Il convento.
di
fratemancato
genere
gay
Dalle nostre parti esisteva un convento, successivamente chiuso e demolito, che in una
fase critica della mia vita, immaginavo la vita dei frati così come si leggeva in alcuni racconti. Li pensavo assorti nella preghiera, le loro passeggiate nel giardino, la coltivazione dell'orto, il pranzo frugale col ritiro per la notte nelle loro celle.
Immaginavo una vita mistica. Ne parlai a casa, mio padre da quel giorno cominciò a
bestemmiare, tanta era la delusione, mamma non faceva altro che piangere. Trovammo un compromesso, la prova di un mese, con l'accordo del priore fui accettato.
Il primo giorno tutto rispondeva alle mie immaginazioni, nel secondo però mi accorsi che frate Giocondo e frate Roberto mi stavano sempre vicini dandomi consigli, cercavano
il contatto, non perdevano occasione di abbracciarmi e frate Giocondo, stringendomi
più del dovuto, mi fece sentire un contatto duro tanto che pensavo avesse una borraccia in tasca. La notte sentii bussare alla porta della cella ed era frate Giocondo che mi
pregò di accoglierlo nel mio letto perché a causa del freddo nella sua cella non si
poteva stare. Alle prime armi non potevo capire e quando accettai di farlo stare nel
mio lettino, di spazio non ce n'era molto. Mi girai su un fianco, la stessa cosa fece
lui e sentii molto di più quel duro che sembrava una borraccia che invece era il cazzo
di frate Giocondo. Mi premeva sul culo con tanta forza, prese il mio cazzo che si era
indurito, mi masturbava e quando lo avvisai che stavo per sborrare si accovacciò tra
le mie gambe e si fece sborrare in bocca, poi volle che facessi a lui la stessa cosa.
C'era poco da fare, fuggire e creare lo scandalo, dare l'allarme al priore o fare il
pompino a frate Giocondo. Optai per la terza possibilità, un pompino a frate Giocondo.
Non lo trovai così disgustoso. Durante la giornata si continuava col solito sistema, tutto tranquillo. La notte successiva aspettavo tornasse Frate Giocondo, invece bussò
Frate Roberto che essendo stato relazionato da frate giocondo, si infilò nel mio
lettino, era molto eccitato, mi baciava dietro la testa, mi leccava le orecchie,
mi masturbava e mi faceva sentire il suo enorme cazzo sul culo. Anche lui volle che
gli sborrassi in bocca e fece lo stesso con me. Gli altri frati, quattordici in tutto, priore compreso, non davano segni. Era il 19 giugno, ricordo perfettamente la data, Frate Giocondo mi informò che la notte tra il venti ed il ventuno nel convento si
teneva un'orgia con la partecipazione di tutti i frati per festeggiare l'arrivo
dell'equinozio e che avrebbero dato, come ogni volta, il sonnifero al priore.
Nella sala delle riunioni la sera del venti, nel pavimento erano state portate coperte
e materassini direttamente dalle celle, padre priore dormiva e vedere quei frati che
devoti alla preghiera, tutti nudi con i cazzi eretti che ballavano. Io quale novizio,
avrei dovuto sottostare alle loro vessazioni. Chiesi se potevo tornare in cella perché avevo dimenticato una sorpresa per loro, presi la mia roba, uscii dalla porta, fui costretto a saltare il recinto e mi allontanai definitivamente. Dopo qualche mese il convento venne chiuso. La mia prova mistica si concluse con due sborrate e due pompini a frate Giocondo e frate Roberto.
fase critica della mia vita, immaginavo la vita dei frati così come si leggeva in alcuni racconti. Li pensavo assorti nella preghiera, le loro passeggiate nel giardino, la coltivazione dell'orto, il pranzo frugale col ritiro per la notte nelle loro celle.
Immaginavo una vita mistica. Ne parlai a casa, mio padre da quel giorno cominciò a
bestemmiare, tanta era la delusione, mamma non faceva altro che piangere. Trovammo un compromesso, la prova di un mese, con l'accordo del priore fui accettato.
Il primo giorno tutto rispondeva alle mie immaginazioni, nel secondo però mi accorsi che frate Giocondo e frate Roberto mi stavano sempre vicini dandomi consigli, cercavano
il contatto, non perdevano occasione di abbracciarmi e frate Giocondo, stringendomi
più del dovuto, mi fece sentire un contatto duro tanto che pensavo avesse una borraccia in tasca. La notte sentii bussare alla porta della cella ed era frate Giocondo che mi
pregò di accoglierlo nel mio letto perché a causa del freddo nella sua cella non si
poteva stare. Alle prime armi non potevo capire e quando accettai di farlo stare nel
mio lettino, di spazio non ce n'era molto. Mi girai su un fianco, la stessa cosa fece
lui e sentii molto di più quel duro che sembrava una borraccia che invece era il cazzo
di frate Giocondo. Mi premeva sul culo con tanta forza, prese il mio cazzo che si era
indurito, mi masturbava e quando lo avvisai che stavo per sborrare si accovacciò tra
le mie gambe e si fece sborrare in bocca, poi volle che facessi a lui la stessa cosa.
C'era poco da fare, fuggire e creare lo scandalo, dare l'allarme al priore o fare il
pompino a frate Giocondo. Optai per la terza possibilità, un pompino a frate Giocondo.
Non lo trovai così disgustoso. Durante la giornata si continuava col solito sistema, tutto tranquillo. La notte successiva aspettavo tornasse Frate Giocondo, invece bussò
Frate Roberto che essendo stato relazionato da frate giocondo, si infilò nel mio
lettino, era molto eccitato, mi baciava dietro la testa, mi leccava le orecchie,
mi masturbava e mi faceva sentire il suo enorme cazzo sul culo. Anche lui volle che
gli sborrassi in bocca e fece lo stesso con me. Gli altri frati, quattordici in tutto, priore compreso, non davano segni. Era il 19 giugno, ricordo perfettamente la data, Frate Giocondo mi informò che la notte tra il venti ed il ventuno nel convento si
teneva un'orgia con la partecipazione di tutti i frati per festeggiare l'arrivo
dell'equinozio e che avrebbero dato, come ogni volta, il sonnifero al priore.
Nella sala delle riunioni la sera del venti, nel pavimento erano state portate coperte
e materassini direttamente dalle celle, padre priore dormiva e vedere quei frati che
devoti alla preghiera, tutti nudi con i cazzi eretti che ballavano. Io quale novizio,
avrei dovuto sottostare alle loro vessazioni. Chiesi se potevo tornare in cella perché avevo dimenticato una sorpresa per loro, presi la mia roba, uscii dalla porta, fui costretto a saltare il recinto e mi allontanai definitivamente. Dopo qualche mese il convento venne chiuso. La mia prova mistica si concluse con due sborrate e due pompini a frate Giocondo e frate Roberto.
3
voti
voti
valutazione
6.3
6.3
Commenti dei lettori al racconto erotico