Viaggio in treno
di
Liamdrah
genere
etero
Stefany era arrivata presto in stazione, si era fermata all’edicola, aveva preso una rivista poi si era diretta al bar e aveva ordinato un panino e una bibita. Dopo aver mangiato il panino prese un caffè poi si diresse alla cassa e pagò. Uscendo dal bar si scontrò con un ragazzo che stava entrando. Era indaffarata a rimettere il portafoglio nella borsa e cercare il telefonino quindi stava con la testa abbassata.
“Mi scusi…” disse lui.
La borsa quasi le cadde quindi cercò di riafferrarla.
“Mi scusi lei, ero distratta…”
Si girò ma il ragazzo non era già più vicino a lei, era entrato nel bar. Una scia del suo profumo era rimasta però dietro di lui, un profumo estivo, leggero e fresco ma con carattere, decisamente maschile. Annusò inspirando profondamente.
“Buono…” pensò.
Lo vide solo di spalle. Lui era al banco e stava scegliendo un panino. Alto, capelli scuri, jeans, giacca di lino chiara e un piccolo trolley nero.
“Non male visto così. Chissà dove va, partirà o arriva?”
Il ragazzo parlava con il cameriere al di là del banco e indicava l’orologio. Aveva fretta? D’istinto Stefany guardò l’ora. Non era certo tardi per lei. Uscì dal bar e cercò il suo binario. Vi arrivò, si sedette sulla panchina e iniziò a sfogliare la rivista. Il treno era già sul binario ma lei decise di non salire ancora. La primavera era ormai vicinissima e la temperatura era gradevole. Sfogliò velocemente la rivista. Come spesso accade le pagine si aprirono in corrispondenza di una pagina più spessa che reclamizzava un profumo maschile. Alzò il risvolto e avvicinò la rivista al volto.
“Lo stesso profumo di quel tipo! Vedi? So già qualcosa di te…” Sorrise tra sé per quel pensiero poi girò qualche pagina e la sua attenzione venne catturata da un titolo scritto abbastanza in grande:
“Fantasie sessuali? Non solo gli uomini!”
“Beh, niente di nuovo” si disse lei cominciando a leggere l’articolo e infatti, come immaginava, quella con la percentuale maggiore era quella di fare sesso con uno sconosciuto e pure in modo piuttosto disinibito.
“Sì, magari con lo sconosciuto profumato del bar. Me lo ritrovo sul treno che entra d’improvviso nel mio scompartimento e mi dice: voglio scoparti! Ed io che non gli dico di no.” Le venne ancora da sorridere e continuò:
“Ridicolo…”
Lasciò perdere l’articolo e proseguì a sfogliare la rivista ma tra i testi, gli articoli e le fotografie nella sua mente altre immagini le apparivano come dei flash, alcune più caste altre meno: lei abbracciata a lui. Lui sopra di lei nudo. Le loro bocche incollate e le lingue che si cercano furiosamente. Lei in ginocchio di fronte a lui. Lei con le gambe aperte e lui tra le sue cosce. A quel pensiero strinse le cosce e portò una mano sulla lampo dei pantaloni. Si guardò attorno ma i pochi passeggeri che erano sul suo stesso marciapiede erano lontani. La rivista la copriva così cominciò a sfiorarsi facendo scorrere le dita sulla lampo per poi scendere più giù e allargando contemporaneamente le gambe. Quei flash continuarono. Lei seduta sopra di lui che si faceva cullare dal movimento del treno. Lui che le teneva le gambe allargate e intanto faceva scorrere il suo cazzo dentro di lei. Lei che lo succhiava mentre lui la leccava. Mani ma soprattutto dita che esploravano a vicenda il corpo altrui. Stefany era eccitata e bagnata, ora aveva voglia. Sarà stata la primavera o non si sa cosa ma ora lei avrebbe voluto essere in un angolo nascosto per potersi lasciar andare a quelle fantasie e toccarsi liberamente.
“Speriamo che il mio scompartimento sia vuoto” pensò.
L’altoparlante annunciò che il treno sarebbe partito entro dieci minuti quindi Stefany raccolse la borsa e salì in carrozza. Cercò il suo scompartimento e il numero del posto.
“Eccolo! Bene è libero.”
Il suo posto era accanto al finestrino e in direzione del senso di marcia. Si sedette ed appoggiò la borsa di fianco a lei. Coprendosi ancora con la rivista ricominciò a sfiorarsi. I minuti passavano e la sua eccitazione cresceva. Chiuse gli occhi e proprio in quel momento la porta scorrevole dello scompartimento si aprì. Entrarono un uomo ed una donna. Stefany tolse la mano da sotto la rivista.
“Oddio, spero che non mi abbiano visto prima. Cazzo… ora però non potrò continuare!”
“Buongiorno, sono liberi?” Chiesero.
“Sì, prego” rispose lei spostando la borsa.
La donna si sedette di fianco a lei e l’uomo di fronte alla donna.
“Uffa…” pensò Stefany e sospirando si mise a guardare fuori dal finestrino.
“Magari rivedo il tipo profumato” scrutò gli altri marciapiedi, per quanto poteva vedere, ma niente. L’altoparlante ripeté l’annuncio di qualche minuto prima e pochi istanti dopo il fischio del capotreno il treno si mosse. Stefany ebbe un ultimo pensiero:
“Bye bye fantasia sessuale…” si sistemò la borsa sulle gambe, controllò che fosse chiusa, vi appoggiò sopra le mani e chiuse gli occhi decisa a dormire un po’ visto che il viaggio sarebbe durato qualche ora. Era seduta comodamente e il costante dondolio del treno che la cullava l’aiutò ad appisolarsi.
Fu una sensazione fastidiosa a ridestarla. La sentiva sulla caviglia, come qualcosa che continuava a picchiettarla, non era dolorosa ma fastidiosa appunto, quello sì. Non aveva ancora aperto gli occhi quindi il suo risveglio arrivò prima con l’udito: aveva ripreso a sentire il rumore del treno e le voci della coppia che chiacchierava. Poi fu la volta dell’olfatto: un profumo estivo, leggero e fresco ma con carattere, decisamente maschile. Ancora un po’ nel dormiveglia pensò:
“Sembra quello dello sconosciuto…” si rese conto del suo pensiero e spalancò gli occhi. Seduto di fonte a lei c’era un ragazzo: capelli scuri, jeans, giacca di lino chiara. La fissava dritta negli occhi. Stefany alzò lo sguardo sul supporto dei bagagli e vide un piccolo trolley nero. Non poteva esserne sicura al 100% ma:
“E’ lui!”
