Berta
di
Lucrezia
genere
dominazione
Berta la conosco da qualche anno, a dire il vero non la conosco esattamente di persona perché io vivo a Udine e lei a Salerno. Ci siamo conosciute su un sito di scrittura come autrici, ci siamo parlate via email e siccome ci siamo ritrovate simpatiche abbiamo continuato a scriverci via email e poi via messenger.
Voi direte che sono pazza, che non ci può stare un rapporto basato solo sul presupposto di una serie di conversazioni, sia pure cospique come le nostre, per definire conoscienza la nostra. Ebbene posso sinceramente dichiarare di amare Berta e so per certo che lei ama me e che con il suo amore e con i suoi scritti mi ha convinta a ad essere la sua Domina; so per certo che se schioccassi le dita lei domani busserebbe alla mia porta, ma sono pure certa che se questo accadesse tutto il nostro rapporto rischierebbe di sparire e quindi probabilmente, io e Berta mai ci conosceremmo dal vero.
Però per una persona come me questo tipo di rapporto pur soddisfacendomi ampiamente in molta parte della sfera sessuale non mi basta e convintami proprio da Berta ad essere la sua Domina iniziai a pensare come meglio potessi esprimere la mia supremazia su di lei.
Ero e sono certa che quando le do ordini Berta li esegua pedissequamente, senza tergiversare più del dovuto e soprattutto senza fare finta di eseguirli. A suo tempo abbiamo stabilito la nostra linea di condotta, io la spingevo ad essere quanto più sessualmente aperta e non volevo schiavizzarla con legature o battiture, mi basta saperla umiliata e soddisfatta nel soddisfare me, la sua padrona.
Ovviamente tutto questo pur andando avanti con soddisfazione reciproca per entrambe, stava arrivando alla sua naturale conclusione e faceva sentire il bisogno di qualcosa di più incisivo nel rapporto per evitare di far subentrare la noia.
Devo dire però che Berta non si tirava mai indietro e ogni nostro gioco, perché dopo tuto di questo si trattava, veniva svolto con la massima partecipazione da entrambe, lei come esecutrice e io come mandante, anche se vi confesso che alcune delle nostre fantasie le ho realizzate anche io di persona, anche per comprendere dal vivo cosa si provasse in certe situazioni e devo dire che ho trovata la cosa molto eccitante.
Fu in uno di questi giochi che conobbi Sara, una studentessa salernitana in trasferta per studio all’Università di Udine; non chiedetemi perché è venuta fino a qui, io non l’ho chiesto a lei dopo tutto non me ne fregava nulla, a me piaceva Sara per quello che era. Giovane, disinibita e di un’ambiguità nei giochi e che faceva al caso mio.
Sara ha ventidue anni, io trentadue e Berta in la con gli anta, pensai che poteva passare tranquillamente per sua figlia e quindi misi in atto la mia strategia, la mia perversione.
Coinvolsi Sara nel nostro gioco facendomi promettere da lei di non svelarsi con Berta, si insomma a volte lei chattava al posto mio e quando fui sicura che Sara era perfetta per quello che volevo fare la misi al corrente della mia perversione.
Devo dire che io e Sara facevamo molto sesso insieme e sperimentavamo in proprio le fantasie che poi passavo a Berta come fosserò mie, anche se Sara c’entrava alla grande nella costruzione dei giochi.
Tanto per farvi capire un giorno decidemmo di fare cose normali di tutti i giorni, come andare all’università per Sara o al lavoro per me, ma dato che era estate e faceva caldo decidemmo di vestirci di conseguenza, io leggins attilatissimi bianchi e un top rosso che oltre ad essere senza spalline mi lasciava molta pancia scoperta e ai piedi misi sandali con tacco nove, mentre Sara preferì mettere degli shorts ultra corti di color beige e sopra una magliettina leggerissima a riche orizontali bianche e blu con scollo ampio alla marinara, ai piedi scarpe da ginnastica. Bandita ogni forma di intimo.
Decidemmo che ogni strada doveva essere aperta, se tentavano un rimorchio anche banale, anche di quelli a cui nessuna donna avrebbe dato seguito, dovevamo starci e se andava a buon fine dovevamo proporre del sesso al (o alla) malcapitato, anche invitandolo a casa se fosse il caso.
