Il diavoletto e il militare in trasferta
di
Nina.gm
genere
etero
Lavorare in una discoteca è bello, divertente e da la possibilità di avere molto tempo libero, ma non nei weekend. Quindi, appena saputo che quel venerdì non avrei lavorato, cercai di convincere le mie due migliori amiche per andare a ballare nella mia discoteca preferita della città e, per fortuna, accettarono quasi subito.
Era qualche giorno prima di Halloween, quindi mi sforzai almeno di mettere un cerchietto da diavolo in testa e di vestirmi un po’ sexy: camicetta scollata, pantaloncini di pelle e collant neri molto leggeri.
Appena arrivate in discoteca lo notai subito: alto, muscoloso, maglietta nera attillata e fare da spaccone. Sapeva perfettamente di essere un bel ragazzo. Era stato nella discoteca dove lavoro la settimana prima e non era passato inosservato nemmeno in quella situazione. Spinta dalle mie amiche, decisi di andarci a parlare. Gli chiesi se gli potessi fare una domanda e, con aria ammiccante, mi rispose “Anche due”. La domanda era molto semplice, volevo sapere se fosse davvero il ragazzo visto giorni prima e me ne diede la conferma, ma la conversazione morì subito e tornai dalle mie amiche.
Passammo la nostra serata tra alcol, chiacchiere, balli provocanti tra di noi e ragazzi che ci provavano.
Verso le 3:30 la più piccola di noi ci chiese di accompagnarla in bagno e salimmo al piano di sopra dove vidi di nuovo lui, questa volta appoggiato alla balconata. Era davvero sexy e sinceramente fui anche sorpresa di vederlo senza ragazze intorno.
Senza nemmeno parlare, con un’occhiata le mie amiche capirono che volevo rimanere a ballare lì - vicino a lui.
Ed ecco l’assist del secolo: le mie due ragazze si misero a ballare tra di loro e io feci la finta offesa ridendo con loro. Mi guardai intorno e lui, ridendo della scena, mi disse di avvicinarmi per ballare con lui. Mi avvicinai, leggermente imbarazzata, e ballammo solo qualche minuto prima di ritrovarmi con le sue labbra appiccicate alle mie e la sua lingua in bocca. Gli strinsi le braccia intorno al collo, lui le sue attorno alla mia vita e mi fece indietreggiare fino alla colonna alle mie spalle. Lo avevo letteralmente addosso e, nonostante quella situazione non fosse da me, non mi dispiaceva affatto. Mi staccai dal bacio per chiedergli quale fosse il suo nome e per dirgli il mio e mi invitò a prendere un drink.
Al bancone, preso il mio noiosissimo solito Long Island, cominciammo a chiacchierare. In realtà non riuscivo a staccargli gli occhi dalle labbra, ora sporche del mio rossetto rosso, e lui lo stesso.
“Andiamo a chiacchierare fuori, almeno siamo tranquilli.” Non so perchè mi fidai, ma avvisai le mie amiche e così facemmo: andammo in cassa a pagare e alla luce potei notare i lineamenti del suo viso. Il suo sguardo, ogni volta che mi guardava e sorrideva in maniera provocante, continuava a farmi sentire eccitata, con le farfalle nello stomaco. Uscimmo fuori e ci fermammo poco distanti dalla discoteca, appoggiati ad un muro. Tra una sigaretta e un bacio ci scambiammo più informazioni: ha 21 anni (uno in meno di me), viene dalla Toscana ed è un militare. Mi raccontò di quanto fosse complicato e bello allo stesso tempo essere lontano da casa, liberi ma con tante responsabilità che forse alla nostra età non siamo nemmeno abituati ad avere. Continuammo a parlare e scherzare e mi chiamava con nomignoli come “baby” o “lady”. Poi un altro bacio, questa volta infuocato. Mi spinse di nuovo contro il muro, questa volta facendo attenzione a farmi sentire la sua erezione. Mi toccava di continuo ovunque: il culo, i fianchi, tra i capelli. Io stavo impazzendo. Quando mi chiese di andare da lui, una parte di me mi diceva che sarebbe stato un errore: non lo conoscevo, ero lì con le mie amiche e poi come sarei tornata a casa? Gli bastò una frase - forse aiutato anche dall’alcol che avevo in corpo - per convincermi : “Stanotte dei una diavoletta, puoi farlo”.
