Sorpresa nel bagno dell’ufficio

di
genere
saffico

Annalisa e Eugenio si conoscevano da tanto tempo, da quando lei arrivò in quella ditta. Aveva cambiato lavoro perché quello che faceva prima non la soddisfaceva. Ormai erano anni che lavorava in quel posto e conosceva benissimo tutti i suoi colleghi. Gli uomini avevano sempre un sorriso per lei mentre, invece, c’era stato qualche screzio con alcune colleghe donne. La causa era facile da immaginare: era una bella donna, sapeva quali erano i suoi punti di forza e, senza mai cadere nel volgare, sapeva come e quando valorizzarli. Riceveva spesso apprezzamenti dai colleghi uomini e, certe volte, c’era chi si spingeva un po’ oltre invitandola ad uscire
“…per un semplice aperitivo…”
le dicevano, ma era chiaro che intendevano altro, comunque per lei era facile declinare rispondendo ironicamente sempre allo stesso modo:
“…il mio ragazzo non sarebbe d’accordo…”.
Annalisa non aveva il ragazzo ma rispondeva sempre così in modo da scoraggiarli. A Eugenio non aveva mai dovuto rispondere così perché lui non le aveva mai chiesto niente, mai un apprezzamento, mai un complimento. Non che Eugenio fosse un orso o che non fosse insensibile al suo fascino ma, sul posto di lavoro, era molto professionale, anche cordiale e gentile ma tutto finiva lì. Non capiva quel suo comportamento e il pensiero che fosse gay l’aveva sfiorata ma poi c’erano quegli occhi che, certe volte, la mettevano a disagio. Eugenio non parlava a lei con il corpo o con la voce ma con gli occhi: occhi che, più che guardarla la osservavano in un modo tale che aveva la sensazione di sentirsi completamente nuda di fronte a lui. Una volta, durante una noiosissima riunione con dei clienti stranieri dove la loro presenza serviva solo per dare l’impressione che nella ditta ci fossero un bel po’ di cariche importanti, lo sguardo di Eugenio fu così insistente che lei incrociò le braccia sul petto perché ebbe quella sensazione di nudità come se lui le potesse vedere il seno. In effetti c’era una parte del suo seno che era visibile… Era estate e la leggera camicia di seta che indossava non riusciva a nascondere i suoi capezzoli che si erano inturgiditi. Diede la colpa al fresco provocato dall’aria condizionata che raffreddava la seta a contatto della sua pelle e si maledisse per non avere indossato il reggiseno quella mattina ma, come si ripeteva spesso quando stava di fronte allo specchio mentre si vestiva
“…non ne hai ancora bisogno, mia cara!…”.
Era vero che l’aria condizionata aveva fatto la sua parte ma non era solo quella la causa scatenante. Se ne rese conto quando, nonostante il fresco della stanza, cominciò a provare una sensazione di calore generale causato dai suoi occhi incollati a quelli di Eugenio. Altre volte lui le aveva lanciato occhiate insistenti ma, trovandosi in altre situazioni, lei era sempre riuscita a distogliere il suo sguardo dopodiché aveva lasciato cadere la cosa senza dargli troppa importanza. Quella volta invece, era stato difficile non cadere nei suoi occhi: erano seduti una di fronte all’altro a poco più di due metri, la riunione si prolungava sempre più noiosa, ogni tanto faceva finta di prendere qualche appunto per distrarsi ma era inutile, cercava di guardare altrove: il foglio… e i suoi occhi, la stilografica… e i suoi occhi, i clienti stranieri… e i suoi occhi, la tenda alla finestra… e i suoi occhi, le sue mani… e i suoi occhi, la sua bocca… e i suoi occhi, quelle due potenti