Così fu che a mezzogiorno mi ritrovai a fare sesso in un cesso squallido con un venticinquenne non male, che mi aveva rimorchiata (credeva lui) al bar durante la pausa pranzo. Avevamo stabilito che per provare quel che avevamo effettivamente combinato non dovevamo lavarci.
Fino al pomeriggio quel giorno non sentii Sara e quindi non sapevo cosa avesse combinato e dove, così rientrata a casa la trovai nuda in mezzo al salotto che cavalcava un tipo sulla sessantina; subito mi avvicinai a lei e la baciai in bocca per salutarla poi sorrisi al tizio sotto di lei e mi chinai per dargli un buffetto sulla guancia, poi andai di la per denudarmi come se nulla fosse.
Tornai nuda in salotto e misi la mia figa davanti alla faccia di Sara che senza farsi pregare iniziò a leccarmela, io ridevo e le dissi che era brava e che probabilmente sentiva ancora la sborra del tizio che mi ero scopata nel cesso di un bar a pranzo, poi mi chinai sul viso del tipo facendogli leccare la mia figa e iniziai a parlare con Sara.
– “Sai per quel progetto, credo che tu sia pronta e che è ora di mettere anche Berta al corrente della cosa” – Lei era appoggiata a me e mi leccava un’orecchio, sentivo la sua calda saliva scorrermi giù per il collo e ciò mi dava i brividi, poi parlò – “Ti sei scopata un tizio in un bar? Brava, io mi sono fatta tre vecchietti oggi e se guardi sul tavolino qui accanto ci sono le mance frutto del mio lavoro” – mentre diceva queste parole al mio orecchio venne in un orgasmo, poi la baciai, lei mi sorrise e si alzò mentre io mi abbandonavo in 69 col signore sotto di me.
Succhiai avidamente il frutto dell’amplesso appena consumato facndo tornare abbastanza duro il cazzo dell’uomo, poi iniziai a spompinarlo per bene fino a gustarmi in bocca quel poco di seme che ancora gli rimaneva, poi ci rialzammo, lo ringraziai e lui volle lasciare una “mancia” anche a me.
Bene pensai, tutto era pronto, Sara era perfetta e perversamente interessata al gioco e io ero fiera di come si stavano mettendo le cose.
La sera a letto le dissi che era ora di mettere in azione il nostro piano e che fra breve sarebbe partita per Salerno, dopotutto diciamolo, all’università non stava concludendo nulla e ritornare a casa per lei voleva dire iniziare una nuova vita e viste le premesse non è detto che non avesse già una strada segnata.
Lei mi guardò con occhi già segnati dal pianto dicendomi che non le andava affatto di partire e che non era sicura di trovare la la stessa atmosfera che si era instaurata tra me e lei, io la confortai dicendole che comunque non era detto nulla, che dopotutto il destino avrebbe segnato il futuro, e chissà cosa sarebbe successo.
In realtà avev ragione e sapevo in cuor mio che tutto era un azzardo, ma dovevo provare ed ero abbastanza sicura che dopo i primi giorni indispensabili per l’ambientamento alla nuova vita ero sicura che la cosa in se le sarebbe piaciuta perché Sara era perversa almeno quanto me e il gioco le piaceva.
Così in una settimana di intense email di spiegazioni reciproche misi Berta al corrente del mio “esperimento” senza dirle neppure che aspetto avesse questa Sara e poi un sabato Sara partì, lasciandomi sola su una banchina deserta della stazione di Udine.
… continua …
Quando ci lasciamo a Udine io e Sara le dissi solo due cose riguardo al viaggio, che poteva scoparsi l’intero treno per quanto mi riguardava basta che poi condividesse con me qualche foto, tanto per sditalinarmi in allegria e che doveva vestirsi da vera zoccoletta e apparire più giovane dei suoi ventidue anni. Cosa non difficile per lei vista la giovane età e il suo aspetto fresco.
Quello che volevo ottenere era che a Berta vedendola venisse un mezzo infarto credendo Sara minorenne o quasi; è un gioco la seduzione in cui ogni arma è lecita e dopotutto il gioco era proprio quello di barare. Sara era me e attraverso di me speravo che essa stessa si identificasse nel suo ruolo fino ad annullarsi nella mia volontà di essere lei, così speravo, invece di una avrei avute due schiavette con cui giocare, sia pure a distanza e per un breve periodo.
