L'incedente di Vittorio - 1a parte
di
Hobbime
genere
bisex
Capitolo 1
Stavo boccheggiando per il caldo in camera mia leggendo un fumetto. Di sottofondo i Led Zeppelin mi fanno muovere la testa ed il piede sinistro a tempo con una scala per il paradiso, quando squilla il cellulare. Il nome visualizzato sul display è quello di Vittorio, il mio migliore amico.
Non lo sento da tre giorni, da quando è partito per il mare. Mi aveva detto che andava a stare una decina di giorni dai nonni. Ieri lo avevo chiamato ma risultava irragiungibile e adesso, mi stava richiamando.
Fino a un mese fa, quando c'era ancora scuola, ci vedevmo tutti i giorni, al mattino in classe e al pomeriggio agli allenamenti di basket o a studiare. Nel fine settimana spesso uscivamo insieme; io e Lucia, la mia ragazza, e Vittorio e Alessia, la sua ragazza, figa anche lei ma un po' rompicoglioni.
Abbasso il volume della musica e rispondo. - Era ora che ti facessi vivo. Ieri ti ho chiamato ma non eri raggiungibile…
Chi è dall'altro lato del telefono mi interrompe.
- Elio, sono il papà di Vittorio. Ascolta, mercoledì scorso Vittorio ha avuto un brutto incidente con la moto.
Il sorriso che avevo sul volto si spegne all'improvviso e mille pensieri cercano di farsi strada nella testa, ma si ostacolano a vicenda e non ne esce niente di coerente; la paura che possa essere successo il peggio, lo scacciare quel pensiero per scaramanzia, quasi che le mie paure potessero peggiorare la situazione. E il papà di Vittorio che parla calmo e lento e non mi ha ancora detto come sta.
- Sto usando il suo telefono perché il tuo numero è memorizzato qui. Ti chiamo dall'ospedale…
- E certo, parliamo anche del tempo o dell'andamento dei titoli in borsa… Dimmi come sta, brutto coglione… - Lo penso ma non lo dico, ovviamente.
- Ma Vittorio come sta? - dico invece parlando a velocità supersonica tanto che anche il papa di Vittorio mi risponde un po' più veloce.
- Vittorio è ricoverato all'ospedale Maggiore, ha riportato fratture multiple alle spalle e alle braccia.
Continua a non darmi le informazioni importanti e le mie paure si amplificano.
- Ma Vittorio come sta? - Ripeto sempre più velocemente e stavolta anche a volume alto.
- E stato operato ieri, forse dovranno operarlo ancora… ma adesso è sveglio e lucido. Mi ha chiesto di chiamarti. Gli farebbe piacere vederti. L'orario di visita inizia alle 18 ma può entrare una sola persona alla volta. Tu potresti venire verso le 19:30?
- Certo che verrò. C'è qualcosa che posso portargli?
- Vittorio, Elio mi chiede se vuoi che ti porti qualcosa? - segue qualche secondo di rumori confusi, poi continua rivolgendosi a me - Si, chiede se hai una cuffia con l'archetto, perché le cuffiette con solo gli auricolari non riesce a utilizzarle.
- Ok! A stasera - mi faccio dare le indicazioni per trovare la stanza dove Vittorio è ricoverato e chiudo la telefonata.
Finalmente posso calmarmi un po' e quando sento che sono tornato a respirare quasi normalmente, chiamo Lucia per raccontarle di Vittorio e dirle che quella sera non ci saremmo visti.
Anche lei è molto preoccupata, e mi racconta che Vittorio e Alessia si sono mollati giusto qualche giorno prima. Non mi spiego perché Vittorio non me lo abbia detto, e mi chiedo se i due eventi, mollarsi con la ragazza e l'incidente in moto siano collegati. Saluto Lucia dicendole che l'avrei chiamata in serata.
Puntuale alle 19:30 sono all'ospedale. Cercando di controllare un vago senso di angoscia che tende a far accelerare il respiro, prendo l'ascensore e poi attraverso un paio di corridoi. Quando ormai penso di essermi perso, vedo il papà di Vittorio in fondo al secondo corridoio. Anche lui mi vede e mi fa cenno di andare verso di lui. Mi stringe la mano e si raccomanda di non spostare Vittorio per nessun motivo perché le fratture più gravi dovrebbero essere state ricomposte ma ne aveva talmente tante che potrebbero essercene altre non ancora trattate.
