Oltre il lavoro - Pt. 10

di
genere
dominazione

Dimostrami quanto mi desideri
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Emma aveva bisogno di godere. Doveva godere non ne poteva più. Avere il divieto di masturbarsi era una tortura, soprattutto dopo la giornata appena passata.
Il suo Padrone non aveva fatto grandi cose con il vibratore. L'aveva azionato al massimo dopo un'oretta dal loro appuntamento per poi fare qualche minuto di cambio continuo di intensità dopo un po'.
La notte passò tranquilla, Emma immaginò di godere in mille modi diversi e questo non faceva altro che aumentare la sua voglia.
La mattina si svegliò con una dolce vibrazione al minimo che le pervadeva tutto il corpo.

Arrivò in ufficio che il vibratore era spento.
Prima di arrivare le arrivò un messaggio dal suo Padrone.

"Quando arrivi in ufficio per prima cosa vai in bagno, togliti il vibratore e asciugati. Hai un minuto da quando lo togli per uscire dal bagno e tornare alla scrivania. Non toccarti."

"Si Signore" - digitò velocemente Emma.
Che cosa voleva dire? La mattinata sembrava già interessante, si disse affrettando il passo.

Arrivò in ufficio e andò subito in bagno. Respirò profondamente e si tolse il vibratore, lo avvolse nella carta e al volo si lavò le mani e uscì.
Appena arrivò alla scrivania lui la chiamò, era già nel suo studio ed Emma neanche se ne era resa conto talmente era intenta ad eseguire l'ordine.
"Emma buongiorno, può venire qui un attimo prima di iniziare?"
"Arrivo Signor Perri" disse Emma andando verso il suo studio.
"Buongiorno Singor Perri" disse entrando.
"Si sieda Emma che devo vedere due cose con lei".
Emma si sedette aprendo bene le gambe per regalare al suo Padrone la vista della sua figa libera da stimoli.

"Oggi ti do la possibilità di dimostrarmi quanto effettivamente mi desideri. Se sarò soddisfatto del tuo desiderio torneremo alla tua normale formazione" disse lui abbassando il tono di voce.
Nessun accenno a cosa sarebbe successo se non sarebbe rimasto soddisfatto, pensò Emma.
"La ringrazio Signore per l'opportunità" rispose.
"Voglio vedere quanto mi desiderei veramente, quindi ti ho fatto togliere il vibratore per non avere stimoli che possano portarti a desiderarmi solo perchè sei una lurida cagna.
Che sei una troia vogliosa di cazzo lo so, voglio che mi dimostri quanto desideri me, il tuo Padrone."
"Signore io desidero lei e nessun altro. Solo lei può regalarmi il piacere che voglio, solo servire lei mi rende felice. Tutto il resto è un mero palliativo." rispose in un sussurro Emma, iniziando a bagnarsi.
Aprì di più le gambe sperando che il suo Padrone lo notasse.

Lui si spinse in avanti verso di lei e disse.
"Passati un dito in mezzo alla figa e fammi vedere se è vero quello che dici"

Emma lo guardò imbarazzata. La porta era aperta e poteva passare chiunque, soprattutto a quell'ora quando stavano arrivando tutti.
Veloce agì e porse l'indice al suo capo mentendendosi dritta con la schiena sperando di riuscire a coprire al vista all'esterno.
Lui guardò con attenzione e si appoggiò allo schienale della sedia. Era bagnata, bagnatissima, solo al pensiero di doversi umiliare per lui. Solo al pensiero di dover affrontare prove per dimostrare la sua totale sottomissione.

"Dobbiamo riguardare il contratto da presentare ai potenziali nuovi clienti di domani. Rediga una bozza in base ai documenti che trova e poi me lo presenti. Direi per le 11 me lo può portare con il caffè".
Disse con un tono di voce più alto.
"Certo Signor Perri, mi metto al lavoro". Disse Emma alzandosi e sospirando.
Non sarebbe stato facile concentrarsi sul lavoro dopo questa chiaccherata. Solo lei sapeva la voglia che aveva di godere, avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere qualcuno che la scopasse.
Per sentire un caldo cazzo dentro di lei che le avrebbe regalato il piacere tanto desiderato da tropppo tempo.
Sapeva che non avrebbe mai goduto come ormai piaceva a lei con una semplice scopata tradizionale, ma era meglio di niente e desiderava davvero poter lasciarsi andare. Resistere alla tentazione iniziava a diventare faticoso.

