Alfonso
di
Lucrezia
genere
interviste
Giorni da buttare via.
Ci sono giorni in cui tutto va storto ed altri che per quanto inizino male poi si aggiustano e in questi casi a volte basta poco, magari l'incontro con una persona che ti aiuta a sorridere.
Ieri ad esempio ho dovuto portare l'auto dal meccanico per un problema meccanico, e poi sono entrata nel panico: "come ci vado domani a lavorare?".
Giovanna si offre di accompagnarmi in moto, grazie ma fa freddo ed ho paura del ghiaccio, prendo l'autobus. Alle 4 di mattina non c'è l'autobus mi fa notare.
Sciasbat! Che faccio?
Soluzione, prendo l'auto di mio padre, tanto lui non la usa.
Detto fatto, eccomi qui in mezzo alla via con una Y10 ed una ruota a terra, disperata per la sfiga che mi perseguita da un po' quando dal nulla si materializza il camion di Alfonso.
Ebbene, avete presente la frase della canzone di Battiato "che felicità ci dà l'insegna della pompa di benzina..." ecco uguale.
Mi vede, si ferma e senza chiedermi nulla mi dice di salire, io indico l'auto ma lui ribatte di non preoccuparmi che manderà qualcuno a prenderla.
Alfonso.
Avete presente il classico camionista, con la pancia, vestito male, gran bestemmiatore, ecco scordatevi tutto questo, Alfonso è diverso.
Alfonso ha solo un orecchino ad un orecchio, una piccola ancora d'oro, si definisce un marinaio stradale; Alfonso è simpatico a suo modo; Alfonso è pure bello, alto, capello brizzolato, ha 61 anni, baffo folto, sempre rasato per il resto e profumato; stare vicino a lui è piacevole perché non è greve e non puzza mai.
Alfonso ha una donna in ogni autoporto, dice lui sorridendo sornione, il suo indole da marinaio lo rende infedele a tutte tranne a quella che ama, dice sempre lui sorridendo.
Io sto al gioco, mi fa stare bene, mi dimentico dei miei guai, parliamo di tutto specialmente di calcio, del suo Napoli, ah sì non ve l'ho detto Alfonso è napoletano verace trapiantato al nord ma a sentir lui è cittadino del mondo, ma il Napoli è il Napoli!
Quando passiamo davanti ad un bar aperto sulla statale gli chiedo di fermarsi che ho bisogno di un caffè.
Al bar parliamo del più e del meno e come sempre capita si finisce a parlare di lavoro e dei miei e suoi colleghi; in particolare scopro che ancora mi considerano la lesbica amante del capo.
Ma si può essere più stupidi di così? E soprattutto come fa Alfonso a saperlo, dato che era una cosa interna nostra e non certo qualcosa da riferire a chiunque. Stronzi!
Comunque ricevo un buffetto sulla guancia da Alfonso, che con sguardo sornione mi dice di approfittare della situazione per togliermi i sassi dalle scarpe, io apprezzo ma ci rimango male, alla fine decidiamo di andare perché si sta facendo tardi e io devo aprire il magazzino, così mi offro di pagare i caffè; ovviamente lui facendo una faccia sdegnata mette una mano avanti a fermarmi, poi con aria sorniona mi dice che ci sono molti altri modi per sdebitarmi.
Ma come, dico io, non ero lesbica?
Oramai siamo in ballo e le battute cadono inevitabilmente sulla sfera sessuale.
Ovviamente crede che il mio "essere lesbica" sia per modo di dire ed io da parte mia non faccio nulla per contraddirlo, così tra una battuta e l'altra arriviamo a quel punto in cui devi decidere se proseguire o tirati fuori. Io guardo l'ora, è tardi ma decido di proseguire, tanto ho una gomma a terra sulla statale, così lo guardo negli occhi e ridendo gli chiedo: "da me o da te?" calcando su quel "da te".
Così risaliti in cabina ci guardiamo negli occhi, poi ridendo mi fai: "dai, davvero vuoi proseguire?".
Io lo guardo e gli spiego la mia situazione, ovviamente in versione Bignami ma tanto per tranquillizzarlo ma anche perché: a) non voglio che persone come lui si mettano in testa strane idee su di me; b) perché anche io a quel punto avevo bisogno di spiegare più che altro a me stessa sul perché non ho ancora messa la testa a posto.
Alla fine diventa ovvio che non ne faremo più nulla, a nessuno dei due va davvero di fare cose ma il gioco delle parti ci ha messi di buon umore.
All'arrivo ovviamente ci sono tutti ad aspettarci fuori dai cancelli, io spiego la situazione e gli animi si calmano, anzi si offrono di aiutarmi in vario modo. Alla fine alle 10 di oggi avevo la piccola Lancia di mio padre parcheggiata nel cortile del magazzino, con la ruota riparata, complice Alfonso tutto era stato fatto in tempi rapidissimi e senza costi per me; a nulla sono valse le proteste, non ho pagato nulla per l'inconveniente.
Ora che finisco di scrivere questa specie di diario, sono le 11 e 28 di una fredda mattina di inizio febbraio, ma tutta la vicenda mi ha fatto acquistare un amico e in più la giornata ha preso finalmente la piega giusta.