Chiamai le mie amiche che mi avvisarono che erano alla cassa e, recuperate le mie cose, io e il militare prendemmo un taxi per raggiungere casa sua.
Salimmo e mi disse di aspettarlo mentre recuperava un preservativo dal suo coinquilino. Quando rientrò in camera, mi stavo slacciando le scarpe e mi disse di rimanere accucciata. Non disobbedii, anche se feci finta di protestare. Gli slacciai i pantaloni e li tirai giù insieme alle mutande. Il suo cazzo era già pronto, lungo e grosso. Lo presi in bocca e cominciai a succhiare lentamente. A ogni scoccata cercavo di prenderlo più in fondo fino a prenderlo tutto in bocca per qualche secondo. Lui emise un gemito e mi tirò su dalle braccia per farmi alzare in piedi. Mi baciò di nuovo, questa volta eravamo in fiamme. Gli tolsi la maglia e lo accarezzai sulle braccia, sulla schiena e dietro la testa mentre la sua lingua passava sul mio collo lasciando qualche bacio. Mi tolse la camicetta per poi buttarmi sul letto. Mi presi qualche secondo per ammirare il suo corpo per poi togliermi il cerchietto che era ancora lì e chiedergli di spegnere la luce, richiesta che non soddisfò: “La spegniamo dopo, ora voglio vederti”.
Mi tolse i pantaloncini e il reggiseno, lasciandomi con solo i collant e iniziò a leccare e succhiare il mio seno. Cercavo di essere il più silenziosa possibile per non svegliare il suo inquilino, ma quando mi pizzico il capezzolo con i denti mi scappò un gemito e mi scusai. Di tutta risposta lo fece di nuovo, ma più forte e mi disse: “Non hai niente di cui scusarti, anzi mi eccita ancora di più se ti fai sentire.”
Si sdraiò sul letto e lo presi di nuovo in bocca mentre lui apriva il preservativo e lo infilava. Mi tolsi le calze e il perizoma e gli salì sopra.
Con la mano, indirizzò il suo cazzo verso di me e io scesi lentamente. Mi scappò subito un altro gemito. Era enorme, mi dovetti prendere qualche secondo per abituarmi prima di potermi muovere. Iniziai a muovere i fianchi avanti e indietro, lo sentivo fino in fondo e sentivo di essere fradicia. Non mi aveva nemmeno toccata ma ero eccitata come mai prima. Mi fissava dritta negli occhi mentre le mie mani erano appoggiate sul suo petto per tenermi in equilibrio. Ogni tanto si faceva scappare qualche gemito e io di rimando. Gli chiesi di stringermi i fianchi con le mani e quando lo fece iniziai a godere ancora di più, mi sentivo totalmente nelle sue mani, posseduta. Quando i miei gemiti si fecero più frequenti mi ribaltò con la schiena sul letto, prese le gambe e se le mise sulle spalle e iniziò a scoparmi velocemente. Ero già vicina all’orgasmo e per un momento lo ringraziai mentalmente di non aver spento la luce. Vedere le sue braccia possenti, il suo sguardo e le sue labbra socchiuse mi spingeva verso il piacere tanto quanto averlo dentro di me. Mi teneva ferma dalle cosce e spingeva senza tregua. Abbassai una mano per toccarlo e per toccare me, avevo bisogno di venire. Lui mi aprì le gambe e io iniziai a toccarmi il clitoride con una mano sulla bocca, ma non era d’accordo: mi tolse la mano dalla bocca e di risposta mi mise la sua attorno alla gola. Poche spinte dopo stavo avendo uno degli orgasmi migliori e più forti della mia vita. Mi sentivo contrarre attorno al suo cazzo e di sicuro il palazzo sentì i miei gemiti, per quanto cercassi di trattenerli. Più crollavo nel mio piacere e più lui aumentava di velocità. Solo quando tolsi la mano da in mezzo le mie gambe si fermò e scese con la faccia al suo posto. Iniziò a leccarmi e io, ancora sensibile, non riuscivo a stare ferma con i fianchi che continuavano a spingermi contro la sua lingua. Infilò un dito dentro di me e pensai di svenire dal piacere che stavo provando. Dovevo prendermi un momento, quindi mi misi seduta e lo spinsi di nuovo sul letto per prenderlo di nuovo in bocca. Il preservativo sapeva di me e, se possibile, il suo cazzo era ancora più grande di prima. Mi impegnavo a prenderlo tutto fino in fondo, volevo farlo godere come lui aveva fatto con me, ma i suoi piani erano diversi. “Voglio sentirti ancora urlare”. Mi girò a pecora, mi puntò il cazzo sull’apertura e entrò con una spinta. Se possibile, lo sentivo ancora più in profondità di quando ero sopra di lui. Dovetti appoggiare la faccia sul cuscino per soffocare i versi che non riuscivo più a controllare, ma ancora una volta i suoi piani non erano quelli. Mi prese i ricci e li strinse con una mano per farmi rimanere con il viso alzato mentre l’altra era appoggiata sul mio fianco e alternava sculacciate. Mi scopò così per minuti che speravo non finissero mai. Nel silenzio si sentivano solo i nostri gemiti, le scoccate delle sculacciate e il rumore dei nostri corpi che si scontravano ad ogni benedetta spinta.