Era la sua scarpa che le picchiettava sulla caviglia a causa del movimento del treno. Era seduto con le gambe accavallate e il suo piede era vicino a lei. Stefany pensò d’istinto a spostarsi, facendo finta di sistemarsi sul sedile, invece non solo rimase ferma com’era ma ruotò leggermente il piede in modo da appoggiarsi alla sua scarpa. Continuavano a fissarsi. Poco dopo i due vicini smisero di chiacchierare, lui si mise a leggere il giornale tenendolo alzato ed aperto mentre lei si sistemò sul sedile e chiuse gli occhi. Lo sconosciuto guardò la donna e poi tornò a fissare Stefany come per confermarle che la donna aveva tutta l’intenzione di dormire. Stefany guardò l’uomo e poi tornò a fissare lo sconosciuto. Anche lei voleva confermargli che non poteva vederli. Fatto questo, Stefany spostò di più il suo piede per andare e spingere quello di lui. Lo sconosciuto cominciò a muovere il piede su e giù accarezzando la caviglia di lei. Adesso non era più fastidioso ma eccitante. Lui fece scorrere il suo sguardo su tutto il corpo di lei soffermandosi sul seno, sulla borsa che lei aveva sulle gambe come per farle intendere che la stava guardando tra le gambe poi scese sulle caviglie e sui piedi per poi risalire. Quello sguardo era eccitante, la toccava quasi e Stefany capì che si stava bagnando, lo sentiva. Lui spostò il piede, aprì le gambe e appoggiò le mani sulle cosce. Stefany lo guardò tra le gambe e vide che i suoi pantaloni faticavano a nascondere il gonfiore. Lui mosse una mano e se lo sfiorò per poi rimettere la mano dov’era prima. Anche lei si mosse, così facendo però la borsa le scivolò dalle gambe e cadde. L’uomo con il giornale lo abbassò per vedere cos’era successo poi tornò a leggere. Stefany si chinò e, lasciando la borsa a terra, l’aprì come per controllarne il contenuto. A quel punto anche lui si chinò, i loro visi ora erano vicini, quasi guancia a guancia, lei sentì ancora più intensamente il suo profumo. Lui le disse:
“Tutto bene? Non si è rotto niente spero…” dopodiché le prese la borsa si rialzò e gliela porse dicendole:
“Controlli che sia tutto a posto”. Stefany la prese dalle mani di lui e vi guardò dentro.
“C’è tutto? Non è uscito niente?”
“No, credo di no, grazie.”
Non era uscito niente ma qualcosa era entrato infatti Stefany trovò un foglietto di carta con scritto un numero di telefono. Lo tenne in mano guardando lo sconosciuto. Lui nel frattempo aveva preso il proprio cellulare e lo guardava come se stesse aspettando qualcosa. Disse:
“Non so lei ma io uso moltissimo i messaggi. Lo tengo quasi sempre silenzioso altrimenti disturbo…” Lei prese il suo, digitò il codice di sblocco, selezionò l’opzione “Silenzioso” dopodiché toccò l’icona relativa all’App dei messaggi. Scrisse il numero che c’era sul foglietto e pensò a cosa scrivere ma soprattutto se scrivere, poi decise di mandarlo vuoto.
Pochi istanti dopo, quello di lui vibrò. Lui guardò il display vuoto, guardò lei e sorrise. Digitò velocemente, divenne serio, poi un ultimo tocco. Ora quello di Stefany vibrò. Lei lesse il messaggio e rimase stupita, le tornò in mente il pensiero che aveva fatto tempo prima, sulla panchina. Il messaggio diceva:
“Voglio scoparti!”
Un attimo di smarrimento… Stefany non sapeva che fare. Come poteva essere così sfacciato? Però anche lei, seppur poco, l’aveva incoraggiato. Fissava quel messaggio e pensava:
“Ma non mi conosce neanche! Cavolo però gli ho mandato il messaggio… Ora che faccio, sto al gioco? E se poi è pericoloso? Però la cosa è intrigante… e poi la statistica, le fantasie…”
Non fece in tempo a decidere che il cellulare vibrò un’altra volta. Era ancora lui. Lesse:
“Non avere paura, voglio solo scoparti, nient’altro”
“E vaffanculo, dici poco, stronzo!” Fu il pensiero di lei. Però proprio quella sfacciataggine e l’essere così diretto la stuzzicava. Decise di stare al gioco e scrisse:
“Come facciamo? E poi questi?” intendendo la coppia. E da lì cominciarono a scriversi rendendo la cosa ancora più eccitante proprio perché segreta.
“Chi se ne frega! Se lo tiro fuori me lo prendi in bocca?”
“Qui? Con loro? Vuoi dire che se io avessi la gonna e aprissi le gambe tu me la leccheresti?”
“Certo! Peccato che hai i pantaloni, comunque vuoi una prova? Alzati per mettere la borsa sul supporto”.
Stefany lesse e si alzò, si girò e sollevò la borsa per appoggiarla in alto. Lui si sporse e le infilò una mano tra le gambe palpandola. Lei si risedette al volo facendogli il gesto con la mano: ma sei pazzo? Lui scrisse:
“Sei calda lì sotto, molto calda. Dimmi che sei bagnata. Chissà che buon sapore hai…”
“Sono fradicia! E tu chissà come sei duro…”
“Sentilo tu stessa” E appena lei lesse, lui si alzò le si avvicinò fingendo di sistemarle la borsa. Il suo cazzo era lì vicino a lei. Mentre lui diceva:
“Guardi che non l’ha appoggiata bene, potrebbe cadere” lei allungò la mano e lo toccò. Era duro e dritto verso l’alto. Pochi secondi sufficienti perché lei glielo potesse accarezzare per tutta la lunghezza. Si risedette e il cellulare vibrò. Stefany si stava facendo prendere sempre di più da quel gioco eccitante. Lui lesse:
“Hai proprio un bel cazzo. Non vedo l’ora di sentirmelo scorrere dentro!”
“Dove lo vuoi?”
“Nella mia fica bagnata…”
“E non nel culo?”
“NO!!!!!”
“Peccato… Non sai cosa ti perdi. Facciamo un giochetto? Dammi il tuo smatrphone” Stefany glielo porse. Lui ci smanettò un po’ e poi glielo restituì. Vibrò, lesse:
“Mettitelo tra le cosce ben appoggiato alla figa” Lei lo fece e poi lo coprì con le mani.
Lui compose il suo numero. Le aveva cambiato la suoneria mettendone una che non aveva interruzioni in modo che la vibrazione fosse continua. Per la sua figa vogliosa quella vibrazione fu fantastica. Strinse le cosce e spinse il telefono ancora di più contro la figa. Si stava bagnando in modo incredibile. Quando lui interruppe la chiamata lei tolse il telefono e lo trovò umido. Si toccò tra le gambe e sentì i jeans bagnati e scivolosi. Era davvero fradicia! Guardandolo fisso rimise il telefono tra le cosce e lui capì. Stavolta, appena la vibrazione partì, lei chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere ma inavvertitamente le uscì un gemito. Sarà stato quello oppure no ma l’uomo con il giornale smise di leggere, guardò l’orologio poi si avvicinò alla donna e la svegliò.
“Hei, è quasi ora, stiamo per arrivare” le disse.
Il treno era prossimo alla fermata, Stefany e lo sconosciuto si guardarono e intesero quello che ognuno pensava:
“Finalmente! Speriamo che non arrivi nessun altro”
Mentre i due si alzavano per prendere la propria borsa Stefany riprese il cellulare in mano e scrisse:
“Ora lo metto via tanto non mi servirà più, vero?”
“Vero, adesso sentirai il mio cazzo!”
La coppia salutò e uscì dallo scompartimento. Lo sconosciuto si precipitò a chiudere la porta, sciolse le tendine e spense la luce. Non appena tornò a sedersi, Stefany gli piombò addosso. Si mise a cavalcioni sopra di lui e spinse il bacino contro il suo dicendogli:
“Dammelo ti prego, scopami!” Ma lui:
“Che cazzo fai? Inginocchiati e succhiamelo!”