Lavorò al contratto e per le 11 si presentò davanti alla porta aperta del suo capo con contratto e caffè.

"Venga Emma vediamo il contratto" disse lui non smuovendo il suo sguardo dal computer.
Emma rimase delusa, aveva passato le ultime ore a fantasticare su quello che sarebbe successo una volta arrivata nel suo studio. Era sicura che lui le avrebbe detto di chiudere la porta e fare qualcosa.
Aveva sperato per tutto il tempo che lui la toccasse.
Invece voleva che lavorasse e basta, sarebbe stato difficile.
Andò alla scrivania e gli porse il caffè e il contratto.
"Si sieda" disse lui finalmente guardandola e prendendo la tazzina.
Emma obbedì.
Lui si piegò in avanti per avvicinarsi a lei e sottovoce le disse.
"Vedi che la sedia è di pelle. Ora apri le gambe e appoggia la tua lurida figa li sopra."
Emma eseguì senza fiatare. Si alzò leggermente per tirare indietro il retro della gonna. Il contatto fresco della pelle sulla sua vagina era piacevole e le diede sollievo.
Per stare in quella posizione doveva mantenere la schiena ben dritta e sforzarsi, ma fu ben felice di farlo.
"Rimarrai così fino a che non abbiamo finito. Se entra qualcuno tu non ti muovi a meno che non ti dica io diversamente." e bevve il suo caffè appoggiandosi nuovamente alla sedia.

"Si Signore" rispose Emma in un sussurro. Era scomodo stare così, ma la situazione la eccitava tantissimo.
La porta era aperta e chiunque passasse poteva vederla li, schiena dritta a parlare con il suo capo e bagnargli la sedia della scrivania.
Era preoccupata perchè sicuramente avrebbe sporcato la sedia, ma immaginò che lui le avesse fatto fare così apposta. Chissà dove voleva andare a parare si disse

"Allora" disse con un tono di voce normale "Vediamo il contratto" e iniziò a studiare i documenti che aveva portato Emma.

Parlarono del contratto per il resto dell'ora in cui Emma non si mosse da quella sedia. La schiena iniziava ad essere indolenzita e il contatto con la pelle bagnata dei suoi umuori iniziava a darle fastidio.
Voleva liberarsi dalla posizione, voleva far respirare le sua figa fradicia e sempre più vogliosa.

"Scusa Claudio ti devo disturbare un secondo" disse il Paolo, il suo socio entrando nel suo ufficio. "Buongiorno Emma" disse avvicinandosi alla scrivania.
"Buongiorno Sig. Coppa" salutò servile Emma.

Claudio prese dal cassetto qualcosa e lo porse a Paolo.
"Tieni" gli disse porgendogli quello che ad Emma sembrava un cavo.
"Ecco grazie, ne dobbiamo assolutamente comprare un altro, ogni volta che ho una presentazione da fare qui in ufficio mi manca" disse Paolo prendendolo.
"Si hai ragione, Emma provvederà a prenderlo."
"Si certo, ditemi cosa serve e ve lo procuro." rispose Emma. Non si era mossa in un centimetro e quella intrusione inspiegabilmente l'aveva eccitata ancora di più.
Essere alla mercè del suo Padrone, nascondendolo agli altri presenti era incredibile.
Paolo le dette le specifiche del cavo e se ne andò ringraziando.
"Paolo" gli disse Claudio quando lui fu vicino alla porta. "Mi chiudi la porta per favore? C'è troppo casino di la e gente che entra a disturbare" disse sorridendo al suo socio.
"Ah ah.. a dopo pirla" disse Paolo chiudendo la porta sorridendo.

