Maria e quei favolosi anni '60 (III Parte)
di
Pollicino3
genere
dominazione
7. La "prima volta" di Maria.
Le fantasie e le perversioni sessuali di Paolo erano praticamente inesauribili, e così, ben presto, non si lasciò sfuggire l’occasione di metterla a disposizione per farla congiungere carnalmente… con i cani!
Tutto ciò, avvenne a coronamento di una delle ormai immancabili aste, che si svolse in Spagna nel salotto di Luigi – un laido figuro –, con Maria al centro e con pochissimi altri adepti e le loro bestie: un levriero, un mastino napoletano, un Rottweiler e un pastore maremmano, rigorosamente maschi e pesanti tra i 100 e i 120 kg.
I competitori, assai facoltosi, si affrontarono a suon di milioni, e alla fine la spuntò Juan, il proprietario del maremmano che pagò molto ma molto bene...
Paolo e l'uomo che risultò vincitore si accordarono affinchè il sabato seguente la donna fosse “trivellata” dal suo animale, che si chiamava Argo...
Perciò, il "gestore" di lei, senza tante formalità, le spiegò esattamente cosa le sarebbe accaduto, e alla fine le disse, sghignazzando di cuore:
- "Se lo sapesse il tuo fidanzato... Bella mia, stavolta però vai tranquilla, non dovrai temere di rimanere incinta e di dover essere svuotata come una gallinella... Farai felice questo cucciolo, che il suo padrone vuole far sfogare prima di farlo sterilizzare...".
E le mostrò la foto dell'animale...
Maria, dapprima non capì esattamente cosa l'aspettava tanto era una cosa assurda, ma quando si rese conto esattamente di quale sarebbe stato il suo destino, istintivamente fece un balzo indietro, inorridita e terrorizzata allo stesso tempo, come se il molosso si stesse materializzando già dinanzi a lei. E rabbrividendo, quasi piagnucolò:
- "Paolo, ho accettato ogni cosa che mi hai proposto, ma un cane... e così grosso...".
Ma l’uomo la tranquillizzò:
- "Non devi avere paura, puttana, hai avuto nella pancia bestioni che ti hanno fatto davvero male... Argo sarà preparato adeguatamente, e vedrai che tutto andrà bene... E poi Juan ha pagato bene, lo hai visto e sentito pure tu...".
Maria si sentì con le spalle al muro, e lasciò convincere, mentre Paolo – coadiuvato da un falegname di sua conoscenza e assai discreto – realizzò, esattamente sulle sue misure antropometriche, una sorta di “telaio” dotato di cuscinetti atti a proteggerle gomiti e ginocchia, che posizionò in maniera tale da consentire alla vagina di trovarsi con un'angolazione ideale per permettere un inserimento preciso.
Finalmente, giunse il giorno stabilito, e la poveretta fu condotta da Juan (che l’attendeva insieme al “Dottore”), fatta "accomodare" a pecora, e bloccata ai polsi ed alle caviglie.
Poi, con una leggera copertina stesa sulla schiena di Maria – per evitare danni alla pelle a quella fabbrica di soldi –, una museruola (che fu fatta indossare al cane) e una sicura fasciatura delle zampe, tutto fu pronto.
Argo era molto eccitato, e gli "assistenti" lasciarono che la leccasse in ogni anfratto, andando su di giri al solo sentire il profumo della vagina di Maria che cominciava a gocciolare vergognosamente...
A quel punto, Paolo e Juan – vedendo il pene dell'animale che iniziava ad assumere proporzioni considerevoli – presero a massaggiargli lo scroto, sino a che il membro canino non cominciò ad farsi strada attraverso il pelo, e i due continuarono ad accarezzarlo per procurargli un’erezione completa.
Allora, il suo "tutore" si avvicinò a Maria spiegandole ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve:
- "Rilassati... Tra poco riceverai dentro tanto sperma come non ne hai mai preso in una volta sola... Ma non ti spaventare… Ti ripeto: non rischi assolutamente di restare incinta, il seme di un cane non può fecondare una femmina d'uomo...".
Paolo non ebbe finito di parlare che Juan accompagnò con precisione il pene dell'animale per facilitarne l’ingresso: il precum fungeva da lubrificante, e rese tutto indolore, tanto che Maria non se ne accorse nemmeno.
Da lì, Argo fece tutto da solo, e prese a montare la donna in un modo tanto frenetico che non aveva mai “subito” da nessun essere umano, ma allo stesso tempo estremamente piacevole.
Il maremmano cominciò a schizzare abbondantemente dentro di lei, e quando si avvicinò all'orgasmo il suo membro continuò ad ingrossarsi ulteriormente, soprattutto alla base.
Il nodo si ingigantì, e finì per "incastrarsi" nella sacca vaginale di Maria, la quale provò una sensazione sublime... Il cane continuava a spingere dentro, e più spingeva e più il nodo si ingrossava, formando un corpo unico tra le loro carni.
Improvvisamente, Argo si bloccò, e allo steso tempo Maria percepì dei caldi getti martellare il suo ventre, e il membro del cane che pulsava forzando contro le pareti della sua fica... Ad ogni getto, la quantità di sperma che il cane emetteva aumentava, e si faceva sempre più cremoso, mentre i due maschi si divertivano a vedere lo “spettacolo” offerto dalla loro “cagna”.
Il grosso pene era ormai comodamente sistemato nella vagina, e la donna percepì un'altra piacevole sensazione: come se il suo corpo si fosse riempito in un modo estremo. E in effetti, il nodo impediva ogni fuoriuscita di sperma, facendo aumentare la pressione e penetrare il liquido fino nell’utero...
Maria sentiva il suo ventre ingrossarsi sempre più, e cominciò ad andare in panico:
- "Aiutatemi, vi prego... Mi sta massacrando la vagina... Fermatelo!", urlò chiedendo pietà, ma Paolo e Juan non avevano tempo per ascoltarla, impegnati com’erano a godere di quella situazione.
Ma per fortuna non accadde nulla di tutto ciò che lei aveva temuto, anzi l’animale – che in quel momento considerava Maria come la sua femmina – iniziò a leccarle il volto per dimostrarle tutta la sua riconoscenza per averlo reso felice.
Ad ogni modo, Maria era terrorizzata, poiché era passata più di un'ora e ancora non riusciva a liberarsi dal nodo… Provò a strapparselo da dentro, ma i due uomini che l'assistevano le intimarono:
- "Stai calma, se continui a strappare ti farai male e farai male al cane...".
