La banda degi strangolatori capitolo quarto
di
sadie strangler
genere
sadomaso
LA BANDA DEGLI STRANGOLATORI
Capitolo quarto, l’ assassinio della puttana
Il griso chiamò Orsolina, detto bambulella, Daniela detta la biche e Guglielmo detto lo schiattamuorto e manifestò loro l’intenzione di assassinare una prostituta, una certa Giovanna, non proprio una bellezza, un po’ cicciottella, bassina, mora che aspettava clienti all’angolo di via ** . Lo schiattamuorto rubò un auto che fu guidata fino a via ** dal griso, con bambulella e la biche sul sedile posteriore; l’auto era seguita dalla loro auto, guidata dallo schiattamuorto, l’intenzione era di caricare la prostituta sull’auto rubata e poi, a cose fatte, sparire con la loro auto, che si sarebbe mantenuta a distanza; tutto questo, ovviamente, per non lasciare tracce: se qualche protettore, non visto, avesse voluto prender nota del numero di targa, si sarebbe ritrovato con un pugno di mosche in mano, visto che l’auto era sta rubata.
Il griso fermò l’auto e si sporse per chiamare la prostituta.
“quanto, per un bocchino?”
“100 euro, in macchina, 150 con ingoio, 100 euro in più a casa mia”
“ok, sali”
Il griso avviò l’auto , nel frattempo Giovanna , la prostituta, notò la presenza di quel soggetto allampanato (bambulella) e di quella donna dall’aria viziosa (la biche) sul sedile posteriore.
“e loro? Dopo vogliono fottere anche loro?”
“no, loro si divertono a guardare”
“costa un po’ di più, facciamo venti euro in più a testa, d’accordo?”
“ok, basta che non rompi il cazzo a parlare sempre di soldi, se no mi fai ammosciare il cazzo, hai capito?”
“te lo dovevo dire, se no dopo protesti, tesoro, ancora una piccola cosa, tutti anticipati, non mi chiamare rompipalle”
“d’accordo”
Intanto il griso pensava, sorridendo :
e, al pensiero, di poterle presto mettere le mani alla gola, si sentiva il cazzo nella mutanda come se stesse per scoppiare.
Intanto la biche, da dietro, aveva cominciato ad accarezzare la donna, prima il viso, poi scendendo con la mano sul collo, sul quale si era soffermata, senza stringere, però, anche se avvertiva nella fessa, che si stava bagnando, il desiderio forte di farlo; così le diceva:
“dai, non farlo arrabbiare, è un po’ nervoso, poi ti daremo tutto quello che vuoi, tesoro, sta calma, tranquilla, gli fai un bel bocchino e noi ci divertiamo, ci divertiamo tutti”
A Giovanna quella gente, a naso, aveva una certa esperienza, non piaceva molto, avrebbe preferito non avere accettato l’incontro, si consolava pensando, però, che il pappone, Giorgio, aveva sicuramente annotato la targa ( come, giustamente, avevano previsto gli strangolatori ) e che lei, se avessero sgarrato, avrebbe potuto usare questo argomento come deterrente.
Il griso prese una traversa tra i campi e, dopo un po’ , fermò l’auto; Giovanna protestò un po’:
“perché ti sei fermato, ti avrei detto io dove , qui non è molto sicuro, il proprietario del terreno è uno scassacazzi, è capace di tirarci una fucilata”
“senti,la scassacazzi sei tu,ti ho detto già una volta di stare zitta,se il proprietario rompe le palle, le palle gliele rompo io, anzi gli buco lo scroto, con questa” disse il griso, mostrando il calcio di una mauser che portava alla cintura; poi aggiunse “e se ti permetti di rompermi ancora le palle ti buco anche a te, ti buco la fessa con questa”
La donna sentiva la fifa nel culo e si stava quasi pisciando sotto, vedendo il calcio di quel cannone alla cintura di quel maiale; facendo buon viso a cattivo gioco, sorrise:
“senti, sta calmo, dai, non ti rompo più, fa il bravo”;
non osò nemmeno ricordare a quel delinquente che voleva i soldi anticipati né, del resto, quello sembrava essersene ricordato.
