Uno strano triangolo
di
Bumbury
genere
tradimenti
Uno strano triangolo
«Tu sei pazzo!» - esclamò Antonio - «la sofferenza ti ha dato alla testa». Bumbury accese l’ennesima sigaretta, abbassò completamente il finestrino della macchina e poggiò il braccio sullo sportello. Guardò le nuvolette di fumo azzurrino che si disperdevano all’interno dell’auto, poi riprese con tranquillità:
«Ascolta Antonio, tu sei un amico. Non capisci che soltanto a te posso chiedere una cosa del genere? Io devo sapere» - proseguì dopo una piccola pausa - «devo capire se posso fidarmi di lei»
«Ti ha già tradito una volta» - interruppe Antonio evidentemente a disagio - «già sai che non puoi fidarti di lei. Che senso ha questa prova?»
Bumbury fissava qualcosa all’esterno dell’auto, qualcosa di non definito, dando l’impressione di non ascoltare neanche le obiezioni di Antonio. In quel momento, l’unica cosa che gli interessava era convincerlo. Antonio proseguì:
«Se davvero dovesse cedere… ne otterremmo soltanto dolore per te e disagio per me. E sicuramente la nostra amicizia sarebbe compromessa. Se invece dovesse resistere, che prova sarebbe? A cosa ti servirebbe? Nessuno pensa che lei vada a letto con chiunque. E’capitato che ti abbia tradito una volta, è una cosa che tutto sommato può capitare, non significa che sia una troia»
«Tu non hai capito le mie intenzioni» - replicò serafico Bumbury - «non è tanto il risultato a interessarmi, ma il modo in cui si comporterà!» - il giovane innamorato fece una breve pausa come per cercare le argomentazioni più convincenti possibili - «ascolta. Se dovesse cedere, io voglio sapere come. Immediatamente? Cercherà di resistere? O prenderà lei l’iniziativa? E se invece dovesse resistere, lo farà con decisione, con difficoltà, con sdegno? Io in questo senso non so nulla di lei!» - Antonio guardava Bumbury quasi allarmato - «ascolta Antonio, al di là dei bei discorsi sulla fiducia, tu non hai mai desiderato di vedere la tua compagna in una situazione in cui lei non sa di essere osservata da te? Non hai mai desiderato di vedere com’è lei davvero?»
«Onestamente no»
«Beh, io invece si». Bumbury lanciò il mozzicone di sigaretta fuori dal finestrino. Erano fermi in macchina a chiacchierare da almeno un paio d’ore, e avevano fumato almeno sei, sette sigarette a testa. Un mesetto prima, Bumbury aveva scoperto che la sua ragazza, Sandra, l’aveva tradito con un collega di lavoro. L’aveva lasciata subito, più per un impulso atavico che per reale convinzione. Sandra lo aveva tempestato di telefonate, implorando il suo perdono, ma Bumbury l’aveva sempre scacciata con sdegno, assaporando il piacere tutto sessuale della gestione del potere; poi, lei aveva smesso di cercarlo, facendolo sentire improvvisamente piccolo e impotente. Anche in questa sensazione di sottomissione, tuttavia, Bumbury rilevava un sottile senso di eccitazione. Adesso aveva deciso di mettere alla prova la ex compagna, ricorrendo all’aiuto del suo amico di sempre, Antonio. Gli aveva chiesto di incontrare Sandra con la scusa di parlarle di lui, per poi cercare di sedurla.
«E se poi ci sta, che faccio?»
Bumbury ebbe un fremito; per la prima volta dall’inizio della conversazione, si rese conto che Antonio avrebbe potuto accettare davvero, che la cosa avrebbe potuto realizzarsi. Sentì un brivido di paura corrergli lungo la schiena. Ma non era soltanto paura. Bumbury si accorse di avere un principio di erezione: «Cosa devi fare?» - biascicò - «devo spiegartelo io?» - la voce di Bumbury tremava dall’emozione, e sentì il bisogno di accendere un’altra sigaretta - «a te piace Sandra?»