Così, lei si rassegnò, e in quella scomoda posizione cominciò ad assaporare tutto il piacere che quel legame anomalo le stava scatenando...
Infine, Paolo e Juan, vedendo la "schiava" così eccitata, vollero farle provare pure la posizione classica del missionario, dove raggiunse il massimo dell'orgasmo grazie alla pelliccia dell'animale che – durante la copula supina, sdraiato sopra di lei – le stimolava il clitoride e i capezzoli...
Orgasmi multipli si susseguirono, uno dopo l'altro, e si impossessarono del suo corpo, e la sua vagina fu presa da una serie di convulsioni e contrazioni, che la lasciarono stremata e quasi priva di sensi.
Quando poi Juan pensò di aver avuto abbastanza per quanto aveva pagato, le consentì di estrarre il cazzo del cane, e immediatamente si assistette a un’abbondante fuoriuscita di sperma dalla passera ormai disfatta di Maria: una cosa mai vista, un flusso che parve assolutamente inarrestabile, e che – era il caso di dirlo – non aveva nulla di umano...
La donna, a quel punto, si illuse che tutto era finito lì, ma il maremmano cominciò a leccarle la vagina – il cui pelo folto e nero si era inzuppato di sperma e dei suoi umori –, così come avrebbe fatto con una femmina del suo genere, sollecitandole un ulteriore, spaventoso orgasmo.
In seguito, le copule canine avvennero anche diverse volte al giorno, ed ogni volta era un trauma per lei, soprattutto quando, a gambe divaricate, veniva fatta penetrare per via rettale...
8. Gravida e madre.
Maria, avrebbe voluto tante e tante volte diventare madre, ne aveva ormai anche l'età, ma il "cerchio magico" che gestiva il suo corpo non glielo aveva mai permesso.
Fino a quando il "gioco" non cambiò i suoi termini...
Un giorno infatti – era il 1966 e Maria aveva 30 anni –, durante le trattative per l'ennesima “cessione”, il più facoltoso e la vera mente del gruppo (ma anche colui che rimase sempre nell'ombra) si fece avanti promettendo di versare lui, questa volta, un compenso incredibile, inimmaginabile, e mai incassato prima dalla "banda".
Disse:
- "Ascoltatemi bene... Stavo pensando che duecento milioni farebbero comodo a tutti voi... Ebbene, ce li metto io, di tasca mia, a patto che questa volta mi consentiate di giacere a me con Maria, e – udite bene – di metterla incinta e di farle portare a termine la gravidanza... Tanto, poi, tu Paolo troverai il modo di scaricare il bebè sulle spalle di quel cornuto stupido di Giovanni... Trascurare una femmina del genere, vuol dire meritarsi questo e altro... Ahahah...".
Lì per lì, il gruppo rimase spiazzato, mai nessuno si era spinto a chiedere tanto, e soprattutto Paolo – che ormai considerava la donna come una cosa sua –, ma alla fine non riuscì a negare a quell'uomo così potente e generoso la sua soddisfazione, anche perché il denaro che metteva a disposizione era davvero tanto.
Così, sfruttando anche la grande regolarità del ciclo mestruale di Maria che avrebbe permesso di andare sul sicuro, si scelse il periodo più fertile, quello insomma più favorevole alla ovulazione...
Ma Maria ancora non sapeva nulla, e apprendere quella notizia fu per lei alquanto spiazzante: sì, è vero, diventare madre era il suo sogno, come per qualunque altra donna, ma lo aveva sempre sognato in una maniera romantica, ed esserlo in un modo così "meccanico", freddo, senza un atto d'amore, le procurò una certa delusione...
Dopo i primi istanti di smarrimento, però, rassicurata su ciò che ne sarebbe stato di lei e del bambino, reagì:
- "Sinceramente, non mi aspettavo una proposta di questo genere... Però, in fondo, è il momento giusto... E Giovanni non si decide... Ebbene sìa! E speriamo che vada tutto per il verso giusto!".
Allora Paolo le domandò:
- “Bene… Fammi sapere qual’è la prossima finestra buona della tua fertilità…”.
E Maria, senza esitazione:
- “Domani… Sarò al top… Solo, posso sapere chi sarà a rendermi madre?”.
Ma l’uomo, consapevole delle ferree regole del “cerchio magico”, le rispose:
- “Accontentati del risultato… D’altronde, è quello che desideri anche tu…”.
Ricevuto il consenso tra l’altro prevedibile della donna (ormai era stata portata a un punto tale che, se ciò fosse stato possibile, avrebbe concepito anche da un cane), i suoi ovuli vennero messi a disposizione dello sperma più attivo, e si decise che il capo – a protezione anche del suo anonimato che era stato il “segreto” del successo della banda in tutti quegli anni – si sarebbe presentato a lei camuffato con una mascherina che lo avrebbe reso irriconoscibile…
Paolo comunicò la grande notizia al suo “superiore”, e il giorno seguente le condusse la donna affinchè soddisfacesse il suo ego…
Maria era davvero bellissima, “vestita” come Paolo le aveva imposto: calzava delle scarpe nere lucide con tacco moderatamente alto, un bel paio di autoreggenti con pizzo dello stesso colore, e un bel perizomino ridottissimo, dal quale “traboccava” il fantastico e abbondante pelo della sua fica, in maniera tale da nasconderne le labbra ormai dilatate dalle innumerevoli penetrazioni profonde e travolgenti…
Per il resto era completamente nuda, avvolta solo in un soprabito rosso che le scendeva a coprire sotto il pizzo delle calze e sopra quasi soli i capezzoli delle sue magnifiche tette, mentre lasciava scoperto sul davanti un pancino tremendamente sexy.
Gli andò ad aprire che “indossava” semplicemente una mascherina nera “tipo zorro”, e per il resto si mostrò da subito per quello che era: sessantatre anni, un tipo non bello da vedere, ma – come già detto – ricco e potente, percui né Paolo né Maria avrebbero potuto dire di no ad ogni sua richiesta; bassino, alto più o meno un metro e sessantacinque centimetri per 90 kg., aveva anche una strana protuberanza allo stomaco, sul lato sinistro.
Subito, la donna notò che aveva un cazzo che pareva una proboscide ed era chiaramente fimotico, sui 18 cm circa, molle e “a trombone”, più grosso al glande rispetto alla base.