Sara non solo disse sì ad ogni mia proposta ma rincarò la dose vestendosi in modo molto succinto e tipico di un’adolescente in piena fase ormonale presentandosi alla stazione con una maglietta gialla e un paio di leggings damascati chiari, sotto non portava la benché minima parvenza di intimo, le potevo vedere la forma della figa che ben conoscevo e le punte dei suoi capezzoli che tentavano di forare la maglietta, uno zainetto con le sue cose sulle spalle inoltre tirava indietro la maglina evidenziando ancora di più la sua terza misura.
Ai piedi solo delle infradito carine con un minimo di tacco, poco trucco, insomma uno schianto di ragazzina in gita dopo la scuola, per me andava bene e pensai che anche per Berta doveva andare.
Per quanto ne so a questo punto della storia il viaggio di Sara verso Salerno non fu malaccio, non un’orgia ovviamente ma due storie con due tipi rimorchiati le ebbe a quanto mi scrisse in una email, poi arrivata a Salerno nel pomeriggio inoltrato ci fu l’incontro con Berta.
Ovviamente Sara la conosceva seppure in foto, mentre Berta sapeva solo che le mandavo a stare con lei per un periodo una mia amica carina a cui lei doveva accudire, per così dire, ospitandola in casa propria per un periodo o per lo meno fino a quando Sara non si fosse stancata di lei o non appena l’estate appena iniziata fosse finita.
Ovviamente Berta sapeva già che il gioco era che Sara fosse la mia “lunga mano” ovvero che tutto ciò che le chiedeva di fare era come se glielo chiedessi io, anzi, ero io con vari mezzi a dire a Sara cosa farle fare, in realtà volevo proprio vedere di che pasta fosse fatta la ragazza e fino a che punto si sarebbe spinta nel suo ruolo.
Io le avrei dato pian piano sempre meno informazioni riguardo il modo di agire, l’avrei solo imbeccata in qualche mossa ma niente di più.
Così fu che Sara arrivò a Salerno e vide Berta sulla banchina del binario che mesta guardava i piccioni intenti a beccare sui binari; sapeva di non conoscere la sua “mistress” e quindi non la cercava neppure e neppure era in ansia, forse sperava addirittura che fosse tutto uno scherzo.
E invece no.
Quando Berta si sentì chiamare si risvegliò e vide una splendida ragazzina, almeno a lei parve una ragazzina, che la chiamava sbracciandosi, le due si baciarono calorosamente, io avevo detto a Sara che in pubblico doveva per quanto possibile mettere in imbarazzo Berta ma Sara non la baciò sulla bocca perché voleva un approccio più soft e quindi due baci sulle guance e un bell’abbraccio bastavano al momento.
In auto poi subito Sara ne approfittò allungando una mano tra le gambe di Berta che però non si scompose, poi ad un semaforo si appoggiò alla sua spalla e iniziò a giocare con la camicetta sbottonandola un poco.
Bertà si irrigidì ma stette al gioco, Sara non entrò con la mano dentro ma iniziò a giocare con un capezzolo attraverso la stoffa facendoglielo diventare velocemente duro.
Disse a Berta che aveva scopato con due ragazzi sul treno e che aveva ancora il loro sperma tra le gambe e che una volta a casa gliel’avrebbe offerto da leccare poi prese una mano di Berta e se la portò sui leggings facendole sentire come fossero bagnati dicendole: “è sperma sai, non so nemmeno come si chiamassero quei due, ma è stato abbastanza appagante, spero solo che la tua lingua sia più appagante dei loro cazzi perché con te ho voglia di godere davvero”; l’allusione ai loro giochi futuri era ovvia.
Bertà ritirò la mano per cambiare marcia ma poi la rimise tra le mie gambe e dopo un po’ di strusciamenti se la portò alla bocca.
Hai capito la zoccola, fa tanto la timida ma è perversa, bene pensò Sara ci sarà da divertirsi.
Intanto arrivarono in centro dove Berta aveva l’appartamento, scaricarono il poco bagaglio e salirono al terzo piano, a scale perché come disse Sara, se qualcuno passasse in questo momento è bene che ci guardi per bene e anzi in proposito dovremo rivedere il guardaroba, camicetta e jeans non vanno bene, fa caldo e cara Berta hai un culo bellissimo, quindi perché nasconderlo?
