentro dei suoi ricordi d'infanzia, c'era casa sua e di sua mamma. Gabriele non aveva più le chiavi, Elena gliele avrebbe restituite il giorno in cui sarebbe tornato a casa. Citofonò prima premendo educatamente una volta e poi pigiando tre volte in modo più deciso. Nulla. Eppure erano le dieci di sera, erano passate meno di due ore dalla loro chiacchierata a distanza. Doveva essere a casa. Probabilmente anche quel ragazzo nudo era lì con lei. Quest'ultimo pensiero gli fece male. La chiamò al telefono per l'ennesima volta ma lei non rispose.
Avrebbe potuto urlare per chiamarla e sperare almeno di costringerla ad affacciarsi ma sarebbe stato stupido. Sarebbero potuti intervenire i vicini che di sera vogliono stare tranquilli e magari impiccioni come erano avrebbero chiesto cosa ci facesse un altro ragazzo a casa con lei mentre lui era stato allontanato da casa. L'opzione di chiamare le forze dell'ordine per lui era fuori questione. Aveva già davanti agli occhi l’edicola del suo quartiere davanti a cui era passato prima, immaginò con orrore gli espositori colmi di quei giornalacci sempre pieni di tante pruriginose storie di provincia, riusciva persino a leggere gli ipotetici titoli con cui quelle squallide riviste avrebbero descritto il difficile rapporto con sua mamma. Meglio non chiamare nessuno, pensò.
Gabriele scorse a mente la lista delle persone che conosceva. Erano poche e nemmeno troppo affidabili. Poi però gli venne in testa un nome ben preciso. Fece alcuni isolati a piedi e suonò ad un altro citofono.
"Gabriele! Sono quasi le undici! Cosa ci fai qui?"
"Scusa Marcella ma ho bisogno di parlarti. È importante. Posso salire?"
La porta del cancello scattò.
Gabriele entrò dalla porta lasciata socchiusa per lui e si trovò davanti Marcella vestita con un anonima tuta. L'amica di Elena era un po' infastidita, fissava il ragazzo standosene a braccia conserte e poggiata sul tavolo della cucina sopra cui lui notò un portatile semichiuso.
"Meno male! Avevo paura di averti buttata giù dal letto. Stavi lavorando?" chiese lui.
"Ero occupata. Si può sapere cosa vuoi? Io domani ho tanto da fare."
"Ho un problema con mia mamma."
"Lo so Gabriele. Me ne ha parlato. Ma tu devi solo scopare. Devi scopare tanto. Magari trovarti anche una ragazza fissa e vedrai che..."
"Non è quello." la interruppe lui. "C'è dell'altro. Oggi ci siamo visti con la cam e mentre stavamo parlando alle sue spalle è comparso un ragazzo."
"Un ragazzo?"
"Un ragazzo... nudo." precisò Gabriele.
"Un ragazzo nudo Ahahahahah" rise Silvana sedendosi su una delle sedie attorno al tavolo. "Era di colore per caso? Tutti quei tori africani che entrano a casa di tua zia Silvana devono averti un po' scombussolato."
"Sai anche che..."
"Che Silvana non ti ha voluto sverginare? Si, tua mamma mi ha detto anche questo. A me dice tutto."
"Allora sai anche cosa sta succedendo a casa nostra. È da quando oggi mamma ha spento la sua cam in fretta e furia che mi evita. Sono andato da lei e non mi ha aperto."
"Ascolta Gabri... Non è nemmeno mezzanotte. Fai ancora in tempo a prendere la metro. Torna da Silvana, dormici sopra e vedrai che..."
"Io non voglio tornare da mia zia. Stare lì da lei è una tortura. Voglio trovare un'altra sistemazione. Stasera. Subito!"
"E dove vorresti stare?"
"Un alberghetto a due stelle per stanotte andrà benissimo. Fammi cercare un sito di..."
Il ragazzo prese il portatile di Silvana con un gesto repentino.
"Aspetta! Che fai? Noooo!" urlò lei che non fu abbastanza rapida ad impedirgli di sollevare lo schermo socchiuso del pc.