Un uomo che, insomma, era l'ultima persona con la quale Maria avrebbe voluto giacere se avesse potuto scegliere liberamente…
Li fece accomodare grugnendo delle parole che dovevano essere di benvenuto, e li condusse in una stanza che aveva preparato all’uopo insieme a Paolo, dove un letto enorme a due spalliere troneggiava al centro.
E mentre Maria, quasi spaventata, lo esaminava da capo a piedi, questi intimò sottovoce all’altro:
- “Legala, non vorrei che si ribelli o peggio cerchi di scappare…”.
Su un tavolino accanto erano delle cordicelle di canapa, e l'uomo – indicandole con lo sguardo – disse a Paolo:
- "Puoi usare quelle...".
Così, il suo "conduttore" prese la femmina per le spalle e le fece scivolare a terra il soprabito, mentre l'altro – che non si aspettava un corpo così perfetto, con muscoli tirati come tavole – ebbe un fremito, che fece schizzare immediatamente il cazzo in un poderoso alzabandiera.
Paolo, la aiutò a coricarsi al centro di quel giaciglio che gli parve più come un'ara sacrificale, ma la voce perentoria dell'altro maschio lo fece trasalire:
- "Aspetta... Prima falle indossare questo!".
E gli porse un mini perizoma con i lacci laterali...
Maria non fece un fiato, benché quell'indumento la lasciasse praticamente nuda, con il suo magnifico cespuglio esposto alla vista dei due.
Poi, Paolo le allargò braccia e gambe fino a formare una sorta di "X", e prendendo uno alla volta quei legacci le serrò saldamente polsi e caviglie...
A quel punto, tornò da colui che avrebbe ottenuto ciò che nessun altro aveva mai potuto avere, e quello – precedendolo – lo condusse in uno stanzino angusto e buio attiguo alla camera da letto, dove un finto specchio gli avrebbe permesso di assistere ad ogni fase copula.
E gli disse:
- "Beh, io vado a godermi la troia...".
Tornò da Maria e la bendò. La lasciò così, prendendosi qualche istante per ammirarla in solitudine.
Ma poi Maria cominciò a sentire il corpo nudo di lui contro il suo. Pur non potendolo vedere, provò un senso di ribrezzo, si sentiva "sporca" man mano che quel maschio scivolava su di lei.
La baciava appassionatamente e le leccava il collo, facendo scorrere la sua lingua famelica ovunque, fino ad intrufolarsi tra le dita dei piedi, e alternando sistematicamente baci, carezze e leccate profonde.
All'improvviso, Maria sentì quelle mani così "pesanti" fermarsi sui suoi fianchi, afferrare e tirare i fiocchetti del perizoma... Si sentì completamente nuda, e in effetti ormai lo era, visto che il suo nuovo padrone le aveva strappato via anche quel sottile tessuto trasparente che fungeva da ultimo baluardo tra i genitali di entrambi...
Lui, sfiorava la fica di Maria ma senza mai toccarne le carni, "giocava" perdutamente con la sua pelliccia, finché – dimenticando il suo ruolo – la donna gli bisbigliò con un filo di voce:
- "Mi vuoi fare impazzire... e ci stai riuscendo alla grande...".
Infatti, la sua passerina si stava bagnando, producendo una sorta di effetto luccicante sopra il vello nero corvino.
Ritornò nuovamente sulle labbra di lei per baciarla, ficcandole con prepotenza la lingua in bocca, mentre Maria sentì sulla sua pancia la "potenza" di quel membro duro, nodoso e caldo.
L'uomo, amava giocarci, facendolo scorrere lentamente su e giù per quel sublime corpo di femmina, fino a strusciarlo con decisione sui capezzoli, che succhiava anche tanto da farle male, e che per reazione si fecero durissimi come l’acciaio e svettanti verso l'alto al centro perfetto delle mammelle.
Visto, però che secondo lui la femmina non era ancora abbastanza “calda” per un’occasione così importante, il maschio decise di utilizzare un fallo propiziatorio d’avorio, che veniva usato per la deflorazione di giovinette di alto rango nelle tribù del Centro Africa, e che aveva ricevuto tempo addietro da un cliente ma che non aveva mai impiegato.
Era praticamente una sorta di piccola zanna d’elefante, e lui lo riempì di olio bollente che nelle sue intenzioni doveva favorire l'ingresso fino in fondo alla vagina, mentre nella parte superiore un piccolo sperone in legno sarebbe andato a stimolare l'utero...
Maria, pur non potendo assistere ai preparativi per via della benda che le ostacolavano la vista, sentì degli strani rumori che le fecero salire il cuore in gola. Gli domandò:
- "Che stai facendo?".
E lui:
- "Tranquilla, vedrai che quando avrò fatto quello che sto facendo, sarai calda come una cagna e bagnata come una vacca... Così non ci faremo male!".
Così dicendo, iniziò – dando al gesto un tono di quasi sacralità – ad inserirle lentamente in vagina quell'oggetto che Maria sentì essere molto caldo. Si fece largo nelle sue viscere, fino a raggiungere l'orifizio uterino, e poi su lentamente ma inesorabilmente dentro l'utero, in profondità.
La femmina si sentì come squarciata, e sollevò il bacino dal letto, il che fece sì che quella zanna andasse a raggiungere un punto del suo corpo mai raggiunto prima...
Vi si fermò dentro per una decina di minuti, stimolando una incredibile lubrificazione che non tardò a sopraggiungere, e che infine bagnò spudoratamente l'interno cosce della giovane donna.
Poi l’uomo si mosse, adagiando il suo strano glande sulle umide labbra di Maria, la quale in un gesto istintivo le schiuse e iniziò a leccarlo e a succhiarlo per bene...
E fu proprio a questo punto che accadde qualcosa che nè lui né lei si sarebbero aspettati: come per un accordo mai preso, la donna serrò la bocca, mentre l'uomo cominciò lentamente a spingere verso la profondità della gola, e più lui spingeva e più il prepuzio gli scorreva – seppur a fatica – all'indietro, ammorbidito da molta saliva.
In breve, nonostante la severa fimosi da cui era affetto, la cappella risultò (forse per la prima volta in vita sua) completamente scoperta, e il filetto si trovò alla massima tensione.
Come effetto immediato, provò un piacere assoluto, ma lo sfregamento di quelle parti lo portò sulla soglia di una venuta estrema.