Arriviamo in casa, non faccio nemmeno in tempo a chiudere la porta che mi giro e mi attacco letteralmente alla bocca di Berta in un lingua in bocca da infarto, poi dopo essermi staccata la guardo in faccia e sorridendole le dico: “tranquilla sono maggiorenne” e le faccio l’occhiolino…
Il primo giorno dell’incontro tra Berta e Sara quest’ultima non aveva indicazioni particolari su come comportarsi, tranne che doveva farle sapere da subito chi è comanda, cosa non difficile vista la propensione di Berta all’autolesionismo, per il resto la serata poteva sentirsi libera di passarla come voleva dopotutto 10 ore di treno si sentivano.
La mattina dopo fu una giornata di studio per Sara, mattinata in cui ci messaggiammo freneticamente perché io volevo sapere come si comportava Berta, chi frequentava e come si vestiva; sapevo ad esempio che lavorava in uno studio di avvocati come segretaria, sapevo che si vestiva in modo poco appariscente e sapevo che spesso faceva straordinari di lavoro, era una sgobbona sottopagata e non mi andava per niente che la mia schiava fosse umiliata da altri al mio posto quindi la situazione doveva cambiare drasticamente, chiesi a Sara di indagare sugli occupanti dello studio dove lavorava Berta.
Nel pomeriggio dopopranzo mi rispose dicendomi che lo studio era composto dal padrone, un avvocato anziano, due associati e una praticante e in più due segretarie tuutto fare, Berta che stava sempre in studio e una ragazza giovane che girava per i Tribunali; presi la mia decisione, Berta doveva scambiarsi i ruoli con l’altra ragazza, era più anziana e quindi più esperta era ora che si svegliasse.
Ma come fare da Udine a modificare una situazione ben radicata a Salerno? Certo Sara mi avrebbe data una mano, così le chiesi di cominciare a indottrinare Berta, eravamo già d’accordo che doveva diventare una puttana nel modo di fare e di vestirsi, sapevo che non era una santa ma ora doveva mostrare al mondo quanto fosse porca e quindi chiesi a Sara di organizzare una serata in discoteca tanto per vedere come si comportava, di rimorchiare qualcuno o qualcuna, scegliesse lei e di vedere cosa succede.
Ovviamente doveva anche gestire il guardaroba di Berta.
Nel primo pomeriggio Sara mise all’aria l’armadio e i cassetti di Berta, accatastando in due mucchi i vestiti di ciò che poteva e ciò che non poteva andare e alla fine il mucchio di ciò che poteva andare era abbastanza alto, sì insomma Berta non era proprio da buttare, ora tutto stava solo nel farle cambiare atteggiamento.
Berta arrivò a casa dopo le cinque del pomeriggio e trovò Sara completaamente nuda che l’aspettava in salotto stravaccata su una poltrona, ai suoi piedi un mucchio di vestiti e un sacco della spazzatura pieno dei vestiti che proprio non andavano bene. Berta rimase interdetta da quella visione, da una parte Sara era molto conturbante tutta nuda e discinta, completamente depilata nelle parti intime e con una mano che pigramente di trastullava il corpo, mentre l’espressione furbetta del volto non faceva presagire nulla di buono, se poi la si associava ai mucchi dei suoi vestiti in terra la cosa la spaventava ogni altro modo.
“Berta io e te dobbiamo parlare” poche e concise parole e vidi il terrore disegnarsi sul volto di Berta, aveva capito che l’attesa era terminata, ora iniziava il gioco.
Cominciai con l’ordinarle di prepararsi un bagno perché la serata sarebbe stata molto intensa e doveva essere fresca e riposata intanto presi dal mucchio una gonna abbastanza corta e ampiama poi la scartai per un miniabito di cotone giallo, non molto sexy ma mi piaceva il colore perché si sarebbe notato ovunque anche nel buio della discoteca.
Quando Berta tornò aveva indossato l’accappatoio ma le chiesi subito di toglierlo, altra regola! In casa si sta nude. poi asciugata che fu le indicai il vestito giallo, doveva indossarlo e farmi vedere come le stava.
Era proprio un bel vestito con spalline larghe scollatura sotto il seno davanti e dietro pure una scollatura profonda, la gonna a pieghe arrivava a metà coscia, perfetto per la serata, peccato solo che Berta avesse poco seno perché quell’abito andava riempito per fare una splendida figura ma anche così poteva andare, poi le dissi di toglierselo e di andare a preparare una cena leggera io restai in salotto ad aspettare che fosse pronta e nel mentre mi sparai un ditalino con un paio di calze raccolte dal mucchio. Dopo tutto sono una feticista e che diamine.