calamite che l’attiravano come fosse polvere di ferro. Ora non riusciva più a staccarsene mentre la sensazione di calore l’avvolgeva, un’onda calda che lentamente scendeva dal suo viso al suo petto. Si ritrovò a muovere lentamente verso destra e sinistra le braccia che aveva incrociato precedentemente per soddisfare quella voglia di toccarsi i capezzoli. Se fosse stata da sola si sarebbe appoggiata le mani sui seni e avrebbe strizzato leggermente i capezzoli tra due dita poi quelle dita se le sarebbe portate alla bocca e le avrebbe inumidite con la sua saliva resa densa dall’eccitazione mentre con l’altra mano avrebbe sbottonato la camicetta per poi infilarci sotto le dita bagnate e viscide e stuzzicarsi finalmente sentendo il contrasto tra la morbida pelle del seno e il duro capezzolo eccitato. Si riprese da quel pensiero proprio mentre l’onda di calore le arrivava tra le cosce e da quel momento fu veramente difficile resistere all’eccitazione. Sentiva che stava cominciando a bagnarsi in un modo che non aveva mai provato. Aveva le gambe accavallate e, in quell’attimo in cui le aprì prima di riaccavallarle, provò una sensazione di fresco, sentiva che aveva bagnato le mutandine. Non le era mai successo di bagnarsi così tanto. Il fatto che non potesse lasciarsi andare e che fosse lì a fantasticare, faceva accrescere il desiderio fino ad un livello insopportabile. Aveva una voglia matta di toccarsi, di allargare le gambe e infilarvi in mezzo una mano, di toccare le sue mutandine inzuppate dei suoi umori, con una mano spostarle di lato, abbandonarsi sulla poltrona e con due dita cominciare a masturbarsi, fare scorrere quelle dita sulla sua figa, sulle labbra bagnate, spingersi dentro un dito per lubrificarlo bene e poi risalire per andare a stuzzicarsi il clitoride. Era in preda ad una voglia irresistibile e le sue barriere mentali stavano cedendo. Sperando che nessuno lo notasse abbassò una mano sotto il tavolo per riuscire a toccarsi anche se la gonna le faceva da barriera, spinse con le dita, voleva sentire qualcosa tra le sue gambe! Voleva sentire lui tra le sue gambe! Eugenio era davanti a lei che la scombussolava con i suoi occhi, lui si accorse della sua eccitazione e capì subito quella mano infilata sotto il tavolo. Annalisa lo fece entrare nei suoi pensieri. Ora aveva voglia di lui! Di quel bel ragazzo giovane e aitante, con quel fisico abbastanza muscoloso e sodo a cui avvinghiarsi. Aveva voglia di appoggiarsi a lui e sentire il suo cazzo duro, avrebbe voluto spogliarlo, vederlo nudo per poi toccarlo, baciarlo, leccarlo ed allo stesso tempo avrebbe voluto che quelle stesse cose gliele facesse lui, spogliarla, baciarla sulle labbra invadendo con la lingua la sua bocca come se fosse un preludio di quello che poi il suo cazzo avrebbe fatto, voleva la sua bocca sulla figa, sentire il calore del suo alito, sentire la punta della lingua che giocava con il suo clitoride mentre con un dito la toccava nell’interno…
“Bene signori, direi che la riunione si può dire conclusa…”
Quelle parole la risvegliarono come da un sogno.
“…vi ringrazio, potete tornare alle vostre occupazioni.”
Visibilmente scossa raccolse le sue carte e si avviò verso l’uscita della sala. Eugenio la raggiunse e le chiese:
“Hey Annalisa, tutto bene? Mi sembri strana…”
e sulla sua bocca si dipinse un leggero sorriso ironico. Senza rispondere lei gli rivolse un’eloquente occhiata che significava:
“…Che domanda, sai benissimo perché sembro strana…”.