Ora lui,aveva tirato giù il sedile della macchina , facendola stendere; poi le aveva sollevato la minigonna e le stava osservando attentamente le cosce chiatte, che a lui piacevano molto; tra l’altro , a lui non piacevano le ragazze troppo statuarie, senza un chilo di grasso addosso, non si arrapava; voleva vedere di fronte a sé una donna comune,come ce ne sono tante; così le aveva tirato giù la mutandina e la stava palpando, golosamente, tra le cosce, sulla fica che aveva aperto con due dita, poi sulle pacche del culo, fino a raggiungere lo spacco dietro; poi, quasi con violenza, la costrinse a girarsi, e cominciò ad analizzare il culo della donna, aprendole le pacche per osservare il buco del culo, nel quale infilò un dito, ignorando una protesta soffocata della donna che, però, non osò fiatare troppo, quel pistolone che aveva alla cintura frenava qualunque reazione di lei, in altre occasioni avrebbe protestato che non erano quelli i patti, ma ora…;lui intanto, con meticolosità, andava su e giù con il dito nel culo di lei dicendole,imperiosamente:
“oh, e tu che stai fare, sembri una mummia, tirami giù i pantaloni, prendimi il cazzo, fa presto, altrimenti ti strozzo”
le aveva, così, messo l’altra mano attorno al collo e stringeva non poco; la donna si girò e cominciò a sbottonarlo,poi, però, non potè fare a meno di dirgli: “senti, fammi un favore, però,sta calmo, non stringere troppo (aveva capito che , tra gli altri difetti di quell’uomo, c’era quello che lui si eccitava, come tanti che aveva incontrato, a strangolare un po’, per cui non allontanò la mano, temendo di farlo incazzare di più) e togli quella cosa, mi terrorizza” e indicò il cannone;
il griso grugnì, era eccitato nello stringere il collo di quella donna, lo eccitava l’aspetto comune di lei, era eccitato per quello che la sua testa immaginava stesse per accadere, così tirò fuori la mauser e la passò dietro, alla biche, la quale passò la lingua sulla canna lunga e tonda della pistola, come se stesse leccando un cazzo e, poi, puntò scherzosamente la pistola al cazzo di bambulella che , però, sembrò non gradire per niente; con mossa quasi da karatè, disarmò la donna, storcendole con sadismo il polso, poi le mise due dita alla gola e strinse forte: “sentì, non farlo più di puntarmi la pistola al cazzo che t’affogo come una gallina” ;la biche, per nulla impaurita, si eccitò violentemente sentendo quelle dita che volevano strangolarla e mise una mano tra le cosce di bambulella, tastandogli lo scroto.
Intanto, sul sedile davanti, il griso aveva fatto girare la donna e , dopo averle aperte le cosce, se la stava chiavando, con le mani strette alla gola; poi , le aveva strappato la camicetta e le stava martoriando le zizze; tutto questo come se fosse spinto da una violenza cieca e distruttiva; Giovanna, sotto di lui, aspettava, quasi pisciandosi sotto, che quella furia si calmasse, cercando di accelerare, con la spinta furiosa del basso ventre, l’emissione di sborra da parte di lui, sapeva che dopo l’eiaculazione quel dannato si sarebbe irrimediabilmente calmato; nel frattempo, però, la donna sul sedile posteriore, mentre ancora bambulella le teneva le mani alla gola avendo capito che lei si stava bagnando sotto, aveva, a sua volta , messe le mani attorno alla gola di Giovanna, e stringeva come una diavolessa; il griso era eccitatissimo, vedendo le vene del collo di lei gonfiarsi sotto la stretta della biche e stava, finalmente spompando furiosamente nella pancia di lei; poi, dopo essersi lasciato