“Dove vuoi che venga baby?” Mi chiese.
Riuscii solo a rispondergli “dove vuoi”, ero davvero sopraffatta dalle sensazioni che stavo provando.
Si fermò, si tolse il preservativo e mi disse di prenderlo in bocca. Non me lo feci ripetere due volte…se lo meritava dopo tutto!
Era vicino e per dare il colpo di grazia gli presi le palle in bocca e cominciai a succhiarle. Lui mi guardò con uno sguardo misto tra stupore e piacere e iniziò a gemere sempre più fino a quando mi prese per i capelli per portarmi di nuovo attorno al suo cazzo e mi venne in bocca con un ultimo profondo verso di piacere.
Ci sorridemmo, mi misi una sua felpa e ci mettemmo sotto le coperte. Chiacchierammo ancora un’oretta, fino a quando lui non dovette prepararsi per andare in accademia. Fumammo una sigaretta, si lavò e si mise la divisa. Andò via piantandomi un bacio sulle labbra.
Quando uscì, mi misi a dormire e al mio risveglio, tornato da lavoro, mi riaccompagnò a casa.
Non ci scambiammo i numeri né nessun contatto, ma quel militare in trasferta ha dato a questa diavoletta una delle notti più infuocate della mia vita e non la scorderò facilmente.
Era qualche giorno prima di Halloween, quindi mi sforzai almeno di mettere un cerchietto da diavolo in testa e di vestirmi un po’ sexy: camicetta scollata, pantaloncini di pelle e collant neri molto leggeri.
Appena arrivate in discoteca lo notai subito: alto, muscoloso, maglietta nera attillata e fare da spaccone. Sapeva perfettamente di essere un bel ragazzo. Era stato nella discoteca dove lavoro la settimana prima e non era passato inosservato nemmeno in quella situazione. Spinta dalle mie amiche, decisi di andarci a parlare. Gli chiesi se gli potessi fare una domanda e, con aria ammiccante, mi rispose “Anche due”. La domanda era molto semplice, volevo sapere se fosse davvero il ragazzo visto giorni prima e me ne diede la conferma, ma la conversazione morì subito e tornai dalle mie amiche.
Passammo la nostra serata tra alcol, chiacchiere, balli provocanti tra di noi e ragazzi che ci provavano.
Verso le 3:30 la più piccola di noi ci chiese di accompagnarla in bagno e salimmo al piano di sopra dove vidi di nuovo lui, questa volta appoggiato alla balconata. Era davvero sexy e sinceramente fui anche sorpresa di vederlo senza ragazze intorno.
Senza nemmeno parlare, con un’occhiata le mie amiche capirono che volevo rimanere a ballare lì - vicino a lui.
Ed ecco l’assist del secolo: le mie due ragazze si misero a ballare tra di loro e io feci la finta offesa ridendo con loro. Mi guardai intorno e lui, ridendo della scena, mi disse di avvicinarmi per ballare con lui. Mi avvicinai, leggermente imbarazzata, e ballammo solo qualche minuto prima di ritrovarmi con le sue labbra appiccicate alle mie e la sua lingua in bocca. Gli strinsi le braccia intorno al collo, lui le sue attorno alla mia vita e mi fece indietreggiare fino alla colonna alle mie spalle. Lo avevo letteralmente addosso e, nonostante quella situazione non fosse da me, non mi dispiaceva affatto. Mi staccai dal bacio per chiedergli quale fosse il suo nome e per dirgli il mio e mi invitò a prendere un drink.
