AL

di
genere
etero

Scusate per la grammatica ma ho scritto questo racconto di getto. Il racconto è di fantasia perchè è un episodio che non è mai capitato ma si basa su ricordi di incontri che ho avuto con la mia amica AL nel corso dell'ultimo anno. Spero vi piaccia.


Dal nostro ultimo incontro sono passati diversi mesi, d'altronde quando ti ho detto che non mi sentivo di portare avanti una relazione simile non lo pensavo davvero, era solo un modo per distaccarmi momentaneamente da te e poi riprenderti quando mi fosse tornata voglia. Capisco che voi lettori possiate pensare “quanto sei stronzo!”, ma in un rapporto di scopamicizia questo è più che concesso. Poi però tu ti sei dichiarata, quindi game over.
Ora mi trovo qui, in un giovedì pomeriggio uggioso, con la casa completamente vuota e una gran voglia di scopare. È da un po’ che mi ronza in testa di chiamarti ma sono sempre riuscito a contenermi; Oggi no, oggi non riesco a contenermi, oggi non voglio contenermi. Quindi tiro fuori il telefono, apro WhatsApp, clicco su “Chat archiviate”, apro la tua chat, la richiudo. Penso che dopo tutto non è giusto chiamarti, sarei davvero uno stronzo se lo facessi. Spengo il telefono e apro Instagram, il feed si aggiorna e… senza parole: il primo post è una foto leggermente ruotata del tuo busto, con in dosso un corsetto strettissimo. Non resisto più, rapidamente riapro la tua chat su WhatsApp e senza esitazione digito e invio.
- “Hey, come va?”
Non passa molto prima di una tua risposta.
Non voglio essere troppo diretto, non posso ripiombare così dal nulla e chiederti di vederci. Iniziamo a chattare, parliamo del più e del meno, poi pian piano il discorso si sposta verso argomenti sempre più personali, inizio a girarci in torno e tu lo sai, sai cosa voglio e vuoi farmi penare; Accetto la sfida. Tra una chiacchiera e una frecciatina si fa sera, devo iniziare a sbrigarmi o non riuscirò a concludere prima di domani, quindi scatta la domanda:
- “Torni a BO questo week end?”
- “Si, sabato dopo scuola vado a prendere il treno, tu invece?”
- “Sono ancora indeciso, ho casa libera in questi giorni e forse volevo invitare qualche amico”
Questo è il messaggio di svolta. Sai perfettamente perché te lo sto scrivendo, così come sai che dopo tutte le frecciatine e tutti i messaggi ambigui che ti ho mandato, qui sei tu a decidere. Passa un minuto, poi dieci, poi 30, poi un’ora. Finalmente rispondi:
- “Se ti va potremmo vederci, un po’ come ai vecchi tempi”
Il messaggio mi manda in delirio. In un attimo sento la voglia salire, una scossa mi attraversa la spina dorsale e il cazzo mi diventa di marmo.
- “Non c’è tuo zio?”
- “Stasera no, torna domani ;)”
- “Non posso rifiutare un’offerta così. 18 può andare?”
- “Perfetto”
Per tutto il resto della serata la mia mente è pervasa da ricordi dei nostri precedenti incontri, non riesco a calmarmi ma allo stesso tempo non posso neanche sfogarmi da solo: se devo perdere la No Nut November*, devi essere tu la responsabile. Alla fine riesco ad addormentarmi a fatica.
La sveglia suona in ritardo, merda: sono in ritardo per la lezione. Per fortuna la mia mattinata universitaria mi tiene impegnato, ogni tanto mi torna in mente la serata che mi aspetta e, immediatamente, devo preoccuparmi di coprire il durello dirompente.
Tra una lezione e l’altra si fanno le 17, per oggi può bastare; prendo tutte le mie cose e volo a casa, ora è davvero impossibile non pensare a ciò che mi aspetta.
Dopo una doccia veloce mi preparo, pantalone di lino, maglietta larga e felpa; Ho già un preservativo nel portafogli ma me ne caccio altri 3 in tasca, prendo le chiavi ed esco di casa.
Mentre accendo la macchina ti scrivo che sto partendo. In poco tempo parcheggio sotto casa tua. Fortunatamente il cancello è già aperto, ti risparmio la fatica di scendere dato che è difettoso, però suono comunque. Attraverso il giardino del complesso, salgo le scale di pietra e sono nel condominio. Rampa dopo rampa arrivo a casa tua. Tu sei lì sulla porta che mi aspetti: indossi un maglioncino leggero verde e bianco e un paio di jeans che risaltano a pieno il tuo magnifico culo. Ci salutiamo, mi fai entrare e accomodare. Ci sediamo in cucina a chiacchierare; mi racconti che tuo zio ha rifatto la cucina da poco, poi mi chiedi se voglio dell’acqua. Rispondo di sì, quindi prendi un bicchiere e ti giri a riempirlo dal rubinetto. In questo modo riesco ad ammirare ancora meglio il tuo culo, riesco a malapena a contenermi dal saltarti addosso. Tu te ne accorgi e ti pieghi ancora di più: sono al limite e ho i pantaloni che mi scoppiano.