Gabriele era stato tenuto all'oscuro di tante cose. Dopo aver allontanato da casa suo figlio Elena iniziò a sentire la mancanza delle morbose attenzioni di lui. Lei non lo pensava possibile ma era successo tanto che una notte approfittando del buio e della solitudine iniziò a far scivolare le mani verso il basso forzando l'orlo delle sue mutande per stuzzicare con le dita il suo maturo clitoride e la sua fessura carnosa ed unta di umori. Fu piacevolissimo per lei avere a mente suo figlio mentre spingeva le dita dentro alla sua figa ma quando squirtò bagnando le lenzuola e l'eccitazione svanì l'immagine di Gabriele rimastale ancora in testa le fece provare tanta colpa e tanta vergogna. Voleva Gabriele dentro casa e dentro sè ma voleva resistere perché sapeva che nei momenti di lucidità non se lo sarebbe mai perdonato di aver fatto certe cose assieme a lui. Non poteva. Doveva trovare una soluzione. Ebbe la forza di parlarne soltanto con Marcella che la esortò ad insistere ad usare le app per incontri ma lei credeva di avere un'idea migliore. Elena pensava che dei semplici incontri di sesso non potessero bastare a soddisfare il suo bisogno di sentire un caldo corpo maschile addosso a sé, penso invece di affittare la stanza di Gabriele a giovani studenti universitari e a lavoratori per poter avere in tempi rapidi la presenza di un giovane uomo dentro casa sua. Fece girare un annuncio rivolto soltanto a giovani maschi. Grazie al prezzo abbastanza favorevole ed al suo abbigliamento che mostrava molto altro oltre alla casa trovò la persona giusta abbastanza presto.
Tra lei e l'inquilino c'era già un certo affiatamento, Gabriele se ne potè accorgere subito guardando lo schermo del portatile di Marcella. Chiunque fosse quel ragazzo stava senza dubbio risolvendo il problema di Elena piegandola verso la cam mentre di lui occupato dietro a cavalcare si vedeva l'addome nudo e scolpito da una buona dose di palestra. Il viso della mamma di Gabriele riempiva quasi completamente lo schermo. I suoi occhi neri tenuti socchiusi e la sua bocca aperta formavano un'espressione di visibile godimento. I suoi capelli neri e lunghi dondolavano liberi seguendo la testa, il movimento delle tette ed il resto del suo corpo nudo. Gabriele alzò il volume mutato con il mouse e senti la sua voce sfatta dal piacere.
"Ooohh sì... siiiii. Che belloooo! Dammelo! Dammeloooo!"
Il ragazzo non si accorse neppure della mano di Marcella che si posò sulla sua occupata a tenere stretto il mouse.
"Gabriele non farti del male. Non guardare."
Era un buon consiglio ma lui non lo ascoltò perché non lo sentì talmente era preso dalle immagini che pochi attimi dopo gli mostrarono che c'era dell'altro da vedere. D'un tratto qualcuno prese la webcam e spostò l'inquadratura per riprendere di profilo Elena messa a pecora sul letto. Gabriele riconobbe la stanza da letto di lei e gli venne un moto di amarissima nostalgia.
Fap fap fap fap fap
Il giovane maschio alle spalle di lei fotteva come un dannato facendola gemere come una porca. Si poggiava anche lui sul letto ma non era chinato tanto quanto lo era lei ed il suo viso rimaneva ancora fuori dall'inquadratura. Avrebbe tanto voluto sapere chi fosse quel ragazzo dietro di lei. Si chiese anche chi era quell'altro giovane uomo che stava tenendo la cam e dovette poi farsi altre domande quando scoprì che i maschi con lei erano addirittura tre. Un terzo dotato ragazzo le si avvicinò per metterle l'uccello davanti alla faccia e poi farlo coccolare dalla sua bocca. Gabriele sentì altri gemiti, non provenivano dalla casa di sua mamma ma da molto più vicino.
Marcella era di fianco a lui e gemeva mentre infilava la mano destra dentro i pantaloni della sua tuta, le sue dita lavoravano frenetiche dentro le mutande già fradice.
"Ma perché stanno usando una webcam? Perché tu li stai guardando?"