Lo rassicuro, poi va a chiamare la moglie che è in camera con Vittorio. Mi salutano mentre vanno via e finalmente posso entrare io. Tutta la tensione che si era accumulata in quelle ore di attesa sembra sciogliersi.
Vittorio è steso sul letto. Le due braccia sono bloccate sul petto da una ingessatura che lascia libere solo le dita delle mani. Anche il busto è ingessato o comunque bloccato e in pratica non può muovere né il corpo né le braccia. Solo le gambe sono libere, almeno così credo; è vero che le gambe sono coperte dal lenzuolo ma le ho viste muoversi. Lo guardo preoccupato, e invece lui mi guarda sorridendo. La tensione si allenta e senza un motivo scoppiamo a ridere.
- Cosa c'è da ridere - mi chiede mentre ride ancora.
- Niente. Ma sembri la mummia di Tutankamon.
Mi avvicino. Vorrei abbracciarlo ma temo di fargli male e quindi mi blocco.
Lui capisce le mie intenzioni e mi dice - Mi considero abbracciato -
Ridiamo di nuovo. Mio sento più tranquillo; il mio amico c'è. Il suo umorismo è quello di sempre e per quanto lunga potrà essere la sua convalescenza, tornerà a stare bene.
Lo inondo di domande. Come stai? Hai male? Come è successo? Davvero ti sei mollato con Alessia? Passerai tutta l'estate ingessato? Lui risponde a monosillabi e poco volentieri.
Allora gli chiedo più serio - Cos'hai?
Anche lui si fa un po' serio e mi dice: - Sono 2 giorni che sono bloccato qui. Nonostante il condizionatore fa caldo. Non posso usare il telefono. Non posso usare il telecomando della TV e non posso mettere un po' di musica da solo, tantomeno abbassare o alzare il volume.
- Sei sempre circondato da qualcuno, i tuoi, i dottori, le infermiere …
- Questo è un altro problema. - si interrompe e mi guarda con un'espressione che non riesco a decifrare.
- Cos'hai - gli chiedo di nuovo.
Lui sta un po' zitto. Si fa più serio e poi mi chiede: - Ti sei fatto una sega oggi?
Lo guardo un po' stupito. Ovviamente il sesso occupa un posto di rielevo nelle nostre conversazioni, ma in questa circostanza mi sembra fuori luogo.
- Ti sei fatto una sega oggi? - mi chiede di nuovo.
- Ma sei scemo? Anche nel tuo stato non pensi ad altro, tu?
- Ti sei fatto una sega o no? Non è difficile! - mi guarda e devo avere la faccia da scemo perché mi chiede - Hai capito la domanda?
Faccio di sì con la testa.
- Allora rispondi. E' solo una domanda interlocutoria. Mi serve per arrivare a farti altre domande più importanti. Avanti! Ti sei fatto una sega oggi? - Il volume della voce si è fatto più alto e temo che dal corridoio possano sentirci.
- Si - Rispondo a bassa voce
- Quante? -
- Due - rispondo dopo un attimo di pausa.
- E ieri quante te ne sei fatte?
- sempre due, credo. - rispondo sempre un po' indeciso.
- E l'altro ieri quante? Sempre due? - Insiste
- Non so, non mi ricordo, non le segno sul calendario! - Rispondo io.
- Chiedimi quante me ne sono fatte io!
Non capisco il senso delle sue domande e non capisco dove voglia arrivare. Lo guardo perplesso.
- Se tu mi chiedessi quante me ne sono fatte io - continua Vittorio - ti risponderei zero. E anche ieri zero. E anche l'altro ieri.
Continuo a tacere e a guardarlo perplesso.
Allora continua a parlare lui: - E non sono abituato. Stamattina avevo un'erezione che si vedeva da sotto le lenzuola; ma ho le braccia bloccate e non potevo né spostarlo di lato né tantomeno segarmi. Ho dovuto restare fermo e provare a pensare ad altro. Poi è venuta l'infermiera per lavarmi. E' bruttina, ma quando mi ha toccato le gambe mi è diventato duro lo stesso. Per la vergogna sono diventato paonazzo. Per la vergogna ma anche per la voglia.
- E cosa vuoi da me?
- Non so a chi altro rivolgermi. Devi aiutarmi tu!
- Come sarebbe a dire?