Mi porgi il bicchiere e con un sorriso ammiccante mi chiedi
- “Beh ora che si fa?”
Allora ti tiro verso di me e ti bacio. Un bacio sensuale, avvolgente, che rapidamente si trasforma in vorace e animalesco. Mi alzo in piedi e le mani si poggiano ovviamente sul tuo culo. Cominciamo una danza che ti fa finire seduta sul tavolo della cucina con le gambe attorno alla mia vita ed io che ti slaccio i pantaloni, che vengono via come nulla fosse. Ti bacio, ti prendo per il collo e ti sdraio sul tavolo: d’ora in poi sei mia.
Comincio a baciarti tutta, scendendo lentamente: prima il collo, poi il petto, giù sulla pancia e finalmente arrivo al pube. Hai un intimo in pizzo bianco da cui riesco ad intravedere tutto quello che c’è sotto ma ancora non è il momento. Torno a baciarti, mentre struscio la mia erezione tra le tue gambe. Poi scendo e ricomincio dalle tue gambe, baci misti a morsetti da sopra il ginocchio, passando per l’interno coscia fino all’inguine. Ti passo entrambe le gambe, più volte. Alla fine ti sfilo l’intimo: sei un lago. Potrei cominciare a fotterti già così, senza preliminari, ma voglio gustarmela tutta. Comincio a leccartela come se non avessi mai assaggiato niente di più buono e tu inizi a gemere sempre più forte fino a venire sotto i colpi della mia lingua che ti tortura il clitoride.
Ti alzi dal tavolo e mi guardi, amo lo sguardo che hai quando sei appena venuta: bocca lievemente aperta, ancora ansimante, guance rosse e occhioni azzurri che mi guardano e me ne chiedono ancora.
Ci spostiamo in camera tua mentre continuiamo a baciarci violentemente, sbattendo da un muro all’altro del corridoio svestendoci definitivamente. Come ti tolgo la maglietta rimango con gli occhi sbarrati quando ti vedo addosso il corsetto della foro. Ti sollevo e ti lancio sul letto, mi sfili i pantaloni, mi abbassi le mutande e finalmente liberi il mio cazzo che non ce la faceva più. Cominci un pompino magistrale che mi porta velocemente al limite. Ormai mi conosci e sai quando fermarti, infatti ti stacchi appena in tempo e, alzando lo sguardo, cominci a strofinarti il mio cazzo in faccia guardandomi fisso negli occhi: se non fossi così allenato potrei venire solo con questo.
Ti bacio, ti prendo per il collo e ti sdraio sul letto a missionario e in un attimo sono dentro di te. Dopo i primi affondi di assestamento, lenti e controllati, comincio a sbatterti con tutta la forza che ho in corpo mentre tu godi ad ogni affondo. I tuoi gemiti sono talmente forti che inizio a pensare che potrebbe sentirci tutto il condominio, quindi aumento il ritmo per quanto possibile, voglio spaccarti la figa.
Dal missionario passiamo alla pecorina, ma il ritmo non cambia. Mentre continuo a stantuffarti arrivano improvvisi gli schiaffi sul culo, che completano un quadretto degno del miglior porno, mentre con l’altra mano ti torturo il clitoride. Il tuo orgasmo arriva improvviso, feroce, accompagnato da un urlo che sfuma fino a diventare un gemito soffuso. Hai bisogno di qualche secondo per riprenderti e, mentre ti guardo in queste condizioni, penso a quanto mi siano mancati i nostri incontri in questi mesi.
Appena ti riprendi ricominciamo più lentamente, all’inizio a smorza-candela, poi a treccia e loto, godendoci ogni singolo secondo di una danza che continua a crescere di intensità, fino ad arrivare a te sdraiata di pancia sul letto mentre ti sono sopra. Comincio ad accelerare, ormai sono vicino e sento che lo sei anche tu. Continuo a colpire con tutte le energie rimaste mentre ti tengo saldamente le braccia dietro la schiena, con le nostre mani che si intrecciano e si stringono, fino a che non sono al limite. Mentre vengo spingo più in fondo che posso e anche tu raggiungi l’orgasmo. A causa della NNN* ho accumulato 8 giorni di astinenza, che per un 21enne come me sono un periodo esagerato, che ho scaricato totalmente dentro di te.
Rimaniamo così per almeno un minuto, ansimanti, sfiniti e svuotati, però che scopata.
Come mi stacco da te un fiotto di liquido bianco ti esce fuori, sei oscenamente aperta. Questa visione mi fa risalire la voglia improvvisamente; istintivamente guardo l’orologio che hai attaccato alla parete, forse è un po’ tardi considerando che devi andare a scuola, ma poi improvvisamente dici:
- “Sono solo le 20.45, ci ripigliamo un attimo e poi secondo round?”.

Fine

di
scritto il
2022-11-02
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