Ad Emma fremette ogni parte del suo corpo. Finalmente avrebbe potuto fare qualcosa.
Invece lui finì il lavoro come se niente fosse, fortunatamente durò poco.
Si alzò dalla sua sedia e andò vicino ad Emma che nel mentre non si mosse e non si azzardò ad alzare lo sguardo per guardarlo.
"Tira su la gonna e alzati".
Emma eseguì all'istante rilassando finalmente la schiena e traendo un sospiro di sollievo.
C'era un gran bella chiazza sulla sedia, più grande di quello che si aspettava Emma. Sapeva di essere eccitata, ma vedere le prove li davanti a lei le faceva uno strano effetto, la faceva eccitare ancora di più.
"Sei proprio una lurida cagna" disse lui avvicinandosi alla sedia. "Ti ecciti così parlando di lavoro. Sei una puttana." disse lui continuando ad osservare la sedia.
"Mi eccito così per lei Signore." disse Emma in un sussurro. "E si, sono una puttana, una lurida puttana." aggiunse.
"Pulisci con la lingua puttana." le disse lui spostandosi dalla sedia.
Emma si inginocchiò, mise di lato i capelli e iniziò a leccare i suoi umuri diligentemente dalla sedia. Era schifoso ma eccitante. Dannatamente eccitante.
"Pulisciti" le disse lui porgendole un fazzoletto di carta.
"Desideri il mio cazzo ora?" le disse lui quando ebbe finito di pulirsi.
"Lo desidero sempre Signore." disse Emma rimandendo inginocchiata per terra con le mani dietro la schiena e lo sguardo basso.
"Apri la bocca" Emma eseguì alzando il capo ma mantenendo sempre lo sguardo abbassato. Era arrivato il momento? Pensò fremendo.
"Fammi vedere quando lo desideri" disse lui mettendole davanti un cazzo di gomma di modeste dimensioni.

Emma era sorpresa. Veramente voleva che facesse un pompino ad un cazzo di gomma?!
A quanto pareva si.

Emma inziò a leccarlo piano, guardando il suo capo che rimaneva davanti a lei tenendole il cazzo finto fermo con due mani.

"Mmmmhh... mmmhh.." iniziò a mugulare di piacere. Teneva le mani dietro la schiena e nel frattempo leccava e succhiava quel cazzo finto muovendosi con tutto il corpo.
"Ti piace puttana?"
"MMMhh Mmu..." disse lei annuendo senza lasciare il cazzo. "Mmmg... " continuò Emma eccitandosi ancora. Si stava davvero eccitando facendo un pompino ad un cazzo di gomma? Si, e anche tanto.
Nel frattempo non toglieva gli occhi da lui e lo continuava a guardare con un desiderio crescente.
Lui iniziò a pomparla con il cazzo di gomma infilandoglielo sempre di più in gola. Emma assecondò il movimento prendendolo tutto e cercando di respirare quando lui prendeva la rincorsa per infilarglielo ancora e ancora.
Mugulava sempre di piacere come se lui le stesse scopando la bocca con il suo cazzo. Oh quanto era umiliante, ma quanto si stava eccitando.

All'improvviso lui le tolse il cazzo di gomma dalla bocca e lo appoggio alla scrivania. Lasciando Emma ansimante a cercare di riprendere fiato.

"In posizione" disse lui.
Ancora ansiamando Emma eseguì e mise la sua figa bagnata di fronte alla faccia del suo Padrone.
Si avvicinò a lei e lei sentì il calore del suo respiro sulle labbra bagnate. Ebbe un fremito. E lui erano due giorni che non la toccava.

"In ginocchio" disse lui dopo averla osservata bene. Le porse un altro fazzoletto per pulirsi.
"Quando uscirai da qui, ti richiamerò chiedendoti se puoi passare a consegnare dei documenti ad un cliente e mangiare qualcosa nel tragitto sacrificando la tua pausa pranzo. Ti chiederò di uscire subito perchè il cliente non ha molto tempo per un cambio di programma."
"E' da poco passato mezzogiorno quindi questo ti darà modo di allungare la tua pausa pranzo senza insospettire nessuno. Uscirai di qui e andrai diretta all'appartamento. Solite regole, tieni gli stivali. Ci vediamo li."
Disse lui allontandosi da lei.
"Si Signore".
"Il contratto è a posto, puoi andartene."
E si mise alla scrivania.
Emma camminò carponi fino alla porta, si alzò e uscì dalla porta.

Dopo qualche minuto era di nuovo nell'ufficio a prendere i documenti.
Prese la sua roba e andò all'appartamento.

Niente cuffie o benda, Emma era incuriosita, che cosa l'aspettava?
Si spoglò e si mise il collare e poi in posizione al centro della stanza.
Non riusciva a trattenere l'emozione e l'eccitazione. Sentiva di nuovo pervaderle il calore del basso ventre.
Rimase in posizione ad aspettare.
Aspettò ed aspettò.
Non sapeva quanto tempo passava, non vedeva orologi da nessuna parte e non aveva la cognizione del tempo, le finestre avevano tende oscuranti quindi non avrebbe saputo dire da quanto tempo era li.
Non si mosse, sapeva di non poterlo fare senza un ordine e rimase li.
La situazione la spaventava ma la eccitava. Iniziava a sentisi ben bagnata e immaginò che presto avrebbe sentito i suoi umori scenderle nell'interno coscia.
Per quanto tempo avrebbe dovuto aspettare? Quanto sarebbe rimasta li, inginocchiata, con le mani dietro la schiena?
Passò ancora del tempo quando sentì la porta aprirsi.
Ebbe un fremito. Sentì gli umori che scendevano. Non si mosse.