“No, lo voglio, non posso aspettare ancora, lo voglio nella fica!”
“Ripeto: inginocchiati e succhiamelo!” e detto questo la prese per i capelli e tirandoglieli la costrinse ad alzarsi. Poi la fece abbassare. La lasciò, si slacciò i pantaloni e se li abbassò insieme ai boxer. Prese il suo cazzo in mano, la prese ancora per i capelli e la guidò su di esso. Stefany aprì la bocca e lo prese tutto. Lui le spingeva la testa obbligandola a sentirlo fino in gola. Era duro e sapeva di salato.
Lo sconosciuto la obbligò a succhiarglielo per un bel po’ di tempo e le teneva sempre la mano sulla testa per controllare il suo movimento. A volte la faceva rallentare a volte invece la faceva andare su e giù velocemente. Stefany sbavava così tanto che ormai la saliva era scesa fin sul sedile. Lui le tirò ancora i capelli verso l’alto e la fece fermare.
“Basta, o mi farai venire!”
“Allora scopami e riempimi di sborra!” e detto questo lei si alzò in piedi e si slacciò i pantaloni.
“Decido io quando scoparti, chiaro?” anche lui si alzò
“No! Adesso lo voglio, ho la figa in fiamme e voglio sentirlo!” e glielo prese in mano.
Lui allora la prese per le spalle, la fece girare, la piegò in avanti e le abbassò i pantaloni fino alle caviglie. La guardò e le disse:
“Che bel culo che hai. Ma togliamo anche questo che voglio vederlo meglio…”
Il perizoma bianco mostrava una macchia scura in corrispondenza della figa, lui glielo abbassò lentamente. Il perizoma si arrotolò, le rimase un po’ trattenuto tra le labbra e quando si staccò un denso filo di umori lo seguì. Lo sconosciuto disse:
“Guarda guarda quanto è bagnata questa troietta…”
Le diede un forte schiaffo su una chiappa.
“Ahi, stronzo! Mi hai fatto male!”
Lui l’aiutò a sfilarsi i pantaloni e il perizoma, buttò i pantaloni sul sedile ma si portò il perizoma al naso per annusare il suo odore. Poi leccò quella zona umida per sentire il suo sapore.
“Mmm, sei buona. Vuoi assaggiarti anche tu?”
Essendo girata lei intese quello che lui aveva fatto allora si voltò, annuì, estrasse la lingua e lui vi fece scorrere la zona umida.
“Sì, sono buona. Ma io conosco già il mio sapore sai, dopo una masturbazione mi lecco sempre le dita o i vibratori che uso…”
“I vibratori? Ne hai più di uno?”
“Certo, a seconda delle sensazioni che voglio provare.”
Lui era in piedi dietro di lei con il cazzo dritto all’altezza giusta del suo culo, le mise le mani sulle chiappe e gliele allargò.
“Guarda che bel buchino che hai, è un peccato che tu non voglia fartelo scopare…”
“Infatti! Si può solo guardare!”
“E… Assaggiare?” immediatamente Stefany si sentì esplorare dalla lingua di lui che si infilava dentro sempre di più. Non era poi così male e infatti lei si godette quel trattamento cominciando a gemere di piacere però voleva di più, infatti disse:
“La figa, leccami la figa!” e si abbassò ancora di più in avanti per offrirgliela meglio. La lingua dello sconosciuto scese finalmente tra le labbra di lei mentre il suo naso continuava a stuzzicarle il culo. La lingua raggiunse il clitoride che era gonfio e molto sensibile. Stefany provò una fitta di piacere e credette di venire, lui la sentì gemere e si fermò.
“No, non fermarti continua!”
Allora riprese. Muoveva la lingua così bene: velocemente sul clitoride, percorreva tutta la lunghezza delle labbra, si infilava nella figa facendo avanti e indietro per poi tornare alle labbra, al clitoride… Stefany si era infilata una mano nella camicia, sotto il reggiseno per toccarsi i capezzoli. Entrambi erano turgidi e già solo sfiorarli le provocava piacere, ne prese uno tra le dita e lo strizzò. Un’altra fitta di piacere la fece gemere e cominciò a muovere il bacino spingendolo verso il viso dello sconosciuto.
“Fottimi, ti prego! Sbattimi!”
Lui si alzò, la fece sedere, le alzò le gambe. Nel frattempo Stefany si aprì la camicia e si sollevò il reggiseno. Mentre lui si toglieva pantaloni e boxer lei divaricò le gambe più che poteva, appoggiò le dita sulle labbra della figa le allargò e gli disse:
“Ora mettimelo qua!”
Lui la guardò un attimo. Le cosce aperte, la figa perfettamente depilata e bagnata in modo incredibile, il buco del culo lucido di umori e saliva.
“Sai che sei una gran puttana?”
“Sì, e questa puttana vuole essere fottuta! Non fartelo ripetere!”
Lui divenne una furia. Si avventò su di lei infilandoglielo tutto dentro in un colpo solo. Il cazzo scivolò senza problemi, il suo bacino premeva sul clitoride. Stefany aveva finalmente quello che voleva, si abbandonò sul sedile cominciando a mugolare e gemere per tutto il piacere che stava provando. Chiuse gli occhi concentrandosi solo su di lui e su quel cazzo che la stava stantuffando senza sosta infatti non appena glielo mise dentro lui cominciò a muoversi con un ritmo velocissimo. Lei sentiva tutta la lunghezza del suo cazzo che le scorreva nella figa, il bacino che le sbatteva sul clitoride e le sue palle che le sbattevano sul culo ad ogni colpo. Quando lo ritraeva da lei, lo sconosciuto riusciva a fermarlo proprio prima di staccarsi quindi Stefany sentiva la figa richiudersi e riallargarsi ad ogni colpo. Era come se ogni volta fosse penetrata per la prima volta.
“Sì, così, scopami sbattimi fottimi più che puoi! Adoro il tuo cazzo! Dammelo, continua!” Stefany non capiva più niente, il treno, il mondo stesso non esistevano più. C’era solo il piacere che quella situazione le trasmetteva, c’erano solo le fitte di goduria che dalla figa, dal clitoride e dai capezzoli le raggiungevano il cervello. Lui le parlava:
“Tienilo, prenditi tutto il mio cazzo, ti piace sentirlo, eh? Fai la santarellina ma poi ti piace farti sbattere come la più troia di tutte! E io sono qui per questo, per fotterti, per usare il tuo corpo e farti godere. Non sai quante altre cose ti farei se fossimo su un letto. Ti benderei, ti legherei, ti renderei impotente e ti farei le cose più oscene. Te lo metterei ovunque, assaggerei e scoperei ogni tuo buco, userei tutti gli articoli più strani per farti avere gli orgasmi più devastanti…”
Stefany godeva, le parole brutali e volgari di lui, l’idea di essere in sua completa balìa, le immagini che le si presentavano nella mente proposte dalle sue fantasie la gettavano in un limbo dal quale, in questo momento, non voleva assolutamente uscire.
“Immaginati legata a pancia in su, i polsi e le caviglie bloccati e le gambe divaricate il più possibile. Io sopra di te che ti infilo il cazzo in bocca e mi muovo scopandotela. Le mie dita tirano le tue labbra verso l’alto e le aprono, il tuo clitoride esposto e tormentato dalla mia lingua, la tua figa e il tuo culo vibrano e sono allargati per effetto dei vibratori che ti ho infilato. Quanto potresti resistere?”