giacere sopra di lei, quasi soffocandola col suo peso, allontanò le mani della biche, consentendo alla donna di riprendere, per quanto poteva in quella posizione scomoda, respirare un poco;intanto la biche era passata davanti, scavalcando il sedile, mostrando , nella manovra, il culo tondo fasciato da una mutandina bianca e le cosce polpose allo sguardo allucinato del griso, che le saltò addosso e cominciò a fottersi anche lei, preso da un subitaneo risveglio di vitalità; Giovanna riassunse precipitosamente la situazione e pensò che, forse, era il momento buono di tagliare velocemente la corda; così, si precipitò ad aprire rapidamente lo sportello per scappare;lo sportello, però , non si apriva; lei guardò e vide , fuori , un uomo nudo, lo schiattamuorto, appunto, che era sopraggiunto e che si stava masturbando e le impediva di aprire; dopo un po’ lo sportello fu aperto dallo schiattamuorto stesso; questi le saltò addosso e cominciò a fottersela col cazzo già duro : “eh, dove volevi andare,puttana sporca, zoccola di merda,volevi scappare , eh, ma noi non abbiamo ancora finito, tu non sai quello che ancora dobbiamo fare, eh , ma non ti cacare sotto” vedeva la faccia spaventata di lei “non ti vogliamo fare niente, solo chiavarti un pò, tanto a te che costa, cazzi chi sa quanti ne vedi al giorno, non ti farà schifo il cazzo mio, eh, non mi dire…” il griso, intanto, aveva preso una mano della prostituta e pretendeva, mentre si fotteva la biche, che lei gli infilasse un dito nel culo, convincendola a farlo con una stretta forte e cattiva alla sua gola; intanto lui strangolava la biche ed emetteva un altro fiotto di sborra abbondante nella fica di lei che intanto era scossa dai sussulti di un violento orgasmo;Bambulella, intanto, sul sedile posteriore, un po’ strangolando la puttana, un po’ masturbandosi, stava anch’egli eiaculando copiosamente.
Dopo un po’, il griso aveva ripreso un po’ di vitalità mentre gli altri giacevano acquietati; così disse: “sentite, ora dobbiamo fare presto se no tra poco ci troviamo il pappone addosso, dobbiamo strangolarla, facciamo presto, bambulè tienila ferma mentre io la strangolo” Giovanna, a queste parole,pronunciate in sua presenza come se lei non esistesse proprio o fosse un oggetto, ebbe un sobbalzo, cercò di liberarsi dal peso dello schiattamuorto che quasi le dormiva addosso e tentò di guadagnare nuovamente l’uscita; ma bambulella, dietro, l’aveva afferrata con le sue mani fredde e sottili e la teneva ferma per le braccia sul sedile; ora, sopra di lei, dopo avere quasi buttato lo schiattamuorto fuori dell’auto, dicendogli di sorvegliare se venisse qualcuno, era di nuovo quell’omaccione violento, nudo, col cazzo ancora dritto, il griso, appunto; lui cercava di essere suadente, le teneva le mani grosse alla gola, una tenaglia sembrava, e le diceva : “non aver paura, mica si soffre quando si viene strangolati, anzi qualcuno gode; ma vai, non voglio farti niente” vedeva che lei , per nulla convinta da quelle parole, quasi dolci, si dibatteva sotto di lui, facendolo arrizzare, di nuovo,
eccitato dalla sua paura, “ho scherzato, non ti faccio niente” le sorrideva, però non allentava la stretta,vedeva la faccia di lei stravolgersi sotto lo strangolamento, si sentì ancora un flusso di sfaccimma che gli sembrava provenire dallo scroto sempre gonfio e congestionato e le inondò ancora la pancia, vicino all’ombelico , di sborra calda , mentre finiva di strozzarla e la guardava soddisfatto esalare l’ultimo respiro affannoso.