Sentì i passi dietro di lei fermarsi.
Sentì il lembo del frustino passarle tra le gambe, tra i suoi umori. Ebbe un fremito. Lui voleva vedere se l'attesa l'aveva eccitata. Beh, non sarebbe rimasto deluso, pensò Emma.

"Hai bisogno di energie adesso. Tieni" Emma sentì la sua voce e vide che lui le stava mettendo un vassoio d'argento con della pasta piccola per terra. Le mise davanti un elastico.
"Legati i capelli e mangia come la cagna che sei".
Emma imbarazzata eseguì. Non sapeva neanche se sarebbe riuscita a mangiare con il turbine di emozioni che stava provando. L'ordine del suo padrone le fece capire che di certo non si aspettava che avrebbe mangiato con le posate seduta al tavolo.
Mettendosi accucciata si avvicinò al piatto con la bocca.
"Alza il culo troia" le disse lui colpendola con il frustino su una natica.
"Ah.. Si signore, scusi signore". disse Emma correggendo la posizione.
"Mettiti in posizione e mangia senza usare le mani, sei una cazzo di cagna vogliosa e voglio vederlo". disse lui continuando a colpirla con il frustino.
"Ah.. Grazie Signore, ancora la prego" disse Emma nella posizione corretta.
"Zitta e mangia troia".
Emma eseguì e con parecchie difficoltà iniziò a mangiare. Si sentiva davvero troia e davvero in imbarazzo per quello che stava facendo. Lui aveva fatto in modo che lei fosse con il culo verso il divano dove lui stava comodamente seduto a godersi lo spettacolo.
La situazione la imbarazzava ma la eccitava da morire. I suoi umori continuarono a colarle e lui non poteva non notarlo da li.
Quando ebbe finito lui si alzò e levandole il vassoio le disse di tornare in ginocchio.
Prese il frustino e iniziò ad accarezzarla con quello su tutto il corpo.

"Allora, sembra che tu ti sia eccitata aspettandomi." disse lui continuando ad accarezzarla con il frustino sui seni.
"Si Signore, l'attesa mi stava snervando. Avevo voglia di lei Signore. Come sempre" rispose Emma tra un sospiro e l'altro.
"Tu lo sai che stare con me è un piacere che ti regalo e decido io quando e come. Devi imparare ad avere pazienza, nel vedermi e nel chiedere e volere piacere."
"Si Signore, avrò pazienza. Sono sottomessa al suo volere Padrone" disse Emma. Non era obbligata a chiamarlo Padrone, lui le aveva detto di chiarmalo Signore, ma voleva fargli capire quanto era sottomessa a lui.

Enfatizzando la sua sottimissione, Emma all'improvviso si ricordò delle fascette per i polsi.
Ormai era abituata a non poter chiedere o dire nulla, ma si ricordò che doveva chiederlo lei per dimostrare la sua sottomissione.
"Signore mi perdoni" disse Emma mentre lui le accarezzava il sedere con il frustino. "Posso chiederle una cosa?"
"A tuo rischio troia, lo sai di non aver diritto a nulla".
"Lo so Padrone ma mi chiedevo se volesse concedermi l'onore di legarmi le braccia come ieri sera. Vorrei essere fisicamente sottomessa a lei, non solo mentalmente."
Lui fermò il suo percorso con il frustino sul suo corpo.
"Lo vuoi sul serio puttana?"
"Si Padrone la supplico." disse Emma in tono di supplica.

"Pensi di meritarti questo regalo? E' un onore essere sottomessa a me lo sai?" disse lui colpendola con il frustino su una natica. Non era un colpo forte, era eccitante.
"Si lo so Signore, la prego, vorrei essere totalmente sottomessa a lei e al suo volere"
"Ti accontenterò lurida troia" disse lui andando a prendere le fascette ed armeggiando con il suo collare.

Quando Emma fu legata, si eccitò ancora di più. Ora non poteva muoversi se non con le gambe, avrebbe fatto qualsiasi cosa lui le avesse ordinato.

"Sei contenta ora?"
"Si Signore, grazie, grazie infinite". disse Emma mentre lui con il frustino controllava il suo grado di eccitazione.
Non c'era bisogno di controllare toccandola con il frustino, pensò Emma, bastava guardare le sue coscie dove stava colando tutto.

