Oltre il lavoro - Pt. 5
di
Gda476
genere
dominazione
Il rientro
Lunedì mattina Emma si fece trovare pronta alle 9:00 in punto con il caffè preparato per il suo Padrone.
Lui arrivò puntuale e con un saluto distratto si rivolse ad Emma che entrò nella sua stanza appoggiando il caffè alla scrivania.
“Buongiorno Emma, abbiamo molte cose da fare oggi.. inizi a preparare le cose per l’appuntamento delle 10:00 e poi torni qui grazie” le disse lui mentre accendeva il suo portatile.
“Certo Signor Perri, arrivo subito”. Emma non stava più nella pelle, aveva passato il week end a rivivere quei folli giorni, a rivivere la punizione e a godere come mai aveva fatto prima da quanto era rimasta eccitata l’ultima volta che aveva visto il suo Padrone. Aveva tenuto il plug il più possibile tutto il week end, per assicurarsi di avere il buco ben disponibile nel caso lui l’avesse voluto usare. Si era masturbata, aveva scopato con il suo compagno ma nulla le toglieva la voglia irrefrenabile che aveva di soddisfare il suo Padrone e di poter godere a sua volta con lui. Non riusciva a pensare ad altro, e avrebbe fatto qualunque cosa per far si che lui potesse essere fiero di lei.
Preparò il vassoio al meglio, prese blocco e penna dalla scrivania e bussò alla porta dello studio del suo Padrone dopo pochi minuti.
“Posso Signore?” disse con il tono più sottomesso che le riuscì.
“Prego entri pure”
Niente richiesta di chiudere la porta, Emma ne fu molto delusa. Decise di essere più professionale possibile e di ignorare il calore che proveniva dal suo ventre e il fastidio del plug che aveva indosso.
Appoggiò il vassoio e restò in piedi vicino alla sedia di fronte alla sua scrivania aspettando il permesso di sedersi. Lui alzò lo sguardo dal pc, le fece cenno e iniziò a parlare di lavoro con la sua segretaria.
Seguirono una serie di indicazioni, elenchi di cose da fare, mail da inviare ecc. Emma fu davvero professionale e non le sfuggì nulla. Rispose correttamente ai quesiti che le venivano posti ed espresse grande iniziativa e capacità di svolgere il lavoro. Parlarono tranquillamente per qualche minuto, come se fossero colleghi alla pari. Era la prima volta che parlavano così approfonditamente di lavoro e questo al Signor Perri fece davvero molto piacere, lo si capiva dal guizzo che aveva negli occhi quando realizzava che di fronte aveva una persona che sapeva di che cosa si stava parlando e si destreggiava molto bene nelle questioni economico - amministrative.
“Bene, è tutto per ora” concluse lui
“Perfetto, mi metto subito al lavoro Signore” disse lei scavallando le gambe con estrema calma e sensualità per alzarsi.
Lui la bloccò con un cenno. “Voglio che sia presente anche lei all’appuntamento delle 10:00. Dovrà prendere appunti per la redazione del contratto”
Si avvicinò verso di lei e con la voce più bassa continuò “Spero che tu abbia eseguito gli ordini che ti ho dato lurida puttana. Hai tempo 3 minuti per andare in bagno, fare una foto del plug dentro il tuo culo e inviarmela. Voglio le prove che mentre sarai qui a fare il tuo lavoro tu abbia quel coso infilato nel culo.” “Mettici più di 3 minuti e non ti faccio arrivare al primo test.” Terminò lui prendendo il telefono e facendole vedere che stava impostando il timer.
“Subito Padrone”. Disse Emma a voce bassa per non farsi sentire da nessuno fuori.
Lui fece partire il timer ed Emma prese al volo le sue cose e si avvicinò velocemente alla sua scrivania. Appoggiò tutto, recuperò il telefono e si diresse in bagno. Ringraziò di aver scelto l’abbigliamento ottimale per quella prova. Gonna con autoreggenti, senza intimo sotto. Sperava che il suo Padrone avrebbe apprezzato la sua iniziativa. Riuscì a fare la foto in tempi record e la inviò subito alla mail del suo capo.
La risposta non tardò ad arrivare.
“Sei stata nei tempi”. Emma aveva sperato in qualcosa di più eccitante come risposta.
“Quando arriverà il mio appuntamento e ti chiamerò ad entrare, ti dirò di chiudere la porta. Questa volta continuerai a comportarti da brava segretaria.”
Questa volta.. Emma si chiese cosa sarebbe successo le altre volte.
Tornò al lavoro, possibilmente ancora più eccitata di prima e arrivò in un baleno il momento in cui le fu chiesto di partecipare all’incontro.
Partecipò all’incontro con un altro uomo d’affari, sulla quarantina, di bell’aspetto. Sembravano essere buoni amici e stilarono un accordo commerciale molto importante per entrambi. Ad Emma iniziò a dare fastidio il plug, anche perché rimase seduta tutto il tempo a prendere appunti e cercò di muoversi il meno possibile per non dare fastidio.
Quando finirono, Emma accompagnò l’ospite all’uscita e lui la salutò e le fece un occhiolino di intesa che Emma non capì.
“Prego chiuda la porta Emma che dobbiamo definire gli ultimi dettagli”
Emma non ci voleva credere. Il suo cuore fece un balzo di gioia, non si aspettava che glielo chiedesse, era praticamente ora di pranzo ormai e pensava che sarebbe rimasta in attesa ancora per un po’.
