La nostra storia 1
di
schiavapersempre
genere
dominazione
Il mio Padrone mi ha ordinato di rendere pubblica la nostra storia ed io adempio al suo desiderio.
Capitolo 1°
L’inizio o giù di lì
Il mio nome è Sandro e ho 40 anni, alto un metro e settantasei per settantacinque chilogrammi, non grasso, ma neppure particolarmente muscoloso. Questa storia, totalmente vera, inizia molti anni fa quando di anni ne avevo 18. La mia migliore amica, Carla, aveva un fratello minore di nome Marco di 17 anni. Un ragazzino, ma con un carattere forte e determinato, un vero bullo, moretto e muscoloso. Io stravedevo per lui, anche senza averne una piena consapevolezza ero attratto fisicamente e già avevo compreso, anche se solo a livello mentale, che potevo trovare piacere tanto con un umo che con una donna.
Nonostante l’età non c’erano state ancora esperienze significative, se non qualche primo approccio esplorativo con mio cugino Franco durante le vacanze, ma avevo studiato molto sfruttando le riviste di mio fratello maggiore e l’idea di sperimentare condizionava i miei pensieri. Il problema ora era: “Come iniziare un approccio senza sputtanarsi e senza passare per gay?”.
Fu un percorso molto lungo, ma mi venne in aiuto da un lato l’assidua frequentazione di sua sorella Carla cosa che mi consentì di essere praticamente di famiglia in casa loro e nella loro attività di vivaisti, dall’altro i nostri caratteri inclini alle sfide e alla testardaggine. Furono mesi di continue sfide e provocazioni, a carte, a pallone, nel riuscire o nel non riuscire a fare una determinata cosa, ogni occasione era buona.
Dalle sfide si passò alla lotta, uno dei modi migliori per toccarsi fra maschi senza destare sospetti. Io ormai avevo preso l’abitudine di mirare ad afferrargli le palle per bloccarlo e costringerlo alla resa era una mossa vietata, ma Marco non mi disse mai di non farlo. Era chiaro che anche lui era incuriosito e voleva sperimentare, ma non potevamo dichiararci apertamente.
Era ormai passato un anno dall’inizio delle nostre sfide ed io avevo intanto preso la patente e con la nostra compagnia andammo sul fiume a fare il bagno, era una bellissima giornata d’inizio estate. Eravamo distesi sulla riva quando ci accorgemmo che non avevamo nulla per aprire le bottiglie di birra “come cazzo facciamo a berle?” dissi e Marco mi rispose “scommetti che riesco ad aprirle?”, “senza coltellini e senza romperle?” aggiunsi e lui di rimando “ovvio senza romperle”,“se ci riesci faccio quello che vuoi” gli dissi consapevole di cosa stavo facendo. Marco afferrò con la sinistra il collo della bottiglia proprio sotto il tappo, prese un piccolo sasso piatto dalla riva e facendo leva tra la sua mano e la corona della bottiglia la stappo. Risata generale, apertura di tutte le altre bottiglie e la cosa finì lì almeno per il momento.
Alla fine dell’estate i miei genitori andarono in ferie ed io restai in città con mio fratello che però mi lasciò un fine settimana solo per andare anche lui via con la sua fidanzata. Era l’occasione giusta, ma non potevo essere io a fare la prima mossa. Per come conoscevo Marco, tutto doveva sembrare provenire da lui, io potevo solo fare in modo di creare l’occasione propizia. Mi sentivo come il ragno che tesse la ragnatela in attesa della preda, ma io cosa volevo essere? Preda o predatore ?