"Sei eccitata da stamattina, hai fatto un lago sulla mia sedia e ora stai colando. Pensi di avermi convinto che mi desideri?"
"Signore, lo spero. Io la desidero con ogni fibra del mio corpo."
"Come faccio a sapere che ti ecciti perchè mi desideri o per la situazione in cui sei ora?"
"Mi metta alla prova Signore, le dimostrerò che desidero lei e lei soltanto e che la situazione è un contorno".
Lui sorrise. Era quello che voleva.

"E allora vieni qui e prendilo se lo desideri tanto"
Emma fece per muovere un ginocchio in avanti verso il suo Padrone, ma sentì tirare il collo e si bloccò. Il collare la stava strozzando.
Lui inziò a tirare fuori il suo cazzo un po' turgido e disse "Cos'è non lo vuoi più?" disse iniziando a massaggiarselo.
Emma ci riprovò ma rimaneva bloccata. Tirò fuori la lingua ma non ci arrivava per un paio di centrimetri.

"Ah prima ho legato tuo collare, per questo senti tirare. Se desideri davvero me, il tuo Padrone, lo devi dimostrare." disse lui continuando a massaggiarselo.
Emma continuò a tirare rischiando di soffocare e allungare la lingua più che poteva.
Se qualcuno l'avesse vista avrebbe riso della situazione assurda. Una ragazza inginocchiata e con le mani legate dietro la schiena, legata con il guinzaglio che cercava disperatamente di arrivare a leccare un cazzo.
"Padrone". disse Emma per riprendere ossigeno dato che il collare la stringeva "Non ci arrivo".
"Lo so, voglio vedere cosa sei disposta a fare per arrivarci."
"Qualsiasi cosa Padrone, qualsiasi cosa per averlo nella mia bocca Signore." disse Emma ansimando. Ormai non sentiva neanche più i suoi umori scenderle lungo le cosce. Era talmente tanto bagnata che sentiva solo un calore ovunque.

"Vediamo" disse il suo Padrone. "Entra!" disse a qualcuno.
C'era qualcun altro nell'appartamento? Da quanto era li? Aveva assistito a tutta la scena? Pensò Emma in un misto tra imbarazzo ed eccitazione crescente. L'idea di essere li con un altra persona era magnifica.
Emma non si mosse per guardare chi era arrivato, rimase in posizione, tenendo la catena che la bloccava tesa verso il cazzo del suo capo.

"Ooohh.. Claudio che spettacolo!" sentì dire Emma. Riconobbe subito la voce.
Era Enrico, l'amico del suo capo, che si era già divertito con lei. Non si mosse comunque.
"La stai mettendo alla prova eh.." Emma sentiva che ora era dietro di lei.
"Si la voglio mettere alla prova e vedere se mi vuole veramente o è solo una lurida cagna insaziabile."
"Secondo me è una cagna insaziabile, guarda quanto è bagnata!"

"Allora troietta" disse Claudio a Emma.
"Il mio amico è qui per aiutarmi e tu lo accontenterai per ricambiare il favore che mi sta facendo, intesi?" disse continuando a massaggiarsi piano il suo enorme cazzo.
"Si Signore." disse Emma eccitandosi.
"Chiamerai anche lui Signore, lo servirai adeguatamente, con le stesse regole che valgono per noi, ma comanderò sempre io. Chiaro?"
"Si Signore, soddisferò il suo amico come vorrà Signore, ma mi rimetterò sempre e comunque a lei Padrone." Emma ormai non controllava più i suoi umori e il suo desiderio.
"Lui mi aiuterà a capire se mi desideri veramente o sei solo una troia da usare e basta. Se vuoi che mi avvicini e ti permetta di toccarlo devi convincermi. Ricorda che se vuoi puoi chiedermi di godere." disse lui senza fermarsi dal massaggiare il suo cazzo.