- Dai che l'hai capito. Devi aiutarmi tu!
- Come vuoi che ti aiuti? - gli chiedo. Lui non risponde con le parole ma con lo sguardo indica in basso, in mezzo alle sue gambe. Ora capisco quello che vuole dire e non mi piace affatto.
- Cosa? Tu sei scemo. Chiedilo ad Alessia, no?
- Ci siamo lasciati, lo sai. E lei non è mai stata una smaniosa di fare sesso. Ogni volta dovevo insistere per ore e spesso quello che ottenevo era solo una sega o un pompino in macchina. Ci siamo lasciati anche per questo.
- Chiedilo ad un'infermiera o a tua madre.
- A mia madre? Ma ti ascolti quando parli? Tu lo chiederesti a tua madre? E le infermiere credi che siano disponibili ad aiutarmi in quel senso?
Sta di nuovo alzando la voce. Tutta la situazione mi sembra assurda e il peggio che possa accadere è che dal corridoio sentano la nostra conversazione sconclusionata.
- Neanch'io sono disponibile ad aiutarti in quel senso. - Rispondo io risoluto ma a bassa voce, sperando che anche lui abbassi il volume.
- Allora chiedilo a Lucia!
- Dovrei chiedere alla mia ragazza di fare sesso con te? - gli chiedo incredulo.
- No, non fare sesso, solo di masturbarmi e magari un pompino ogni tanto.
- E certo… Ma te l'immagini la situazione? Lucia, vuoi masturbare il mio amico per favore? e magari fargli un pompino?
Il mio tono è chiaramente ironico ma Vittorio mi risponde serio - Se lo dici così sembra tutto assurdo, ma tu devi farle comprendere la situazione.
- Non se ne parla neanche. Non posso chiedere a Lucia una cosa del genere. - scende un silenzio che sembra durare una eternità e poi continuo - Potrei ingaggiare una prostituta.
- Si bravo. Ma alla lunga credo che risulterà un po' oneroso e poi come farai farla entrare in camera mia?
- Hai ragione. E' un casino. Altre ipotesi?
- Devi aiutarmi tu!
- Cosa?
- Si, tu! Basta che mi tocchi per un attimo. Sono talmente pieno che sono sicuro di venire subito.
- Se me lo avessero detto non ci avrei creduto. Il mio amico mi chiede di masturbarlo.
Volevo dire qualcosa per negare ogni possibilità nella maniera più assoluta, ma mi rendo conto che la frase che ho appena detto può essere interpretata come un "forse".
- E' per necessità. Se hai un'altra soluzione la accetterei subito. - mi dice speranzoso Vittorio, guardandomi direttamente negli occhi. Di nuovo quel silenzio imbarazzato. Poi continua - Solo un attimo e sarà tutto finito.
- Cosa dovrei fare? - chiedo sottovoce
- Andiamo… sai come si fa. Sono senza mutande. Devi solo infilare la mano sotto al camice.
- Il camice e il lenzuolo si imbratteranno di sperma. - Dico io. Di nuovo mi accorgo che invece di negare risolutamente, come era nelle mie intenzioni, le mie parola sembrano significare "va bene",
- Non hai un preservativo? - mi chiede
- No. Non pensavo di averne bisogno qui.
- Allora devi farlo con le mani. Con una mi masturbi e metti l'altra a coppetta davanti alla cappella, per raccogliere tutta la sborra e impedire che sporchi il letto.
- Stai zitto. - gli dico mentre comincio a scostare il lenzuolo e ad alzare il camice fino all'inguine. Il cazzo è bello grosso e già in tiro. - Se ne farai parola con qualcuno ti spaccherò il culo.
- Intanto mi stai facendo una sega, altro che spaccarmi il culo. - Mi dice mentre il suo tipico sorriso ironico gli accende il viso.
- Stai facendo dell'ironia del cazzo. - rispondo io, cercando a mia volta di stemperare la tensione. Gli afferro il cazzo, lo scappello e comincio ad andare su e giù.
Lui distoglie lo sguardo dalla mia mano e assume un'aria di godimento sempre con quel sorrisino ironico. - Fai piano. Tanto verrò in un attimo lo stesso.
Rallento il ritmo ma continuo a masturbarlo. Lo guardo in faccia e mantiene il suo sorriso anche quando si passa la lingua sulle labbra.
- Così va benissimo. Non ti fermare. - sussurra.