Stefany si immaginò la scena e le parole le uscirono istintivamente, non dettate dalla ragione:
“Non ne ho idea, proviamo e vediamo. Voglio che tu mi faccia di tutto, usami come più ti piace, riempimi con tutto quello che vuoi!”
Lui intanto si fermò un momento. Fino ad allora non aveva smesso di muoversi. Si sistemò per poi riprendere a sbatterla. Stefany gemette:
“Oddio, sì, ricomincia, è fantastico…”
Lei sentiva che il tutto stava crescendo e che a breve sarebbe arrivata al culmine. Tra poco si sarebbe trovata in bilico sul ciglio di quel burrone che è l’orgasmo. E lì sarebbe bastato pochissimo per farla precipitare e far esplodere il godimento.
Lo sconosciuto si chinò sul suo seno, le prese un capezzolo tra le labbra e cominciò a succhiare.
“Oooh sì, mi piace…”
Le appoggiò un dito sul buco del culo e lo mosse con movimenti circolari, era bagnato e scivoloso.
“Oddio, che bello… sì, toccamelo”
“Allora vedi che ti piace anche qui?” le disse.
Stefany gemeva e si contorceva dal piacere. Ogni punto sensibile del suo corpo veniva stuzzicato e lui sapeva bene come farlo. Capezzoli, culo, clitoride, figa. Stava diventando troppo!
“Voglio venire!” disse lei “fammi godere!”
Si aspettava di sentirlo muovere ancora più velocemente e invece lui si fermò. Le sfilò il cazzo smise di succhiarla e di toccarla. Si alzò in piedi. Lei aprì gli occhi e lo vide lì. Nudo, con il cazzo duro e lucido dei suoi umori. Senza staccarle gli occhi di dosso si inginocchiò, le allargò la figa e prese a leccarla dappertutto. Lei lo implorò:
“Ti prego, torna dentro di me, torna a farmi tutto quello che stavi facendo…”
Lui le fece scorrere lentamente la lingua sul buco del culo, dentro la figa e infine la mosse velocemente sul clitoride poi percorse la pancia, il petto, il collo e infine, cosa che ancora non aveva fatto, la baciò cercando la sua lingua e facendole sentire il sapore dei suoi umori. Quel bacio riaccese tutto. Stefany lo voleva. Ora fu lei a comandare. Lo prese per i capelli con una mano e lo staccò dalla sua bocca. Con l’altra mano lo prese al collo e stringendo un po’ gli disse:
“Senti! Adesso tu torni a riservarmi il trattamento di prima! Rimetti il tuo cazzo nella mia figa e mi fotti, mi succhi i capezzoli e mi sfiori il culo perché io ho voglia di godere, chiaro?! E non provare più a fermarti!”
Lui obbedì e tutto ricominciò. Sensazioni, abbandono, piacere, i loro sessi uniti, la bocca, le dita. Tutto cresceva, aumentava ed ancora l’orlo di quel burrone sempre più vicino. Per eccitarlo ancora di più Stefany lo guardava negli occhi, teneva la bocca aperta e continuava a far scorrere la lingua sulle labbra poi si mise il dito medio in bocca e con una vocina da bambina capricciosa disse:
“Me la riempi tutta di sborra?”
“Ti faccio fare indigestione, troia!”
Prese a muoversi ancora più velocemente ma ora non andava avanti e indietro con il cazzo. Era tutto dentro di lei e appoggiato al suo bacino. Lei lo sentiva che le spingeva sul fondo della figa facendole quasi male. Il movimento del bacino le stuzzicava il clitoride che veniva punto dai corti peli di lui. Leggeri dolori che si trasformavano in ulteriore godimento. Stefany era al culmine e disse:
“Così, così, non fermarti sto per venire! Ancora, ancora!” la sua voce era ormai un grido di implorazione. Lo sconosciuto capì che era il momento. Disse:
“E allora vieni, puttana che non sei altro!”
Si spinse ancora di più dentro di lei, le morse il capezzolo che le stava succhiando e le infilò tutto il dito nel culo. Altro dolore, altro godimento. Per Stefany fu la spinta che la fece precipitare nel burrone. Spalancò gli occhi ed emise un lungo lamento che aumentava di intensità.
“Ooooooohhhhh, vengo, vengo, VENGO!!!” Esplose in un urlo liberatorio mentre ogni cellula del suo corpo veniva scossa da fitte di goduria che la fecero tremare, tutto si concentrò nel suo cervello stordendola per poi riversarsi nella sua figa facendola pulsare di fitte e contrazioni. Continuava a ripetere:
“Godo, godo, sì godooooo…”
Poi lentamente il tutto si calmò lasciandola distrutta con il capezzolo che le doleva, la figa e il culo che le bruciavano ma terribilmente soddisfatta e appagata da quella scopata.
Ora toccava a lui. Si mise in ginocchio sul sedile obbligandola contro lo schienale. Si masturbò di fronte a lei tenendo il cazzo dritto verso l’alto. Poi glielo appoggiò tra le tette lei le strinse una contro l’altra per tenerlo. Lui si muoveva e ad ogni colpo la sua cappella sbucava dalle tette. Stefany chinò la testa e allungò la lingua in modo che ogni colpo fosse una leccata alla cappella. Poi sputò più volte per lubrificarlo e farlo scorrere sempre meglio. Fu lui a dire:
“Ci sono, ci sono! Vengo, VENGO!!!”
Stefany fu svelta, gli prese il cazzo in mano e menandoglielo velocemente se lo puntò verso la bocca. Lo guardò e gli disse:
“Come hai fatto tu a me…” e gli spinse un dito nel culo.
Il primo schizzo di sborra le arrivò in gola facendola tossire, gli altri finirono un po’ sul viso un po’ in bocca. Lo sconosciuto le scaricò addosso una tale quantità di sborra che Stefany non riuscì ad ingoiare tutta. Le colava giù sul petto macchiandole la camicia e il reggiseno. Quando poi gli schizzi si calmarono Stefany riprese in bocca quel bel cazzo per non perdersi le ultime gocce. Raccolse tutto, glielo pulì completamente da tutta la sborra poi lui glielo sfilò e rimase lì davanti a lei. Stefany restò con la bocca aperta, con le dita raccolse gli schizzi che le erano finiti sul viso, sul petto e sulla camicetta e se li portò in bocca. Poi la spalancò bene per mostrare a lui il contenuto. Lui la baciò infilandole la lingua assaporando il suo stesso sapore. Quando si staccò lei lo fissò dritto negli occhi, chiuse la bocca e ingoiò tutto. Disse:
“Mmmm… Avevo proprio sete…”
Lui sorrise.
Il treno cominciò a rallentare, lo sconosciuto guardò l’ora e disse:
“Questa è la mia fermata…”
Si rivestirono e si ricomposero poi si sedettero aspettando che il treno si fermasse. Lo sconosciuto prese la mano di Stefany se la portò vicino alle labbra e la baciò con dolcezza poi guardandola negli occhi le disse:
“Non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami. Io mi chiamo Eugene” e intanto le teneva la mano tra le sue.
Stefany rimase quasi più stupita da questo suo comportamento che da tutto il resto:
“Mi chiamo Stefany.”