Sabato sera uscimmo tutti insieme ed io chiesi a Marco di fermarsi da me per farmi compagnia. Quella sera bevemmo molto o almeno facemmo finta, essere un po’ brilli è sempre una buona scusa, poi verso la mezzanotte lasciammo Carla e gli altri amici al Bar e rincasammo perché io al mattino dopo avevo delle commissioni da sbrigare per mio padre, ovviamente non era vero, ma tutto doveva essere giustificabile. Appena arrivati a casa, proposi a Marco di vedere un film porno prima di andare a letto cosa che fu subito accettata e, distesi sul divano uno accanto all’altro, cominciammo a guardare il film. Da lì a sbottonarci i pantaloni per una sega in compagnia il passo fu brevissimo d’altronde non era la prima volta che succedeva. L’aria si era ormai surriscaldata, il film, l’alcol, la sega tutto contribuiva, a un certo punto però suona il campanello “chi cazzo è ?” pensai. Rapidamente ci rivestimmo e spento il televisore, andai ad aprire.
Sulla porta ci si presenta Carla. “i nostri genitori hanno chiuso la porta con il chiavistello non posso svegliarli all’una di notte, dormo con voi e poi domani gli spiegherò, tanto gli ho lasciato un biglietto”. A nulla valsero i nostri consigli di andare a casa e d’altronde non potevo insistere più di tanto per non destare sospetti. L’arrivo di Carla aveva spezzato l’incantesimo con Marco, ma la sua presenza mi consentiva quantomeno di dormire con lui. Sistemai Carla nella mia camera ed io e suo fratello andammo a dormire nella camera dei miei genitori.
Era caldo e casualmente nessuno dei due dormiva col pigiama…. Una volta spenta la luce Marco, mi disse “mi devi pagare una scommessa”, “quale scommessa” risposi “al fiume hai scommesso che se perdevi avresti fatto tutto quello che volevo” ,“è vero” -ammisi- “cosa vuoi?”, “il film mi ha eccitato troppo fammi un pompino”.
L’occasione era arrivata, ma non potevo tradirmi, “tu sei matto - ma che cazzo - credi davvero che per una scommessa io ti faccia una pompa?”, “ le scommesse sono scommesse, ma se non hai il coraggio di mantenere la parola fa pure” mi rispose. “Sei un gran bastardo lo sai che non mi tiro indietro mai, se vuoi un pompino, l’avrai” lo dissi con la giusta dose di rabbia, l’immagine era salva, lo facevo solo perché ero una persona di parola ….
Marco si appoggio con la schiena alla testiera del letto ed io mi misi disteso in mezzo alle sue gambe, abbassai le sue mutande e presi in mano il suo cazzo già duro e svettante. Simulando il giusto grado di disgusto cominciai a leccare l’asta e le palle fino a che Marco non mise le mani sulla mia testa forzandomi a prenderlo in bocca. Inizia così un lento saliscendi mettendo in pratica tutto quello che avevo imparato negli anni, era una vita che aspettavo quel momento e finalmente era giunto. Tuttavia il mio piano era un altro, non avevo nessuna intenzione di fermarmi a un pompino, io volevo provare a prenderlo nel culo. Da qualche tempo avevo capito che era quello che volevo provare, ma non potevo certo chiederglielo “Marco mi vuoi inculare?”, impossibile, sarebbe stata un’ammissione troppo esplicita. La cosa doveva succedere per caso e contro la mia volontà, in questo modo entrambi avremmo avuto una scusa.
Marco cominciava a gemere, ed il suo cazzo vibrava sempre di più nella mia bocca. Ormai non avrebbe tardato molto a venire e proprio in quel momento sfilandomi da lui dissi: “ bene Marco ora che ti ho fatto il pompino siamo pari o pagato il mio debito” , “non se ne parla proprio tu mi devi far venire” urlo Marco “parla piano deficiente vuoi che tua sorella ci senta?” , “tu mi hai chiesto un pompino e questo ti ho fatto cosa vuoi che ti dia anche il culo?” . Negli occhi di Marco balenò una luce cattiva e non si fece scappare l’occasione, “sì, se non vuoi farmi venire con la bocca devi darmi il culo, o bevi o il culo” .