Vittorio apre un po' la bocca e comincia a respirare più velocemente e a mugolare. Il suo cazzo è durissimo e spero che non ci metta ancora molto.
Dopo i primi su e giù, quello che sto facendo non mi sembra più tanto strano; non è molto diverso da quello che faccio quando mi masturbo da solo. Per questo ho pensato che a lui debba piacere quello che piace a me. Quindi ho cominciato a variare il ritmo, accelerando e rallentando il movimento, e con il pollice ogni tanto accarezzavo la punta del glande, spalmando con movimenti circolari le gocce di precum su tutta la cappella.
- Non ti fermare anche dopo che avrò cominciato a sborrare. Voglio svuotarmi completamente.
Altro che in un attimo sarà tutto finito, sono già passati 5 minuti buoni. Nonostante il dolore che ogni movimento deve procurargli e malgrado il gesso che lo immobilizza quasi del tutto, comincia a contrarre i muscoli delle cosce.
La sua bocca si apre un po' di più ed emette emette una specie di soffio prolungato che si trasforma in un suono, un "Siiii" appena sussurrato. Con la mano sento distintamente le contrazioni dell'orgasmo e infatti comincia ad eiaculare quattro o cinque fiotti densi.
Con la mano a coppetta cerco di raccogliere tutto la sua sborra ed evitare di imbrattare il letto. Ma adesso tutto quello sperma nella mia mano mi stava facendo un po' senso. Lui mi guarda con quel suo sorriso idiota e mi fa - Grazie. Adesso puoi pulirmi con un fazzolettino?
- Si. Anch'io vorrei pulirmi la mano. Ne hai fatto mezzo litro.
- Esagerato. Però aspetta. Prima di pulirti voglio assaggiarlo.
- Cosa?
- Sì. Voglio assaggiarlo. Credo di non essere mai stato tre giorni senza sborrare e voglio sentire che gusto ha in questo caso.
- Vuoi dire che tu assaggi il tuo sperma?
- Certo, esattamente come lecco la figa e le secrezioni della mia ragazza. Inoltre, se pretendo che lei finisca il pompino con l'ingoio, devo essere disposto ad ingoiarlo anch'io.
- La verità è che hai 17 anni, ma sei già un vecchio porco.
Sorride soddisfatto, Evidentemente essere chiamato "vecchio porco" non gli dispiace. Mi dice di avvicinare la mano piena del suo sperma alla sua bocca. Non può alzare la testa per bere, ma affonda la lingua nel liquido e se la riporta in bocca. Sembra un sommeiller che sta assaggiando un Barolo del '92. Ripete l'operazione altre due volte, poi assume un'aria soddisfatta e mi lascia andare al lavandino per pulirmi.
Mi lavo velocemente e prendo un altro fazzolettino per ripulire anche il suo cazzo che, lentamente si sta ammosciando.
- Com'era il tuo sperma? - Gli chiedo mentre sto armeggiando con il suo coso ormai moscio.
- Non era il solito gusto. - fa lui con ari molto seria - Era buono ma con una gusto più intenso, e leggermente più acidulo.
- Sei un intenditore?
- Il mio sperma lo conosco bene e sono in grado di coglierne le sfumature.
- Mi stai prendendo per il culo?.
- Fai attenzione a quello che dici. Ti ricordo che stai parlando ad uno a cui hai appena finito di fare una sega. Comunque quando parlo di sesso, sono sempre serissimo; - mi risponde e stavolta non si limita al sorriso, ma ride apertamente.
Rido anch'io mentre gli srotolo il camice sulle gambe e rimetto a posto il lenzuolo.
- Grazie - mi dice facendosi improvvisamente serio - non conosco molti altri che possano dirsi tanto fortunati da avere un amico come te.
- Non ci pensare - gli faccio io. - Sono contento che non stai troppo male. Quando tuo padre mi ha accennato all'incidente per un attimo ho temuto il peggio.
- E invece no, se potessi muovermi mi starei toccando i coglioni, menagramo che che non sei altro - fa lui allegro.
Bussano alla porta. E' l'infermiera che ci ricorda che l'orario di visita è finito.
Gli infilo sulle orecchie le cuffie che gli ho portato, faccio partire la sua play-list preferita e lo saluto.
- A domani - gli faccio.
- Tieni in caldo la mano per domani - mi risponde.
