E la chiamano estate…

di
genere
tradimenti

Estate, la stagione del sole.
Quando le energie della vita esplodono e ci travolgono nel calore del sole che desideriamo sulla pelle nuda, nel mare salmastro che ricorda il sale dei desideri, nell'ozio dei giorni di vacanza che risvegliano istinti e bollori sopiti nel tempo frenetico delle giornate di lavoro.
Avevamo scelto il Salento, bianco blu selvaggio, focoso.
Avevo voglia, voglia di vita, di passione, di sesso.
Le notti con mio marito erano sentieri di deliziosi orgasmi ritrovati, dopo tanti anni di torpore avevo trovato la chiave per far rinascere la sua voglia e di goderne appieno.
Ma non mi bastava.
Passavo le giornate a stuzzicarlo, mettendomi sul lettino a gambe larghe proprio davanti a lui e proprio in modo che gli slip si allargassero leggermente di lato facendogli aprire una finestra sul paradiso del mio sesso depilato e lucido di umori.
Mi eccitava vedere che il cazzo gli esplodeva nei
boxer, mi divertiva provocarlo quando la sua erezione era così evidente da impedirgli di alzarsi dal lettino quando lo chiamavo sfuggendo di corsa per un tuffo nel mare.
E questo continuo eccitarci a vicenda mi rendeva famelica.
Mi scoprivo ad interrompere il relax del mio libro distratta dai ragazzi che passavano schiamazzando tra gli ombrelloni.
Mi soffermavo in modo particolare su uno dei bagnini: molto più giovane di me, un ragazzo, pelle dorata di sole, bei muscoli, occhi verdissimi ed il sorriso di chi sa di attirare su di se occhi famelici di turiste annoiate e desiderose di trasgressione.
Marco era sempre gentile, molto gentile, lo era in particolar modo con me; accorreva ad aprirmi la sdraio, mi salutava con calore quando passava tra gli ombrelloni; lo avevo beccato un paio di volte con gli occhi piantati tra le mie cosce aperte o sulla punta dei miei capezzoli turgidi sotto il triangolo del reggiseno.
Quando avvertivo la sua presenza ad arte mi muovevo per il suo sguardo, perchè godesse dello spettacolo delle mie curve desiderandole quasi dolorosamente.
E poi, un giorno di pioggia....L'acqua aveva incominciato a scendere improvvisamente costringendo tutti ad una corsa sotto la tettoia dello stabilimento balneare. Mi piace la pioggia sulla spiaggia, mi ero trattenuta un po' più degli altri invitandoli ad andare e dicendo che mi godevo ancora qualche goccia di pioggia sul mare.
Mentre salivo dalla spiaggia avevo percepito la presenza di Marco, mi osservava, fermo in piedi davanti alla porta del bagno delle signore.
Istinto, cambio direzione dirigendomi verso il bagno, lo fisso dritto negli occhi e lentamente entro nel bagno ma volutamente non chiudo la porta in modo che lui da fuoro possa vedere all'interno.
Entro e rimango di spalle, la sensazione fisica degli occhi di lui conficcati sulla schiena.
Ho voglia di quella carne giovane, dell'afrore di quel maschio giovane, dei calli delle sue mani rese ruvide dal lavoro.
Ho voglia e glielo dico con il corpo, spogliandomi lentamente del costume zuppo di pioggia ed umori ed iniziando una danza lentissima delle mie mani con cui fingo di asciugarmi con l'aiuto di un piccolo asciugamano ma non faccio altro che bagnarmi di più: non la pioggia ma i miei umori che oramai non si trattengono.
Dopo un tempo lunghissimo mi giro, completamente nuda, offerta ai suoi occhi che sono piccoli come punte di spillo.
Si massaggia i boxer ostentando una vistosa erezione, non abbassa lo sguardo mi divora.
Cerca nel mio sguardo uno sguardo di assenso e lo trova....
Lentamente si avvicina alla porta ed entra chiudendo la porta.
Lo guardo, mi fissa, restiamo in silenzio.
Gli sfioro le labbra, scendo con la punta dell'indice lungo il suo petto e poi giù giù giù.
Non lo spoglio, solo lo accarezzo pesante sopra la tela e poi, raccolto il suo odore che ha penetrato la stoffa, mi porto la mano sul viso ed annuso.
"Ecco Marco, volevo avere il tuo odore nelle narici prima di regalarti il privilegio di mangiarmi"
Lui mi fissa negli occhi, non parla, sorride e con un gesto lentissimo si inginocchia davanti a me, intrufola la faccia tra le mie cosce.
Mi mangia mi beve mi onora come una dea, infila la lingua le mani il naso, avido impaziente mi beve.
Vengo tremando mentre la sua faccia oramai profuma solo di me...
Poi lentamente lo faccio rialzare, lo bacio profondamente riprendendomi il gusto dell'orgasmo con cui gli ho inondato la bocca.
Raccolgo il costume mentre lui impazzisce dalla voglia di godere, gli sorrido, devo andare dico, ma sono certa che sarà una bellissima estate....
scritto il
2022-10-25
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