Perciò, il capo del "cerchio magico" si tirò precipitosamente fuori da quel caldo antro, e si dedicò a baciarle il ventre (che preso alla sprovvista ebbe un sussulto, quasi un crampo doloroso ma allo stesso tempo piacevole), scendendo sempre più giù, fino ad arrivare – finalmente – alla fica oramai fradicia e completamente esposta.
Per la prima volta, poteva toccare con le mani quella meraviglia che tante volte aveva visto durante le aste a cui aveva preso parte: un folto cespuglio di peli scuri, non particolarmente lunghi e concentrati solo nella zona della grande fessura centrale, che emanava un forte e acre odore di giovane femmina...
La bellezza del suo basso ventre, lo spinse ad agire: si chinò, e iniziò con le grasse dita di entrambe le mani a spostare i peli in modo da scoprire le grandi labbra, e subito dopo le allargò per giungere a quelle più interne che – una volta aperte anch'esse – disvelarono l’accesso alla vagina.
Con un irrefrenabile desiderio prese a leccarle il clitoride, che sotto i suoi martellanti colpi di lingua si gonfiava sempre più.
A volte, preso da un eccesso di libidine, le leccate si trasformavano in piccoli morsi, che facevano ansimare Maria, con le orbite degli occhi rivolte per qualche istante all'indietro.
La donna si stava eccitando, e volle ricompensare quel maschio almeno riconoscendone i meriti:
- "Sei bravo a leccare...".
Allora il "padrone" osò di più, e inserì repentinamente indice e medio nella "sacca" tanto adorata per farla lubrificare ancora.
Maria avrebbe voluto muoversi, toccarsi tutta, vedere, ma non poteva farlo, legata e bendata com'era, e questo aumentava ancora di più il suo piacere.
Concentrata a godere con tutte le sue forze, a un certo punto percepì l'uomo separarsi da lei, e quasi d'istinto gli urlò:
- "No, perché, continua... era così bello!".
Ma subito dopo, sentì la sua cappella – gonfia e cresciuta a dismisura – aderire alla spacca, e con una violenta spinta invadere tutto il suo ventre.
L’uomo si lamentò, bestemmiò per il dolore che la fimosi gli procurava a fare sesso, e cercò di spingere sempre più a fondo; lavorava essenzialmente di bacino, con quel cazzo enorme che – completamente “inzuppato” negli umori di Maria – lo faceva soffrire a entrare e uscire. Perciò, lo spingeva dentro aiutandosi anche con le mani, e anche così non sempre riusciva a mantenere l’erezione, poiché la quantità di sangue normalmente necessaria, in realtà gli gonfiava solamente a dismisura la cappella…
Scivolava dentro e fuori, aiutato anche dal continuo "allenamento" a cui lei aveva sottoposto, nel tempo, la sua passerina.
Ad ogni movimento di quel bruto, Maria gemeva, e sentiva di essere prossima all’orgasmo.
Si contorceva sul letto e, per darle il "colpo di grazia", lui le uscì fuori e tornò a leccarle il clitoride: bastarono pochi attimi ed eccolo!, il suo corpo si irrigidì e muovendosi convulsamente Maria si fece male ai polsi e alle caviglie con le corde che la bloccavano...
Un orgasmo si succedeva a un altro, sempre più potente, e per completare l'opera l'uomo si chinò a leccare tutti i suoi umori che erano fuoriusciti come un travolgente alluvione...
Orribile alla vista, quel maschio però ci sapeva fare, e si preparò per centrare finalmente il suo obiettivo...
Strinse in pugno il suo membro e lo ficcò nuovamente dentro Maria, la quale ne sentì immediatamente le vene pulsare.
Poche pompate, e giunse il momento: lui la “bombardò” con il suo sperma bollente, e lei – ormai assuefatta al suo olezzo – lo accolse come aveva fatto in precedenza con tutti gli altri uomini...
Fiotti di sperma giallastro e nauseante vennero "sparati" con forza e a ripetizione nel grembo di Maria: uno, due, dieci, venti, a ripetizione, come una mitragliatrice impazzita...
Quel maschio, che non aveva usato volutamente il preservativo – per non rischiare di perdere quel poco di erezione che faticosamente era riuscito a raggiungere e mantenere – ora, per la prima volta in vita sua, stava eiaculando dentro; e sebbene avesse un'età in cui ci si prepara ad essere nonni, non era impossibile che il suo "sogno" si realizzasse...
Infine, si abbattè letteralmente sopra di lei, come uno scarafaggio addosso ad una regina...
Bloccata in quella posizione, Maria non poteva muoversi, e ciò favorì la "corsa" degli spermatozoi verso le ovaie...
La femmina sapeva bene cosa stava rischiando, e che ben presto si sarebbe dovuta sottoporre all'ennesimo straziante aborto, ma fu anche sorpresa di come quel maschio così brutto fisicamente si era rivelato un toro insaziabile.
Quando lui si riprese, si sollevò, tolse la benda dagli occhi di Maria e le sciolse mani e piedi dai legacci.
Si rivestirono, e solo allora Paolo ricomparve sull'uscio... L'altro, pienamente soddisfatto, gli disse:
- "È proprio una bella vacca da riproduzione... Sono certo di aver fatto centro!".
E poi, rivolto alla donna:
- "Complimenti, avrai finalmente un figlio...".
Solo allora Maria capì le vere intenzioni di quei due irresponsabili... Non l'avrebbero fatta abortire, ma partorire!
Da allora, però, la giovane donna aveva continuato ad essere "venduta" per il piacere fisico e mentale del suo "gestore", finché – lei, così regolare nel ciclo mestruale – cominciò a "mancare" le sue cose, la pancia cresceva, e con essa le preoccupazioni...
Allora, un giorno, Paolo la prese da parte e le disse:
- "Vedi quanto sei troia? Ti avrei dovuta far sterilizzare, prima... Fa niente, ma ora devi fare in modo che tuo marito ti scopi per bene... Io lo conosco quello là: metti un preservativo, bucalo e fatti sborrare dentro come mai ha fatto... E il gioco è fatto... Crederà a tutto, quel fesso!".
Maria, anche questa volta, obbedì, e tutto andò come programmato.
Nove mesi dopo il "fattaccio", la femmina partorì un bel maschietto e lo chiamò Alberto, e il "legittimo cornuto" lo riconobbe e lo crebbe senza mai sospettare nulla...