La mia fu un’interpretazione magistrale devo ammetterlo “ a no! di bere la tua sborra proprio non se ne parla allora preferisco il culo”. Marco non se lo fece ripetere due volte e in un attimo mi ritrovai alla pecorina sul bordo del letto con lui dietro che mi insalivava il buco. Ovviamente io sapendo da molto tempo come sarebbe andata a finire (almeno nei miei desideri) mi ero preparato con vari ortaggi trovati nella cucina di casa ed il mio culo era quindi abbastanza elastico e pronto (almeno credevo), ma la finzione doveva continuare. “Mi raccomando fai piano se mi fa male, ti fermi” “ma certo non ti preoccupare farò pianissimo” mi disse e cominciò a spingere lentamente il cazzo, d'altronde nessuna delle sue morosine gli aveva dato questa opportunità e lui non voleva certo mancarla. “Fai piano Marco ti prego fai piano…” guaivo e lui accarezzandomi la schiena mi rassicurava “ dai ancora un poco, resisti e quasi entrato, dai ancora un piccolo sforzo, forza..”.
Il cazzo era ormai dentro e dopo un attimo Marco cominciò a muoversi lentamente dentro di me; “sei sicuro che sia la prima volta?” mi disse, “certo che è la prima volta che cazzo credi” gli urlai. Fu a questo punto che Marco si stese sula mia schiena allungò le due mani davanti alla mia bocca e cominciò una serie di affondi che mi fecero vedere le stelle. Per quanto un po’ preparato quella era davvero la mia prima volta, ma questo non impedì a Marco di penetrarmi fino in fondo facendomi sentire le palle che cozzavano contro il mio culo in una violentissima cavalcata che lo portò di li a poco a riempirmi l’intestino. Ci ritrovammo così distesi uno sull’altro e così rimanemmo per un po’ poi, a turno, andammo in bagno a ripulirci ed io a dare sfogo alle mie voglie ancora represse.
Una volta a letto dopo una decina di minuti di silenzio Marco disse “ non dobbiamo farlo mai più è stato un esperienza ma ora basta” certo Marco gli dissi “ questa è l’ultima volta” ed invece era stata solo la prima…….. (continua)
Capitolo 1°
L’inizio o giù di lì
Il mio nome è Sandro e ho 40 anni, alto un metro e settantasei per settantacinque chilogrammi, non grasso, ma neppure particolarmente muscoloso. Questa storia, totalmente vera, inizia molti anni fa quando di anni ne avevo 18. La mia migliore amica, Carla, aveva un fratello minore di nome Marco di 17 anni. Un ragazzino, ma con un carattere forte e determinato, un vero bullo, moretto e muscoloso. Io stravedevo per lui, anche senza averne una piena consapevolezza ero attratto fisicamente e già avevo compreso, anche se solo a livello mentale, che potevo trovare piacere tanto con un umo che con una donna.
Nonostante l’età non c’erano state ancora esperienze significative, se non qualche primo approccio esplorativo con mio cugino Franco durante le vacanze, ma avevo studiato molto sfruttando le riviste di mio fratello maggiore e l’idea di sperimentare condizionava i miei pensieri. Il problema ora era: “Come iniziare un approccio senza sputtanarsi e senza passare per gay?”.
Fu un percorso molto lungo, ma mi venne in aiuto da un lato l’assidua frequentazione di sua sorella Carla cosa che mi consentì di essere praticamente di famiglia in casa loro e nella loro attività di vivaisti, dall’altro i nostri caratteri inclini alle sfide e alla testardaggine. Furono mesi di continue sfide e provocazioni, a carte, a pallone, nel riuscire o nel non riuscire a fare una determinata cosa, ogni occasione era buona.
Dalle sfide si passò alla lotta, uno dei modi migliori per toccarsi fra maschi senza destare sospetti. Io ormai avevo preso l’abitudine di mirare ad afferrargli le palle per bloccarlo e costringerlo alla resa era una mossa vietata, ma Marco non mi disse mai di non farlo. Era chiaro che anche lui era incuriosito e voleva sperimentare, ma non potevamo dichiararci apertamente.