"Lo vuoi veramente il suo cazzone puttana?" le disse Enrico da dietro colpendola con il frustino su una natica.
"Ahh.. Si Signore lo voglio davvero! Grazie Signore, me ne dia ancora la prego!" disse Emma non aspettandosi il colpo e fremendo. Si spinse ancora di più verso il cazzo del suo Padrone rischiando di soffocare.
"Certo che te ne do ancora, non c'è bisogno che lo chiedi, rispondi e basta puttana!" dissse Enrico colpendola ritmicamente a destra e sinistra.
Emma stava letteralmente grondando.
"Ahh.. Ahh" sospirava ad ogni frutata.
"Quanto lo desideri il suo cazzone eh?" continuava a colpire equamente a destra e sinistra. I colpi erano secchi e precisi. Poco distanti l'uno dall'altro.
Emma era in visibilio.
"Tanto mio Signore, da morire!" disse Emma ansimando. Il suo Padrone non si avvicinava e lei tirava quanto più poteva.
"E perchè ti ecciti così, porca?" un colpo a destra e uno a sinistra. Preciso ed efficace.
"Perchè sono una troia Signore, una lurida troia vogliosa. Ma voglio il mio Padrone, solo servire lui mi eccita veramente!"
"Cos'è che sei?" - ora solo a sinistra. Stesso punto, sempre con la stessa efficacia. Emma faticava a non saltare dopo ogni colpo.
"Una lurida troia, Signore. Sono una troia vogliosa. Una cagna. Costantemente eccitata e vogliosa di cazzo e di essere scopata Signore."
"Non ho sentito bene" disse Enrico cambiando lato e continuando a colpirla con il frustino sempre allo stesso sprezzante ritmo.
"SONO UNA LURIDA TROIA SIGNORE!" urlò Emma ansiamando per lo sforzo di raggiungere il cazzo del suo Padrone. I colpi erano tornati distribuiti su tutte e due le natiche e in diversi punti.
"Cosa desideri?" continuò Enrico senza modificare intensità e ritmo.
"Il mio Padrone Signore, desidero soddisfarlo. Desidero averlo in bocca e in ogni altra parte del mio corpo. Desidero mettere il mio corpo al suo servizio Signore!" Emma ansimava, i colpi erano forti e coprivano tutta la superficie del suo culo.
"Sei eccitata adesso?" disse Enrico senza fermarsi un secondo
"Si Signore, sono molto eccitata" disse Emma ansiamndo resistendo ai colpi.
"Perchè sei..." Enrico non mollava.
"Sono una luriga cagna Signore, una cagna vogliosa, una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo dal suo Padrone!"
"Oooh... lah.. mi sembra di aver sentito quello che volevo ma non sono sicuro. Ripeti meglio." Ora i colpi erano più forti ed Emma non capiva più nulla.
"SONO UNA LURIDA CAGNA SIGNORE! UNA LURIDA CAGNA E TROIA VOGLIOSA, UNA CAGNA DA SCOPARE MA CHE PUO' ESSERE SODDISFATTA SOLO CON SUO PADRONE!" Emma urlò con tutta se stessa. I colpi non si fermavano.
Intanto Claudio non aveva smesso di godersi lo spettacolo e continuava a massaggiarsi mantenendosi a pochi centrimentri dalla desiderosa lingua di Emma.
Enrico si fermò ed Emma sospirò.
"Ripeti". disse dandole un colpo secco. "Sono una lurida cagna vogliosa. Una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo con il suo Padrone." disse piano Enrico scandendo le parole. "Non potevi dirlo meglio".
E la colpì di nuovo.
"Sono una lurida cagna vogliosa. Una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo con il suo Padrone" disse Emma guardando il cazzo del suo capo che si induriva.
Un altro colpo.
"Ancora" disse Enrico divertito.
"Sono una lurida cagna vogliosa. Una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo con il suo Padrone"
Un altro colpo. Senza farselo dire Emma ripetè.
"Sono una lurida cagna vogliosa. Una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo con il suo Padrone".
Un altro. Emma era un lago e continuava a colare.
"Sono una lurida cagna vogliosa. Una cagna da scopare ma che può essere soddisfatta solo con il suo Padrone".
"E allora, se sei una cagna da scopare.." disse Enrico smettendo di sfrustarla. "Ti accontento"
Prese i polsi di lei con una mano tirandola verso di se e con l'altra le infilò il cazzo nella figa che entrò con estrema facilità.
"AAaaahhhhh....." gemette Emma non aspettandosi la penetrazione da un quasi sconosciuto. Ebbe fremiti su tutto il corpo, il suo corpo che da giorni smaniava qualcuno che la toccasse e la facesse godere.

Quella era la prova capì Emma.