E mi rendo conto che, in effetti, quella di oggi non resterà la sola sega che gli farò.
Stavo boccheggiando per il caldo in camera mia leggendo un fumetto. Di sottofondo i Led Zeppelin mi fanno muovere la testa ed il piede sinistro a tempo con una scala per il paradiso, quando squilla il cellulare. Il nome visualizzato sul display è quello di Vittorio, il mio migliore amico.
Non lo sento da tre giorni, da quando è partito per il mare. Mi aveva detto che andava a stare una decina di giorni dai nonni. Ieri lo avevo chiamato ma risultava irragiungibile e adesso, mi stava richiamando.
Fino a un mese fa, quando c'era ancora scuola, ci vedevmo tutti i giorni, al mattino in classe e al pomeriggio agli allenamenti di basket o a studiare. Nel fine settimana spesso uscivamo insieme; io e Lucia, la mia ragazza, e Vittorio e Alessia, la sua ragazza, figa anche lei ma un po' rompicoglioni.
Abbasso il volume della musica e rispondo. - Era ora che ti facessi vivo. Ieri ti ho chiamato ma non eri raggiungibile…
Chi è dall'altro lato del telefono mi interrompe.
- Elio, sono il papà di Vittorio. Ascolta, mercoledì scorso Vittorio ha avuto un brutto incidente con la moto.
Il sorriso che avevo sul volto si spegne all'improvviso e mille pensieri cercano di farsi strada nella testa, ma si ostacolano a vicenda e non ne esce niente di coerente; la paura che possa essere successo il peggio, lo scacciare quel pensiero per scaramanzia, quasi che le mie paure potessero peggiorare la situazione. E il papà di Vittorio che parla calmo e lento e non mi ha ancora detto come sta.
- Sto usando il suo telefono perché il tuo numero è memorizzato qui. Ti chiamo dall'ospedale…
- E certo, parliamo anche del tempo o dell'andamento dei titoli in borsa… Dimmi come sta, brutto coglione… - Lo penso ma non lo dico, ovviamente.
- Ma Vittorio come sta? - dico invece parlando a velocità supersonica tanto che anche il papa di Vittorio mi risponde un po' più veloce.
- Vittorio è ricoverato all'ospedale Maggiore, ha riportato fratture multiple alle spalle e alle braccia.
Continua a non darmi le informazioni importanti e le mie paure si amplificano.
- Ma Vittorio come sta? - Ripeto sempre più velocemente e stavolta anche a volume alto.
- E stato operato ieri, forse dovranno operarlo ancora… ma adesso è sveglio e lucido. Mi ha chiesto di chiamarti. Gli farebbe piacere vederti. L'orario di visita inizia alle 18 ma può entrare una sola persona alla volta. Tu potresti venire verso le 19:30?
- Certo che verrò. C'è qualcosa che posso portargli?
- Vittorio, Elio mi chiede se vuoi che ti porti qualcosa? - segue qualche secondo di rumori confusi, poi continua rivolgendosi a me - Si, chiede se hai una cuffia con l'archetto, perché le cuffiette con solo gli auricolari non riesce a utilizzarle.
- Ok! A stasera - mi faccio dare le indicazioni per trovare la stanza dove Vittorio è ricoverato e chiudo la telefonata.
Finalmente posso calmarmi un po' e quando sento che sono tornato a respirare quasi normalmente, chiamo Lucia per raccontarle di Vittorio e dirle che quella sera non ci saremmo visti.
Anche lei è molto preoccupata, e mi racconta che Vittorio e Alessia si sono mollati giusto qualche giorno prima. Non mi spiego perché Vittorio non me lo abbia detto, e mi chiedo se i due eventi, mollarsi con la ragazza e l'incidente in moto siano collegati. Saluto Lucia dicendole che l'avrei chiamata in serata.
Puntuale alle 19:30 sono all'ospedale. Cercando di controllare un vago senso di angoscia che tende a far accelerare il respiro, prendo l'ascensore e poi attraverso un paio di corridoi. Quando ormai penso di essermi perso, vedo il papà di Vittorio in fondo al secondo corridoio. Anche lui mi vede e mi fa cenno di andare verso di lui. Mi stringe la mano e si raccomanda di non spostare Vittorio per nessun motivo perché le fratture più gravi dovrebbero essere state ricomposte ma ne aveva talmente tante che potrebbero essercene altre non ancora trattate.