All’improvviso, nel buio, si materializzò l’ombra del pappone, Sebastiano, che aprì di colpo lo sportello e puntò una pistola alla testa del griso:
“ehi, che le state facendo, uomini di merda, vi ammazzo, lasciatela stare”
“sta calmo disse il griso, leva quella pistola, la pagheremo bene, facci fare i fatti nostri, te la riportiamo tra poco”
Sebastiano abbassò momentaneamente la pistola e si chinò per vedere come stesse Giovanna, la puttana;nel frattempo, la biche era uscita furtivamente dalla parte posteriore e ora gli premeva la punta fredda della mauser alla gola, dicendogli:
“ora getta la pistola se no ti scanno con questa sputa fuoco”
Per convincerlo gli Aveva messo anche una mano sotto allo scroto e cominciava a strizzarglielo con violenza; Sebastiano , dopo aver dato uno sguardo a quell’arma micidiale che quasi gli sfondava il collo, lasciò cadere la pistola che il griso, prontamente, raccolse e ora gliela premeva sulle palle, urlandogli:
“ stenditi a terra, a pancia sotto e tirati giù i pantaloni e la mutanda”
l’altro, maledicendo la sua imprudenza per quello che aveva fatto prima, obbedì e nudo, col culo da fuori e i pantaloni e la mutanda alle caviglie si stese a terra, sentendo il contatto spiacevole della terra ruvida sul cazzo e sulla pancia; il griso gli si sedette sopra, strofinandogli il cazzo sullo spacco del culo e minacciandola con la pistola alla nuca; poi prese un laccio che aveva con sé e glielo girò alla gola; stesosi su di lui, col cazzo messo a sandwich tra le pacche di lui, venne una terza volta emettendo un residuo di sborra gialliccia sul culo di Sebastiano, mentre con forza brutale lo strangolava col laccio; l’uomo, dopo qualche sussulto, cercando di respirare sul terriccio sporco, rimase fermo, morto. Il griso si sollevava, inebetito, dopo quel tour de force sessuale; a questo punto la biche girò l’uomo strangolato e si mise a 69 su di lui, ingoiando il cazzo dell’uomo, che si era irrigidito, seppure in quel frangente non favorevole, e gli pisciò addosso,nella bocca ,aperta per effetto dello strangolamento,scossa da un ulteriore orgasmo.
Dopo un po’, i masnadieri abbandonarono l’auto e si trasferirono sulla loro macchina, allontanandosi velocemente, soddisfatti di quell’ultima impresa.
scritto da sadie strangler strangolatore31@yahoo.it
Capitolo quarto, l’ assassinio della puttana
Il griso chiamò Orsolina, detto bambulella, Daniela detta la biche e Guglielmo detto lo schiattamuorto e manifestò loro l’intenzione di assassinare una prostituta, una certa Giovanna, non proprio una bellezza, un po’ cicciottella, bassina, mora che aspettava clienti all’angolo di via ** . Lo schiattamuorto rubò un auto che fu guidata fino a via ** dal griso, con bambulella e la biche sul sedile posteriore; l’auto era seguita dalla loro auto, guidata dallo schiattamuorto, l’intenzione era di caricare la prostituta sull’auto rubata e poi, a cose fatte, sparire con la loro auto, che si sarebbe mantenuta a distanza; tutto questo, ovviamente, per non lasciare tracce: se qualche protettore, non visto, avesse voluto prender nota del numero di targa, si sarebbe ritrovato con un pugno di mosche in mano, visto che l’auto era sta rubata.
Il griso fermò l’auto e si sporse per chiamare la prostituta.
“quanto, per un bocchino?”
“100 euro, in macchina, 150 con ingoio, 100 euro in più a casa mia”
“ok, sali”
Il griso avviò l’auto , nel frattempo Giovanna , la prostituta, notò la presenza di quel soggetto allampanato (bambulella) e di quella donna dall’aria viziosa (la biche) sul sedile posteriore.
“e loro? Dopo vogliono fottere anche loro?”
“no, loro si divertono a guardare”
“costa un po’ di più, facciamo venti euro in più a testa, d’accordo?”
“ok, basta che non rompi il cazzo a parlare sempre di soldi, se no mi fai ammosciare il cazzo, hai capito?”
“te lo dovevo dire, se no dopo protesti, tesoro, ancora una piccola cosa, tutti anticipati, non mi chiamare rompipalle”
“d’accordo”
Intanto il griso pensava, sorridendo :
e, al pensiero, di poterle presto mettere le mani alla gola, si sentiva il cazzo nella mutanda come se stesse per scoppiare.