«che dici?»
«Hai capito. Ti piace o no?»
«Sandra è una bella ragazza, è ovvio che mi piaccia, ma non l’ ho mai guardata in quel senso. E’ la tua ragazza, non mi sarei permesso»
Bumbury sorrise sornione - «Antonio, ma vaffanculo!». Antonio si rese conto di essere ridicolo
«Scusa, Bumbury, ma cosa ti aspetti che faccia?»
«Ma devo spiegartelo io?» - Antonio lo guardò con gli occhi spalancati, ma l’amico stava ormai perdendo ogni controllo - «fa quello che vuoi. Lo saprai come si seduce una ragazza, no? Se lei ci sta, allora buon divertimento» - concluse con rabbia. Antonio ormai non parlava più
«Ma non capisci? » - proseguì riconquistando la calma - «A quel punto a me non importa più. Se si lascia andare con te, allora per me è finita, basta. Ma non posso restare sempre col dubbio, io devo capire se posso o non posso fidarmi di lei» - il tono di Bumbury sembrava quasi implorante.
Trascorsero in auto ancora un’oretta, tempo sufficiente per convincere definitivamente Antonio e per mettersi d’accordo sui dettagli. L’amico, esasperato, aveva infatti finito per accettare. Non per convinzione ma – appunto – per essere stato fiaccato dalla petulanza di Bumbury.
Lo stesso Bumbury, tornato a casa, si chiuse subito in bagno e liberò la sua incredibile erezione. Ricordava bene che Antonio era più dotato di lui, e iniziò a fantasticare…su cosa avrebbe fatto lei, come avrebbe guardato il pene di Antonio. Non ebbe il tempo di immaginare altro, venne quasi senza accorgersene.
Finita l’eccitazione, tuttavia, si rese conto di ciò che stava per fare e, preso dal panico, corse a telefonare ad Antonio:«Pronto?» - «Antò! Per domani lascia perdere. Lasciamo stare» - «ah, allora richiamo Sandra e disdico» - «l’avevi già chiamata? E ha accettato?» - «Si, ma adesso la richiamo» - Bumbury sentì una strana sensazione allo stomaco - «no, no, non chiamarla. A questo punto andiamo fino in fondo. A domani Antò» - «a domani».
Il giorno successivo Bumbury si recò al luogo dell’appuntamento in uno stato di febbrile agitazione. Raggiunse la piccola spiaggia di sassolini e, come da accordo, si nascose all’interno di una delle piccole grotte dove di notte andavano le coppiette a cercare un po’ di intimità. Antonio e Sandra sarebbero arrivati dopo pochi minuti, ma, soltanto nell’immaginare tutto quello che sarebbe potuto accadere, Bumbury ebbe il bisogno di masturbarsi. Ancora una volta venne subito e, per la seconda volta, pensò che era ancora a tempo per mandare tutto all’aria. Ma, prima ancora che potesse pensare ad una soluzione, arrivarono Sandra ed Antonio. Lei decisamente non si era messa le prime cose che aveva trovato nell’armadio. Aveva la maglietta di cotone azzurrina con i bottoni finti, la gonna bianca quasi trasparente che svolazzava ad ogni minimo soffio di vento, i sandali comprati durante la vacanza in Sardegna e la cavigliera. Lui si era addobbato al meglio, con tanto di jeans stretti e capelli in gelatinati. Roba da anni ’80. Bumbury li vide fermarsi e sedersi vicino al mare, e cominciare a parlottare. Parlavano di lui; Sandra piangeva e agitava le mani, lui aveva un’aria mesta, e cercava evidentemente di spiegare come Bumbury stesse soffrendo, ma che aveva bisogno di un segno forte, per poter riacquistare fiducia in lei. La conversazione durava da diverso tempo, finché lei, esasperata, si gettò in lacrime tra le braccia di Antonio. Lui si mostrò comprensivo, e cominciò a carezzarle i capelli e a sussurrarle qualcosa all’orecchio, cercando di consolarla. All’improvviso, cominciò a baciarla, prima sulla fronte, poi sulle gote rigate dalle lacrime, poi sul collo. Lei accettò inizialmente le effusioni dell’amico, ma l’ultimo bacio doveva averle fatto intuire qualcosa, perché si alzò di scatto e lo guardò irata. Antonio