Voi direte che sono pazza, che non ci può stare un rapporto basato solo sul presupposto di una serie di conversazioni, sia pure cospique come le nostre, per definire conoscienza la nostra. Ebbene posso sinceramente dichiarare di amare Berta e so per certo che lei ama me e che con il suo amore e con i suoi scritti mi ha convinta a ad essere la sua Domina; so per certo che se schioccassi le dita lei domani busserebbe alla mia porta, ma sono pure certa che se questo accadesse tutto il nostro rapporto rischierebbe di sparire e quindi probabilmente, io e Berta mai ci conosceremmo dal vero.
Però per una persona come me questo tipo di rapporto pur soddisfacendomi ampiamente in molta parte della sfera sessuale non mi basta e convintami proprio da Berta ad essere la sua Domina iniziai a pensare come meglio potessi esprimere la mia supremazia su di lei.
Ero e sono certa che quando le do ordini Berta li esegua pedissequamente, senza tergiversare più del dovuto e soprattutto senza fare finta di eseguirli. A suo tempo abbiamo stabilito la nostra linea di condotta, io la spingevo ad essere quanto più sessualmente aperta e non volevo schiavizzarla con legature o battiture, mi basta saperla umiliata e soddisfatta nel soddisfare me, la sua padrona.
Ovviamente tutto questo pur andando avanti con soddisfazione reciproca per entrambe, stava arrivando alla sua naturale conclusione e faceva sentire il bisogno di qualcosa di più incisivo nel rapporto per evitare di far subentrare la noia.
Devo dire però che Berta non si tirava mai indietro e ogni nostro gioco, perché dopo tuto di questo si trattava, veniva svolto con la massima partecipazione da entrambe, lei come esecutrice e io come mandante, anche se vi confesso che alcune delle nostre fantasie le ho realizzate anche io di persona, anche per comprendere dal vivo cosa si provasse in certe situazioni e devo dire che ho trovata la cosa molto eccitante.
Fu in uno di questi giochi che conobbi Sara, una studentessa salernitana in trasferta per studio all’Università di Udine; non chiedetemi perché è venuta fino a qui, io non l’ho chiesto a lei dopo tutto non me ne fregava nulla, a me piaceva Sara per quello che era. Giovane, disinibita e di un’ambiguità nei giochi e che faceva al caso mio.
Sara ha ventidue anni, io trentadue e Berta in la con gli anta, pensai che poteva passare tranquillamente per sua figlia e quindi misi in atto la mia strategia, la mia perversione.
Coinvolsi Sara nel nostro gioco facendomi promettere da lei di non svelarsi con Berta, si insomma a volte lei chattava al posto mio e quando fui sicura che Sara era perfetta per quello che volevo fare la misi al corrente della mia perversione.
Devo dire che io e Sara facevamo molto sesso insieme e sperimentavamo in proprio le fantasie che poi passavo a Berta come fosserò mie, anche se Sara c’entrava alla grande nella costruzione dei giochi.
Tanto per farvi capire un giorno decidemmo di fare cose normali di tutti i giorni, come andare all’università per Sara o al lavoro per me, ma dato che era estate e faceva caldo decidemmo di vestirci di conseguenza, io leggins attilatissimi bianchi e un top rosso che oltre ad essere senza spalline mi lasciava molta pancia scoperta e ai piedi misi sandali con tacco nove, mentre Sara preferì mettere degli shorts ultra corti di color beige e sopra una magliettina leggerissima a riche orizontali bianche e blu con scollo ampio alla marinara, ai piedi scarpe da ginnastica. Bandita ogni forma di intimo.
Decidemmo che ogni strada doveva essere aperta, se tentavano un rimorchio anche banale, anche di quelli a cui nessuna donna avrebbe dato seguito, dovevamo starci e se andava a buon fine dovevamo proporre del sesso al (o alla) malcapitato, anche invitandolo a casa se fosse il caso.
Così fu che a mezzogiorno mi ritrovai a fare sesso in un cesso squallido con un venticinquenne non male, che mi aveva rimorchiata (credeva lui) al bar durante la pausa pranzo. Avevamo stabilito che per provare quel che avevamo effettivamente combinato non dovevamo lavarci.