Si affrettò a chiudere la porta e si mise carponi per avvicinarsi al suo Padrone che era seduto sul divanetto.
“In posizione lì” le indicò lui il centro della stanza ed Emma, lentamente ci arrivò e si mise in posizione.
“Dunque, hai partecipato alla tua prima riunione e devo dire che ti sei comportata molto bene” disse lui con il suo tono pacato e allo stesso tempo autoritario.
Emma non sapeva se poteva parlare e decise di rimanere in silenzio e immobile con gli occhi verso il basso. Non voleva rischiare di far arrabbiare ancora il suo Padrone, voleva che lui la usasse, che la scopasse, che le desse il permesso di godere e sapeva che doveva stare attenta ai dettagli per fare il salto di livello che sperava.
“Adesso girati e fammi vedere il plug” le ordinò lui.
Emma ne fu così felice che non riuscì a trattenere un sorriso mentre si girava, appoggiava la faccia al pavimento e tirava su la gonna mostrando la figa bagnata e il plug nel culo al suo padrone.
“Ah.. vedo che abbiamo avuto un’ottima idea stamattina nel vestirci”
Emma fece per rispondere ma si trattenne appena in tempo. Moriva dalla voglia di dirgli che l’aveva fatto per lui e che sperava apprezzasse il gesto ma si bloccò all’istante.
Lui si avvicinò e iniziò a palparle di buon grado le natiche che erano ancora leggermente doloranti.
“Come mai questa scelta?”
Finalmente poteva parlare. “Speravo che potesse piacervi Padrone. Ho pensato che in questo modo vi sarebbe stato più facile usarmi se mi aveste fatto l’onore Padrone. Immaginavo voleste vedere se avevo messo il plug e ho preferito far si che fosse più facile mostrarvelo Padrone.”
“Hai avuto un’ottima intuizione. Mi piace questo tipo di iniziativa da parte tua” le rispose lui iniziando ad accarezzarle la vagina. Emma era talmente felice del complimento che quasi le venne da piangere.
“Vedo che sei eccitata. La situazione ti eccita lurida puttana?” Le disse lui prendendole il clitoride tra due dita e strizzandolo ritmicamente.
Emma sospirò “Ahhhh.. si Padrone, mi eccita molto”.
“Bene. È il minimo da parte tua. Voglio che tu sia sempre bagnata quando ti presenti a me, chiaro?” continuò lui iniziando a toccare il plug e a muoverlo.
“Certo Padrone. Lo sono sempre con Voi Padrone”
“Inarca di più la schiena. Ecco così.” Disse lui smettendo di toccarla. “Questa è la posizione giusta. Quella che voglio quando ti chiedo di mostrarmi quanto sei eccitata. Quando ti dico faccia in giù, devi metterti così. Schiena inarcata bene per farmi vedere questo tuo culo. Più inarchi la schiena, meglio è” e le tirò un sonoro schiaffo su una natica per farle capire che era meglio anche per colpirla. “Chiaro?”
“Si Padrone. Userò questa posizione ogni volta che mi chiederete di mostravi quanto sono eccitata. La chiamate faccia in giù e volete che inarchi la schiena il più possibile”.
“Bene”. Il tono della sua voce sembrava davvero soddisfatto per quello che stava vedendo e ad Emma si scaldò il cuore e aumentò l’eccitazione.
“Ora voglio approfittare della tua iniziativa. Alzati e lentamente togliti la gonna e quello che hai sopra”
Emma non stava più nell’eccitazione. Si alzò e nel modo più sensuale che riuscì si spogliò, lasciando cadere per ultima la gonna, rimanendo in reggiseno, autoreggenti e decolletè. Vide dai suoi pantaloni, che si stava eccitando anche il suo Padrone e ne fu davvero felice.
“Faccia in giù” le ordinò lui. Ed Emma, con movimenti sinuosi si mise in posizione inarcando la schiena al limite del dolore, dando al suo Padrone la piena visuale delle sue parti intime.
“Mmh mmh.. molto bene” acconsentì lui. “Vedo che finalmente impari in fretta” e continuando a palparla e toccarla continuò “Devo sempre punirti per ottenere quello che voglio da te?”
“No Padrone. Imparerò tutto al meglio. Mi punirete ma quando lo desidererete, per il vostro piacere, ma non per la mia incompetenza. Il mio desiderio è soddisfarvi e il mio piacere viene da quello.” cercò di rimanere impassibile Emma mentre lui iniziava a giocare con il plug dentro il suo culo.
“Dici che dovrei darti un’altra possibilità e considerarti la mia cagna e non più una lurida puttana indegna?”
continuò lui infilando due dita della vagina di lei e iniziando a spingere.
“Se lo volete Padrone. Vi potrò dimostrare quanto bene posso soddisfarvi e quanto sarò brava ad imparare ed eseguire i vostri ordini.”
“Vediamo se è vero quello che dici” disse lui allontanandosi e andando verso il mobile di fianco alla porta di ingresso. Dall’ultimo cassetto tirò fuori qualcosa che Emma non vide e tornò verso di lei.
“Mettiti a quattro zampe allora, come le cagne” Emma eseguì tenendo lo sguardo basso.
Lui le mise al collo un collare di pelle che si chiudeva con un gancio al quale era attaccata una catena cono un laccio per fare da guinzaglio.