“Ora purtroppo devo scendere però vorrei rivederti, se a te va…”
Stefany fece un sorriso ironico e disse:
“Se è per ripetere quello che è successo oggi non credo proprio…”
“No…” rispose lui “…vorrei ripartire da capo e vederci per una cena magari.” Stefany ci pensò un po’ poi disse:
“Beh per una cena si può fare. Solo cena però, ok?”
“Solo cena, giuro!”
Poi Eugene si alzò, prese il trolley dal supporto e lo appoggiò a terra. Si chinò verso di lei e le diede un leggero bacio sulle labbra.
“A presto, allora.”
“A presto.”
Il treno si fermò, Eugene aprì la porta dello scompartimento poi si girò di nuovo verso di lei.
“Ciao.”
“Ciao.” Rispose lei.
Eugene scese. Stefany prese il telefono, andò nei messaggi, rilesse il numero di lui e poi lo inserì tra i suoi contatti. Aspetto che lui scese e quando lo vide sul marciapiede scrisse un messaggio e lo inviò. Lei lo vide fermarsi, guardare il telefono, guardare verso di lei vedendola attraverso il finestrino poi tornò a guardare il telefono e lesse:
“Ok per la cena, però poi ti voglio scopare…”
Lui sorrise, la guardò ancora, digitò rispondendole:
“Troia!”
Lei rispose a sua volta:
“Mi piace essere troia…”.
Commentate donne, commentate! Anche voi avete fantasticato su una situazione del genere?
“Mi scusi…” disse lui.
La borsa quasi le cadde quindi cercò di riafferrarla.
“Mi scusi lei, ero distratta…”
Si girò ma il ragazzo non era già più vicino a lei, era entrato nel bar. Una scia del suo profumo era rimasta però dietro di lui, un profumo estivo, leggero e fresco ma con carattere, decisamente maschile. Annusò inspirando profondamente.
“Buono…” pensò.
Lo vide solo di spalle. Lui era al banco e stava scegliendo un panino. Alto, capelli scuri, jeans, giacca di lino chiara e un piccolo trolley nero.
“Non male visto così. Chissà dove va, partirà o arriva?”
Il ragazzo parlava con il cameriere al di là del banco e indicava l’orologio. Aveva fretta? D’istinto Stefany guardò l’ora. Non era certo tardi per lei. Uscì dal bar e cercò il suo binario. Vi arrivò, si sedette sulla panchina e iniziò a sfogliare la rivista. Il treno era già sul binario ma lei decise di non salire ancora. La primavera era ormai vicinissima e la temperatura era gradevole. Sfogliò velocemente la rivista. Come spesso accade le pagine si aprirono in corrispondenza di una pagina più spessa che reclamizzava un profumo maschile. Alzò il risvolto e avvicinò la rivista al volto.
“Lo stesso profumo di quel tipo! Vedi? So già qualcosa di te…” Sorrise tra sé per quel pensiero poi girò qualche pagina e la sua attenzione venne catturata da un titolo scritto abbastanza in grande:
“Fantasie sessuali? Non solo gli uomini!”
“Beh, niente di nuovo” si disse lei cominciando a leggere l’articolo e infatti, come immaginava, quella con la percentuale maggiore era quella di fare sesso con uno sconosciuto e pure in modo piuttosto disinibito.
“Sì, magari con lo sconosciuto profumato del bar. Me lo ritrovo sul treno che entra d’improvviso nel mio scompartimento e mi dice: voglio scoparti! Ed io che non gli dico di no.” Le venne ancora da sorridere e continuò:
“Ridicolo…”
Lasciò perdere l’articolo e proseguì a sfogliare la rivista ma tra i testi, gli articoli e le fotografie nella sua mente altre immagini le apparivano come dei flash, alcune più caste altre meno: lei abbracciata a lui. Lui sopra di lei nudo. Le loro bocche incollate e le lingue che si cercano furiosamente. Lei in ginocchio di fronte a lui. Lei con le gambe aperte e lui tra le sue cosce. A quel pensiero strinse le cosce e portò una mano sulla lampo dei pantaloni. Si guardò attorno ma i pochi passeggeri che erano sul suo stesso marciapiede erano lontani. La rivista la copriva così cominciò a sfiorarsi facendo scorrere le dita sulla lampo per poi scendere più giù e allargando contemporaneamente le gambe. Quei flash continuarono. Lei seduta sopra di lui che si faceva cullare dal movimento del treno. Lui che le teneva le gambe allargate e intanto faceva scorrere il suo cazzo dentro di lei. Lei che lo succhiava mentre lui la leccava. Mani ma soprattutto dita che esploravano a vicenda il corpo altrui. Stefany era eccitata e bagnata, ora aveva voglia. Sarà stata la primavera o non si sa cosa ma ora lei avrebbe voluto essere in un angolo nascosto per potersi lasciar andare a quelle fantasie e toccarsi liberamente.
“Speriamo che il mio scompartimento sia vuoto” pensò.
L’altoparlante annunciò che il treno sarebbe partito entro dieci minuti quindi Stefany raccolse la borsa e salì in carrozza. Cercò il suo scompartimento e il numero del posto.
“Eccolo! Bene è libero.”
Il suo posto era accanto al finestrino e in direzione del senso di marcia. Si sedette ed appoggiò la borsa di fianco a lei. Coprendosi ancora con la rivista ricominciò a sfiorarsi. I minuti passavano e la sua eccitazione cresceva. Chiuse gli occhi e proprio in quel momento la porta scorrevole dello scompartimento si aprì. Entrarono un uomo ed una donna. Stefany tolse la mano da sotto la rivista.
“Oddio, spero che non mi abbiano visto prima. Cazzo… ora però non potrò continuare!”
“Buongiorno, sono liberi?” Chiesero.
“Sì, prego” rispose lei spostando la borsa.
La donna si sedette di fianco a lei e l’uomo di fronte alla donna.
“Uffa…” pensò Stefany e sospirando si mise a guardare fuori dal finestrino.
“Magari rivedo il tipo profumato” scrutò gli altri marciapiedi, per quanto poteva vedere, ma niente. L’altoparlante ripeté l’annuncio di qualche minuto prima e pochi istanti dopo il fischio del capotreno il treno si mosse. Stefany ebbe un ultimo pensiero:
“Bye bye fantasia sessuale…” si sistemò la borsa sulle gambe, controllò che fosse chiusa, vi appoggiò sopra le mani e chiuse gli occhi decisa a dormire un po’ visto che il viaggio sarebbe durato qualche ora. Era seduta comodamente e il costante dondolio del treno che la cullava l’aiutò ad appisolarsi.
Fu una sensazione fastidiosa a ridestarla. La sentiva sulla caviglia, come qualcosa che continuava a picchiettarla, non era dolorosa ma fastidiosa appunto, quello sì. Non aveva ancora aperto gli occhi quindi il suo risveglio arrivò prima con l’udito: aveva ripreso a sentire il rumore del treno e le voci della coppia che chiacchierava. Poi fu la volta dell’olfatto: un profumo estivo, leggero e fresco ma con carattere, decisamente maschile. Ancora un po’ nel dormiveglia pensò:
“Sembra quello dello sconosciuto…” si rese conto del suo pensiero e spalancò gli occhi. Seduto di fonte a lei c’era un ragazzo: capelli scuri, jeans, giacca di lino chiara. La fissava dritta negli occhi. Stefany alzò lo sguardo sul supporto dei bagagli e vide un piccolo trolley nero. Non poteva esserne sicura al 100% ma:
“E’ lui!”