Fino al pomeriggio quel giorno non sentii Sara e quindi non sapevo cosa avesse combinato e dove, così rientrata a casa la trovai nuda in mezzo al salotto che cavalcava un tipo sulla sessantina; subito mi avvicinai a lei e la baciai in bocca per salutarla poi sorrisi al tizio sotto di lei e mi chinai per dargli un buffetto sulla guancia, poi andai di la per denudarmi come se nulla fosse.
Tornai nuda in salotto e misi la mia figa davanti alla faccia di Sara che senza farsi pregare iniziò a leccarmela, io ridevo e le dissi che era brava e che probabilmente sentiva ancora la sborra del tizio che mi ero scopata nel cesso di un bar a pranzo, poi mi chinai sul viso del tipo facendogli leccare la mia figa e iniziai a parlare con Sara.
– “Sai per quel progetto, credo che tu sia pronta e che è ora di mettere anche Berta al corrente della cosa” – Lei era appoggiata a me e mi leccava un’orecchio, sentivo la sua calda saliva scorrermi giù per il collo e ciò mi dava i brividi, poi parlò – “Ti sei scopata un tizio in un bar? Brava, io mi sono fatta tre vecchietti oggi e se guardi sul tavolino qui accanto ci sono le mance frutto del mio lavoro” – mentre diceva queste parole al mio orecchio venne in un orgasmo, poi la baciai, lei mi sorrise e si alzò mentre io mi abbandonavo in 69 col signore sotto di me.
Succhiai avidamente il frutto dell’amplesso appena consumato facndo tornare abbastanza duro il cazzo dell’uomo, poi iniziai a spompinarlo per bene fino a gustarmi in bocca quel poco di seme che ancora gli rimaneva, poi ci rialzammo, lo ringraziai e lui volle lasciare una “mancia” anche a me.
Bene pensai, tutto era pronto, Sara era perfetta e perversamente interessata al gioco e io ero fiera di come si stavano mettendo le cose.
La sera a letto le dissi che era ora di mettere in azione il nostro piano e che fra breve sarebbe partita per Salerno, dopotutto diciamolo, all’università non stava concludendo nulla e ritornare a casa per lei voleva dire iniziare una nuova vita e viste le premesse non è detto che non avesse già una strada segnata.
Lei mi guardò con occhi già segnati dal pianto dicendomi che non le andava affatto di partire e che non era sicura di trovare la la stessa atmosfera che si era instaurata tra me e lei, io la confortai dicendole che comunque non era detto nulla, che dopotutto il destino avrebbe segnato il futuro, e chissà cosa sarebbe successo.
In realtà avev ragione e sapevo in cuor mio che tutto era un azzardo, ma dovevo provare ed ero abbastanza sicura che dopo i primi giorni indispensabili per l’ambientamento alla nuova vita ero sicura che la cosa in se le sarebbe piaciuta perché Sara era perversa almeno quanto me e il gioco le piaceva.
Così in una settimana di intense email di spiegazioni reciproche misi Berta al corrente del mio “esperimento” senza dirle neppure che aspetto avesse questa Sara e poi un sabato Sara partì, lasciandomi sola su una banchina deserta della stazione di Udine.
… continua …
Quando ci lasciamo a Udine io e Sara le dissi solo due cose riguardo al viaggio, che poteva scoparsi l’intero treno per quanto mi riguardava basta che poi condividesse con me qualche foto, tanto per sditalinarmi in allegria e che doveva vestirsi da vera zoccoletta e apparire più giovane dei suoi ventidue anni. Cosa non difficile per lei vista la giovane età e il suo aspetto fresco.
Quello che volevo ottenere era che a Berta vedendola venisse un mezzo infarto credendo Sara minorenne o quasi; è un gioco la seduzione in cui ogni arma è lecita e dopotutto il gioco era proprio quello di barare. Sara era me e attraverso di me speravo che essa stessa si identificasse nel suo ruolo fino ad annullarsi nella mia volontà di essere lei, così speravo, invece di una avrei avute due schiavette con cui giocare, sia pure a distanza e per un breve periodo.