Al bancone, preso il mio noiosissimo solito Long Island, cominciammo a chiacchierare. In realtà non riuscivo a staccargli gli occhi dalle labbra, ora sporche del mio rossetto rosso, e lui lo stesso.
“Andiamo a chiacchierare fuori, almeno siamo tranquilli.” Non so perchè mi fidai, ma avvisai le mie amiche e così facemmo: andammo in cassa a pagare e alla luce potei notare i lineamenti del suo viso. Il suo sguardo, ogni volta che mi guardava e sorrideva in maniera provocante, continuava a farmi sentire eccitata, con le farfalle nello stomaco. Uscimmo fuori e ci fermammo poco distanti dalla discoteca, appoggiati ad un muro. Tra una sigaretta e un bacio ci scambiammo più informazioni: ha 21 anni (uno in meno di me), viene dalla Toscana ed è un militare. Mi raccontò di quanto fosse complicato e bello allo stesso tempo essere lontano da casa, liberi ma con tante responsabilità che forse alla nostra età non siamo nemmeno abituati ad avere. Continuammo a parlare e scherzare e mi chiamava con nomignoli come “baby” o “lady”. Poi un altro bacio, questa volta infuocato. Mi spinse di nuovo contro il muro, questa volta facendo attenzione a farmi sentire la sua erezione. Mi toccava di continuo ovunque: il culo, i fianchi, tra i capelli. Io stavo impazzendo. Quando mi chiese di andare da lui, una parte di me mi diceva che sarebbe stato un errore: non lo conoscevo, ero lì con le mie amiche e poi come sarei tornata a casa? Gli bastò una frase - forse aiutato anche dall’alcol che avevo in corpo - per convincermi : “Stanotte dei una diavoletta, puoi farlo”.
Chiamai le mie amiche che mi avvisarono che erano alla cassa e, recuperate le mie cose, io e il militare prendemmo un taxi per raggiungere casa sua.
Salimmo e mi disse di aspettarlo mentre recuperava un preservativo dal suo coinquilino. Quando rientrò in camera, mi stavo slacciando le scarpe e mi disse di rimanere accucciata. Non disobbedii, anche se feci finta di protestare. Gli slacciai i pantaloni e li tirai giù insieme alle mutande. Il suo cazzo era già pronto, lungo e grosso. Lo presi in bocca e cominciai a succhiare lentamente. A ogni scoccata cercavo di prenderlo più in fondo fino a prenderlo tutto in bocca per qualche secondo. Lui emise un gemito e mi tirò su dalle braccia per farmi alzare in piedi. Mi baciò di nuovo, questa volta eravamo in fiamme. Gli tolsi la maglia e lo accarezzai sulle braccia, sulla schiena e dietro la testa mentre la sua lingua passava sul mio collo lasciando qualche bacio. Mi tolse la camicetta per poi buttarmi sul letto. Mi presi qualche secondo per ammirare il suo corpo per poi togliermi il cerchietto che era ancora lì e chiedergli di spegnere la luce, richiesta che non soddisfò: “La spegniamo dopo, ora voglio vederti”.
Mi tolse i pantaloncini e il reggiseno, lasciandomi con solo i collant e iniziò a leccare e succhiare il mio seno. Cercavo di essere il più silenziosa possibile per non svegliare il suo inquilino, ma quando mi pizzico il capezzolo con i denti mi scappò un gemito e mi scusai. Di tutta risposta lo fece di nuovo, ma più forte e mi disse: “Non hai niente di cui scusarti, anzi mi eccita ancora di più se ti fai sentire.”
Si sdraiò sul letto e lo presi di nuovo in bocca mentre lui apriva il preservativo e lo infilava. Mi tolsi le calze e il perizoma e gli salì sopra.