si alzò a sua volta e le prese le braccia. Sembrava si stesse scusando, lei accettò le sue giustificazioni e tornò ad appoggiare il capo sul petto dell’amico. Antonio però stava davvero perdendo il controllo. Lasciò scivolare le mani lungo i fianchi di lei, fino alle cosce, lisce e tornite. A quel contatto, entrambi ebbero un fremito. Per non parlare di Bumbury, che guardando la scena ebbe un’altra erezione e, senza neanche rendersene conto, portò le mani all’interno dei pantaloni. Antonio e Sandra si baciarono, e lui sollevò di nuovo le mani, trascinando però con sé anche la gonna di lei, e poi le lasciò scendere ancora, sfilando le mutandine. Quindi sollevò ancora la gonna, scoprendo il culo stupendo e cominciando subito a strapazzarglielo con le mani. Bumbury sentiva la testa girargli e la bocca impastata. Il pene era praticamente in ebollizione. Sandra però si divincolò dalla presa di Antonio, risollevò le mutandine e ricominciò a piangere. Antonio abbassò la testa, e lei fece per andarsene. Guardò un’ultima volta verso Antonio, e lo vide immobile, ancora con lo sguardo fisso a terra. Tornò indietro e lo guardò con affetto. Lo baciò sulla guancia, poi si inginocchiò e cominciò a sbottonargli i jeans. Bumbury aveva il sangue agli occhi; venne senza preoccuparsi di non sporcarsi e continuò a masturbarsi, senza perdere neanche per un attimo l’erezione. Sandra intanto sfilò dai boxer l’enorme membro di Antonio e lo guardò con ammirazione; cominciò a masturbarlo lentamente, guardando Antonio dal basso verso l’alto con un sorriso innocente e generoso. Quindi, lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo prima lentamente, alternando l’operazione con dei piccoli colpetti di lingua al glande e delle leccate più ampie ai testicoli, poi sempre più avidamente, quasi come se il godimento maggiore fosse il suo. Bumbury conosceva bene questo modo di fare di Sandra; mentre continuava a toccarsi, le lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance, e a stento tratteneva i singhiozzi. Quindi venne, per l’ennesima volta. Adesso però non era più eccitato. Era furioso; con lei, che ancora una volta l’aveva tradito, e con il suo migliore amico! E con lui, che aveva fatto tanto il difficile e poi aveva approfittato biecamente della situazione. Si coprì alla meglio, e uscì dal suo nascondiglio, andando verso i due amanti. Antonio lo vide subito, mentre ancora Sandra glielo stava succhiando. Non capiva le intenzioni dell’amico, e istintivamente cercò di staccarsi da Sandra, che però, anziché lasciarlo, portò una mano dietro le sue natiche e cominciò a titillargli il buco del culo. Bumbury esplose: «Troia! Maledetta troia!» - Sandra si giro di scatto, conservando però ben salda la presa sul pene di Antonio. Guardò allibita Bumbury che si avvicinava a grandi passi verso di loro, con il pantalone evidentemente imbrattato di sperma. Bumbury la fissò con odio:«sei una puttana! Una disgustosa puttana!» - poi urlò - «e vuoi togliere quelle manacce dal cazzo di Antonio? Vuoi succhiarglielo ancora?» - Sandra si rese conto che in effetti, senza neanche rendersene conto, con la mano sinistra stava continuando a masturbare Antonio. Lasciò la presa e si alzò, mentre l’amico si affrettò a rinfoderare l’arnese. Sandra guardò Bumbury con un’espressione di disgusto. Poi lo gelò:«porco. Sei solo un porco» - disse, e aggiustandosi la gonna parzialmente incastrata all’elastico delle mutande, si allontanò con passo rapido. Antonio guardò Bumbury con un misto di commiserazione e disprezzo, per aver tradito la segretezza del piano e averlo messo in pessima luce agli occhi di lei. Si allontanò senza rivolgergli la parola. Bumbury rimase solo, cadde sulle ginocchia e cominciò a singhiozzare senza riuscire a fermarsi.