Sara non solo disse sì ad ogni mia proposta ma rincarò la dose vestendosi in modo molto succinto e tipico di un’adolescente in piena fase ormonale presentandosi alla stazione con una maglietta gialla e un paio di leggings damascati chiari, sotto non portava la benché minima parvenza di intimo, le potevo vedere la forma della figa che ben conoscevo e le punte dei suoi capezzoli che tentavano di forare la maglietta, uno zainetto con le sue cose sulle spalle inoltre tirava indietro la maglina evidenziando ancora di più la sua terza misura.
Ai piedi solo delle infradito carine con un minimo di tacco, poco trucco, insomma uno schianto di ragazzina in gita dopo la scuola, per me andava bene e pensai che anche per Berta doveva andare.
Per quanto ne so a questo punto della storia il viaggio di Sara verso Salerno non fu malaccio, non un’orgia ovviamente ma due storie con due tipi rimorchiati le ebbe a quanto mi scrisse in una email, poi arrivata a Salerno nel pomeriggio inoltrato ci fu l’incontro con Berta.
Ovviamente Sara la conosceva seppure in foto, mentre Berta sapeva solo che le mandavo a stare con lei per un periodo una mia amica carina a cui lei doveva accudire, per così dire, ospitandola in casa propria per un periodo o per lo meno fino a quando Sara non si fosse stancata di lei o non appena l’estate appena iniziata fosse finita.
Ovviamente Berta sapeva già che il gioco era che Sara fosse la mia “lunga mano” ovvero che tutto ciò che le chiedeva di fare era come se glielo chiedessi io, anzi, ero io con vari mezzi a dire a Sara cosa farle fare, in realtà volevo proprio vedere di che pasta fosse fatta la ragazza e fino a che punto si sarebbe spinta nel suo ruolo.
Io le avrei dato pian piano sempre meno informazioni riguardo il modo di agire, l’avrei solo imbeccata in qualche mossa ma niente di più.
Così fu che Sara arrivò a Salerno e vide Berta sulla banchina del binario che mesta guardava i piccioni intenti a beccare sui binari; sapeva di non conoscere la sua “mistress” e quindi non la cercava neppure e neppure era in ansia, forse sperava addirittura che fosse tutto uno scherzo.
E invece no.
Quando Berta si sentì chiamare si risvegliò e vide una splendida ragazzina, almeno a lei parve una ragazzina, che la chiamava sbracciandosi, le due si baciarono calorosamente, io avevo detto a Sara che in pubblico doveva per quanto possibile mettere in imbarazzo Berta ma Sara non la baciò sulla bocca perché voleva un approccio più soft e quindi due baci sulle guance e un bell’abbraccio bastavano al momento.
In auto poi subito Sara ne approfittò allungando una mano tra le gambe di Berta che però non si scompose, poi ad un semaforo si appoggiò alla sua spalla e iniziò a giocare con la camicetta sbottonandola un poco.
Bertà si irrigidì ma stette al gioco, Sara non entrò con la mano dentro ma iniziò a giocare con un capezzolo attraverso la stoffa facendoglielo diventare velocemente duro.
Disse a Berta che aveva scopato con due ragazzi sul treno e che aveva ancora il loro sperma tra le gambe e che una volta a casa gliel’avrebbe offerto da leccare poi prese una mano di Berta e se la portò sui leggings facendole sentire come fossero bagnati dicendole: “è sperma sai, non so nemmeno come si chiamassero quei due, ma è stato abbastanza appagante, spero solo che la tua lingua sia più appagante dei loro cazzi perché con te ho voglia di godere davvero”; l’allusione ai loro giochi futuri era ovvia.
Bertà ritirò la mano per cambiare marcia ma poi la rimise tra le mie gambe e dopo un po’ di strusciamenti se la portò alla bocca.
Hai capito la zoccola, fa tanto la timida ma è perversa, bene pensò Sara ci sarà da divertirsi.
Intanto arrivarono in centro dove Berta aveva l’appartamento, scaricarono il poco bagaglio e salirono al terzo piano, a scale perché come disse Sara, se qualcuno passasse in questo momento è bene che ci guardi per bene e anzi in proposito dovremo rivedere il guardaroba, camicetta e jeans non vanno bene, fa caldo e cara Berta hai un culo bellissimo, quindi perché nasconderlo?