“Le cagne sono legate al loro padrone dal guinzaglio, quindi ogni volta che entrerai qui, ti metterai carponi, lo indosserai, metterai il laccio in bocca e ti avvicinerai a me per sentire gli ordini. Chiaro? Si o no?”
“Si Padrone.”
“Le cagne sono fedeli al loro Padrone e sono felici di soddisfarlo. Non pensano al loro piacere personale ma solo a quello del loro Padrone. Non fanno domande, non esitano ad accontentare il loro Padrone, aspettano gli ordini e poi li eseguono. Ti rivedi in questo?”
“Si Padrone. Sono felice di potervi accontentare. Non penserò..”
“Alt..” la interruppe lui tirando il guinzaglio.
“Ti do fiducia e non voglio più che mi ripeti tutto quello che dico. Spero che tu sia in grado di impararlo ascoltando le mie indicazioni e basta”
“Si Padrone. Grazie Padrone”
“Bene. Ora andiamo in giro. Non voglio vedere la catena tirare, devi mantenere il guinzaglio morbido.”
Iniziò a muoversi per la stanza ed Emma carponi lo seguì. Era davvero umiliante pensò, ma allo stesso tempo la sua eccitazione aumentava. Sentiva i suoi umori aumentare e scendere lungo l’interno coscia.
Dopo qualche giro e qualche zig zag sempre più umiliante si fermarono.
“Faccia in giù” le ordinò lui mollando la presa e avvicinandosi al suo culo.
Senza dire nulla le tolse il plug di colpo, facendole male e rubandole un gemito di dolore.
“Silenzio cagna”, la colpì con una sberla lui.
Si tirò giù i pantaloni ed estrasse il suo grosso cazzo ormai bello eretto e lo passò sulla vagina di lei, facendolo impregnare dei suoi umori.
“Ah come si vede che sei una cagna, guarda quanto sei bagnata!”
Bagnò bene il suo pene per lubrificarlo, dopodichè, senza troppe cerimonie lo infilò dove prima c’era il plug e iniziò a sodomizzarla.
Emma gemette, era tutto un brivido, il contatto con il suo cazzo l’aveva fatta arrivare al limite dell’orgasmo e ora che lui era dentro di lei, riusciva a trattenersi appena.
Le spinte di lui si facevano più intense e profonde, le teneva per i fianchi e la montava con piacere sempre più crescente.
Dopo qualche minuto in cui Emma rischiò di godere parecchie volte lui uscì e le ordinò di inginocchiarsi di fronte a lui.
Velocemente Emma eseguì, capendo quello che avrebbe dovuto fare.
“Apri la bocca” disse lui un secondo prima di eiacularle dritto in gola. Emma ne era felicissima e accolse il suo sperma come il più pregiato dei nettari, non lasciando scappare nemmeno una goccia.
“Ahhhh… “gemette di piacere lui mentre le riversava in gola tutto il suo piacere. “Ora pulisci bene tutto” le disse accarezzandole la testa. Emma rimase sbalordita da quel gesto, ne fu davvero riconoscente e con estrema perizia leccò tutto per bene, lasciando il pene del suo Padrone completamente pulito, nonostante fosse appena stato nel suo ano.
“Guardami mentre lo fai” le disse lui con un filo di voce.
Emma continuò guardandolo dritto negli occhi, trovando in lui uno sguardo riconoscente e pieno di desiderio che la fece eccitare, se possibile, ancora di più.
“Brava” le disse togliendosi e rivestendosi. Il tono ora era dolce e non più autoritario e menefreghista come l’ultima volta che si erano visti. Emma si mise in posizione.
Lui si abbasso alla sua altezza per toglierle il collare, standole particolarmente vicino. Emma sentì il suo profumo e sospirò desiderosa di poterlo avere come desiderava da giorni.
“Penso che ci divertiremo insieme noi due sai?” “Spero che passerai il primo test” le sussurrò all’orecchio prima di alzarsi.
Andò a rimettere il guinzaglio al suo posto e tornò a sedersi sul divanetto di fronte ad Emma.
“Parliamo un po’ dei tuoi doveri ora.” Disse lui con tono pacato, sicuro ma gentile.
“Si Padrone”
“Allora, oggi è stata la prima riunione. Nelle prossime, potrà capitare che ti dovrai comportare come oggi ma altre volte sarai la mia schiava anche alla presenza di altre persone. Ti verrà comunque sempre indicato prima come esigo che tu ti comporterai. Nel caso in cui ti dica che voglio che ti comporti da schiava, appena chiuderai la porta, ti spoglierai completamente nuda e ti metterai in posizione nell’angolo dietro la porta, prenderai il collare e te lo metterai. Senza guinzaglio, a meno che non ti dica diversamente.” fece una pausa notando l’imbarazzo di Emma al pensiero di essere nuda davanti ad altre persone.
“Io ti vorrei vedere sempre nuda, ma qui preferisco non farlo per questioni di tempo. Preferisco avere più tempo per usarti che per farti spogliare e rivestire.”
Continuò “Con gli ospiti mi piace far vedere e mostrare la mia schiava, anzi la mia cagna. Voglio vantarmi di te e del tuo corpo. Non ti avrei scelta altrimenti. Quindi devono vederti nuda. Devono eccitarsi al vederti. Mi eccita vedere che anche altri ti desiderano”
Emma era in estasi, sentirsi dire quelle parole, dopo la punizione che aveva subito era come essere in paradiso. Azzardò un “Grazie Padrone” sottovoce trattenendo l’emozione. Avrebbe voluto saltargli addosso e baciarlo, ma non poteva e lo sapeva.