Non appena fuori dalla sala riunioni si diresse verso la toilette, non poteva resistere oltre a quello che stava provando. Quando la raggiunse controllò che non ci fosse nessuno poi si chiuse nell’ultimo bagno in fondo. Buttò per terra la cartella degli appunti dopodiché con foga, e quasi con un po’ di rabbia, si alzò la gonna fino in vita, si sfilò le mutandine, si sedette sul water, alzò una gamba appoggiando il piede alla maniglia della porta per riuscire a divaricare bene le gambe e cominciò a masturbarsi furiosamente, le sue dita correvano velocemente sul clitoride, sulle labbra, dentro la sua figa provocandole delle intense scosse di piacere. La sera prima si era completamente depilata ed era un ulteriore piacere sentirsela cosi liscia e morbida. Sentiva che i suoi umori le colavano fuori dalla figa, giù giù fin sul buco del culo rendendoglielo scivoloso. Abbandonata con la schiena appoggiata al muro, la testa reclinata di lato e gli occhi chiusi si mise a toccarselo con il dito medio della mano destra mentre con le dita della mano sinistra si accarezzava le labbra. Le sue dita scivolavano su e giù facilmente sulle labbra e all’ingresso della sua figa, insistette per un po’ di tempo in quella zona sentendo che l’orgasmo si avvicinava sempre più. Si stuzzicò il clitoride dandogli dei piccoli colpetti e strusciamenti sapendo che, continuando in quel modo, a breve sarebbe arrivata all’apice del suo piacere. Era così presa dal masturbarsi che non si accorse che Anna, una sua collega, era entrata in bagno. Per combinazione entrò nella toilette vicino alla sua. Anna cominciò a sentire i suoi mugolii di piacere allora, incuriosita e cercando di non fare rumore, salì in piedi sul water per guardare chi fosse e cosa stava facendo. Si sporse lentamente e la vide. Rimase piacevolmente sorpresa anche perché, pur non essendo lesbica, Annalisa le era sempre piaciuta e aveva fantasticato più volte di leccarle la figa. Contrariamente ai suoi colleghi uomini non ci aveva mai provato con lei proprio perché sapeva che aveva il ragazzo. Ma ora vedendola così eccitata decise di non farsi scappare l’occasione. Sempre il più silenziosamente possibile si ritrasse piano, scese dal water e cercò nella sua borsa. Ne estrasse un piccolo vibratore che portava sempre per tutte le volte che si voleva “rilassare”. Risalì sul water, si sporse, restò ancora un poco a guardarla eccitandosi a sua volta poi disse:
“Scusa, perché non provi con questo?”
Annalisa si risvegliò dal suo sogno, la vide e istintivamente si coprì diventando immediatamente rossa dall’imbarazzo. Anna le fece cadere addosso il vibratore. Annalisa lo prese, non riusciva a dire niente. Allora Anna continuò:
“Non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. Comunque con quello è molto più bello, se non l’hai mai provato vedrai che orgasmi, anzi se vuoi ti insegno ad usarlo…”
Annalisa era ancora troppo imbarazzata per parlare allora Anna le disse:
“Dai, aprimi.”
Detto questo uscì dalla toilette, Annalisa le aprì lei entrò e richiuse la porta.
“Ora torna a sederti, allarga le gambe come prima e dammi il vibratore. Sono anni che ti desidero segretamente e non sai quante volte mi sono masturbata pensando a te e a questa tua fichetta.”
Lentamente Annalisa diede il vibratore a Anna e riaprì le gambe. Subito Anna avvicinò il viso alla figa di Annalisa e l’annusò:
“Hai un profumo fantastico, amore mio. E che bel buchetto di culo che hai!!”
E subito dopo cominciò a leccargliela assaporando tutti gli umori che colavano fuori sempre più copiosi. Annalisa ricominciò a mugolare e a gemere. Anna non si limitò a leccarle solo la figa, per come Annalisa era messa, ogni tanto scendeva a leccarle il buco del culo cercando anche di spingerle la lingua il più dentro possibile. Quando faceva così il suo naso si trovava infilato nella figa quindi la sua faccia si sporcava sempre di più di umori che sapevano di culo e figa. Anna sfilò la lingua dal culo di Annalisa e tenendola protesa all’esterno della bocca si avvicinò alla bocca di Annalisa. Voleva che lei gliela succhiasse. Annalisa capì quello che Anna voleva e disse:
“No dai, me l’hai appena tolta dal culo, mi fa schifo…”
“Schifo? Anche tu prima ti stavi masturbando il culo, mi stai dicendo che non ti sei mai succhiata il dito che ti infili? Come fai a lubrificartelo?”