Con la mano, indirizzò il suo cazzo verso di me e io scesi lentamente. Mi scappò subito un altro gemito. Era enorme, mi dovetti prendere qualche secondo per abituarmi prima di potermi muovere. Iniziai a muovere i fianchi avanti e indietro, lo sentivo fino in fondo e sentivo di essere fradicia. Non mi aveva nemmeno toccata ma ero eccitata come mai prima. Mi fissava dritta negli occhi mentre le mie mani erano appoggiate sul suo petto per tenermi in equilibrio. Ogni tanto si faceva scappare qualche gemito e io di rimando. Gli chiesi di stringermi i fianchi con le mani e quando lo fece iniziai a godere ancora di più, mi sentivo totalmente nelle sue mani, posseduta. Quando i miei gemiti si fecero più frequenti mi ribaltò con la schiena sul letto, prese le gambe e se le mise sulle spalle e iniziò a scoparmi velocemente. Ero già vicina all’orgasmo e per un momento lo ringraziai mentalmente di non aver spento la luce. Vedere le sue braccia possenti, il suo sguardo e le sue labbra socchiuse mi spingeva verso il piacere tanto quanto averlo dentro di me. Mi teneva ferma dalle cosce e spingeva senza tregua. Abbassai una mano per toccarlo e per toccare me, avevo bisogno di venire. Lui mi aprì le gambe e io iniziai a toccarmi il clitoride con una mano sulla bocca, ma non era d’accordo: mi tolse la mano dalla bocca e di risposta mi mise la sua attorno alla gola. Poche spinte dopo stavo avendo uno degli orgasmi migliori e più forti della mia vita. Mi sentivo contrarre attorno al suo cazzo e di sicuro il palazzo sentì i miei gemiti, per quanto cercassi di trattenerli. Più crollavo nel mio piacere e più lui aumentava di velocità. Solo quando tolsi la mano da in mezzo le mie gambe si fermò e scese con la faccia al suo posto. Iniziò a leccarmi e io, ancora sensibile, non riuscivo a stare ferma con i fianchi che continuavano a spingermi contro la sua lingua. Infilò un dito dentro di me e pensai di svenire dal piacere che stavo provando. Dovevo prendermi un momento, quindi mi misi seduta e lo spinsi di nuovo sul letto per prenderlo di nuovo in bocca. Il preservativo sapeva di me e, se possibile, il suo cazzo era ancora più grande di prima. Mi impegnavo a prenderlo tutto fino in fondo, volevo farlo godere come lui aveva fatto con me, ma i suoi piani erano diversi. “Voglio sentirti ancora urlare”. Mi girò a pecora, mi puntò il cazzo sull’apertura e entrò con una spinta. Se possibile, lo sentivo ancora più in profondità di quando ero sopra di lui. Dovetti appoggiare la faccia sul cuscino per soffocare i versi che non riuscivo più a controllare, ma ancora una volta i suoi piani non erano quelli. Mi prese i ricci e li strinse con una mano per farmi rimanere con il viso alzato mentre l’altra era appoggiata sul mio fianco e alternava sculacciate. Mi scopò così per minuti che speravo non finissero mai. Nel silenzio si sentivano solo i nostri gemiti, le scoccate delle sculacciate e il rumore dei nostri corpi che si scontravano ad ogni benedetta spinta.
“Dove vuoi che venga baby?” Mi chiese.
Riuscii solo a rispondergli “dove vuoi”, ero davvero sopraffatta dalle sensazioni che stavo provando.
Si fermò, si tolse il preservativo e mi disse di prenderlo in bocca. Non me lo feci ripetere due volte…se lo meritava dopo tutto!
Era vicino e per dare il colpo di grazia gli presi le palle in bocca e cominciai a succhiarle. Lui mi guardò con uno sguardo misto tra stupore e piacere e iniziò a gemere sempre più fino a quando mi prese per i capelli per portarmi di nuovo attorno al suo cazzo e mi venne in bocca con un ultimo profondo verso di piacere.
Ci sorridemmo, mi misi una sua felpa e ci mettemmo sotto le coperte. Chiacchierammo ancora un’oretta, fino a quando lui non dovette prepararsi per andare in accademia. Fumammo una sigaretta, si lavò e si mise la divisa. Andò via piantandomi un bacio sulle labbra.
Quando uscì, mi misi a dormire e al mio risveglio, tornato da lavoro, mi riaccompagnò a casa.
Non ci scambiammo i numeri né nessun contatto, ma quel militare in trasferta ha dato a questa diavoletta una delle notti più infuocate della mia vita e non la scorderò facilmente.
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