Era ormai passato un anno dall’inizio delle nostre sfide ed io avevo intanto preso la patente e con la nostra compagnia andammo sul fiume a fare il bagno, era una bellissima giornata d’inizio estate. Eravamo distesi sulla riva quando ci accorgemmo che non avevamo nulla per aprire le bottiglie di birra “come cazzo facciamo a berle?” dissi e Marco mi rispose “scommetti che riesco ad aprirle?”, “senza coltellini e senza romperle?” aggiunsi e lui di rimando “ovvio senza romperle”,“se ci riesci faccio quello che vuoi” gli dissi consapevole di cosa stavo facendo. Marco afferrò con la sinistra il collo della bottiglia proprio sotto il tappo, prese un piccolo sasso piatto dalla riva e facendo leva tra la sua mano e la corona della bottiglia la stappo. Risata generale, apertura di tutte le altre bottiglie e la cosa finì lì almeno per il momento.
Alla fine dell’estate i miei genitori andarono in ferie ed io restai in città con mio fratello che però mi lasciò un fine settimana solo per andare anche lui via con la sua fidanzata. Era l’occasione giusta, ma non potevo essere io a fare la prima mossa. Per come conoscevo Marco, tutto doveva sembrare provenire da lui, io potevo solo fare in modo di creare l’occasione propizia. Mi sentivo come il ragno che tesse la ragnatela in attesa della preda, ma io cosa volevo essere? Preda o predatore ?
Sabato sera uscimmo tutti insieme ed io chiesi a Marco di fermarsi da me per farmi compagnia. Quella sera bevemmo molto o almeno facemmo finta, essere un po’ brilli è sempre una buona scusa, poi verso la mezzanotte lasciammo Carla e gli altri amici al Bar e rincasammo perché io al mattino dopo avevo delle commissioni da sbrigare per mio padre, ovviamente non era vero, ma tutto doveva essere giustificabile. Appena arrivati a casa, proposi a Marco di vedere un film porno prima di andare a letto cosa che fu subito accettata e, distesi sul divano uno accanto all’altro, cominciammo a guardare il film. Da lì a sbottonarci i pantaloni per una sega in compagnia il passo fu brevissimo d’altronde non era la prima volta che succedeva. L’aria si era ormai surriscaldata, il film, l’alcol, la sega tutto contribuiva, a un certo punto però suona il campanello “chi cazzo è ?” pensai. Rapidamente ci rivestimmo e spento il televisore, andai ad aprire.
Sulla porta ci si presenta Carla. “i nostri genitori hanno chiuso la porta con il chiavistello non posso svegliarli all’una di notte, dormo con voi e poi domani gli spiegherò, tanto gli ho lasciato un biglietto”. A nulla valsero i nostri consigli di andare a casa e d’altronde non potevo insistere più di tanto per non destare sospetti. L’arrivo di Carla aveva spezzato l’incantesimo con Marco, ma la sua presenza mi consentiva quantomeno di dormire con lui. Sistemai Carla nella mia camera ed io e suo fratello andammo a dormire nella camera dei miei genitori.
Era caldo e casualmente nessuno dei due dormiva col pigiama…. Una volta spenta la luce Marco, mi disse “mi devi pagare una scommessa”, “quale scommessa” risposi “al fiume hai scommesso che se perdevi avresti fatto tutto quello che volevo” ,“è vero” -ammisi- “cosa vuoi?”, “il film mi ha eccitato troppo fammi un pompino”.
L’occasione era arrivata, ma non potevo tradirmi, “tu sei matto - ma che cazzo - credi davvero che per una scommessa io ti faccia una pompa?”, “ le scommesse sono scommesse, ma se non hai il coraggio di mantenere la parola fa pure” mi rispose. “Sei un gran bastardo lo sai che non mi tiro indietro mai, se vuoi un pompino, l’avrai” lo dissi con la giusta dose di rabbia, l’immagine era salva, lo facevo solo perché ero una persona di parola ….