Non doveva cedere, doveva provare che quello che desiderava era il suo Padrone e non essere solo scopata. La prova era non chiedere di poter godere. Lui l'aveva portata all'estremo dell'eccitazione e del desiderio.
Le stava offrendo la fine di tutte le sue pene, bastava chiedere, ma chiedendo non avrebbe dimostrato al suo Padrone che lo desiderava più di ogni altra cosa, che era totalmente e completamente devota a lui.
"Ti piace eh, troia che non sei altro?" le disse Enrico iniziando a scoparla lentamente. Era uno stronzo pensò Emma. Fare così rendeva tutto ancora più difficile. Entrava e usciva quasi completamente con estrema lentezza.
"Ahhh... si Signore, mi piace.. mi piace essere scopata" disse Emma. Era vero, le piaceva eccome.
Dicendolo però si spostò in avanti, verso il suo capo, rimandendo con Enrico che la teneva per i polsi. Così la penetrazione era più profonda ma lei era anche più vicina al suo capo.
"Ah brava così' troietta, prendilo tutto.." disse Enrico aumentando l'intensità della penetrazione e andando più a fondo.
"Mmmhh.. si Signore, datemelo tutto la prego.." ansimò Emma respirando a ritmo con le sue spinte. Non smetteva di tenere lo sguardo fisso sul cazzo del suo capo che ormai era duro come il marmo.
"Soddisfa il mio amico troietta" disse Claudio aumentando il ritmo del suo massaggio. Si allontanò e si sedette sul divano continuando a guardarla.
Sbalordita Emma iniziò ad ansimare di piacere.
"Voglio che esca di qui pienamente soddisfatto." Continuò Claudio dal divano lasciando il suo cazzo. "Fai il tuo dovere ed esegui i suoi ordini, ma ricorda che se vuoi il permesso di godere devi chiederlo a me e non a lui." le disse mettendosi comodo a vedere la sua troia scopata dall'amico.
"Si Signore, voglio soddisfare il suo amico Signoreee!" disse Emma ormai allo stremo. Stava cercando di fare qualsiasi cosa per non godere. Lo sguardo fisso su di lui mentre veniva scopata da dietro.
"Ahhh... Signore quanto mi piace...Ah Signore me lo dia tutto la prego!"
Lui le tirò una sonora sberla sulla natica.
"Ahhhhh!"Esclamò Emma in un misto tra dolore e piacere. "Mmmggg.." ansimò. Stava per godere ma doveva trattenersi. Aveva paura a dirlo ma doveva farlo lo sapeva.
"Ancora la prego!" sapeva che se fosse stata sculacciata ancora sarebbe stato più difficile reggere. Ma doveva soddisfare l'amico e si sentiva più troia che mai, e poi lo voleva, ah se lo voleva!
Enrico l'accontentò.
"La prego, ancora" ansimò Emma sempre più vicina al limite.
"Mi sono rotto di tenerti". disse Enrico rallentando il ritmo. "Ora ti stacco il collare e ti metti come una vera cagna" disse Enrico armeggiando con il suo collare. La liberò mantenendo le fascette dei polsi. Non aveva smesso di scoparla.
Appoggiò felice le mani mettendosi a pecorina, donando ad Enrico ancora più spazio per entrare. Quel rallentamento di ritmo aveva dato ad Emma la possibilità di riprendersi una minima.
Non distolse lo sguardo dal suo Padrone.
"Ah.. Signore, lo sento tutto così.. ahh..."
"Vuoi essere scopata brutta troia?" le disse lui tirandole indietro i capelli e tenendola per la coda.
"Si Signore, mi scopi tutta la pregooooo" disse Emma che nonostante la posizione continuava a guardare il suo capo.
"Mi scopi, Signore, mi scopi tutta come la cagna che sono la pregoooooooo" Emma non capiva più nulla. Continuava a dire al suo corpo che non poteva godere ma il suo corpo ormai non le rispondeva più.
Uno schiaffo.
"Ahhh.. graaazzieee!!" disse Emma ansimando. "Ancora Signore la prego, mi sculacci come una puttana!"
"Con piacere" disse Enrico lasciandole e i capelli e iniziando a sculacciarla prima con una mano e poi con l'altra ritmicamente con le spinte.
Se solo avesse potuto, Emma avrebbe goduto veramente come una troia.
Ansimava e sospirava. Non ce la faceva più.
"MMmhhh.. Signore, grazie...ooohhhhhh"
Enrico prese a scoparla più velocemente ed Emma sperò fosse perchè stava per finire.
Aveva ragione.