Lo rassicuro, poi va a chiamare la moglie che è in camera con Vittorio. Mi salutano mentre vanno via e finalmente posso entrare io. Tutta la tensione che si era accumulata in quelle ore di attesa sembra sciogliersi.
Vittorio è steso sul letto. Le due braccia sono bloccate sul petto da una ingessatura che lascia libere solo le dita delle mani. Anche il busto è ingessato o comunque bloccato e in pratica non può muovere né il corpo né le braccia. Solo le gambe sono libere, almeno così credo; è vero che le gambe sono coperte dal lenzuolo ma le ho viste muoversi. Lo guardo preoccupato, e invece lui mi guarda sorridendo. La tensione si allenta e senza un motivo scoppiamo a ridere.
- Cosa c'è da ridere - mi chiede mentre ride ancora.
- Niente. Ma sembri la mummia di Tutankamon.
Mi avvicino. Vorrei abbracciarlo ma temo di fargli male e quindi mi blocco.
Lui capisce le mie intenzioni e mi dice - Mi considero abbracciato -
Ridiamo di nuovo. Mio sento più tranquillo; il mio amico c'è. Il suo umorismo è quello di sempre e per quanto lunga potrà essere la sua convalescenza, tornerà a stare bene.
Lo inondo di domande. Come stai? Hai male? Come è successo? Davvero ti sei mollato con Alessia? Passerai tutta l'estate ingessato? Lui risponde a monosillabi e poco volentieri.
Allora gli chiedo più serio - Cos'hai?
Anche lui si fa un po' serio e mi dice: - Sono 2 giorni che sono bloccato qui. Nonostante il condizionatore fa caldo. Non posso usare il telefono. Non posso usare il telecomando della TV e non posso mettere un po' di musica da solo, tantomeno abbassare o alzare il volume.
- Sei sempre circondato da qualcuno, i tuoi, i dottori, le infermiere …
- Questo è un altro problema. - si interrompe e mi guarda con un'espressione che non riesco a decifrare.
- Cos'hai - gli chiedo di nuovo.
Lui sta un po' zitto. Si fa più serio e poi mi chiede: - Ti sei fatto una sega oggi?
Lo guardo un po' stupito. Ovviamente il sesso occupa un posto di rielevo nelle nostre conversazioni, ma in questa circostanza mi sembra fuori luogo.
- Ti sei fatto una sega oggi? - mi chiede di nuovo.
- Ma sei scemo? Anche nel tuo stato non pensi ad altro, tu?
- Ti sei fatto una sega o no? Non è difficile! - mi guarda e devo avere la faccia da scemo perché mi chiede - Hai capito la domanda?
Faccio di sì con la testa.
- Allora rispondi. E' solo una domanda interlocutoria. Mi serve per arrivare a farti altre domande più importanti. Avanti! Ti sei fatto una sega oggi? - Il volume della voce si è fatto più alto e temo che dal corridoio possano sentirci.
- Si - Rispondo a bassa voce
- Quante? -
- Due - rispondo dopo un attimo di pausa.
- E ieri quante te ne sei fatte?
- sempre due, credo. - rispondo sempre un po' indeciso.
- E l'altro ieri quante? Sempre due? - Insiste
- Non so, non mi ricordo, non le segno sul calendario! - Rispondo io.
- Chiedimi quante me ne sono fatte io!
Non capisco il senso delle sue domande e non capisco dove voglia arrivare. Lo guardo perplesso.
- Se tu mi chiedessi quante me ne sono fatte io - continua Vittorio - ti risponderei zero. E anche ieri zero. E anche l'altro ieri.
Continuo a tacere e a guardarlo perplesso.
Allora continua a parlare lui: - E non sono abituato. Stamattina avevo un'erezione che si vedeva da sotto le lenzuola; ma ho le braccia bloccate e non potevo né spostarlo di lato né tantomeno segarmi. Ho dovuto restare fermo e provare a pensare ad altro. Poi è venuta l'infermiera per lavarmi. E' bruttina, ma quando mi ha toccato le gambe mi è diventato duro lo stesso. Per la vergogna sono diventato paonazzo. Per la vergogna ma anche per la voglia.
- E cosa vuoi da me?
- Non so a chi altro rivolgermi. Devi aiutarmi tu!
- Come sarebbe a dire?
- Dai che l'hai capito. Devi aiutarmi tu!