Marco si appoggio con la schiena alla testiera del letto ed io mi misi disteso in mezzo alle sue gambe, abbassai le sue mutande e presi in mano il suo cazzo già duro e svettante. Simulando il giusto grado di disgusto cominciai a leccare l’asta e le palle fino a che Marco non mise le mani sulla mia testa forzandomi a prenderlo in bocca. Inizia così un lento saliscendi mettendo in pratica tutto quello che avevo imparato negli anni, era una vita che aspettavo quel momento e finalmente era giunto. Tuttavia il mio piano era un altro, non avevo nessuna intenzione di fermarmi a un pompino, io volevo provare a prenderlo nel culo. Da qualche tempo avevo capito che era quello che volevo provare, ma non potevo certo chiederglielo “Marco mi vuoi inculare?”, impossibile, sarebbe stata un’ammissione troppo esplicita. La cosa doveva succedere per caso e contro la mia volontà, in questo modo entrambi avremmo avuto una scusa.
Marco cominciava a gemere, ed il suo cazzo vibrava sempre di più nella mia bocca. Ormai non avrebbe tardato molto a venire e proprio in quel momento sfilandomi da lui dissi: “ bene Marco ora che ti ho fatto il pompino siamo pari o pagato il mio debito” , “non se ne parla proprio tu mi devi far venire” urlo Marco “parla piano deficiente vuoi che tua sorella ci senta?” , “tu mi hai chiesto un pompino e questo ti ho fatto cosa vuoi che ti dia anche il culo?” . Negli occhi di Marco balenò una luce cattiva e non si fece scappare l’occasione, “sì, se non vuoi farmi venire con la bocca devi darmi il culo, o bevi o il culo” .
La mia fu un’interpretazione magistrale devo ammetterlo “ a no! di bere la tua sborra proprio non se ne parla allora preferisco il culo”. Marco non se lo fece ripetere due volte e in un attimo mi ritrovai alla pecorina sul bordo del letto con lui dietro che mi insalivava il buco. Ovviamente io sapendo da molto tempo come sarebbe andata a finire (almeno nei miei desideri) mi ero preparato con vari ortaggi trovati nella cucina di casa ed il mio culo era quindi abbastanza elastico e pronto (almeno credevo), ma la finzione doveva continuare. “Mi raccomando fai piano se mi fa male, ti fermi” “ma certo non ti preoccupare farò pianissimo” mi disse e cominciò a spingere lentamente il cazzo, d'altronde nessuna delle sue morosine gli aveva dato questa opportunità e lui non voleva certo mancarla. “Fai piano Marco ti prego fai piano…” guaivo e lui accarezzandomi la schiena mi rassicurava “ dai ancora un poco, resisti e quasi entrato, dai ancora un piccolo sforzo, forza..”.
Il cazzo era ormai dentro e dopo un attimo Marco cominciò a muoversi lentamente dentro di me; “sei sicuro che sia la prima volta?” mi disse, “certo che è la prima volta che cazzo credi” gli urlai. Fu a questo punto che Marco si stese sula mia schiena allungò le due mani davanti alla mia bocca e cominciò una serie di affondi che mi fecero vedere le stelle. Per quanto un po’ preparato quella era davvero la mia prima volta, ma questo non impedì a Marco di penetrarmi fino in fondo facendomi sentire le palle che cozzavano contro il mio culo in una violentissima cavalcata che lo portò di li a poco a riempirmi l’intestino. Ci ritrovammo così distesi uno sull’altro e così rimanemmo per un po’ poi, a turno, andammo in bagno a ripulirci ed io a dare sfogo alle mie voglie ancora represse.
Una volta a letto dopo una decina di minuti di silenzio Marco disse “ non dobbiamo farlo mai più è stato un esperienza ma ora basta” certo Marco gli dissi “ questa è l’ultima volta” ed invece era stata solo la prima…….. (continua)
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