“Beh, ci sputo sopra stando distante…”
Anna rise poi rimase un momento zitta guardando Annalisa intensamente e con uno sguardo strano poi aggiunse:
“Allora sputa anche sul mio di culo…”
Detto questo si alzò la gonna, allargò le gambe per far vedere a Annalisa che era eccitata e che aveva gli slip bagnati, si passò un dito sulla parte bagnata e poi lo annusò. Annalisa la guardava non capendo dove volesse arrivare e che intenzioni avesse. Anna si girò mostrandole il culo che sembrava già nudo per il fatto che il perizoma che indossava era sottilissimo. Si piegò leggermente in avanti aprendo così le chiappe. Lentamente si sfilò il perizoma mettendo in mostra un buco del culo ed una figa perfettamente depilati. Si tolse completamente il perizoma e si girò, si accasciò a terra piegando le gambe perché voleva che Annalisa la guardasse, aprì la bocca si infilò dentro tutto il perizoma. Si rialzò, si girò ancora, si piegò in avanti e mugolando con la bocca piena disse:
“Sputami sul culo, riempimelo di saliva.”
E mentre lo diceva si allargava le chiappe con le mani. Rimase così aspettando di sentire lo sputo di Annalisa. Lei rimase un po’ interdetta ma poi lo fece. Si avvicinò al culo, raccolse più saliva che poteva e poi sputò centrandole proprio il buco. Anna le disse:
“Brava, ora guarda…”
Prese da terra il vibratore che aveva per un attimo accantonato, lo accese, aspettò di sentire che la saliva le scendesse sulla figa e poi, con un movimento deciso se lo infilò proprio nella figa continuando a muoverlo. Annalisa vedeva il culo di Anna che si stringeva e si rilassava a seconda di come Anna stessa godeva del vibratore. Improvvisamente se lo sfilò dalla figa e senza esitare se lo spinse tutto nel culo lasciandolo dentro. Tolse la mano per fare vedere a Annalisa quello spettacolo. Lentamente il vibratore cominciò ad uscire e Anna, togliendosi il perizoma dalla bocca che nel frattempo si era inzuppato di saliva, disse:
“Presto, non farlo uscire, rispingimelo dentro tutto.”
Annalisa si rese conto che Anna era terribilmente eccitata da quello che stava facendosi perché il suo tono di voce era cambiato, quello che le aveva appena detto suonava come un ordine e non come una gentile richiesta. Annalisa, appoggiando due dita al vibratore, ne fermò l’uscita poi spinse piano per rimetterglielo tutto. Anna mugolò:
“Si, così, brava la mia Annalisa, vedi che sei troia anche tu? Scopami dai!”
Ma Annalisa non le muoveva il vibratore, era rimasta basita da quello che Anna le aveva appena detto e disse:
“Troia? Perché mi dai della troia? Tu lo sarai, guarda cosa ti stai facendo…”
E detto questo tolse le dita dal vibratore il quale ricominciò ad uscire. Anna l’afferrò e cominciò a muoverlo velocemente dentro e fuori dicendo:
“Cosa mi sto facendo? Io lo so di essere troia e adesso guarda cosa si può fare una troia!”
Prese a sfilare il vibratore dal culo e infilarselo nella figa, un colpo solo dentro fino in fondo, poi via dalla figa e ancora culo, poi ancora figa e culo, figa, culo, figa, culo. Annalisa rimase sconvolta da quello che vedeva, non avrebbe mai pensato che Anna fosse veramente così puttana. Vedeva il suo culo che non si richiudeva nemmeno talmente era la rapidità che lei usava a infilarselo prima in un posto poi nell’altro. Stette a guardarla per un po’ poi si mise a masturbarsi perché quello che vedeva le piaceva. Crebbe dentro di lei il desiderio di sentirsi scopata da quel vibratore e cominciò, con il dito medio a fare quello che faceva Anna. Vibratore nel culo, dito nel culo, vibratore nella figa, dito nella figa. Ad un certo punto, presa dall’eccitazione disse:
“Ti prego Anna, scopa i miei buchi adesso…”
Anna smise di farsi, si girò e fece per mettersi il vibratore, che si era appena estratta dal culo, in bocca dicendo:
“Lo devo pulire per te.”