FINE.
Le fantasie e le perversioni sessuali di Paolo erano praticamente inesauribili, e così, ben presto, non si lasciò sfuggire l’occasione di metterla a disposizione per farla congiungere carnalmente… con i cani!
Tutto ciò, avvenne a coronamento di una delle ormai immancabili aste, che si svolse in Spagna nel salotto di Luigi – un laido figuro –, con Maria al centro e con pochissimi altri adepti e le loro bestie: un levriero, un mastino napoletano, un Rottweiler e un pastore maremmano, rigorosamente maschi e pesanti tra i 100 e i 120 kg.
I competitori, assai facoltosi, si affrontarono a suon di milioni, e alla fine la spuntò Juan, il proprietario del maremmano che pagò molto ma molto bene...
Paolo e l'uomo che risultò vincitore si accordarono affinchè il sabato seguente la donna fosse “trivellata” dal suo animale, che si chiamava Argo...
Perciò, il "gestore" di lei, senza tante formalità, le spiegò esattamente cosa le sarebbe accaduto, e alla fine le disse, sghignazzando di cuore:
- "Se lo sapesse il tuo fidanzato... Bella mia, stavolta però vai tranquilla, non dovrai temere di rimanere incinta e di dover essere svuotata come una gallinella... Farai felice questo cucciolo, che il suo padrone vuole far sfogare prima di farlo sterilizzare...".
E le mostrò la foto dell'animale...
Maria, dapprima non capì esattamente cosa l'aspettava tanto era una cosa assurda, ma quando si rese conto esattamente di quale sarebbe stato il suo destino, istintivamente fece un balzo indietro, inorridita e terrorizzata allo stesso tempo, come se il molosso si stesse materializzando già dinanzi a lei. E rabbrividendo, quasi piagnucolò:
- "Paolo, ho accettato ogni cosa che mi hai proposto, ma un cane... e così grosso...".
Ma l’uomo la tranquillizzò:
- "Non devi avere paura, puttana, hai avuto nella pancia bestioni che ti hanno fatto davvero male... Argo sarà preparato adeguatamente, e vedrai che tutto andrà bene... E poi Juan ha pagato bene, lo hai visto e sentito pure tu...".
Maria si sentì con le spalle al muro, e lasciò convincere, mentre Paolo – coadiuvato da un falegname di sua conoscenza e assai discreto – realizzò, esattamente sulle sue misure antropometriche, una sorta di “telaio” dotato di cuscinetti atti a proteggerle gomiti e ginocchia, che posizionò in maniera tale da consentire alla vagina di trovarsi con un'angolazione ideale per permettere un inserimento preciso.
Finalmente, giunse il giorno stabilito, e la poveretta fu condotta da Juan (che l’attendeva insieme al “Dottore”), fatta "accomodare" a pecora, e bloccata ai polsi ed alle caviglie.
Poi, con una leggera copertina stesa sulla schiena di Maria – per evitare danni alla pelle a quella fabbrica di soldi –, una museruola (che fu fatta indossare al cane) e una sicura fasciatura delle zampe, tutto fu pronto.
Argo era molto eccitato, e gli "assistenti" lasciarono che la leccasse in ogni anfratto, andando su di giri al solo sentire il profumo della vagina di Maria che cominciava a gocciolare vergognosamente...
A quel punto, Paolo e Juan – vedendo il pene dell'animale che iniziava ad assumere proporzioni considerevoli – presero a massaggiargli lo scroto, sino a che il membro canino non cominciò ad farsi strada attraverso il pelo, e i due continuarono ad accarezzarlo per procurargli un’erezione completa.
Allora, il suo "tutore" si avvicinò a Maria spiegandole ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve:
- "Rilassati... Tra poco riceverai dentro tanto sperma come non ne hai mai preso in una volta sola... Ma non ti spaventare… Ti ripeto: non rischi assolutamente di restare incinta, il seme di un cane non può fecondare una femmina d'uomo...".
Paolo non ebbe finito di parlare che Juan accompagnò con precisione il pene dell'animale per facilitarne l’ingresso: il precum fungeva da lubrificante, e rese tutto indolore, tanto che Maria non se ne accorse nemmeno.
Da lì, Argo fece tutto da solo, e prese a montare la donna in un modo tanto frenetico che non aveva mai “subito” da nessun essere umano, ma allo stesso tempo estremamente piacevole.
Il maremmano cominciò a schizzare abbondantemente dentro di lei, e quando si avvicinò all'orgasmo il suo membro continuò ad ingrossarsi ulteriormente, soprattutto alla base.
Il nodo si ingigantì, e finì per "incastrarsi" nella sacca vaginale di Maria, la quale provò una sensazione sublime... Il cane continuava a spingere dentro, e più spingeva e più il nodo si ingrossava, formando un corpo unico tra le loro carni.
Improvvisamente, Argo si bloccò, e allo steso tempo Maria percepì dei caldi getti martellare il suo ventre, e il membro del cane che pulsava forzando contro le pareti della sua fica... Ad ogni getto, la quantità di sperma che il cane emetteva aumentava, e si faceva sempre più cremoso, mentre i due maschi si divertivano a vedere lo “spettacolo” offerto dalla loro “cagna”.
Il grosso pene era ormai comodamente sistemato nella vagina, e la donna percepì un'altra piacevole sensazione: come se il suo corpo si fosse riempito in un modo estremo. E in effetti, il nodo impediva ogni fuoriuscita di sperma, facendo aumentare la pressione e penetrare il liquido fino nell’utero...
Maria sentiva il suo ventre ingrossarsi sempre più, e cominciò ad andare in panico:
- "Aiutatemi, vi prego... Mi sta massacrando la vagina... Fermatelo!", urlò chiedendo pietà, ma Paolo e Juan non avevano tempo per ascoltarla, impegnati com’erano a godere di quella situazione.
Ma per fortuna non accadde nulla di tutto ciò che lei aveva temuto, anzi l’animale – che in quel momento considerava Maria come la sua femmina – iniziò a leccarle il volto per dimostrarle tutta la sua riconoscenza per averlo reso felice.
Ad ogni modo, Maria era terrorizzata, poiché era passata più di un'ora e ancora non riusciva a liberarsi dal nodo… Provò a strapparselo da dentro, ma i due uomini che l'assistevano le intimarono:
- "Stai calma, se continui a strappare ti farai male e farai male al cane...".