Solo questa sera dovrò recuperare la mia auto, chissà che conto.
Ci sono giorni in cui tutto va storto ed altri che per quanto inizino male poi si aggiustano e in questi casi a volte basta poco, magari l'incontro con una persona che ti aiuta a sorridere.
Ieri ad esempio ho dovuto portare l'auto dal meccanico per un problema meccanico, e poi sono entrata nel panico: "come ci vado domani a lavorare?".
Giovanna si offre di accompagnarmi in moto, grazie ma fa freddo ed ho paura del ghiaccio, prendo l'autobus. Alle 4 di mattina non c'è l'autobus mi fa notare.
Sciasbat! Che faccio?
Soluzione, prendo l'auto di mio padre, tanto lui non la usa.
Detto fatto, eccomi qui in mezzo alla via con una Y10 ed una ruota a terra, disperata per la sfiga che mi perseguita da un po' quando dal nulla si materializza il camion di Alfonso.
Ebbene, avete presente la frase della canzone di Battiato "che felicità ci dà l'insegna della pompa di benzina..." ecco uguale.
Mi vede, si ferma e senza chiedermi nulla mi dice di salire, io indico l'auto ma lui ribatte di non preoccuparmi che manderà qualcuno a prenderla.
Alfonso.
Avete presente il classico camionista, con la pancia, vestito male, gran bestemmiatore, ecco scordatevi tutto questo, Alfonso è diverso.
Alfonso ha solo un orecchino ad un orecchio, una piccola ancora d'oro, si definisce un marinaio stradale; Alfonso è simpatico a suo modo; Alfonso è pure bello, alto, capello brizzolato, ha 61 anni, baffo folto, sempre rasato per il resto e profumato; stare vicino a lui è piacevole perché non è greve e non puzza mai.
Alfonso ha una donna in ogni autoporto, dice lui sorridendo sornione, il suo indole da marinaio lo rende infedele a tutte tranne a quella che ama, dice sempre lui sorridendo.
Io sto al gioco, mi fa stare bene, mi dimentico dei miei guai, parliamo di tutto specialmente di calcio, del suo Napoli, ah sì non ve l'ho detto Alfonso è napoletano verace trapiantato al nord ma a sentir lui è cittadino del mondo, ma il Napoli è il Napoli!
Quando passiamo davanti ad un bar aperto sulla statale gli chiedo di fermarsi che ho bisogno di un caffè.
Al bar parliamo del più e del meno e come sempre capita si finisce a parlare di lavoro e dei miei e suoi colleghi; in particolare scopro che ancora mi considerano la lesbica amante del capo.
Ma si può essere più stupidi di così? E soprattutto come fa Alfonso a saperlo, dato che era una cosa interna nostra e non certo qualcosa da riferire a chiunque. Stronzi!
Comunque ricevo un buffetto sulla guancia da Alfonso, che con sguardo sornione mi dice di approfittare della situazione per togliermi i sassi dalle scarpe, io apprezzo ma ci rimango male, alla fine decidiamo di andare perché si sta facendo tardi e io devo aprire il magazzino, così mi offro di pagare i caffè; ovviamente lui facendo una faccia sdegnata mette una mano avanti a fermarmi, poi con aria sorniona mi dice che ci sono molti altri modi per sdebitarmi.
Ma come, dico io, non ero lesbica?
Oramai siamo in ballo e le battute cadono inevitabilmente sulla sfera sessuale.
Ovviamente crede che il mio "essere lesbica" sia per modo di dire ed io da parte mia non faccio nulla per contraddirlo, così tra una battuta e l'altra arriviamo a quel punto in cui devi decidere se proseguire o tirati fuori. Io guardo l'ora, è tardi ma decido di proseguire, tanto ho una gomma a terra sulla statale, così lo guardo negli occhi e ridendo gli chiedo: "da me o da te?" calcando su quel "da te".
Così risaliti in cabina ci guardiamo negli occhi, poi ridendo mi fai: "dai, davvero vuoi proseguire?".
Io lo guardo e gli spiego la mia situazione, ovviamente in versione Bignami ma tanto per tranquillizzarlo ma anche perché: a) non voglio che persone come lui si mettano in testa strane idee su di me; b) perché anche io a quel punto avevo bisogno di spiegare più che altro a me stessa sul perché non ho ancora messa la testa a posto.
Alla fine diventa ovvio che non ne faremo più nulla, a nessuno dei due va davvero di fare cose ma il gioco delle parti ci ha messi di buon umore.
All'arrivo ovviamente ci sono tutti ad aspettarci fuori dai cancelli, io spiego la situazione e gli animi si calmano, anzi si offrono di aiutarmi in vario modo. Alla fine alle 10 di oggi avevo la piccola Lancia di mio padre parcheggiata nel cortile del magazzino, con la ruota riparata, complice Alfonso tutto era stato fatto in tempi rapidissimi e senza costi per me; a nulla sono valse le proteste, non ho pagato nulla per l'inconveniente.
Ora che finisco di scrivere questa specie di diario, sono le 11 e 28 di una fredda mattina di inizio febbraio, ma tutta la vicenda mi ha fatto acquistare un amico e in più la giornata ha preso finalmente la piega giusta.
Solo questa sera dovrò recuperare la mia auto, chissà che conto.
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