Arriviamo in casa, non faccio nemmeno in tempo a chiudere la porta che mi giro e mi attacco letteralmente alla bocca di Berta in un lingua in bocca da infarto, poi dopo essermi staccata la guardo in faccia e sorridendole le dico: “tranquilla sono maggiorenne” e le faccio l’occhiolino…
Il primo giorno dell’incontro tra Berta e Sara quest’ultima non aveva indicazioni particolari su come comportarsi, tranne che doveva farle sapere da subito chi è comanda, cosa non difficile vista la propensione di Berta all’autolesionismo, per il resto la serata poteva sentirsi libera di passarla come voleva dopotutto 10 ore di treno si sentivano.
La mattina dopo fu una giornata di studio per Sara, mattinata in cui ci messaggiammo freneticamente perché io volevo sapere come si comportava Berta, chi frequentava e come si vestiva; sapevo ad esempio che lavorava in uno studio di avvocati come segretaria, sapevo che si vestiva in modo poco appariscente e sapevo che spesso faceva straordinari di lavoro, era una sgobbona sottopagata e non mi andava per niente che la mia schiava fosse umiliata da altri al mio posto quindi la situazione doveva cambiare drasticamente, chiesi a Sara di indagare sugli occupanti dello studio dove lavorava Berta.
Nel pomeriggio dopopranzo mi rispose dicendomi che lo studio era composto dal padrone, un avvocato anziano, due associati e una praticante e in più due segretarie tuutto fare, Berta che stava sempre in studio e una ragazza giovane che girava per i Tribunali; presi la mia decisione, Berta doveva scambiarsi i ruoli con l’altra ragazza, era più anziana e quindi più esperta era ora che si svegliasse.
Ma come fare da Udine a modificare una situazione ben radicata a Salerno? Certo Sara mi avrebbe data una mano, così le chiesi di cominciare a indottrinare Berta, eravamo già d’accordo che doveva diventare una puttana nel modo di fare e di vestirsi, sapevo che non era una santa ma ora doveva mostrare al mondo quanto fosse porca e quindi chiesi a Sara di organizzare una serata in discoteca tanto per vedere come si comportava, di rimorchiare qualcuno o qualcuna, scegliesse lei e di vedere cosa succede.
Ovviamente doveva anche gestire il guardaroba di Berta.
Nel primo pomeriggio Sara mise all’aria l’armadio e i cassetti di Berta, accatastando in due mucchi i vestiti di ciò che poteva e ciò che non poteva andare e alla fine il mucchio di ciò che poteva andare era abbastanza alto, sì insomma Berta non era proprio da buttare, ora tutto stava solo nel farle cambiare atteggiamento.
Berta arrivò a casa dopo le cinque del pomeriggio e trovò Sara completaamente nuda che l’aspettava in salotto stravaccata su una poltrona, ai suoi piedi un mucchio di vestiti e un sacco della spazzatura pieno dei vestiti che proprio non andavano bene. Berta rimase interdetta da quella visione, da una parte Sara era molto conturbante tutta nuda e discinta, completamente depilata nelle parti intime e con una mano che pigramente di trastullava il corpo, mentre l’espressione furbetta del volto non faceva presagire nulla di buono, se poi la si associava ai mucchi dei suoi vestiti in terra la cosa la spaventava ogni altro modo.
“Berta io e te dobbiamo parlare” poche e concise parole e vidi il terrore disegnarsi sul volto di Berta, aveva capito che l’attesa era terminata, ora iniziava il gioco.
Cominciai con l’ordinarle di prepararsi un bagno perché la serata sarebbe stata molto intensa e doveva essere fresca e riposata intanto presi dal mucchio una gonna abbastanza corta e ampiama poi la scartai per un miniabito di cotone giallo, non molto sexy ma mi piaceva il colore perché si sarebbe notato ovunque anche nel buio della discoteca.
Quando Berta tornò aveva indossato l’accappatoio ma le chiesi subito di toglierlo, altra regola! In casa si sta nude. poi asciugata che fu le indicai il vestito giallo, doveva indossarlo e farmi vedere come le stava.
Era proprio un bel vestito con spalline larghe scollatura sotto il seno davanti e dietro pure una scollatura profonda, la gonna a pieghe arrivava a metà coscia, perfetto per la serata, peccato solo che Berta avesse poco seno perché quell’abito andava riempito per fare una splendida figura ma anche così poteva andare, poi le dissi di toglierselo e di andare a preparare una cena leggera io restai in salotto ad aspettare che fosse pronta e nel mentre mi sparai un ditalino con un paio di calze raccolte dal mucchio. Dopo tutto sono una feticista e che diamine.
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