Andò avanti “Sarò sempre io a darti gli ordini, a meno che non ti dica che puoi soddisfare qualcun altro, ma a questo ci arriveremo con il tempo, per ora non ti chiederò di farlo.”
“Grazie Padrone.”
“All’inizio in queste riunioni non dovrai fare molto, sarai usata per sorreggere cose, servire da bere, cose così. Dovrai dimostrarmi tutta la tua dedizione nei miei confronti, dovrai essere disposta ad umiliarti senza condizioni solo per fare un piacere a me. Con il passare del tempo, e se supererai i test, i tuoi doveri aumenteranno e ti permetterò di soddisfarmi al meglio anche alle riunioni.“
“La prima riunione a cui parteciperai sarà domani alle 18:00. Durerà almeno un’ora se non di più. Al termine ci vedremo all’appartamento per vedere come ti sarai comportata e se mi avrai soddisfatto, quindi se avevi impegni, cancellali.”
“Si Padrone”.
“La prova di domani è molto simile al primo test che dovrai fare giovedì. Il test non sarà così semplice, ma potrai iniziare ad esercitarti”.
Si avvicinò a lei ed iniziò a palparle i seni e a strizzarle i capezzoli lentamente.
Emma respirò profondamente. Lui abbassò una mano e le tastò la vagina.
“Sempre bagnata, sei sulla buona strada” disse lui infilando tre dita che vennero accolte con estremo piacere da Emma.
“Ahhh…” sospirò lei sentendo sempre più vigore nelle spinte della sua mano. “Grazie Padrone”
Lui continuò con sempre più vigore. Emma ansimava e gemeva, faceva fatica a mantenere la posizione. Lui era dannatamente bravo e lei era dannatamente eccitata da tutta la mattina e non poteva resistere per molto.
Lui tolse le dita e portandole al viso di lei disse “Succhia come se fosse il mio cazzo e pulisci bene.”
Emma fu davvero felice di poterlo fare, sentiva che finalmente lui l’aveva perdonata e si sentiva in qualche modo più vicina al suo Padrone.
Simulò un pompino come se da quello dipendesse la sua vita non togliendo mai lo sguardo dagli occhi di lui, fino a che lui la fermò dicendo “Se continui così mi fai eccitare di nuovo e non abbiamo tempo”.
Emma non riuscì a trattenere un sorriso “Scusi Padrone”
Sorrise anche lui e il cuore di Emma fece un balzo, non aveva goduto, ma era davvero felice ugualmente.
“Ora vai, torna al lavoro che abbiamo molto da fare”.
Così Emma si rivestì ed uscì dalla stanza. L’ufficio nel frattempo si era svuotato per la pausa pranzo che stava per terminare e lei ne approfittò per andare in bagno a darsi una rinfrescata.
La giornata proseguì tranquilla. Emma fu immersa al lavoro fino a che poco prima di chiudere non fu chiamata nell’ufficio del suo capo.
“Chiuda la porta per favore”
Emma fu molto felice e eseguire l’ordine.
Si portò carponi e fece per prendere il collare.
“Non c’è tempo, vieni qui e basta” disse lui. Emma si affrettò ad avvicinarsi e si mise in posizione di fianco alla sua sedia.
“Mi hai fatto talmente eccitare oggi che ancora non mi è passata”
Emma non sapeva che cosa dire, era felice, eccitata, vogliosa come non mai.
“Sono contenta Padrone”
“Vieni qui” disse abbassandosi a toccarla da sotto la gonna in mezzo alla vagina. Era un lago.
“Mmmhh.. proprio la mia cagna” disse tastando il clitoride ed entrando con un dito nella vagina.
“Slacciami i pantaloni e divertiti, fammi vedere quanto vuoi soddisfarmi” disse rimanendo piegato verso di lei.
Emma più felice che mai con movimenti rapidi slacciò la cintura e tirò giù tutto. Il cazzone era bello duro e lei iniziò a spompinarlo con tutta la foga che aveva.
Lui si tolse da Emma e leccandosi le dita si mise comodo contro lo schienale mentre lei lavorava senza staccagli gli occhi di dosso e godendo dell’espressione goduriosa di lui nell’assaporare gli umori di lei.
Emma cercò di andare più a fondo possibile, alternò spompinate rapide a succhiate più lente e seducenti, giocò con i suoi testicoli e con la sua cappella. Cercò di farlo impazzire e a quanto le parve ci riuscì, perché dopo poco lui le venne copiosamente in bocca, facendola quasi soffocare.
Senza farselo dire, lei pulì tutto e solo quando ritenne di aver finito il lavoro si staccò per rimettersi in posizione.
“Ahhh…. Brava.. sai davvero spompinare bene… un punto a tuo favore”
“Ah.. sono davvero felice Padrone”
Lui riportò le dita nella vagina di lei “lo vedo, lo vedo”.
“Puoi vestirti così anche domani” le disse staccandosi da lei.
“Ora puoi andare a casa, ci vediamo domani mattina”
“Grazie Padrone, non vedo l’ora” Azzardò Emma che di sottecchi riuscì a vedere un guizzo negli occhi del suo Padrone soddisfatto.