Annalisa le prese subito la mano fermandola e le disse:
“Lascia che lo faccia io…”
E senza dare a Anna il tempo di dire altro se lo infilò in bocca, chiuse gli occhi come per meglio assaporare quell’asta che sapeva di figa e culo. Anna piano piano glielo infilava sempre di più in bocca fino ad arrivarle in gola. Annalisa ebbe un urto di vomito e sputò della saliva allora Anna le tolse il vibratore dalla bocca e Annalisa ne lasciò colare fuori una gran quantità di altra saliva densa che le scese sul mento andando poi a sporcarle la camicia. Disse a Anna:
“Non posso più aspettare, ho voglia. Scopami tutta, sono la tua troia…”
Anna Le rispose:
“Vedi che la puttana che c’è dentro di te sta uscendo?”
“Tu sei una puttana e mi fai diventare puttana!”
“E’ quello che volevo ma prima di scoparti voglio che mi lecchi un po’ il culo.”
“No, voglio quel coso dentro di me!”
“Devi leccarmi prima!”
E dopo averlo detto, si girò ancora e indietreggiò fino ad incollarle il culo alla faccia. Annalisa aveva la testa appoggiata al muro e non poteva sottrarsi a quella cosa. Cercò allora di staccarla da lei ma Anna si era appoggiata con le mani alla porta e Annalisa non poté fare niente. Cominciò allora ad assecondarla aprendo la bocca, estraendo la lingua e infilandogliela nel culo. Il culo di Anna che era stato allargato dal vibratore si apriva facilmente e Annalisa infilò la lingua più che poteva. La sensazione era stranissima perché si rese conto che stava raggiungendo punti all’interno del suo culo che mai avrebbe immaginato fosse possibile leccare. L’eccitazione continuava a bussare alle porte della sua figa e Annalisa biascicò:
“Dammelo Anna, voglio un cazzo, dammi il tuo cazzo…”
Anna, senza staccarsi dalla sua faccia, le appoggiò il vibratore tra le cosce e glielo fece scorrere dall’alto verso il basso, clitoride, labbra, perineo, ano e poi tornò su, ano, perineo, labbra, clitoride. Tornò poi giù e glielo puntò sul buco del culo pronta ad infilarlo. Annalisa, che nel frattempo aveva preso a leccarle la figa scopandole il culo con il naso la implorò:
“Si, fallo porca troia, dammi sto cazzo in culo, sfondamelo…”
Al sentirla parlare in quel modo Anna decise che era il momento di accontentarla e cominciò a spingere. Non fece nemmeno in tempo ad infilarle la punta che sentirono la porta della toilette aprirsi e delle risate di donna riempirono l’aria. Erano Gloria e Samantha, altre due loro colleghe, che entrarono per sistemarsi prima di uscire dall’ufficio. Anna e Annalisa si bloccarono spaventatissime. Anna sfilò quel poco di vibratore che aveva infilato a Annalisa e trattenne il fiato.
Restarono immobili per tutto il tempo che Gloria e Samantha rimasero nella toilette poi, quando finalmente se ne andarono tirarono un sospiro di sollievo e Annalisa, riallargando le cosce, disse:
“Dai, riprendi…”
“No, è troppo rischioso, è quasi ora di andare e ne arriveranno altre.”
“Ma no, cosa… E dovrei rimanere così, a metà? Insoddisfatta?”
“Mi dispiace Annalisa ma è meglio così, per adesso.”
“Cazzo! Neanche con un uomo mi è mai successo!”
“Stai calma” continuò Anna rimettendosi il perizoma e sistemandosi “non ti lascio a metà. Ora sistemati... E poi anch’io non sono venuta.”
Poi aprì la porta ed entrò nel bagno di fianco per pisciare e sistemarsi meglio. Annalisa sentì che Anna pisciava e la voglia prese anche lei. Si sedette quindi comoda sul water e pisciò. Anna rise di quella cosa e Annalisa fece lo stesso. Si alzò, si rimise le mutandine e si ricompose. Sentì che Anna usciva dal bagno e poi la sentì uscire dalla toilette. Annalisa aprì in fretta la sua porta e disse:
“Ma non mi saluti nemmeno?”
Inutile, Anna era già fuori.
scritto il
2023-07-19
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