Intanto la biche, da dietro, aveva cominciato ad accarezzare la donna, prima il viso, poi scendendo con la mano sul collo, sul quale si era soffermata, senza stringere, però, anche se avvertiva nella fessa, che si stava bagnando, il desiderio forte di farlo; così le diceva:
“dai, non farlo arrabbiare, è un po’ nervoso, poi ti daremo tutto quello che vuoi, tesoro, sta calma, tranquilla, gli fai un bel bocchino e noi ci divertiamo, ci divertiamo tutti”
A Giovanna quella gente, a naso, aveva una certa esperienza, non piaceva molto, avrebbe preferito non avere accettato l’incontro, si consolava pensando, però, che il pappone, Giorgio, aveva sicuramente annotato la targa ( come, giustamente, avevano previsto gli strangolatori ) e che lei, se avessero sgarrato, avrebbe potuto usare questo argomento come deterrente.
Il griso prese una traversa tra i campi e, dopo un po’ , fermò l’auto; Giovanna protestò un po’:
“perché ti sei fermato, ti avrei detto io dove , qui non è molto sicuro, il proprietario del terreno è uno scassacazzi, è capace di tirarci una fucilata”
“senti,la scassacazzi sei tu,ti ho detto già una volta di stare zitta,se il proprietario rompe le palle, le palle gliele rompo io, anzi gli buco lo scroto, con questa” disse il griso, mostrando il calcio di una mauser che portava alla cintura; poi aggiunse “e se ti permetti di rompermi ancora le palle ti buco anche a te, ti buco la fessa con questa”
La donna sentiva la fifa nel culo e si stava quasi pisciando sotto, vedendo il calcio di quel cannone alla cintura di quel maiale; facendo buon viso a cattivo gioco, sorrise:
“senti, sta calmo, dai, non ti rompo più, fa il bravo”;
non osò nemmeno ricordare a quel delinquente che voleva i soldi anticipati né, del resto, quello sembrava essersene ricordato.
Ora lui,aveva tirato giù il sedile della macchina , facendola stendere; poi le aveva sollevato la minigonna e le stava osservando attentamente le cosce chiatte, che a lui piacevano molto; tra l’altro , a lui non piacevano le ragazze troppo statuarie, senza un chilo di grasso addosso, non si arrapava; voleva vedere di fronte a sé una donna comune,come ce ne sono tante; così le aveva tirato giù la mutandina e la stava palpando, golosamente, tra le cosce, sulla fica che aveva aperto con due dita, poi sulle pacche del culo, fino a raggiungere lo spacco dietro; poi, quasi con violenza, la costrinse a girarsi, e cominciò ad analizzare il culo della donna, aprendole le pacche per osservare il buco del culo, nel quale infilò un dito, ignorando una protesta soffocata della donna che, però, non osò fiatare troppo, quel pistolone che aveva alla cintura frenava qualunque reazione di lei, in altre occasioni avrebbe protestato che non erano quelli i patti, ma ora…;lui intanto, con meticolosità, andava su e giù con il dito nel culo di lei dicendole,imperiosamente:
“oh, e tu che stai fare, sembri una mummia, tirami giù i pantaloni, prendimi il cazzo, fa presto, altrimenti ti strozzo”
le aveva, così, messo l’altra mano attorno al collo e stringeva non poco; la donna si girò e cominciò a sbottonarlo,poi, però, non potè fare a meno di dirgli: “senti, fammi un favore, però,sta calmo, non stringere troppo (aveva capito che , tra gli altri difetti di quell’uomo, c’era quello che lui si eccitava, come tanti che aveva incontrato, a strangolare un po’, per cui non allontanò la mano, temendo di farlo incazzare di più) e togli quella cosa, mi terrorizza” e indicò il cannone;
il griso grugnì, era eccitato nello stringere il collo di quella donna, lo eccitava l’aspetto comune di lei, era eccitato per quello che la sua testa immaginava stesse per accadere, così tirò fuori la mauser e la passò dietro, alla biche, la quale passò la lingua sulla canna lunga e tonda della pistola, come se stesse leccando un cazzo e, poi, puntò scherzosamente la pistola al cazzo di bambulella che , però, sembrò non gradire per niente; con mossa quasi da karatè, disarmò la donna, storcendole con sadismo il polso, poi le mise due dita alla gola e strinse forte: “sentì, non farlo più di puntarmi la pistola al cazzo che t’affogo come una gallina” ;la biche, per nulla impaurita, si eccitò violentemente sentendo quelle dita che volevano strangolarla e mise una mano tra le cosce di bambulella, tastandogli lo scroto.