"Perché mi piacerebbe tanto partecipare ad una piccola orgia ma non ne ho il coraggio. Io, lei, il suo affittuario e quegli altri due porci... Sarebbe bellissimo ma mi vergogno. Elena è stata così gentile da chiedere loro se non avessero nulla in contrario a farsi spiare da me. Hanno accettato. Così è un po' come se stessi partecipando anch'io."
"Chi ha preso la mia stanza in affitto? Mamma te l'ha detto?"
Marcella era tanto presa che ignorò per un attimo Gabriele. Non rispose.
"Porca puttana! Guarda come se la sbattono quegli stronzi!" esclamò Marcella che eccitata com'era provava un senso di sincera invidia per la sua amica guardando lo schermo del suo pc.
"Chi ha preso la mia stanza in affitto?" chiese a lei voltandole la faccia verso di lui con una mano pur di riottenere l'attenzione della donna.
Marcella non ebbe bisogno di rispondergli. Dopo interminabili minuti di spompinamento il ragazzo che aveva l'uccello ficcato nella bocca di Elena finalmente venne sborrandole dritto in faccia. Aveva finito. Era arrivato il momento di divertirsi anche per il terzo ragazzo nella stanza.
"Dai! Molla quella cazzo di webcam! Vieni a scopare anche tu." disse l’infaticabile ragazzo incollato al culo di Elena da diversi minuti.
Quando Gabriele sentì quella voce ebbe un brivido, gli parve di riconoscerla ma non era sicuro. Quando la webcam venne posata sul mobile della camera da letto gli occhi di Gabriele sì riempirono di tanto violento sconcerto. L'inquadratura finalmente ferma e fissa fu impietosa nel riprendere con fin troppa precisione i volti di quei tre giovani maiali. Elena venne girata facendole abbandonare la posizione a quattro zampe e dopo che si ritrovò sdraiata si trovò il grosso massiccio cazzo di Grotti davanti alla faccia pronto ad entrarle in bocca mentre Tancredi riprese a fotterla potendo anche tendersi in avanti per arrivare comodamente alle tette morbide di lei e poter leccare avidamente i capezzoli duri. Ravetti tornò dentro l'inquadratura rimanendo però in disparte stando ad un lato dell'immagine, si vedeva solo parte del suo culo e la sua mano destra che tentava il tutto per tutto per ridestare il suo cazzo che aveva schizzato in faccia ad Elena da poco.
Il colpo per Gabriele fu molto duro, ebbe bisogno di sedersi. Erano i suoi ex compagni delle superiori, erano i bulli che lo tormentavano ma soprattutto erano le ultime persone che lui avrebbe voluto vedere nudi ed eccitati addosso a sua madre per di più a casa sua sopra il letto dei suoi genitori.
“No! No… non ci credo. Non può essere.” disse lui sconcertato scuotendo la testa mentre le mani gli coprivano il viso senza però riuscire a coprire gli occhi che per masochistica curiosità volevano continuare a vedere.
Era Tancredi l'affittuario. Aveva letto l'annuncio di Elena e riconosciuto lei come madre di Gabriele. Uscire di casa dei genitori e dividere per qualche mese una casa con la piacente mamma del coglione che bullizzava a scuola gli era sembrata una idea perversa e divertente. Quando Elena incontrò Tancredi in veste di affittuario lo riconobbe scambiandolo per un amico di Gabriele il quale aveva sempre nascosto i soprusi subiti. Lui vedendola vestita con una bella scollatura ed una gonna che metteva risalto il suo gran culo decise di non perdere l'occasione. Quando si accorse che lei ci sarebbe stata e disse ai suoi due amici di dividere la casa con quella puttana della madre di Gabriele iniziarono i rapporti sessuali multipli.
Marcella stava frugando da diversi minuti nelle sue mutande e chissà per quanto ancora avrebbe continuato. La sua fregna era calda e unta da morire ma la sua mano per quanto attiva e molesta fosse non riusciva a darle tutto il piacere di cui aveva bisogno. A Marcella serviva più di una intima sessione di autoerotismo.
"Basta!" esclamò lei alzandosi di scatto dalla sedia.
Marcella abbassò i pantaloni della sua tuta e poi le bianche mutande un po' troppo coprenti da matura donna annoiata. Si avvicinò a Gabriele seduto a fianco a lei mentre la sua mano seguitava a stuzzicare clitoride e grandi labbra, Gabriele sarebbe bastato voltarsi per trovarsi l'inguine della donna a pochi centimetri dalla sua faccia ma continuava a fissare lo schermo.