Poche ore dopo, Bumbury era a casa. Ripensando all’accaduto aveva voglia di prendersi a ceffoni; aveva iniziato quasi per gioco, si era scoperto eccitato nell’immaginare la propria ragazza tra le braccia del suo amico. Tante volte aveva sospettato che Sandra guardasse con interesse il fisico atletico di Antonio. E sul modo in cui lui guardava le deliziose rotondità di lei, non c’era neanche da discutere. Questi pensieri l’avevano turbato, fino a riconoscere, in quelle strane sensazioni, una linea di piacere, di eccitazione; aveva voluto dar corpo alle proprie fantasie, e si era trovato in un gioco più grande di lui, che non era più in grado di gestire. Ora rischiava di aver perso davvero Sandra, e per sempre. Questo pensiero gli era insopportabile. Era lei ad averlo tradito, ma non avrebbe più accettato di tornare con lui, per quell’imbarazzo e quel senso di vergogna di cui non si sarebbe più liberata. Ma un modo per riconciliarsi, per dimenticare quel brutto sogno in cui erano finiti, doveva pur esserci. Avrebbero parlato, parlato a lungo, e attraverso il dialogo avrebbero ritrovato il filo del loro rapporto. Bumbury alzò la cornetta e compose rapidamente il numero di Sandra. Nulla; lei non rispondeva. Bumbury provò a chiamare una seconda volta: spento! Preso dall’agitazione, il giovane fece anche il numero di Antonio: spento anche questo. Bumbury strinse i pugni per la disperazione, e sentì ancora la strana contrazione allo stomaco. Si accorse di avere un’erezione.
«Tu sei pazzo!» - esclamò Antonio - «la sofferenza ti ha dato alla testa». Bumbury accese l’ennesima sigaretta, abbassò completamente il finestrino della macchina e poggiò il braccio sullo sportello. Guardò le nuvolette di fumo azzurrino che si disperdevano all’interno dell’auto, poi riprese con tranquillità:
«Ascolta Antonio, tu sei un amico. Non capisci che soltanto a te posso chiedere una cosa del genere? Io devo sapere» - proseguì dopo una piccola pausa - «devo capire se posso fidarmi di lei»
«Ti ha già tradito una volta» - interruppe Antonio evidentemente a disagio - «già sai che non puoi fidarti di lei. Che senso ha questa prova?»
Bumbury fissava qualcosa all’esterno dell’auto, qualcosa di non definito, dando l’impressione di non ascoltare neanche le obiezioni di Antonio. In quel momento, l’unica cosa che gli interessava era convincerlo. Antonio proseguì:
«Se davvero dovesse cedere… ne otterremmo soltanto dolore per te e disagio per me. E sicuramente la nostra amicizia sarebbe compromessa. Se invece dovesse resistere, che prova sarebbe? A cosa ti servirebbe? Nessuno pensa che lei vada a letto con chiunque. E’capitato che ti abbia tradito una volta, è una cosa che tutto sommato può capitare, non significa che sia una troia»
«Tu non hai capito le mie intenzioni» - replicò serafico Bumbury - «non è tanto il risultato a interessarmi, ma il modo in cui si comporterà!» - il giovane innamorato fece una breve pausa come per cercare le argomentazioni più convincenti possibili - «ascolta. Se dovesse cedere, io voglio sapere come. Immediatamente? Cercherà di resistere? O prenderà lei l’iniziativa? E se invece dovesse resistere, lo farà con decisione, con difficoltà, con sdegno? Io in questo senso non so nulla di lei!» - Antonio guardava Bumbury quasi allarmato - «ascolta Antonio, al di là dei bei discorsi sulla fiducia, tu non hai mai desiderato di vedere la tua compagna in una situazione in cui lei non sa di essere osservata da te? Non hai mai desiderato di vedere com’è lei davvero?»