"Girati puttana"
Emma si girò in un baleno ed Enrico le infilò in bocca il suo cazzo per venirle dritto in gola.
Fortunatamente era finita pensò Emma riconoscente. Il culo in fiamme, la figa grondante e pulsante.
Ingoiò tutto e iniziò a pulire docile.
"Sei proprio una cagna lurida" disse lui dandole dei colpetti sulla testa mentre lei finiva il lavoro.
"Mmmh.. mmmh" annuì lei soddisfatta.
Aveva superato la prova, lo sapeva, ed era così felice!

"Beh Claudio, hai proprio una bella troietta.. una gran bella scopata grazie." disse Enrico una volta tirata via Emma, iniziando a rivestirsi.
Emma tornò in posizione di fronte al suo Padrone e rimase ferma.
Enrico se ne andò soddisfatto.
Claudio si alzò ed andò verso di lei.

"Guardami"
Emma lo guardò con quanta più passione poteva.
Voleva scopare lui ora, voleva lui adesso.
"Hai soddisfatto il mio porco amico" disse lui mettendole davanti alla faccia il suo cazzo ormai morbido.
"Mi fa piacere Signore."
"Non hai chiesto di poter godere. Eppure Enrico è un gran scopatore." disse lui toccandosi.
"No Signore" disse Emma deglutendo. "Volevo dimostrarle che desidero lei."
"Ti è piaciuto essere scopata da un altro?" disse lui continuando a toccarsi piano.
"Oh si Signore, mi è piaciuto."
"Sei proprio una troia"
"Si Signore, sono proprio una troia"
"Se ricapiterà che ti chiederò di soddisfare qualche altro mio amico e avrai il permesso, potrai chiedermi di godere se vuoi. La dimostrazione è finita, sono convinto." disse lui infilandoglielo in bocca.
Emma quasi si metteva a piangere quando iniziò a succhiarglielo vogliosa.
Iniziò subito a pomparlo, lo voleva troppo, non aveva voglia di perder tempo eccitandolo. Voleva solo sentire tutto il suo cazzo riempirle la gola.

"Ahhhh..." disse lui soddisfatto mentre lei si dava da fare fissandolo riconoscente negli occhi.
Si staccò da lei, si abbassò e la fece sdraiare mettendosi sopra di lei.
"Ho voglia di scoparti" disse lui entrando dentro di lei in un colpo solo.
"Mi scopi Padrone, mi scopi come non mai, non desidero altro Padronee eee " disse lei ansimando alle spinte di lui.
"Me lo faccia sentire tutto Signore!"
"Sei una troia, sei appena stata scopata da un altro." disse lui aumentando l'intensità.
"Siiiii... si signore! Sono una troia!!! Sono la sua troia Padroneeeeee!"
Emma ora era in estasi e accompagnava le spinte di lui facendolo entrare sempre più in profondità.
"Signoreeeee..ahhhh.. Signore posso...."
"Dimmi puttana, dimmi"
"Signore... posso godere per favore?"
"Chidimelo meglio..." disse lui spingendosi con ancora più forza dentro di lei. Emma sentì montarle dentro l'orgasmo.
"Signore, la supplico, la scongiuro, posso godere come la lurida cagna che sono?" si sentì urlare Emma.
"Godi puttana, godi" disse lui infilandole anche un dito nel culo.
"Aaaaaahahhhhhhhhhhh" Emma si lasciò andare finalmente all'orgasmo tanto desiderato.
"Grazieeeeeeee.... grazieee... grazie Padroneeee!!!!!!!!!!" Era tutta un fremito incontrollabile.
"Dimmi cosa sei"
"Sono una troiaaaaaa, sono una troia e sto godendo con il mio Padroneeeee" lui continuava a montarla e lei a godere.
"Sto godendo come una troiaaaa, grazieeeee!"
"Ahhhh..." e piano piano l'orgasmo di Emma si placò e il suo Padrone diminuì il ritmo per poi uscire da lei.

Emma si mise in posizione per prendere tutto il suo sperma. Il secondo diverso della giornata.
Lo prese tutto dritto in gola senza lasciar cadere una goccia e riconoscente, pulì il cazzo del suo Padrone fino a che non tornò alla normalità.
"Brava puttanella, mi hai fatto passare una piacevole pausa pranzo."
Disse lui dandole un colpetto sulla guancia. Ora la toccava, finalmente, pensò Emma.
"Sei proprio una puttanella"
"Si Signore, sono la sua puttanella e spero di servirle più spesso in pausa pranzo" disse Emma felice.


Questi giorni ero particolarmente ispirata e mi sono data da fare. Spero di avervi eccitato almeno la metà di quanto mi sono eccitata io, mentre scrivevo questi racconti.
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2022-09-02
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