Così, lei si rassegnò, e in quella scomoda posizione cominciò ad assaporare tutto il piacere che quel legame anomalo le stava scatenando...
Infine, Paolo e Juan, vedendo la "schiava" così eccitata, vollero farle provare pure la posizione classica del missionario, dove raggiunse il massimo dell'orgasmo grazie alla pelliccia dell'animale che – durante la copula supina, sdraiato sopra di lei – le stimolava il clitoride e i capezzoli...
Orgasmi multipli si susseguirono, uno dopo l'altro, e si impossessarono del suo corpo, e la sua vagina fu presa da una serie di convulsioni e contrazioni, che la lasciarono stremata e quasi priva di sensi.
Quando poi Juan pensò di aver avuto abbastanza per quanto aveva pagato, le consentì di estrarre il cazzo del cane, e immediatamente si assistette a un’abbondante fuoriuscita di sperma dalla passera ormai disfatta di Maria: una cosa mai vista, un flusso che parve assolutamente inarrestabile, e che – era il caso di dirlo – non aveva nulla di umano...
La donna, a quel punto, si illuse che tutto era finito lì, ma il maremmano cominciò a leccarle la vagina – il cui pelo folto e nero si era inzuppato di sperma e dei suoi umori –, così come avrebbe fatto con una femmina del suo genere, sollecitandole un ulteriore, spaventoso orgasmo.
In seguito, le copule canine avvennero anche diverse volte al giorno, ed ogni volta era un trauma per lei, soprattutto quando, a gambe divaricate, veniva fatta penetrare per via rettale...
8. Gravida e madre.
Maria, avrebbe voluto tante e tante volte diventare madre, ne aveva ormai anche l'età, ma il "cerchio magico" che gestiva il suo corpo non glielo aveva mai permesso.
Fino a quando il "gioco" non cambiò i suoi termini...
Un giorno infatti – era il 1966 e Maria aveva 30 anni –, durante le trattative per l'ennesima “cessione”, il più facoltoso e la vera mente del gruppo (ma anche colui che rimase sempre nell'ombra) si fece avanti promettendo di versare lui, questa volta, un compenso incredibile, inimmaginabile, e mai incassato prima dalla "banda".
Disse:
- "Ascoltatemi bene... Stavo pensando che duecento milioni farebbero comodo a tutti voi... Ebbene, ce li metto io, di tasca mia, a patto che questa volta mi consentiate di giacere a me con Maria, e – udite bene – di metterla incinta e di farle portare a termine la gravidanza... Tanto, poi, tu Paolo troverai il modo di scaricare il bebè sulle spalle di quel cornuto stupido di Giovanni... Trascurare una femmina del genere, vuol dire meritarsi questo e altro... Ahahah...".
Lì per lì, il gruppo rimase spiazzato, mai nessuno si era spinto a chiedere tanto, e soprattutto Paolo – che ormai considerava la donna come una cosa sua –, ma alla fine non riuscì a negare a quell'uomo così potente e generoso la sua soddisfazione, anche perché il denaro che metteva a disposizione era davvero tanto.
Così, sfruttando anche la grande regolarità del ciclo mestruale di Maria che avrebbe permesso di andare sul sicuro, si scelse il periodo più fertile, quello insomma più favorevole alla ovulazione...
Ma Maria ancora non sapeva nulla, e apprendere quella notizia fu per lei alquanto spiazzante: sì, è vero, diventare madre era il suo sogno, come per qualunque altra donna, ma lo aveva sempre sognato in una maniera romantica, ed esserlo in un modo così "meccanico", freddo, senza un atto d'amore, le procurò una certa delusione...
Dopo i primi istanti di smarrimento, però, rassicurata su ciò che ne sarebbe stato di lei e del bambino, reagì:
- "Sinceramente, non mi aspettavo una proposta di questo genere... Però, in fondo, è il momento giusto... E Giovanni non si decide... Ebbene sìa! E speriamo che vada tutto per il verso giusto!".
Allora Paolo le domandò:
- “Bene… Fammi sapere qual’è la prossima finestra buona della tua fertilità…”.
E Maria, senza esitazione:
- “Domani… Sarò al top… Solo, posso sapere chi sarà a rendermi madre?”.
Ma l’uomo, consapevole delle ferree regole del “cerchio magico”, le rispose:
- “Accontentati del risultato… D’altronde, è quello che desideri anche tu…”.
Ricevuto il consenso tra l’altro prevedibile della donna (ormai era stata portata a un punto tale che, se ciò fosse stato possibile, avrebbe concepito anche da un cane), i suoi ovuli vennero messi a disposizione dello sperma più attivo, e si decise che il capo – a protezione anche del suo anonimato che era stato il “segreto” del successo della banda in tutti quegli anni – si sarebbe presentato a lei camuffato con una mascherina che lo avrebbe reso irriconoscibile…
Paolo comunicò la grande notizia al suo “superiore”, e il giorno seguente le condusse la donna affinchè soddisfacesse il suo ego…
Maria era davvero bellissima, “vestita” come Paolo le aveva imposto: calzava delle scarpe nere lucide con tacco moderatamente alto, un bel paio di autoreggenti con pizzo dello stesso colore, e un bel perizomino ridottissimo, dal quale “traboccava” il fantastico e abbondante pelo della sua fica, in maniera tale da nasconderne le labbra ormai dilatate dalle innumerevoli penetrazioni profonde e travolgenti…
Per il resto era completamente nuda, avvolta solo in un soprabito rosso che le scendeva a coprire sotto il pizzo delle calze e sopra quasi soli i capezzoli delle sue magnifiche tette, mentre lasciava scoperto sul davanti un pancino tremendamente sexy.
Gli andò ad aprire che “indossava” semplicemente una mascherina nera “tipo zorro”, e per il resto si mostrò da subito per quello che era: sessantatre anni, un tipo non bello da vedere, ma – come già detto – ricco e potente, percui né Paolo né Maria avrebbero potuto dire di no ad ogni sua richiesta; bassino, alto più o meno un metro e sessantacinque centimetri per 90 kg., aveva anche una strana protuberanza allo stomaco, sul lato sinistro.
Subito, la donna notò che aveva un cazzo che pareva una proboscide ed era chiaramente fimotico, sui 18 cm circa, molle e “a trombone”, più grosso al glande rispetto alla base.