«Onestamente no»
«Beh, io invece si». Bumbury lanciò il mozzicone di sigaretta fuori dal finestrino. Erano fermi in macchina a chiacchierare da almeno un paio d’ore, e avevano fumato almeno sei, sette sigarette a testa. Un mesetto prima, Bumbury aveva scoperto che la sua ragazza, Sandra, l’aveva tradito con un collega di lavoro. L’aveva lasciata subito, più per un impulso atavico che per reale convinzione. Sandra lo aveva tempestato di telefonate, implorando il suo perdono, ma Bumbury l’aveva sempre scacciata con sdegno, assaporando il piacere tutto sessuale della gestione del potere; poi, lei aveva smesso di cercarlo, facendolo sentire improvvisamente piccolo e impotente. Anche in questa sensazione di sottomissione, tuttavia, Bumbury rilevava un sottile senso di eccitazione. Adesso aveva deciso di mettere alla prova la ex compagna, ricorrendo all’aiuto del suo amico di sempre, Antonio. Gli aveva chiesto di incontrare Sandra con la scusa di parlarle di lui, per poi cercare di sedurla.
«E se poi ci sta, che faccio?»
Bumbury ebbe un fremito; per la prima volta dall’inizio della conversazione, si rese conto che Antonio avrebbe potuto accettare davvero, che la cosa avrebbe potuto realizzarsi. Sentì un brivido di paura corrergli lungo la schiena. Ma non era soltanto paura. Bumbury si accorse di avere un principio di erezione: «Cosa devi fare?» - biascicò - «devo spiegartelo io?» - la voce di Bumbury tremava dall’emozione, e sentì il bisogno di accendere un’altra sigaretta - «a te piace Sandra?»
«che dici?»
«Hai capito. Ti piace o no?»
«Sandra è una bella ragazza, è ovvio che mi piaccia, ma non l’ ho mai guardata in quel senso. E’ la tua ragazza, non mi sarei permesso»
Bumbury sorrise sornione - «Antonio, ma vaffanculo!». Antonio si rese conto di essere ridicolo
«Scusa, Bumbury, ma cosa ti aspetti che faccia?»
«Ma devo spiegartelo io?» - Antonio lo guardò con gli occhi spalancati, ma l’amico stava ormai perdendo ogni controllo - «fa quello che vuoi. Lo saprai come si seduce una ragazza, no? Se lei ci sta, allora buon divertimento» - concluse con rabbia. Antonio ormai non parlava più
«Ma non capisci? » - proseguì riconquistando la calma - «A quel punto a me non importa più. Se si lascia andare con te, allora per me è finita, basta. Ma non posso restare sempre col dubbio, io devo capire se posso o non posso fidarmi di lei» - il tono di Bumbury sembrava quasi implorante.
Trascorsero in auto ancora un’oretta, tempo sufficiente per convincere definitivamente Antonio e per mettersi d’accordo sui dettagli. L’amico, esasperato, aveva infatti finito per accettare. Non per convinzione ma – appunto – per essere stato fiaccato dalla petulanza di Bumbury.
Lo stesso Bumbury, tornato a casa, si chiuse subito in bagno e liberò la sua incredibile erezione. Ricordava bene che Antonio era più dotato di lui, e iniziò a fantasticare…su cosa avrebbe fatto lei, come avrebbe guardato il pene di Antonio. Non ebbe il tempo di immaginare altro, venne quasi senza accorgersene.
Finita l’eccitazione, tuttavia, si rese conto di ciò che stava per fare e, preso dal panico, corse a telefonare ad Antonio:«Pronto?» - «Antò! Per domani lascia perdere. Lasciamo stare» - «ah, allora richiamo Sandra e disdico» - «l’avevi già chiamata? E ha accettato?» - «Si, ma adesso la richiamo» - Bumbury sentì una strana sensazione allo stomaco - «no, no, non chiamarla. A questo punto andiamo fino in fondo. A domani Antò» - «a domani».