- Come vuoi che ti aiuti? - gli chiedo. Lui non risponde con le parole ma con lo sguardo indica in basso, in mezzo alle sue gambe. Ora capisco quello che vuole dire e non mi piace affatto.
- Cosa? Tu sei scemo. Chiedilo ad Alessia, no?
- Ci siamo lasciati, lo sai. E lei non è mai stata una smaniosa di fare sesso. Ogni volta dovevo insistere per ore e spesso quello che ottenevo era solo una sega o un pompino in macchina. Ci siamo lasciati anche per questo.
- Chiedilo ad un'infermiera o a tua madre.
- A mia madre? Ma ti ascolti quando parli? Tu lo chiederesti a tua madre? E le infermiere credi che siano disponibili ad aiutarmi in quel senso?
Sta di nuovo alzando la voce. Tutta la situazione mi sembra assurda e il peggio che possa accadere è che dal corridoio sentano la nostra conversazione sconclusionata.
- Neanch'io sono disponibile ad aiutarti in quel senso. - Rispondo io risoluto ma a bassa voce, sperando che anche lui abbassi il volume.
- Allora chiedilo a Lucia!
- Dovrei chiedere alla mia ragazza di fare sesso con te? - gli chiedo incredulo.
- No, non fare sesso, solo di masturbarmi e magari un pompino ogni tanto.
- E certo… Ma te l'immagini la situazione? Lucia, vuoi masturbare il mio amico per favore? e magari fargli un pompino?
Il mio tono è chiaramente ironico ma Vittorio mi risponde serio - Se lo dici così sembra tutto assurdo, ma tu devi farle comprendere la situazione.
- Non se ne parla neanche. Non posso chiedere a Lucia una cosa del genere. - scende un silenzio che sembra durare una eternità e poi continuo - Potrei ingaggiare una prostituta.
- Si bravo. Ma alla lunga credo che risulterà un po' oneroso e poi come farai farla entrare in camera mia?
- Hai ragione. E' un casino. Altre ipotesi?
- Devi aiutarmi tu!
- Cosa?
- Si, tu! Basta che mi tocchi per un attimo. Sono talmente pieno che sono sicuro di venire subito.
- Se me lo avessero detto non ci avrei creduto. Il mio amico mi chiede di masturbarlo.
Volevo dire qualcosa per negare ogni possibilità nella maniera più assoluta, ma mi rendo conto che la frase che ho appena detto può essere interpretata come un "forse".
- E' per necessità. Se hai un'altra soluzione la accetterei subito. - mi dice speranzoso Vittorio, guardandomi direttamente negli occhi. Di nuovo quel silenzio imbarazzato. Poi continua - Solo un attimo e sarà tutto finito.
- Cosa dovrei fare? - chiedo sottovoce
- Andiamo… sai come si fa. Sono senza mutande. Devi solo infilare la mano sotto al camice.
- Il camice e il lenzuolo si imbratteranno di sperma. - Dico io. Di nuovo mi accorgo che invece di negare risolutamente, come era nelle mie intenzioni, le mie parola sembrano significare "va bene",
- Non hai un preservativo? - mi chiede
- No. Non pensavo di averne bisogno qui.
- Allora devi farlo con le mani. Con una mi masturbi e metti l'altra a coppetta davanti alla cappella, per raccogliere tutta la sborra e impedire che sporchi il letto.
- Stai zitto. - gli dico mentre comincio a scostare il lenzuolo e ad alzare il camice fino all'inguine. Il cazzo è bello grosso e già in tiro. - Se ne farai parola con qualcuno ti spaccherò il culo.
- Intanto mi stai facendo una sega, altro che spaccarmi il culo. - Mi dice mentre il suo tipico sorriso ironico gli accende il viso.
- Stai facendo dell'ironia del cazzo. - rispondo io, cercando a mia volta di stemperare la tensione. Gli afferro il cazzo, lo scappello e comincio ad andare su e giù.
Lui distoglie lo sguardo dalla mia mano e assume un'aria di godimento sempre con quel sorrisino ironico. - Fai piano. Tanto verrò in un attimo lo stesso.
Rallento il ritmo ma continuo a masturbarlo. Lo guardo in faccia e mantiene il suo sorriso anche quando si passa la lingua sulle labbra.
- Così va benissimo. Non ti fermare. - sussurra.