Era la sua scarpa che le picchiettava sulla caviglia a causa del movimento del treno. Era seduto con le gambe accavallate e il suo piede era vicino a lei. Stefany pensò d’istinto a spostarsi, facendo finta di sistemarsi sul sedile, invece non solo rimase ferma com’era ma ruotò leggermente il piede in modo da appoggiarsi alla sua scarpa. Continuavano a fissarsi. Poco dopo i due vicini smisero di chiacchierare, lui si mise a leggere il giornale tenendolo alzato ed aperto mentre lei si sistemò sul sedile e chiuse gli occhi. Lo sconosciuto guardò la donna e poi tornò a fissare Stefany come per confermarle che la donna aveva tutta l’intenzione di dormire. Stefany guardò l’uomo e poi tornò a fissare lo sconosciuto. Anche lei voleva confermargli che non poteva vederli. Fatto questo, Stefany spostò di più il suo piede per andare e spingere quello di lui. Lo sconosciuto cominciò a muovere il piede su e giù accarezzando la caviglia di lei. Adesso non era più fastidioso ma eccitante. Lui fece scorrere il suo sguardo su tutto il corpo di lei soffermandosi sul seno, sulla borsa che lei aveva sulle gambe come per farle intendere che la stava guardando tra le gambe poi scese sulle caviglie e sui piedi per poi risalire. Quello sguardo era eccitante, la toccava quasi e Stefany capì che si stava bagnando, lo sentiva. Lui spostò il piede, aprì le gambe e appoggiò le mani sulle cosce. Stefany lo guardò tra le gambe e vide che i suoi pantaloni faticavano a nascondere il gonfiore. Lui mosse una mano e se lo sfiorò per poi rimettere la mano dov’era prima. Anche lei si mosse, così facendo però la borsa le scivolò dalle gambe e cadde. L’uomo con il giornale lo abbassò per vedere cos’era successo poi tornò a leggere. Stefany si chinò e, lasciando la borsa a terra, l’aprì come per controllarne il contenuto. A quel punto anche lui si chinò, i loro visi ora erano vicini, quasi guancia a guancia, lei sentì ancora più intensamente il suo profumo. Lui le disse:
“Tutto bene? Non si è rotto niente spero…” dopodiché le prese la borsa si rialzò e gliela porse dicendole:
“Controlli che sia tutto a posto”. Stefany la prese dalle mani di lui e vi guardò dentro.
“C’è tutto? Non è uscito niente?”
“No, credo di no, grazie.”
Non era uscito niente ma qualcosa era entrato infatti Stefany trovò un foglietto di carta con scritto un numero di telefono. Lo tenne in mano guardando lo sconosciuto. Lui nel frattempo aveva preso il proprio cellulare e lo guardava come se stesse aspettando qualcosa. Disse:
“Non so lei ma io uso moltissimo i messaggi. Lo tengo quasi sempre silenzioso altrimenti disturbo…” Lei prese il suo, digitò il codice di sblocco, selezionò l’opzione “Silenzioso” dopodiché toccò l’icona relativa all’App dei messaggi. Scrisse il numero che c’era sul foglietto e pensò a cosa scrivere ma soprattutto se scrivere, poi decise di mandarlo vuoto.
Pochi istanti dopo, quello di lui vibrò. Lui guardò il display vuoto, guardò lei e sorrise. Digitò velocemente, divenne serio, poi un ultimo tocco. Ora quello di Stefany vibrò. Lei lesse il messaggio e rimase stupita, le tornò in mente il pensiero che aveva fatto tempo prima, sulla panchina. Il messaggio diceva:
“Voglio scoparti!”
Un attimo di smarrimento… Stefany non sapeva che fare. Come poteva essere così sfacciato? Però anche lei, seppur poco, l’aveva incoraggiato. Fissava quel messaggio e pensava:
“Ma non mi conosce neanche! Cavolo però gli ho mandato il messaggio… Ora che faccio, sto al gioco? E se poi è pericoloso? Però la cosa è intrigante… e poi la statistica, le fantasie…”
Non fece in tempo a decidere che il cellulare vibrò un’altra volta. Era ancora lui. Lesse:
“Non avere paura, voglio solo scoparti, nient’altro”
“E vaffanculo, dici poco, stronzo!” Fu il pensiero di lei. Però proprio quella sfacciataggine e l’essere così diretto la stuzzicava. Decise di stare al gioco e scrisse:
“Come facciamo? E poi questi?” intendendo la coppia. E da lì cominciarono a scriversi rendendo la cosa ancora più eccitante proprio perché segreta.
“Chi se ne frega! Se lo tiro fuori me lo prendi in bocca?”
“Qui? Con loro? Vuoi dire che se io avessi la gonna e aprissi le gambe tu me la leccheresti?”
“Certo! Peccato che hai i pantaloni, comunque vuoi una prova? Alzati per mettere la borsa sul supporto”.
Stefany lesse e si alzò, si girò e sollevò la borsa per appoggiarla in alto. Lui si sporse e le infilò una mano tra le gambe palpandola. Lei si risedette al volo facendogli il gesto con la mano: ma sei pazzo? Lui scrisse:
“Sei calda lì sotto, molto calda. Dimmi che sei bagnata. Chissà che buon sapore hai…”
“Sono fradicia! E tu chissà come sei duro…”
“Sentilo tu stessa” E appena lei lesse, lui si alzò le si avvicinò fingendo di sistemarle la borsa. Il suo cazzo era lì vicino a lei. Mentre lui diceva:
“Guardi che non l’ha appoggiata bene, potrebbe cadere” lei allungò la mano e lo toccò. Era duro e dritto verso l’alto. Pochi secondi sufficienti perché lei glielo potesse accarezzare per tutta la lunghezza. Si risedette e il cellulare vibrò. Stefany si stava facendo prendere sempre di più da quel gioco eccitante. Lui lesse:
“Hai proprio un bel cazzo. Non vedo l’ora di sentirmelo scorrere dentro!”
“Dove lo vuoi?”
“Nella mia fica bagnata…”
“E non nel culo?”
“NO!!!!!”
“Peccato… Non sai cosa ti perdi. Facciamo un giochetto? Dammi il tuo smatrphone” Stefany glielo porse. Lui ci smanettò un po’ e poi glielo restituì. Vibrò, lesse:
“Mettitelo tra le cosce ben appoggiato alla figa” Lei lo fece e poi lo coprì con le mani.
Lui compose il suo numero. Le aveva cambiato la suoneria mettendone una che non aveva interruzioni in modo che la vibrazione fosse continua. Per la sua figa vogliosa quella vibrazione fu fantastica. Strinse le cosce e spinse il telefono ancora di più contro la figa. Si stava bagnando in modo incredibile. Quando lui interruppe la chiamata lei tolse il telefono e lo trovò umido. Si toccò tra le gambe e sentì i jeans bagnati e scivolosi. Era davvero fradicia! Guardandolo fisso rimise il telefono tra le cosce e lui capì. Stavolta, appena la vibrazione partì, lei chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere ma inavvertitamente le uscì un gemito. Sarà stato quello oppure no ma l’uomo con il giornale smise di leggere, guardò l’orologio poi si avvicinò alla donna e la svegliò.
“Hei, è quasi ora, stiamo per arrivare” le disse.