Il giorno successivo Bumbury si recò al luogo dell’appuntamento in uno stato di febbrile agitazione. Raggiunse la piccola spiaggia di sassolini e, come da accordo, si nascose all’interno di una delle piccole grotte dove di notte andavano le coppiette a cercare un po’ di intimità. Antonio e Sandra sarebbero arrivati dopo pochi minuti, ma, soltanto nell’immaginare tutto quello che sarebbe potuto accadere, Bumbury ebbe il bisogno di masturbarsi. Ancora una volta venne subito e, per la seconda volta, pensò che era ancora a tempo per mandare tutto all’aria. Ma, prima ancora che potesse pensare ad una soluzione, arrivarono Sandra ed Antonio. Lei decisamente non si era messa le prime cose che aveva trovato nell’armadio. Aveva la maglietta di cotone azzurrina con i bottoni finti, la gonna bianca quasi trasparente che svolazzava ad ogni minimo soffio di vento, i sandali comprati durante la vacanza in Sardegna e la cavigliera. Lui si era addobbato al meglio, con tanto di jeans stretti e capelli in gelatinati. Roba da anni ’80. Bumbury li vide fermarsi e sedersi vicino al mare, e cominciare a parlottare. Parlavano di lui; Sandra piangeva e agitava le mani, lui aveva un’aria mesta, e cercava evidentemente di spiegare come Bumbury stesse soffrendo, ma che aveva bisogno di un segno forte, per poter riacquistare fiducia in lei. La conversazione durava da diverso tempo, finché lei, esasperata, si gettò in lacrime tra le braccia di Antonio. Lui si mostrò comprensivo, e cominciò a carezzarle i capelli e a sussurrarle qualcosa all’orecchio, cercando di consolarla. All’improvviso, cominciò a baciarla, prima sulla fronte, poi sulle gote rigate dalle lacrime, poi sul collo. Lei accettò inizialmente le effusioni dell’amico, ma l’ultimo bacio doveva averle fatto intuire qualcosa, perché si alzò di scatto e lo guardò irata. Antonio si alzò a sua volta e le prese le braccia. Sembrava si stesse scusando, lei accettò le sue giustificazioni e tornò ad appoggiare il capo sul petto dell’amico. Antonio però stava davvero perdendo il controllo. Lasciò scivolare le mani lungo i fianchi di lei, fino alle cosce, lisce e tornite. A quel contatto, entrambi ebbero un fremito. Per non parlare di Bumbury, che guardando la scena ebbe un’altra erezione e, senza neanche rendersene conto, portò le mani all’interno dei pantaloni. Antonio e Sandra si baciarono, e lui sollevò di nuovo le mani, trascinando però con sé anche la gonna di lei, e poi le lasciò scendere ancora, sfilando le mutandine. Quindi sollevò ancora la gonna, scoprendo il culo stupendo e cominciando subito a strapazzarglielo con le mani. Bumbury sentiva la testa girargli e la bocca impastata. Il pene era praticamente in ebollizione. Sandra però si divincolò dalla presa di Antonio, risollevò le mutandine e ricominciò a piangere. Antonio abbassò la testa, e lei fece per andarsene. Guardò un’ultima volta verso Antonio, e lo vide immobile, ancora con lo sguardo fisso a terra. Tornò indietro e lo guardò con affetto. Lo baciò sulla guancia, poi si inginocchiò e cominciò a sbottonargli i jeans. Bumbury aveva il sangue agli occhi; venne senza preoccuparsi di non sporcarsi e continuò a masturbarsi, senza perdere neanche per un attimo l’erezione. Sandra intanto sfilò dai boxer l’enorme membro di Antonio e lo guardò con ammirazione; cominciò a masturbarlo lentamente, guardando Antonio dal basso verso l’alto con un sorriso innocente e generoso. Quindi, lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo prima lentamente, alternando l’operazione con dei piccoli colpetti di lingua al glande e delle