Intanto, sul sedile davanti, il griso aveva fatto girare la donna e , dopo averle aperte le cosce, se la stava chiavando, con le mani strette alla gola; poi , le aveva strappato la camicetta e le stava martoriando le zizze; tutto questo come se fosse spinto da una violenza cieca e distruttiva; Giovanna, sotto di lui, aspettava, quasi pisciandosi sotto, che quella furia si calmasse, cercando di accelerare, con la spinta furiosa del basso ventre, l’emissione di sborra da parte di lui, sapeva che dopo l’eiaculazione quel dannato si sarebbe irrimediabilmente calmato; nel frattempo, però, la donna sul sedile posteriore, mentre ancora bambulella le teneva le mani alla gola avendo capito che lei si stava bagnando sotto, aveva, a sua volta , messe le mani attorno alla gola di Giovanna, e stringeva come una diavolessa; il griso era eccitatissimo, vedendo le vene del collo di lei gonfiarsi sotto la stretta della biche e stava, finalmente spompando furiosamente nella pancia di lei; poi, dopo essersi lasciato giacere sopra di lei, quasi soffocandola col suo peso, allontanò le mani della biche, consentendo alla donna di riprendere, per quanto poteva in quella posizione scomoda, respirare un poco;intanto la biche era passata davanti, scavalcando il sedile, mostrando , nella manovra, il culo tondo fasciato da una mutandina bianca e le cosce polpose allo sguardo allucinato del griso, che le saltò addosso e cominciò a fottersi anche lei, preso da un subitaneo risveglio di vitalità; Giovanna riassunse precipitosamente la situazione e pensò che, forse, era il momento buono di tagliare velocemente la corda; così, si precipitò ad aprire rapidamente lo sportello per scappare;lo sportello, però , non si apriva; lei guardò e vide , fuori , un uomo nudo, lo schiattamuorto, appunto, che era sopraggiunto e che si stava masturbando e le impediva di aprire; dopo un po’ lo sportello fu aperto dallo schiattamuorto stesso; questi le saltò addosso e cominciò a fottersela col cazzo già duro : “eh, dove volevi andare,puttana sporca, zoccola di merda,volevi scappare , eh, ma noi non abbiamo ancora finito, tu non sai quello che ancora dobbiamo fare, eh , ma non ti cacare sotto” vedeva la faccia spaventata di lei “non ti vogliamo fare niente, solo chiavarti un pò, tanto a te che costa, cazzi chi sa quanti ne vedi al giorno, non ti farà schifo il cazzo mio, eh, non mi dire…” il griso, intanto, aveva preso una mano della prostituta e pretendeva, mentre si fotteva la biche, che lei gli infilasse un dito nel culo, convincendola a farlo con una stretta forte e cattiva alla sua gola; intanto lui strangolava la biche ed emetteva un altro fiotto di sborra abbondante nella fica di lei che intanto era scossa dai sussulti di un violento orgasmo;Bambulella, intanto, sul sedile posteriore, un po’ strangolando la puttana, un po’ masturbandosi, stava anch’egli eiaculando copiosamente.