Vittorio apre un po' la bocca e comincia a respirare più velocemente e a mugolare. Il suo cazzo è durissimo e spero che non ci metta ancora molto.
Dopo i primi su e giù, quello che sto facendo non mi sembra più tanto strano; non è molto diverso da quello che faccio quando mi masturbo da solo. Per questo ho pensato che a lui debba piacere quello che piace a me. Quindi ho cominciato a variare il ritmo, accelerando e rallentando il movimento, e con il pollice ogni tanto accarezzavo la punta del glande, spalmando con movimenti circolari le gocce di precum su tutta la cappella.
- Non ti fermare anche dopo che avrò cominciato a sborrare. Voglio svuotarmi completamente.
Altro che in un attimo sarà tutto finito, sono già passati 5 minuti buoni. Nonostante il dolore che ogni movimento deve procurargli e malgrado il gesso che lo immobilizza quasi del tutto, comincia a contrarre i muscoli delle cosce.
La sua bocca si apre un po' di più ed emette emette una specie di soffio prolungato che si trasforma in un suono, un "Siiii" appena sussurrato. Con la mano sento distintamente le contrazioni dell'orgasmo e infatti comincia ad eiaculare quattro o cinque fiotti densi.
Con la mano a coppetta cerco di raccogliere tutto la sua sborra ed evitare di imbrattare il letto. Ma adesso tutto quello sperma nella mia mano mi stava facendo un po' senso. Lui mi guarda con quel suo sorriso idiota e mi fa - Grazie. Adesso puoi pulirmi con un fazzolettino?
- Si. Anch'io vorrei pulirmi la mano. Ne hai fatto mezzo litro.
- Esagerato. Però aspetta. Prima di pulirti voglio assaggiarlo.
- Cosa?
- Sì. Voglio assaggiarlo. Credo di non essere mai stato tre giorni senza sborrare e voglio sentire che gusto ha in questo caso.
- Vuoi dire che tu assaggi il tuo sperma?
- Certo, esattamente come lecco la figa e le secrezioni della mia ragazza. Inoltre, se pretendo che lei finisca il pompino con l'ingoio, devo essere disposto ad ingoiarlo anch'io.
- La verità è che hai 17 anni, ma sei già un vecchio porco.
Sorride soddisfatto, Evidentemente essere chiamato "vecchio porco" non gli dispiace. Mi dice di avvicinare la mano piena del suo sperma alla sua bocca. Non può alzare la testa per bere, ma affonda la lingua nel liquido e se la riporta in bocca. Sembra un sommeiller che sta assaggiando un Barolo del '92. Ripete l'operazione altre due volte, poi assume un'aria soddisfatta e mi lascia andare al lavandino per pulirmi.
Mi lavo velocemente e prendo un altro fazzolettino per ripulire anche il suo cazzo che, lentamente si sta ammosciando.
- Com'era il tuo sperma? - Gli chiedo mentre sto armeggiando con il suo coso ormai moscio.
- Non era il solito gusto. - fa lui con ari molto seria - Era buono ma con una gusto più intenso, e leggermente più acidulo.
- Sei un intenditore?
- Il mio sperma lo conosco bene e sono in grado di coglierne le sfumature.
- Mi stai prendendo per il culo?.
- Fai attenzione a quello che dici. Ti ricordo che stai parlando ad uno a cui hai appena finito di fare una sega. Comunque quando parlo di sesso, sono sempre serissimo; - mi risponde e stavolta non si limita al sorriso, ma ride apertamente.
Rido anch'io mentre gli srotolo il camice sulle gambe e rimetto a posto il lenzuolo.
- Grazie - mi dice facendosi improvvisamente serio - non conosco molti altri che possano dirsi tanto fortunati da avere un amico come te.
- Non ci pensare - gli faccio io. - Sono contento che non stai troppo male. Quando tuo padre mi ha accennato all'incidente per un attimo ho temuto il peggio.
- E invece no, se potessi muovermi mi starei toccando i coglioni, menagramo che che non sei altro - fa lui allegro.
Bussano alla porta. E' l'infermiera che ci ricorda che l'orario di visita è finito.
Gli infilo sulle orecchie le cuffie che gli ho portato, faccio partire la sua play-list preferita e lo saluto.
- A domani - gli faccio.
- Tieni in caldo la mano per domani - mi risponde.
E mi rendo conto che, in effetti, quella di oggi non resterà la sola sega che gli farò.
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