Lunedì mattina Emma si fece trovare pronta alle 9:00 in punto con il caffè preparato per il suo Padrone.
Lui arrivò puntuale e con un saluto distratto si rivolse ad Emma che entrò nella sua stanza appoggiando il caffè alla scrivania.
“Buongiorno Emma, abbiamo molte cose da fare oggi.. inizi a preparare le cose per l’appuntamento delle 10:00 e poi torni qui grazie” le disse lui mentre accendeva il suo portatile.
“Certo Signor Perri, arrivo subito”. Emma non stava più nella pelle, aveva passato il week end a rivivere quei folli giorni, a rivivere la punizione e a godere come mai aveva fatto prima da quanto era rimasta eccitata l’ultima volta che aveva visto il suo Padrone. Aveva tenuto il plug il più possibile tutto il week end, per assicurarsi di avere il buco ben disponibile nel caso lui l’avesse voluto usare. Si era masturbata, aveva scopato con il suo compagno ma nulla le toglieva la voglia irrefrenabile che aveva di soddisfare il suo Padrone e di poter godere a sua volta con lui. Non riusciva a pensare ad altro, e avrebbe fatto qualunque cosa per far si che lui potesse essere fiero di lei.
Preparò il vassoio al meglio, prese blocco e penna dalla scrivania e bussò alla porta dello studio del suo Padrone dopo pochi minuti.
“Posso Signore?” disse con il tono più sottomesso che le riuscì.
“Prego entri pure”
Niente richiesta di chiudere la porta, Emma ne fu molto delusa. Decise di essere più professionale possibile e di ignorare il calore che proveniva dal suo ventre e il fastidio del plug che aveva indosso.
Appoggiò il vassoio e restò in piedi vicino alla sedia di fronte alla sua scrivania aspettando il permesso di sedersi. Lui alzò lo sguardo dal pc, le fece cenno e iniziò a parlare di lavoro con la sua segretaria.
Seguirono una serie di indicazioni, elenchi di cose da fare, mail da inviare ecc. Emma fu davvero professionale e non le sfuggì nulla. Rispose correttamente ai quesiti che le venivano posti ed espresse grande iniziativa e capacità di svolgere il lavoro. Parlarono tranquillamente per qualche minuto, come se fossero colleghi alla pari. Era la prima volta che parlavano così approfonditamente di lavoro e questo al Signor Perri fece davvero molto piacere, lo si capiva dal guizzo che aveva negli occhi quando realizzava che di fronte aveva una persona che sapeva di che cosa si stava parlando e si destreggiava molto bene nelle questioni economico - amministrative.
“Bene, è tutto per ora” concluse lui
“Perfetto, mi metto subito al lavoro Signore” disse lei scavallando le gambe con estrema calma e sensualità per alzarsi.
Lui la bloccò con un cenno. “Voglio che sia presente anche lei all’appuntamento delle 10:00. Dovrà prendere appunti per la redazione del contratto”
Si avvicinò verso di lei e con la voce più bassa continuò “Spero che tu abbia eseguito gli ordini che ti ho dato lurida puttana. Hai tempo 3 minuti per andare in bagno, fare una foto del plug dentro il tuo culo e inviarmela. Voglio le prove che mentre sarai qui a fare il tuo lavoro tu abbia quel coso infilato nel culo.” “Mettici più di 3 minuti e non ti faccio arrivare al primo test.” Terminò lui prendendo il telefono e facendole vedere che stava impostando il timer.
“Subito Padrone”. Disse Emma a voce bassa per non farsi sentire da nessuno fuori.
Lui fece partire il timer ed Emma prese al volo le sue cose e si avvicinò velocemente alla sua scrivania. Appoggiò tutto, recuperò il telefono e si diresse in bagno. Ringraziò di aver scelto l’abbigliamento ottimale per quella prova. Gonna con autoreggenti, senza intimo sotto. Sperava che il suo Padrone avrebbe apprezzato la sua iniziativa. Riuscì a fare la foto in tempi record e la inviò subito alla mail del suo capo.
La risposta non tardò ad arrivare.
“Sei stata nei tempi”. Emma aveva sperato in qualcosa di più eccitante come risposta.
“Quando arriverà il mio appuntamento e ti chiamerò ad entrare, ti dirò di chiudere la porta. Questa volta continuerai a comportarti da brava segretaria.”
Questa volta.. Emma si chiese cosa sarebbe successo le altre volte.
Tornò al lavoro, possibilmente ancora più eccitata di prima e arrivò in un baleno il momento in cui le fu chiesto di partecipare all’incontro.
Partecipò all’incontro con un altro uomo d’affari, sulla quarantina, di bell’aspetto. Sembravano essere buoni amici e stilarono un accordo commerciale molto importante per entrambi. Ad Emma iniziò a dare fastidio il plug, anche perché rimase seduta tutto il tempo a prendere appunti e cercò di muoversi il meno possibile per non dare fastidio.
Quando finirono, Emma accompagnò l’ospite all’uscita e lui la salutò e le fece un occhiolino di intesa che Emma non capì.
“Prego chiuda la porta Emma che dobbiamo definire gli ultimi dettagli”
Emma non ci voleva credere. Il suo cuore fece un balzo di gioia, non si aspettava che glielo chiedesse, era praticamente ora di pranzo ormai e pensava che sarebbe rimasta in attesa ancora per un po’.