Dopo un po’, il griso aveva ripreso un po’ di vitalità mentre gli altri giacevano acquietati; così disse: “sentite, ora dobbiamo fare presto se no tra poco ci troviamo il pappone addosso, dobbiamo strangolarla, facciamo presto, bambulè tienila ferma mentre io la strangolo” Giovanna, a queste parole,pronunciate in sua presenza come se lei non esistesse proprio o fosse un oggetto, ebbe un sobbalzo, cercò di liberarsi dal peso dello schiattamuorto che quasi le dormiva addosso e tentò di guadagnare nuovamente l’uscita; ma bambulella, dietro, l’aveva afferrata con le sue mani fredde e sottili e la teneva ferma per le braccia sul sedile; ora, sopra di lei, dopo avere quasi buttato lo schiattamuorto fuori dell’auto, dicendogli di sorvegliare se venisse qualcuno, era di nuovo quell’omaccione violento, nudo, col cazzo ancora dritto, il griso, appunto; lui cercava di essere suadente, le teneva le mani grosse alla gola, una tenaglia sembrava, e le diceva : “non aver paura, mica si soffre quando si viene strangolati, anzi qualcuno gode; ma vai, non voglio farti niente” vedeva che lei , per nulla convinta da quelle parole, quasi dolci, si dibatteva sotto di lui, facendolo arrizzare, di nuovo,
eccitato dalla sua paura, “ho scherzato, non ti faccio niente” le sorrideva, però non allentava la stretta,vedeva la faccia di lei stravolgersi sotto lo strangolamento, si sentì ancora un flusso di sfaccimma che gli sembrava provenire dallo scroto sempre gonfio e congestionato e le inondò ancora la pancia, vicino all’ombelico , di sborra calda , mentre finiva di strozzarla e la guardava soddisfatto esalare l’ultimo respiro affannoso.
All’improvviso, nel buio, si materializzò l’ombra del pappone, Sebastiano, che aprì di colpo lo sportello e puntò una pistola alla testa del griso:
“ehi, che le state facendo, uomini di merda, vi ammazzo, lasciatela stare”
“sta calmo disse il griso, leva quella pistola, la pagheremo bene, facci fare i fatti nostri, te la riportiamo tra poco”
Sebastiano abbassò momentaneamente la pistola e si chinò per vedere come stesse Giovanna, la puttana;nel frattempo, la biche era uscita furtivamente dalla parte posteriore e ora gli premeva la punta fredda della mauser alla gola, dicendogli:
“ora getta la pistola se no ti scanno con questa sputa fuoco”
Per convincerlo gli Aveva messo anche una mano sotto allo scroto e cominciava a strizzarglielo con violenza; Sebastiano , dopo aver dato uno sguardo a quell’arma micidiale che quasi gli sfondava il collo, lasciò cadere la pistola che il griso, prontamente, raccolse e ora gliela premeva sulle palle, urlandogli:
“ stenditi a terra, a pancia sotto e tirati giù i pantaloni e la mutanda”
l’altro, maledicendo la sua imprudenza per quello che aveva fatto prima, obbedì e nudo, col culo da fuori e i pantaloni e la mutanda alle caviglie si stese a terra, sentendo il contatto spiacevole della terra ruvida sul cazzo e sulla pancia; il griso gli si sedette sopra, strofinandogli il cazzo sullo spacco del culo e minacciandola con la pistola alla nuca; poi prese un laccio che aveva con sé e glielo girò alla gola; stesosi su di lui, col cazzo messo a sandwich tra le pacche di lui, venne una terza volta emettendo un residuo di sborra gialliccia sul culo di Sebastiano, mentre con forza brutale lo strangolava col laccio; l’uomo, dopo qualche sussulto, cercando di respirare sul terriccio sporco, rimase fermo, morto. Il griso si sollevava, inebetito, dopo quel tour de force sessuale; a questo punto la biche girò l’uomo strangolato e si mise a 69 su di lui, ingoiando il cazzo dell’uomo, che si era irrigidito, seppure in quel frangente non favorevole, e gli pisciò addosso,nella bocca ,aperta per effetto dello strangolamento,scossa da un ulteriore orgasmo.
Dopo un po’, i masnadieri abbandonarono l’auto e si trasferirono sulla loro macchina, allontanandosi velocemente, soddisfatti di quell’ultima impresa.
scritto da sadie strangler strangolatore31@yahoo.it
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La banda degli strangolatori capitolo terzoracconto sucessivo
La regina perversa , introduzione
Commenti dei lettori al racconto erotico