leccate più ampie ai testicoli, poi sempre più avidamente, quasi come se il godimento maggiore fosse il suo. Bumbury conosceva bene questo modo di fare di Sandra; mentre continuava a toccarsi, le lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance, e a stento tratteneva i singhiozzi. Quindi venne, per l’ennesima volta. Adesso però non era più eccitato. Era furioso; con lei, che ancora una volta l’aveva tradito, e con il suo migliore amico! E con lui, che aveva fatto tanto il difficile e poi aveva approfittato biecamente della situazione. Si coprì alla meglio, e uscì dal suo nascondiglio, andando verso i due amanti. Antonio lo vide subito, mentre ancora Sandra glielo stava succhiando. Non capiva le intenzioni dell’amico, e istintivamente cercò di staccarsi da Sandra, che però, anziché lasciarlo, portò una mano dietro le sue natiche e cominciò a titillargli il buco del culo. Bumbury esplose: «Troia! Maledetta troia!» - Sandra si giro di scatto, conservando però ben salda la presa sul pene di Antonio. Guardò allibita Bumbury che si avvicinava a grandi passi verso di loro, con il pantalone evidentemente imbrattato di sperma. Bumbury la fissò con odio:«sei una puttana! Una disgustosa puttana!» - poi urlò - «e vuoi togliere quelle manacce dal cazzo di Antonio? Vuoi succhiarglielo ancora?» - Sandra si rese conto che in effetti, senza neanche rendersene conto, con la mano sinistra stava continuando a masturbare Antonio. Lasciò la presa e si alzò, mentre l’amico si affrettò a rinfoderare l’arnese. Sandra guardò Bumbury con un’espressione di disgusto. Poi lo gelò:«porco. Sei solo un porco» - disse, e aggiustandosi la gonna parzialmente incastrata all’elastico delle mutande, si allontanò con passo rapido. Antonio guardò Bumbury con un misto di commiserazione e disprezzo, per aver tradito la segretezza del piano e averlo messo in pessima luce agli occhi di lei. Si allontanò senza rivolgergli la parola. Bumbury rimase solo, cadde sulle ginocchia e cominciò a singhiozzare senza riuscire a fermarsi.
Poche ore dopo, Bumbury era a casa. Ripensando all’accaduto aveva voglia di prendersi a ceffoni; aveva iniziato quasi per gioco, si era scoperto eccitato nell’immaginare la propria ragazza tra le braccia del suo amico. Tante volte aveva sospettato che Sandra guardasse con interesse il fisico atletico di Antonio. E sul modo in cui lui guardava le deliziose rotondità di lei, non c’era neanche da discutere. Questi pensieri l’avevano turbato, fino a riconoscere, in quelle strane sensazioni, una linea di piacere, di eccitazione; aveva voluto dar corpo alle proprie fantasie, e si era trovato in un gioco più grande di lui, che non era più in grado di gestire. Ora rischiava di aver perso davvero Sandra, e per sempre. Questo pensiero gli era insopportabile. Era lei ad averlo tradito, ma non avrebbe più accettato di tornare con lui, per quell’imbarazzo e quel senso di vergogna di cui non si sarebbe più liberata. Ma un modo per riconciliarsi, per dimenticare quel brutto sogno in cui erano finiti, doveva pur esserci. Avrebbero parlato, parlato a lungo, e attraverso il dialogo avrebbero ritrovato il filo del loro rapporto. Bumbury alzò la cornetta e compose rapidamente il numero di Sandra. Nulla; lei non rispondeva. Bumbury provò a chiamare una seconda volta: spento! Preso dall’agitazione, il giovane fece anche il numero di Antonio: spento anche questo. Bumbury strinse i pugni per la disperazione, e sentì ancora la strana contrazione allo stomaco. Si accorse di avere un’erezione.
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