Si affrettò a chiudere la porta e si mise carponi per avvicinarsi al suo Padrone che era seduto sul divanetto.
“In posizione lì” le indicò lui il centro della stanza ed Emma, lentamente ci arrivò e si mise in posizione.
“Dunque, hai partecipato alla tua prima riunione e devo dire che ti sei comportata molto bene” disse lui con il suo tono pacato e allo stesso tempo autoritario.
Emma non sapeva se poteva parlare e decise di rimanere in silenzio e immobile con gli occhi verso il basso. Non voleva rischiare di far arrabbiare ancora il suo Padrone, voleva che lui la usasse, che la scopasse, che le desse il permesso di godere e sapeva che doveva stare attenta ai dettagli per fare il salto di livello che sperava.
“Adesso girati e fammi vedere il plug” le ordinò lui.
Emma ne fu così felice che non riuscì a trattenere un sorriso mentre si girava, appoggiava la faccia al pavimento e tirava su la gonna mostrando la figa bagnata e il plug nel culo al suo padrone.
“Ah.. vedo che abbiamo avuto un’ottima idea stamattina nel vestirci”
Emma fece per rispondere ma si trattenne appena in tempo. Moriva dalla voglia di dirgli che l’aveva fatto per lui e che sperava apprezzasse il gesto ma si bloccò all’istante.
Lui si avvicinò e iniziò a palparle di buon grado le natiche che erano ancora leggermente doloranti.
“Come mai questa scelta?”
Finalmente poteva parlare. “Speravo che potesse piacervi Padrone. Ho pensato che in questo modo vi sarebbe stato più facile usarmi se mi aveste fatto l’onore Padrone. Immaginavo voleste vedere se avevo messo il plug e ho preferito far si che fosse più facile mostrarvelo Padrone.”
“Hai avuto un’ottima intuizione. Mi piace questo tipo di iniziativa da parte tua” le rispose lui iniziando ad accarezzarle la vagina. Emma era talmente felice del complimento che quasi le venne da piangere.
“Vedo che sei eccitata. La situazione ti eccita lurida puttana?” Le disse lui prendendole il clitoride tra due dita e strizzandolo ritmicamente.
Emma sospirò “Ahhhh.. si Padrone, mi eccita molto”.
“Bene. È il minimo da parte tua. Voglio che tu sia sempre bagnata quando ti presenti a me, chiaro?” continuò lui iniziando a toccare il plug e a muoverlo.
“Certo Padrone. Lo sono sempre con Voi Padrone”
“Inarca di più la schiena. Ecco così.” Disse lui smettendo di toccarla. “Questa è la posizione giusta. Quella che voglio quando ti chiedo di mostrarmi quanto sei eccitata. Quando ti dico faccia in giù, devi metterti così. Schiena inarcata bene per farmi vedere questo tuo culo. Più inarchi la schiena, meglio è” e le tirò un sonoro schiaffo su una natica per farle capire che era meglio anche per colpirla. “Chiaro?”
“Si Padrone. Userò questa posizione ogni volta che mi chiederete di mostravi quanto sono eccitata. La chiamate faccia in giù e volete che inarchi la schiena il più possibile”.
“Bene”. Il tono della sua voce sembrava davvero soddisfatto per quello che stava vedendo e ad Emma si scaldò il cuore e aumentò l’eccitazione.
“Ora voglio approfittare della tua iniziativa. Alzati e lentamente togliti la gonna e quello che hai sopra”
Emma non stava più nell’eccitazione. Si alzò e nel modo più sensuale che riuscì si spogliò, lasciando cadere per ultima la gonna, rimanendo in reggiseno, autoreggenti e decolletè. Vide dai suoi pantaloni, che si stava eccitando anche il suo Padrone e ne fu davvero felice.
“Faccia in giù” le ordinò lui. Ed Emma, con movimenti sinuosi si mise in posizione inarcando la schiena al limite del dolore, dando al suo Padrone la piena visuale delle sue parti intime.
“Mmh mmh.. molto bene” acconsentì lui. “Vedo che finalmente impari in fretta” e continuando a palparla e toccarla continuò “Devo sempre punirti per ottenere quello che voglio da te?”
“No Padrone. Imparerò tutto al meglio. Mi punirete ma quando lo desidererete, per il vostro piacere, ma non per la mia incompetenza. Il mio desiderio è soddisfarvi e il mio piacere viene da quello.” cercò di rimanere impassibile Emma mentre lui iniziava a giocare con il plug dentro il suo culo.
“Dici che dovrei darti un’altra possibilità e considerarti la mia cagna e non più una lurida puttana indegna?”
continuò lui infilando due dita della vagina di lei e iniziando a spingere.
“Se lo volete Padrone. Vi potrò dimostrare quanto bene posso soddisfarvi e quanto sarò brava ad imparare ed eseguire i vostri ordini.”
“Vediamo se è vero quello che dici” disse lui allontanandosi e andando verso il mobile di fianco alla porta di ingresso. Dall’ultimo cassetto tirò fuori qualcosa che Emma non vide e tornò verso di lei.
“Mettiti a quattro zampe allora, come le cagne” Emma eseguì tenendo lo sguardo basso.
Lui le mise al collo un collare di pelle che si chiudeva con un gancio al quale era attaccata una catena cono un laccio per fare da guinzaglio.