Un uomo che, insomma, era l'ultima persona con la quale Maria avrebbe voluto giacere se avesse potuto scegliere liberamente…
Li fece accomodare grugnendo delle parole che dovevano essere di benvenuto, e li condusse in una stanza che aveva preparato all’uopo insieme a Paolo, dove un letto enorme a due spalliere troneggiava al centro.
E mentre Maria, quasi spaventata, lo esaminava da capo a piedi, questi intimò sottovoce all’altro:
- “Legala, non vorrei che si ribelli o peggio cerchi di scappare…”.
Su un tavolino accanto erano delle cordicelle di canapa, e l'uomo – indicandole con lo sguardo – disse a Paolo:
- "Puoi usare quelle...".
Così, il suo "conduttore" prese la femmina per le spalle e le fece scivolare a terra il soprabito, mentre l'altro – che non si aspettava un corpo così perfetto, con muscoli tirati come tavole – ebbe un fremito, che fece schizzare immediatamente il cazzo in un poderoso alzabandiera.
Paolo, la aiutò a coricarsi al centro di quel giaciglio che gli parve più come un'ara sacrificale, ma la voce perentoria dell'altro maschio lo fece trasalire:
- "Aspetta... Prima falle indossare questo!".
E gli porse un mini perizoma con i lacci laterali...
Maria non fece un fiato, benché quell'indumento la lasciasse praticamente nuda, con il suo magnifico cespuglio esposto alla vista dei due.
Poi, Paolo le allargò braccia e gambe fino a formare una sorta di "X", e prendendo uno alla volta quei legacci le serrò saldamente polsi e caviglie...
A quel punto, tornò da colui che avrebbe ottenuto ciò che nessun altro aveva mai potuto avere, e quello – precedendolo – lo condusse in uno stanzino angusto e buio attiguo alla camera da letto, dove un finto specchio gli avrebbe permesso di assistere ad ogni fase copula.
E gli disse:
- "Beh, io vado a godermi la troia...".
Tornò da Maria e la bendò. La lasciò così, prendendosi qualche istante per ammirarla in solitudine.
Ma poi Maria cominciò a sentire il corpo nudo di lui contro il suo. Pur non potendolo vedere, provò un senso di ribrezzo, si sentiva "sporca" man mano che quel maschio scivolava su di lei.
La baciava appassionatamente e le leccava il collo, facendo scorrere la sua lingua famelica ovunque, fino ad intrufolarsi tra le dita dei piedi, e alternando sistematicamente baci, carezze e leccate profonde.
All'improvviso, Maria sentì quelle mani così "pesanti" fermarsi sui suoi fianchi, afferrare e tirare i fiocchetti del perizoma... Si sentì completamente nuda, e in effetti ormai lo era, visto che il suo nuovo padrone le aveva strappato via anche quel sottile tessuto trasparente che fungeva da ultimo baluardo tra i genitali di entrambi...
Lui, sfiorava la fica di Maria ma senza mai toccarne le carni, "giocava" perdutamente con la sua pelliccia, finché – dimenticando il suo ruolo – la donna gli bisbigliò con un filo di voce:
- "Mi vuoi fare impazzire... e ci stai riuscendo alla grande...".
Infatti, la sua passerina si stava bagnando, producendo una sorta di effetto luccicante sopra il vello nero corvino.
Ritornò nuovamente sulle labbra di lei per baciarla, ficcandole con prepotenza la lingua in bocca, mentre Maria sentì sulla sua pancia la "potenza" di quel membro duro, nodoso e caldo.
L'uomo, amava giocarci, facendolo scorrere lentamente su e giù per quel sublime corpo di femmina, fino a strusciarlo con decisione sui capezzoli, che succhiava anche tanto da farle male, e che per reazione si fecero durissimi come l’acciaio e svettanti verso l'alto al centro perfetto delle mammelle.
Visto, però che secondo lui la femmina non era ancora abbastanza “calda” per un’occasione così importante, il maschio decise di utilizzare un fallo propiziatorio d’avorio, che veniva usato per la deflorazione di giovinette di alto rango nelle tribù del Centro Africa, e che aveva ricevuto tempo addietro da un cliente ma che non aveva mai impiegato.
Era praticamente una sorta di piccola zanna d’elefante, e lui lo riempì di olio bollente che nelle sue intenzioni doveva favorire l'ingresso fino in fondo alla vagina, mentre nella parte superiore un piccolo sperone in legno sarebbe andato a stimolare l'utero...
Maria, pur non potendo assistere ai preparativi per via della benda che le ostacolavano la vista, sentì degli strani rumori che le fecero salire il cuore in gola. Gli domandò:
- "Che stai facendo?".
E lui:
- "Tranquilla, vedrai che quando avrò fatto quello che sto facendo, sarai calda come una cagna e bagnata come una vacca... Così non ci faremo male!".
Così dicendo, iniziò – dando al gesto un tono di quasi sacralità – ad inserirle lentamente in vagina quell'oggetto che Maria sentì essere molto caldo. Si fece largo nelle sue viscere, fino a raggiungere l'orifizio uterino, e poi su lentamente ma inesorabilmente dentro l'utero, in profondità.
La femmina si sentì come squarciata, e sollevò il bacino dal letto, il che fece sì che quella zanna andasse a raggiungere un punto del suo corpo mai raggiunto prima...
Vi si fermò dentro per una decina di minuti, stimolando una incredibile lubrificazione che non tardò a sopraggiungere, e che infine bagnò spudoratamente l'interno cosce della giovane donna.
Poi l’uomo si mosse, adagiando il suo strano glande sulle umide labbra di Maria, la quale in un gesto istintivo le schiuse e iniziò a leccarlo e a succhiarlo per bene...
E fu proprio a questo punto che accadde qualcosa che nè lui né lei si sarebbero aspettati: come per un accordo mai preso, la donna serrò la bocca, mentre l'uomo cominciò lentamente a spingere verso la profondità della gola, e più lui spingeva e più il prepuzio gli scorreva – seppur a fatica – all'indietro, ammorbidito da molta saliva.
In breve, nonostante la severa fimosi da cui era affetto, la cappella risultò (forse per la prima volta in vita sua) completamente scoperta, e il filetto si trovò alla massima tensione.
Come effetto immediato, provò un piacere assoluto, ma lo sfregamento di quelle parti lo portò sulla soglia di una venuta estrema.
