Vita di condominio
di
Lucrezia
genere
comici
Carla se la godeva intensamente, svaccata sulla chase lounge in salotto, sentiva entrare la cappella di Alberto dentro la sua figa bollente.
Talmente bollente che il cazzo di Alberto, solitamente caldo, le sembrava quasi freddo al contrasto.
Si torturava i capezzoli mentre smaniava sotto i colpi di maglio di un estasiato Alberto.
Alberto, aitante cinquantenne si godeva frequentemente la calda signora Carla di poco più giovane di lui.
Nel condominio però non c'erano solo loro due , a darsi da fare.
In effetti il signor Alfonso signore un po' anzianotto, uomo tutto fare nel condominio di via Buonarroti, era stato beccato dalla giovane figlia della signora Elvira mentre quest'ultima gli faceva un lavoro di bocca giù nelle cantine.
E siccome i vizi si godono in privato, per non rendere la cosa pubblica la signora Elvira ha dovuto fare buon viso al fatto e lasciare che anche Marica, la di lei figlia, si dilettasse col signor Antonio.
D'altronde la stessa Marica non era nuova a certi servizi, anche perché lavorando al coiffeur giù in fondo alla via, alla fine di storie ne conosceva a iosa e si dava da fare per incrementare il numero delle novelle boccaccesche.
E sì sa che certi luoghi sono come il confessionale di una chiesa, così che era venuta a sapere di come il parroco si dilettasse col tornito fondoschiena del proprietario del negozio dov'ella lavorava.
Hai capita la cosa? Ghiotta, andava approfondita per così dire.
Perciò riuscì un giorno a beccare i due che si stavano, come dire, unendo incivilmente nella sagrestia ormai vuota, lei che per l'occasione aveva messo su un vestitino alquanto succinto, con una scusa banale si presenta, smartphone in mano, proprio nel momento clou e con aria candida e una scusa banale chiede a Don Sergio... oh! Ma che cazzo!
Eh già proprio un bel cazzo ha Don Sergio, è duro e prestante mentre il povero signor Rino rimasto a culo per aria si becca tutti gli improperi di un coitus interruptus, sia pure iniziato per altra via.
E sì via, e di corsa perché lo scandalo è grande e poi quella stronza con quel telefono in mano, chissà che... oddio meglio fuggire.
Sì fuggi coniglio, così Marica per ossequi a Don Sergio sì sostituì al Rino, ma non prima di essersi fatta promettere dal Don che avrebbe fatto in modo di fargli aumentare lo stipendio, o certi giochini non proprio edificanti sarebbero potevano finire alle orecchie sbagliate.
In realtà Marica non aveva fatto foto che la copula tra i due le faceva pure schifo, ma il gioco era questo e valeva la candela; almeno fino a quando fosse durato.
Intanto il Marco, figlio fuori corso del Nicola impazziva di seghe per la Marica e avrebbe persino voluto maritarla tanta era la foja che gli metteva la Marica quando passava per il cortile con i suoi vestiti sconvenienti.
Il povero Nicola padre di Marco, non sapendo che fare ne aveva parlato alla madre tra un amplesso e l'altro, ma quella non si era promessa di aiutarlo.
Anzi il Marco, bel ragazzone un dì se l'era pure portato a letto, ma quello non si toglieva dalla testa la figlia, e sì che la madre lo aveva avvertito che quella era uno spirito libero e che al posto dell'anello al dito, avrebbe preferito mettere delle belle corna in testa del malcapitato di turno.
E mentre succedeva tutto questo, proprio in quella stessa linea temporale, la Carla godette emettendo un urlo sincopato e alquanto liberatorio accasciandosi sulla chase lounge come un sacco di patate, sul quale era caduto pure l'Alberto.
Talmente bollente che il cazzo di Alberto, solitamente caldo, le sembrava quasi freddo al contrasto.
Si torturava i capezzoli mentre smaniava sotto i colpi di maglio di un estasiato Alberto.
Alberto, aitante cinquantenne si godeva frequentemente la calda signora Carla di poco più giovane di lui.
Nel condominio però non c'erano solo loro due , a darsi da fare.
In effetti il signor Alfonso signore un po' anzianotto, uomo tutto fare nel condominio di via Buonarroti, era stato beccato dalla giovane figlia della signora Elvira mentre quest'ultima gli faceva un lavoro di bocca giù nelle cantine.
E siccome i vizi si godono in privato, per non rendere la cosa pubblica la signora Elvira ha dovuto fare buon viso al fatto e lasciare che anche Marica, la di lei figlia, si dilettasse col signor Antonio.
D'altronde la stessa Marica non era nuova a certi servizi, anche perché lavorando al coiffeur giù in fondo alla via, alla fine di storie ne conosceva a iosa e si dava da fare per incrementare il numero delle novelle boccaccesche.
E sì sa che certi luoghi sono come il confessionale di una chiesa, così che era venuta a sapere di come il parroco si dilettasse col tornito fondoschiena del proprietario del negozio dov'ella lavorava.
Hai capita la cosa? Ghiotta, andava approfondita per così dire.
Perciò riuscì un giorno a beccare i due che si stavano, come dire, unendo incivilmente nella sagrestia ormai vuota, lei che per l'occasione aveva messo su un vestitino alquanto succinto, con una scusa banale si presenta, smartphone in mano, proprio nel momento clou e con aria candida e una scusa banale chiede a Don Sergio... oh! Ma che cazzo!
Eh già proprio un bel cazzo ha Don Sergio, è duro e prestante mentre il povero signor Rino rimasto a culo per aria si becca tutti gli improperi di un coitus interruptus, sia pure iniziato per altra via.
E sì via, e di corsa perché lo scandalo è grande e poi quella stronza con quel telefono in mano, chissà che... oddio meglio fuggire.
Sì fuggi coniglio, così Marica per ossequi a Don Sergio sì sostituì al Rino, ma non prima di essersi fatta promettere dal Don che avrebbe fatto in modo di fargli aumentare lo stipendio, o certi giochini non proprio edificanti sarebbero potevano finire alle orecchie sbagliate.
In realtà Marica non aveva fatto foto che la copula tra i due le faceva pure schifo, ma il gioco era questo e valeva la candela; almeno fino a quando fosse durato.
Intanto il Marco, figlio fuori corso del Nicola impazziva di seghe per la Marica e avrebbe persino voluto maritarla tanta era la foja che gli metteva la Marica quando passava per il cortile con i suoi vestiti sconvenienti.
Il povero Nicola padre di Marco, non sapendo che fare ne aveva parlato alla madre tra un amplesso e l'altro, ma quella non si era promessa di aiutarlo.
Anzi il Marco, bel ragazzone un dì se l'era pure portato a letto, ma quello non si toglieva dalla testa la figlia, e sì che la madre lo aveva avvertito che quella era uno spirito libero e che al posto dell'anello al dito, avrebbe preferito mettere delle belle corna in testa del malcapitato di turno.
E mentre succedeva tutto questo, proprio in quella stessa linea temporale, la Carla godette emettendo un urlo sincopato e alquanto liberatorio accasciandosi sulla chase lounge come un sacco di patate, sul quale era caduto pure l'Alberto.
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Una calda sauna notturna.
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