“Le cagne sono legate al loro padrone dal guinzaglio, quindi ogni volta che entrerai qui, ti metterai carponi, lo indosserai, metterai il laccio in bocca e ti avvicinerai a me per sentire gli ordini. Chiaro? Si o no?”
“Si Padrone.”
“Le cagne sono fedeli al loro Padrone e sono felici di soddisfarlo. Non pensano al loro piacere personale ma solo a quello del loro Padrone. Non fanno domande, non esitano ad accontentare il loro Padrone, aspettano gli ordini e poi li eseguono. Ti rivedi in questo?”
“Si Padrone. Sono felice di potervi accontentare. Non penserò..”
“Alt..” la interruppe lui tirando il guinzaglio.
“Ti do fiducia e non voglio più che mi ripeti tutto quello che dico. Spero che tu sia in grado di impararlo ascoltando le mie indicazioni e basta”
“Si Padrone. Grazie Padrone”
“Bene. Ora andiamo in giro. Non voglio vedere la catena tirare, devi mantenere il guinzaglio morbido.”
Iniziò a muoversi per la stanza ed Emma carponi lo seguì. Era davvero umiliante pensò, ma allo stesso tempo la sua eccitazione aumentava. Sentiva i suoi umori aumentare e scendere lungo l’interno coscia.
Dopo qualche giro e qualche zig zag sempre più umiliante si fermarono.
“Faccia in giù” le ordinò lui mollando la presa e avvicinandosi al suo culo.
Senza dire nulla le tolse il plug di colpo, facendole male e rubandole un gemito di dolore.
“Silenzio cagna”, la colpì con una sberla lui.
Si tirò giù i pantaloni ed estrasse il suo grosso cazzo ormai bello eretto e lo passò sulla vagina di lei, facendolo impregnare dei suoi umori.
“Ah come si vede che sei una cagna, guarda quanto sei bagnata!”
Bagnò bene il suo pene per lubrificarlo, dopodichè, senza troppe cerimonie lo infilò dove prima c’era il plug e iniziò a sodomizzarla.
Emma gemette, era tutto un brivido, il contatto con il suo cazzo l’aveva fatta arrivare al limite dell’orgasmo e ora che lui era dentro di lei, riusciva a trattenersi appena.
Le spinte di lui si facevano più intense e profonde, le teneva per i fianchi e la montava con piacere sempre più crescente.
Dopo qualche minuto in cui Emma rischiò di godere parecchie volte lui uscì e le ordinò di inginocchiarsi di fronte a lui.
Velocemente Emma eseguì, capendo quello che avrebbe dovuto fare.
“Apri la bocca” disse lui un secondo prima di eiacularle dritto in gola. Emma ne era felicissima e accolse il suo sperma come il più pregiato dei nettari, non lasciando scappare nemmeno una goccia.
“Ahhhh… “gemette di piacere lui mentre le riversava in gola tutto il suo piacere. “Ora pulisci bene tutto” le disse accarezzandole la testa. Emma rimase sbalordita da quel gesto, ne fu davvero riconoscente e con estrema perizia leccò tutto per bene, lasciando il pene del suo Padrone completamente pulito, nonostante fosse appena stato nel suo ano.
“Guardami mentre lo fai” le disse lui con un filo di voce.
Emma continuò guardandolo dritto negli occhi, trovando in lui uno sguardo riconoscente e pieno di desiderio che la fece eccitare, se possibile, ancora di più.
“Brava” le disse togliendosi e rivestendosi. Il tono ora era dolce e non più autoritario e menefreghista come l’ultima volta che si erano visti. Emma si mise in posizione.
Lui si abbasso alla sua altezza per toglierle il collare, standole particolarmente vicino. Emma sentì il suo profumo e sospirò desiderosa di poterlo avere come desiderava da giorni.
“Penso che ci divertiremo insieme noi due sai?” “Spero che passerai il primo test” le sussurrò all’orecchio prima di alzarsi.
Andò a rimettere il guinzaglio al suo posto e tornò a sedersi sul divanetto di fronte ad Emma.
“Parliamo un po’ dei tuoi doveri ora.” Disse lui con tono pacato, sicuro ma gentile.
“Si Padrone”
“Allora, oggi è stata la prima riunione. Nelle prossime, potrà capitare che ti dovrai comportare come oggi ma altre volte sarai la mia schiava anche alla presenza di altre persone. Ti verrà comunque sempre indicato prima come esigo che tu ti comporterai. Nel caso in cui ti dica che voglio che ti comporti da schiava, appena chiuderai la porta, ti spoglierai completamente nuda e ti metterai in posizione nell’angolo dietro la porta, prenderai il collare e te lo metterai. Senza guinzaglio, a meno che non ti dica diversamente.” fece una pausa notando l’imbarazzo di Emma al pensiero di essere nuda davanti ad altre persone.
“Io ti vorrei vedere sempre nuda, ma qui preferisco non farlo per questioni di tempo. Preferisco avere più tempo per usarti che per farti spogliare e rivestire.”
Continuò “Con gli ospiti mi piace far vedere e mostrare la mia schiava, anzi la mia cagna. Voglio vantarmi di te e del tuo corpo. Non ti avrei scelta altrimenti. Quindi devono vederti nuda. Devono eccitarsi al vederti. Mi eccita vedere che anche altri ti desiderano”
Emma era in estasi, sentirsi dire quelle parole, dopo la punizione che aveva subito era come essere in paradiso. Azzardò un “Grazie Padrone” sottovoce trattenendo l’emozione. Avrebbe voluto saltargli addosso e baciarlo, ma non poteva e lo sapeva.