"Gabriele... " lo chiamò languidamente lei.
Gabriele la ignorò. Quelle immagini ed i versi bestiali che sentiva provenire dalla camera da letto di sua madre pretendevano tutta la sua attenzione.
“Gabriele guardami.”
Finalmente Gabriele si voltò ma non era eccitato. Continuava a dividere il suo sguardo incredulo tra lo schermo di quel pc che seguitava a mostrargli sua mamma presa da quei tre giovani maiali e l'amica di sua mamma che stava a cosce nude e con la fica gocciolante a pochi centimetri da lui. Non disse nulla. Non fece nulla. A breve avrebbe cominciato solo a piangere.
"Gabriele io stanotte ho bisogno di un uomo. Ho bisogno di te. " disse lei accarezzandogli i capelli avvicinandosi ulteriormente a lui. “Questa è la tua grande occ...”
"Non mi va." rispose lui persino un po’ infastidito.
"Come sarebbe a dire che non ti va? Vedi tua mamma fare le ammucchiate e non provi niente? "
Gabriele qualcosa provava ma non era una sensazione piacevole. Gli faceva molto male pensare che con quei tre giovani torelli sempre addosso a sua madre lui non avrebbe più avuto speranze di avere un rapporto intimo con lei. Ognuno di loro stava per sborrare sul suo sogno erotico più dolce prima ancora che sua madre.
Marcella intanto non si voleva arrendere. Si voltò per dargli la schiena e mettersi in una posa provocante per mostrargli il sedere.
“Anch'io ho due grandi chiappone da cinquantenne, sai?” disse lei accarezzandosi le burrose natiche. “Credi che solo tua madre abbia un sedere da grande vacca in menopausa? Guarda qua!"
" Sì, è un bel culo." rispose lui soltanto con distratta gentilezza.
La scarsa attenzione di Gabriele verso di lei spinse Marcella ad insistere chinandosi per allargare le chiappe e mostrargli la sua fregna dal di dietro.
"Ho anche la fica più stretta di quella di tua madre." disse lei ansimando mentre con due dita allargava e separava le grandi labbra della sua vagina davanti a lui. "Non ho avuto figli. Sarebbe quasi come metterlo dentro ad una donna più giovane. Sarebbe una prima volta fantastica per te Gabriele. Cosa aspetti?"
Il ragazzo si alzò dalla sedia con gli occhi lucidi ed il viso provato. Marcella lo prese per mano e lo portò verso il divano sopra cui si buttò per poi aspettarlo. Lui restò fermo come uno stoccafisso ma stavolta la timidezza non c’entrava.
"Spogliati Gabriele! Ti voglio!” lo incitò lei che allargò le cosce puntando le gambe verso l’alto ma fu tutto inutile.
Dei versi a dir poco animaleschi giunsero alle orecchie di lui già sofferente ed immobile.
"Oooohhh siii... Vengoooo..." urlò Tancredi mentre una lacrima solcò il viso di Gabriele.
L’ex bullo delle superiori schizzò generosi fiotti di sborra sulla pancia di Elena che aveva la faccia completamente lorda dello sperma di Grotti e Ravetti. Dopo che Tancredi ebbe finito si allontanò dal letto e si posizionò senza volere col culo davanti alla webcam. Gabriele, corso a vedere le ultime battute di quella piccola ammucchiata, riconobbe le chiappe viste durante la chiacchierata con sua mamma dopodichè non disse nulla, non salutò neppure Marcella e se ne andò. Uscì dall'appartamento di lei col capo chino segnato dalle lacrime e tanti pensieri in testa.
"Gabriele! Dove cazzo vai? Torna subito qui!" urlò la padrona di casa che dopo essersi rimessa mutande e pantaloni lo inseguì fino allo stipite del portone di casa. Si affacciò ma non lo vide perché era già sparito scendendo le rampe delle scale.
[Nota: Povero Gabriele! Che botta che ha preso! Per fortuna incontrerà presto una sua vecchia conoscenza che gli verrà in soccorso.]
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