Perciò, il capo del "cerchio magico" si tirò precipitosamente fuori da quel caldo antro, e si dedicò a baciarle il ventre (che preso alla sprovvista ebbe un sussulto, quasi un crampo doloroso ma allo stesso tempo piacevole), scendendo sempre più giù, fino ad arrivare – finalmente – alla fica oramai fradicia e completamente esposta.
Per la prima volta, poteva toccare con le mani quella meraviglia che tante volte aveva visto durante le aste a cui aveva preso parte: un folto cespuglio di peli scuri, non particolarmente lunghi e concentrati solo nella zona della grande fessura centrale, che emanava un forte e acre odore di giovane femmina...
La bellezza del suo basso ventre, lo spinse ad agire: si chinò, e iniziò con le grasse dita di entrambe le mani a spostare i peli in modo da scoprire le grandi labbra, e subito dopo le allargò per giungere a quelle più interne che – una volta aperte anch'esse – disvelarono l’accesso alla vagina.
Con un irrefrenabile desiderio prese a leccarle il clitoride, che sotto i suoi martellanti colpi di lingua si gonfiava sempre più.
A volte, preso da un eccesso di libidine, le leccate si trasformavano in piccoli morsi, che facevano ansimare Maria, con le orbite degli occhi rivolte per qualche istante all'indietro.
La donna si stava eccitando, e volle ricompensare quel maschio almeno riconoscendone i meriti:
- "Sei bravo a leccare...".
Allora il "padrone" osò di più, e inserì repentinamente indice e medio nella "sacca" tanto adorata per farla lubrificare ancora.
Maria avrebbe voluto muoversi, toccarsi tutta, vedere, ma non poteva farlo, legata e bendata com'era, e questo aumentava ancora di più il suo piacere.
Concentrata a godere con tutte le sue forze, a un certo punto percepì l'uomo separarsi da lei, e quasi d'istinto gli urlò:
- "No, perché, continua... era così bello!".
Ma subito dopo, sentì la sua cappella – gonfia e cresciuta a dismisura – aderire alla spacca, e con una violenta spinta invadere tutto il suo ventre.
L’uomo si lamentò, bestemmiò per il dolore che la fimosi gli procurava a fare sesso, e cercò di spingere sempre più a fondo; lavorava essenzialmente di bacino, con quel cazzo enorme che – completamente “inzuppato” negli umori di Maria – lo faceva soffrire a entrare e uscire. Perciò, lo spingeva dentro aiutandosi anche con le mani, e anche così non sempre riusciva a mantenere l’erezione, poiché la quantità di sangue normalmente necessaria, in realtà gli gonfiava solamente a dismisura la cappella…
Scivolava dentro e fuori, aiutato anche dal continuo "allenamento" a cui lei aveva sottoposto, nel tempo, la sua passerina.
Ad ogni movimento di quel bruto, Maria gemeva, e sentiva di essere prossima all’orgasmo.
Si contorceva sul letto e, per darle il "colpo di grazia", lui le uscì fuori e tornò a leccarle il clitoride: bastarono pochi attimi ed eccolo!, il suo corpo si irrigidì e muovendosi convulsamente Maria si fece male ai polsi e alle caviglie con le corde che la bloccavano...
Un orgasmo si succedeva a un altro, sempre più potente, e per completare l'opera l'uomo si chinò a leccare tutti i suoi umori che erano fuoriusciti come un travolgente alluvione...
Orribile alla vista, quel maschio però ci sapeva fare, e si preparò per centrare finalmente il suo obiettivo...
Strinse in pugno il suo membro e lo ficcò nuovamente dentro Maria, la quale ne sentì immediatamente le vene pulsare.
Poche pompate, e giunse il momento: lui la “bombardò” con il suo sperma bollente, e lei – ormai assuefatta al suo olezzo – lo accolse come aveva fatto in precedenza con tutti gli altri uomini...
Fiotti di sperma giallastro e nauseante vennero "sparati" con forza e a ripetizione nel grembo di Maria: uno, due, dieci, venti, a ripetizione, come una mitragliatrice impazzita...
Quel maschio, che non aveva usato volutamente il preservativo – per non rischiare di perdere quel poco di erezione che faticosamente era riuscito a raggiungere e mantenere – ora, per la prima volta in vita sua, stava eiaculando dentro; e sebbene avesse un'età in cui ci si prepara ad essere nonni, non era impossibile che il suo "sogno" si realizzasse...
Infine, si abbattè letteralmente sopra di lei, come uno scarafaggio addosso ad una regina...
Bloccata in quella posizione, Maria non poteva muoversi, e ciò favorì la "corsa" degli spermatozoi verso le ovaie...
La femmina sapeva bene cosa stava rischiando, e che ben presto si sarebbe dovuta sottoporre all'ennesimo straziante aborto, ma fu anche sorpresa di come quel maschio così brutto fisicamente si era rivelato un toro insaziabile.
Quando lui si riprese, si sollevò, tolse la benda dagli occhi di Maria e le sciolse mani e piedi dai legacci.
Si rivestirono, e solo allora Paolo ricomparve sull'uscio... L'altro, pienamente soddisfatto, gli disse:
- "È proprio una bella vacca da riproduzione... Sono certo di aver fatto centro!".
E poi, rivolto alla donna:
- "Complimenti, avrai finalmente un figlio...".
Solo allora Maria capì le vere intenzioni di quei due irresponsabili... Non l'avrebbero fatta abortire, ma partorire!
Da allora, però, la giovane donna aveva continuato ad essere "venduta" per il piacere fisico e mentale del suo "gestore", finché – lei, così regolare nel ciclo mestruale – cominciò a "mancare" le sue cose, la pancia cresceva, e con essa le preoccupazioni...
Allora, un giorno, Paolo la prese da parte e le disse:
- "Vedi quanto sei troia? Ti avrei dovuta far sterilizzare, prima... Fa niente, ma ora devi fare in modo che tuo marito ti scopi per bene... Io lo conosco quello là: metti un preservativo, bucalo e fatti sborrare dentro come mai ha fatto... E il gioco è fatto... Crederà a tutto, quel fesso!".
Maria, anche questa volta, obbedì, e tutto andò come programmato.
Nove mesi dopo il "fattaccio", la femmina partorì un bel maschietto e lo chiamò Alberto, e il "legittimo cornuto" lo riconobbe e lo crebbe senza mai sospettare nulla...
FINE.
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