Andò avanti “Sarò sempre io a darti gli ordini, a meno che non ti dica che puoi soddisfare qualcun altro, ma a questo ci arriveremo con il tempo, per ora non ti chiederò di farlo.”
“Grazie Padrone.”
“All’inizio in queste riunioni non dovrai fare molto, sarai usata per sorreggere cose, servire da bere, cose così. Dovrai dimostrarmi tutta la tua dedizione nei miei confronti, dovrai essere disposta ad umiliarti senza condizioni solo per fare un piacere a me. Con il passare del tempo, e se supererai i test, i tuoi doveri aumenteranno e ti permetterò di soddisfarmi al meglio anche alle riunioni.“
“La prima riunione a cui parteciperai sarà domani alle 18:00. Durerà almeno un’ora se non di più. Al termine ci vedremo all’appartamento per vedere come ti sarai comportata e se mi avrai soddisfatto, quindi se avevi impegni, cancellali.”
“Si Padrone”.
“La prova di domani è molto simile al primo test che dovrai fare giovedì. Il test non sarà così semplice, ma potrai iniziare ad esercitarti”.
Si avvicinò a lei ed iniziò a palparle i seni e a strizzarle i capezzoli lentamente.
Emma respirò profondamente. Lui abbassò una mano e le tastò la vagina.
“Sempre bagnata, sei sulla buona strada” disse lui infilando tre dita che vennero accolte con estremo piacere da Emma.
“Ahhh…” sospirò lei sentendo sempre più vigore nelle spinte della sua mano. “Grazie Padrone”
Lui continuò con sempre più vigore. Emma ansimava e gemeva, faceva fatica a mantenere la posizione. Lui era dannatamente bravo e lei era dannatamente eccitata da tutta la mattina e non poteva resistere per molto.
Lui tolse le dita e portandole al viso di lei disse “Succhia come se fosse il mio cazzo e pulisci bene.”
Emma fu davvero felice di poterlo fare, sentiva che finalmente lui l’aveva perdonata e si sentiva in qualche modo più vicina al suo Padrone.
Simulò un pompino come se da quello dipendesse la sua vita non togliendo mai lo sguardo dagli occhi di lui, fino a che lui la fermò dicendo “Se continui così mi fai eccitare di nuovo e non abbiamo tempo”.
Emma non riuscì a trattenere un sorriso “Scusi Padrone”
Sorrise anche lui e il cuore di Emma fece un balzo, non aveva goduto, ma era davvero felice ugualmente.
“Ora vai, torna al lavoro che abbiamo molto da fare”.
Così Emma si rivestì ed uscì dalla stanza. L’ufficio nel frattempo si era svuotato per la pausa pranzo che stava per terminare e lei ne approfittò per andare in bagno a darsi una rinfrescata.
La giornata proseguì tranquilla. Emma fu immersa al lavoro fino a che poco prima di chiudere non fu chiamata nell’ufficio del suo capo.
“Chiuda la porta per favore”
Emma fu molto felice e eseguire l’ordine.
Si portò carponi e fece per prendere il collare.
“Non c’è tempo, vieni qui e basta” disse lui. Emma si affrettò ad avvicinarsi e si mise in posizione di fianco alla sua sedia.
“Mi hai fatto talmente eccitare oggi che ancora non mi è passata”
Emma non sapeva che cosa dire, era felice, eccitata, vogliosa come non mai.
“Sono contenta Padrone”
“Vieni qui” disse abbassandosi a toccarla da sotto la gonna in mezzo alla vagina. Era un lago.
“Mmmhh.. proprio la mia cagna” disse tastando il clitoride ed entrando con un dito nella vagina.
“Slacciami i pantaloni e divertiti, fammi vedere quanto vuoi soddisfarmi” disse rimanendo piegato verso di lei.
Emma più felice che mai con movimenti rapidi slacciò la cintura e tirò giù tutto. Il cazzone era bello duro e lei iniziò a spompinarlo con tutta la foga che aveva.
Lui si tolse da Emma e leccandosi le dita si mise comodo contro lo schienale mentre lei lavorava senza staccagli gli occhi di dosso e godendo dell’espressione goduriosa di lui nell’assaporare gli umori di lei.
Emma cercò di andare più a fondo possibile, alternò spompinate rapide a succhiate più lente e seducenti, giocò con i suoi testicoli e con la sua cappella. Cercò di farlo impazzire e a quanto le parve ci riuscì, perché dopo poco lui le venne copiosamente in bocca, facendola quasi soffocare.
Senza farselo dire, lei pulì tutto e solo quando ritenne di aver finito il lavoro si staccò per rimettersi in posizione.
“Ahhh…. Brava.. sai davvero spompinare bene… un punto a tuo favore”
“Ah.. sono davvero felice Padrone”
Lui riportò le dita nella vagina di lei “lo vedo, lo vedo”.
“Puoi vestirti così anche domani” le disse staccandosi da lei.
“Ora puoi andare a casa, ci vediamo domani mattina”
“Grazie Padrone, non vedo l’ora” Azzardò Emma che di sottecchi riuscì a vedere un guizzo negli occhi del suo Padrone soddisfatto.
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