Il treno era prossimo alla fermata, Stefany e lo sconosciuto si guardarono e intesero quello che ognuno pensava:
“Finalmente! Speriamo che non arrivi nessun altro”
Mentre i due si alzavano per prendere la propria borsa Stefany riprese il cellulare in mano e scrisse:
“Ora lo metto via tanto non mi servirà più, vero?”
“Vero, adesso sentirai il mio cazzo!”
La coppia salutò e uscì dallo scompartimento. Lo sconosciuto si precipitò a chiudere la porta, sciolse le tendine e spense la luce. Non appena tornò a sedersi, Stefany gli piombò addosso. Si mise a cavalcioni sopra di lui e spinse il bacino contro il suo dicendogli:
“Dammelo ti prego, scopami!” Ma lui:
“Che cazzo fai? Inginocchiati e succhiamelo!”
“No, lo voglio, non posso aspettare ancora, lo voglio nella fica!”
“Ripeto: inginocchiati e succhiamelo!” e detto questo la prese per i capelli e tirandoglieli la costrinse ad alzarsi. Poi la fece abbassare. La lasciò, si slacciò i pantaloni e se li abbassò insieme ai boxer. Prese il suo cazzo in mano, la prese ancora per i capelli e la guidò su di esso. Stefany aprì la bocca e lo prese tutto. Lui le spingeva la testa obbligandola a sentirlo fino in gola. Era duro e sapeva di salato.
Lo sconosciuto la obbligò a succhiarglielo per un bel po’ di tempo e le teneva sempre la mano sulla testa per controllare il suo movimento. A volte la faceva rallentare a volte invece la faceva andare su e giù velocemente. Stefany sbavava così tanto che ormai la saliva era scesa fin sul sedile. Lui le tirò ancora i capelli verso l’alto e la fece fermare.
“Basta, o mi farai venire!”
“Allora scopami e riempimi di sborra!” e detto questo lei si alzò in piedi e si slacciò i pantaloni.
“Decido io quando scoparti, chiaro?” anche lui si alzò
“No! Adesso lo voglio, ho la figa in fiamme e voglio sentirlo!” e glielo prese in mano.
Lui allora la prese per le spalle, la fece girare, la piegò in avanti e le abbassò i pantaloni fino alle caviglie. La guardò e le disse:
“Che bel culo che hai. Ma togliamo anche questo che voglio vederlo meglio…”
Il perizoma bianco mostrava una macchia scura in corrispondenza della figa, lui glielo abbassò lentamente. Il perizoma si arrotolò, le rimase un po’ trattenuto tra le labbra e quando si staccò un denso filo di umori lo seguì. Lo sconosciuto disse:
“Guarda guarda quanto è bagnata questa troietta…”
Le diede un forte schiaffo su una chiappa.
“Ahi, stronzo! Mi hai fatto male!”
Lui l’aiutò a sfilarsi i pantaloni e il perizoma, buttò i pantaloni sul sedile ma si portò il perizoma al naso per annusare il suo odore. Poi leccò quella zona umida per sentire il suo sapore.
“Mmm, sei buona. Vuoi assaggiarti anche tu?”
Essendo girata lei intese quello che lui aveva fatto allora si voltò, annuì, estrasse la lingua e lui vi fece scorrere la zona umida.
“Sì, sono buona. Ma io conosco già il mio sapore sai, dopo una masturbazione mi lecco sempre le dita o i vibratori che uso…”
“I vibratori? Ne hai più di uno?”
“Certo, a seconda delle sensazioni che voglio provare.”
Lui era in piedi dietro di lei con il cazzo dritto all’altezza giusta del suo culo, le mise le mani sulle chiappe e gliele allargò.
“Guarda che bel buchino che hai, è un peccato che tu non voglia fartelo scopare…”
“Infatti! Si può solo guardare!”
“E… Assaggiare?” immediatamente Stefany si sentì esplorare dalla lingua di lui che si infilava dentro sempre di più. Non era poi così male e infatti lei si godette quel trattamento cominciando a gemere di piacere però voleva di più, infatti disse:
“La figa, leccami la figa!” e si abbassò ancora di più in avanti per offrirgliela meglio. La lingua dello sconosciuto scese finalmente tra le labbra di lei mentre il suo naso continuava a stuzzicarle il culo. La lingua raggiunse il clitoride che era gonfio e molto sensibile. Stefany provò una fitta di piacere e credette di venire, lui la sentì gemere e si fermò.
“No, non fermarti continua!”
Allora riprese. Muoveva la lingua così bene: velocemente sul clitoride, percorreva tutta la lunghezza delle labbra, si infilava nella figa facendo avanti e indietro per poi tornare alle labbra, al clitoride… Stefany si era infilata una mano nella camicia, sotto il reggiseno per toccarsi i capezzoli. Entrambi erano turgidi e già solo sfiorarli le provocava piacere, ne prese uno tra le dita e lo strizzò. Un’altra fitta di piacere la fece gemere e cominciò a muovere il bacino spingendolo verso il viso dello sconosciuto.
“Fottimi, ti prego! Sbattimi!”
Lui si alzò, la fece sedere, le alzò le gambe. Nel frattempo Stefany si aprì la camicia e si sollevò il reggiseno. Mentre lui si toglieva pantaloni e boxer lei divaricò le gambe più che poteva, appoggiò le dita sulle labbra della figa le allargò e gli disse:
“Ora mettimelo qua!”
Lui la guardò un attimo. Le cosce aperte, la figa perfettamente depilata e bagnata in modo incredibile, il buco del culo lucido di umori e saliva.
“Sai che sei una gran puttana?”
“Sì, e questa puttana vuole essere fottuta! Non fartelo ripetere!”
Lui divenne una furia. Si avventò su di lei infilandoglielo tutto dentro in un colpo solo. Il cazzo scivolò senza problemi, il suo bacino premeva sul clitoride. Stefany aveva finalmente quello che voleva, si abbandonò sul sedile cominciando a mugolare e gemere per tutto il piacere che stava provando. Chiuse gli occhi concentrandosi solo su di lui e su quel cazzo che la stava stantuffando senza sosta infatti non appena glielo mise dentro lui cominciò a muoversi con un ritmo velocissimo. Lei sentiva tutta la lunghezza del suo cazzo che le scorreva nella figa, il bacino che le sbatteva sul clitoride e le sue palle che le sbattevano sul culo ad ogni colpo. Quando lo ritraeva da lei, lo sconosciuto riusciva a fermarlo proprio prima di staccarsi quindi Stefany sentiva la figa richiudersi e riallargarsi ad ogni colpo. Era come se ogni volta fosse penetrata per la prima volta.
“Sì, così, scopami sbattimi fottimi più che puoi! Adoro il tuo cazzo! Dammelo, continua!” Stefany non capiva più niente, il treno, il mondo stesso non esistevano più. C’era solo il piacere che quella situazione le trasmetteva, c’erano solo le fitte di goduria che dalla figa, dal clitoride e dai capezzoli le raggiungevano il cervello. Lui le parlava:
“Tienilo, prenditi tutto il mio cazzo, ti piace sentirlo, eh? Fai la santarellina ma poi ti piace farti sbattere come la più troia di tutte! E io sono qui per questo, per fotterti, per usare il tuo corpo e farti godere. Non sai quante altre cose ti farei se fossimo su un letto. Ti benderei, ti legherei, ti renderei impotente e ti farei le cose più oscene. Te lo metterei ovunque, assaggerei e scoperei ogni tuo buco, userei tutti gli articoli più strani per farti avere gli orgasmi più devastanti…”
Stefany godeva, le parole brutali e volgari di lui, l’idea di essere in sua completa balìa, le immagini che le si presentavano nella mente proposte dalle sue fantasie la gettavano in un limbo dal quale, in questo momento, non voleva assolutamente uscire.
