La regina perversa , introduzione
di
sadie strangler
genere
sadomaso
La regina perversa e i suoi sicari
Introduzione
Principato di Aberlein,un piccolo principato italiano al confine austriaco, anno 1540. Il principato era retto dalla regina Clara Von Auffsehen. La regina aveva strane abitudini, era molto temuta dai suoi sudditi e dai suoi ministri e servi, si diceva che avesse l’abitudine di travestirsi, al calar della sera, e di girare per il suo dominio, per vedere cosa dicessero i suoi sudditi su di lei; se qualcosa che sentiva la insospettiva, chiamava i suoi sicari e faceva prendere le persone il cui parlare non le era andato a genio, ordinando di rinchiuderle in una cella del castello nero,un castello adiacente al palazzo reale,al quale lei poteva accedere attraverso un passaggio segreto. Il castello nero era anche detto il castello della garrota perché in esso c’era, appunto, l’apparecchiatura per garrotare i condannati a morte : in pratica una sedia, sulla quale venivano legati i condannati, avente sulla sommità della spalliera un collare di cuoio che veniva messo intorno al collo del condannato; dietro la sedia c’era una ruota, girando la quale il collare si stringeva lentamente attorno al collo del condannato, fino , in definitiva, a strangolarlo.
Il castello della garrota aveva quasi sempre le celle vuote, nonostante la razzia di persone che faceva operare la regina Clara; infatti, in quel principato, la pena detentiva non veniva comminata quasi mai, la pena che veniva più spesso comminata era quella di morte; poi le persone strangolate con quel sistema venivano esposte sulla pubblica piazza, nude, con i tratti del volto orrendamente trasfigurati dalla morte indotta con quel sistema, come esempio per la popolazione; spesso gli uomini avevano il cazzo eretto, dovuto, probabilmente alla morte per strangolamento che provoca, si dice, un’eccitazione estrema, proprio nel momento del trapasso; le donne, invece,pareva che avessero sul viso i segni di un momento di godimento, indotto, forse, dalla stessa causa; qualcuno, vedendo quelle scene, pensava che, forse, la morte per strangolamento non dovesse essere così terribile, visto i segni tangibili che si osservavano.
Durante le esecuzioni la regina assisteva seduta e, spesso, si raccontava, senza ritegno, davanti ai suoi servi,sollevava la gonna e mostrava l’inguine nudo (sotto, per abitudine, non portava alcun indumento, voleva sempre sentire il fresco dell’aria nella fica) e, a cosce aperte, si masturbava, venendo nel momento estremo del trapasso del garrotato; talvolta, invece, si avvicinava e metteva la mano sotto il gonnellino del sicario che strangolava il condannato; partendo da dietro, sotto al culo di questi (ai sicari era ordinato di non portare altri stracci sotto il gonnellino), infilava la mano fino a raggiungere lo scroto e il cazzo del boia; cazzo che trovava eretto, perché i sicari erano stati scelti tra persone che godevano nell’uccidere, dei sadici, insomma; così la regina,da dietro,andava su e giù sull’uccellone del boia, in modo che questi veniva sussultando, come se lo strangolato non fosse l’uomo sulla sedia, ma lui stesso.
Altre attività sessuali della regina non si conoscevano, sembra che non fosse stata mai a letto con un uomo, insomma che fosse vergine; ai sicari era ordinato di tacere su quello che vedevano nella stanza delle esecuzioni, pena la morte.
autore sadie strangler strangolatore31@yahoo.it
Introduzione
Principato di Aberlein,un piccolo principato italiano al confine austriaco, anno 1540. Il principato era retto dalla regina Clara Von Auffsehen. La regina aveva strane abitudini, era molto temuta dai suoi sudditi e dai suoi ministri e servi, si diceva che avesse l’abitudine di travestirsi, al calar della sera, e di girare per il suo dominio, per vedere cosa dicessero i suoi sudditi su di lei; se qualcosa che sentiva la insospettiva, chiamava i suoi sicari e faceva prendere le persone il cui parlare non le era andato a genio, ordinando di rinchiuderle in una cella del castello nero,un castello adiacente al palazzo reale,al quale lei poteva accedere attraverso un passaggio segreto. Il castello nero era anche detto il castello della garrota perché in esso c’era, appunto, l’apparecchiatura per garrotare i condannati a morte : in pratica una sedia, sulla quale venivano legati i condannati, avente sulla sommità della spalliera un collare di cuoio che veniva messo intorno al collo del condannato; dietro la sedia c’era una ruota, girando la quale il collare si stringeva lentamente attorno al collo del condannato, fino , in definitiva, a strangolarlo.
Il castello della garrota aveva quasi sempre le celle vuote, nonostante la razzia di persone che faceva operare la regina Clara; infatti, in quel principato, la pena detentiva non veniva comminata quasi mai, la pena che veniva più spesso comminata era quella di morte; poi le persone strangolate con quel sistema venivano esposte sulla pubblica piazza, nude, con i tratti del volto orrendamente trasfigurati dalla morte indotta con quel sistema, come esempio per la popolazione; spesso gli uomini avevano il cazzo eretto, dovuto, probabilmente alla morte per strangolamento che provoca, si dice, un’eccitazione estrema, proprio nel momento del trapasso; le donne, invece,pareva che avessero sul viso i segni di un momento di godimento, indotto, forse, dalla stessa causa; qualcuno, vedendo quelle scene, pensava che, forse, la morte per strangolamento non dovesse essere così terribile, visto i segni tangibili che si osservavano.
Durante le esecuzioni la regina assisteva seduta e, spesso, si raccontava, senza ritegno, davanti ai suoi servi,sollevava la gonna e mostrava l’inguine nudo (sotto, per abitudine, non portava alcun indumento, voleva sempre sentire il fresco dell’aria nella fica) e, a cosce aperte, si masturbava, venendo nel momento estremo del trapasso del garrotato; talvolta, invece, si avvicinava e metteva la mano sotto il gonnellino del sicario che strangolava il condannato; partendo da dietro, sotto al culo di questi (ai sicari era ordinato di non portare altri stracci sotto il gonnellino), infilava la mano fino a raggiungere lo scroto e il cazzo del boia; cazzo che trovava eretto, perché i sicari erano stati scelti tra persone che godevano nell’uccidere, dei sadici, insomma; così la regina,da dietro,andava su e giù sull’uccellone del boia, in modo che questi veniva sussultando, come se lo strangolato non fosse l’uomo sulla sedia, ma lui stesso.
Altre attività sessuali della regina non si conoscevano, sembra che non fosse stata mai a letto con un uomo, insomma che fosse vergine; ai sicari era ordinato di tacere su quello che vedevano nella stanza delle esecuzioni, pena la morte.
autore sadie strangler strangolatore31@yahoo.it
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