“Immaginati legata a pancia in su, i polsi e le caviglie bloccati e le gambe divaricate il più possibile. Io sopra di te che ti infilo il cazzo in bocca e mi muovo scopandotela. Le mie dita tirano le tue labbra verso l’alto e le aprono, il tuo clitoride esposto e tormentato dalla mia lingua, la tua figa e il tuo culo vibrano e sono allargati per effetto dei vibratori che ti ho infilato. Quanto potresti resistere?”
Stefany si immaginò la scena e le parole le uscirono istintivamente, non dettate dalla ragione:
“Non ne ho idea, proviamo e vediamo. Voglio che tu mi faccia di tutto, usami come più ti piace, riempimi con tutto quello che vuoi!”
Lui intanto si fermò un momento. Fino ad allora non aveva smesso di muoversi. Si sistemò per poi riprendere a sbatterla. Stefany gemette:
“Oddio, sì, ricomincia, è fantastico…”
Lei sentiva che il tutto stava crescendo e che a breve sarebbe arrivata al culmine. Tra poco si sarebbe trovata in bilico sul ciglio di quel burrone che è l’orgasmo. E lì sarebbe bastato pochissimo per farla precipitare e far esplodere il godimento.
Lo sconosciuto si chinò sul suo seno, le prese un capezzolo tra le labbra e cominciò a succhiare.
“Oooh sì, mi piace…”
Le appoggiò un dito sul buco del culo e lo mosse con movimenti circolari, era bagnato e scivoloso.
“Oddio, che bello… sì, toccamelo”
“Allora vedi che ti piace anche qui?” le disse.
Stefany gemeva e si contorceva dal piacere. Ogni punto sensibile del suo corpo veniva stuzzicato e lui sapeva bene come farlo. Capezzoli, culo, clitoride, figa. Stava diventando troppo!
“Voglio venire!” disse lei “fammi godere!”
Si aspettava di sentirlo muovere ancora più velocemente e invece lui si fermò. Le sfilò il cazzo smise di succhiarla e di toccarla. Si alzò in piedi. Lei aprì gli occhi e lo vide lì. Nudo, con il cazzo duro e lucido dei suoi umori. Senza staccarle gli occhi di dosso si inginocchiò, le allargò la figa e prese a leccarla dappertutto. Lei lo implorò:
“Ti prego, torna dentro di me, torna a farmi tutto quello che stavi facendo…”
Lui le fece scorrere lentamente la lingua sul buco del culo, dentro la figa e infine la mosse velocemente sul clitoride poi percorse la pancia, il petto, il collo e infine, cosa che ancora non aveva fatto, la baciò cercando la sua lingua e facendole sentire il sapore dei suoi umori. Quel bacio riaccese tutto. Stefany lo voleva. Ora fu lei a comandare. Lo prese per i capelli con una mano e lo staccò dalla sua bocca. Con l’altra mano lo prese al collo e stringendo un po’ gli disse:
“Senti! Adesso tu torni a riservarmi il trattamento di prima! Rimetti il tuo cazzo nella mia figa e mi fotti, mi succhi i capezzoli e mi sfiori il culo perché io ho voglia di godere, chiaro?! E non provare più a fermarti!”
Lui obbedì e tutto ricominciò. Sensazioni, abbandono, piacere, i loro sessi uniti, la bocca, le dita. Tutto cresceva, aumentava ed ancora l’orlo di quel burrone sempre più vicino. Per eccitarlo ancora di più Stefany lo guardava negli occhi, teneva la bocca aperta e continuava a far scorrere la lingua sulle labbra poi si mise il dito medio in bocca e con una vocina da bambina capricciosa disse:
“Me la riempi tutta di sborra?”
“Ti faccio fare indigestione, troia!”
Prese a muoversi ancora più velocemente ma ora non andava avanti e indietro con il cazzo. Era tutto dentro di lei e appoggiato al suo bacino. Lei lo sentiva che le spingeva sul fondo della figa facendole quasi male. Il movimento del bacino le stuzzicava il clitoride che veniva punto dai corti peli di lui. Leggeri dolori che si trasformavano in ulteriore godimento. Stefany era al culmine e disse:
“Così, così, non fermarti sto per venire! Ancora, ancora!” la sua voce era ormai un grido di implorazione. Lo sconosciuto capì che era il momento. Disse:
“E allora vieni, puttana che non sei altro!”
Si spinse ancora di più dentro di lei, le morse il capezzolo che le stava succhiando e le infilò tutto il dito nel culo. Altro dolore, altro godimento. Per Stefany fu la spinta che la fece precipitare nel burrone. Spalancò gli occhi ed emise un lungo lamento che aumentava di intensità.
“Ooooooohhhhh, vengo, vengo, VENGO!!!” Esplose in un urlo liberatorio mentre ogni cellula del suo corpo veniva scossa da fitte di goduria che la fecero tremare, tutto si concentrò nel suo cervello stordendola per poi riversarsi nella sua figa facendola pulsare di fitte e contrazioni. Continuava a ripetere:
“Godo, godo, sì godooooo…”
Poi lentamente il tutto si calmò lasciandola distrutta con il capezzolo che le doleva, la figa e il culo che le bruciavano ma terribilmente soddisfatta e appagata da quella scopata.
Ora toccava a lui. Si mise in ginocchio sul sedile obbligandola contro lo schienale. Si masturbò di fronte a lei tenendo il cazzo dritto verso l’alto. Poi glielo appoggiò tra le tette lei le strinse una contro l’altra per tenerlo. Lui si muoveva e ad ogni colpo la sua cappella sbucava dalle tette. Stefany chinò la testa e allungò la lingua in modo che ogni colpo fosse una leccata alla cappella. Poi sputò più volte per lubrificarlo e farlo scorrere sempre meglio. Fu lui a dire:
“Ci sono, ci sono! Vengo, VENGO!!!”
Stefany fu svelta, gli prese il cazzo in mano e menandoglielo velocemente se lo puntò verso la bocca. Lo guardò e gli disse:
“Come hai fatto tu a me…” e gli spinse un dito nel culo.
Il primo schizzo di sborra le arrivò in gola facendola tossire, gli altri finirono un po’ sul viso un po’ in bocca. Lo sconosciuto le scaricò addosso una tale quantità di sborra che Stefany non riuscì ad ingoiare tutta. Le colava giù sul petto macchiandole la camicia e il reggiseno. Quando poi gli schizzi si calmarono Stefany riprese in bocca quel bel cazzo per non perdersi le ultime gocce. Raccolse tutto, glielo pulì completamente da tutta la sborra poi lui glielo sfilò e rimase lì davanti a lei. Stefany restò con la bocca aperta, con le dita raccolse gli schizzi che le erano finiti sul viso, sul petto e sulla camicetta e se li portò in bocca. Poi la spalancò bene per mostrare a lui il contenuto. Lui la baciò infilandole la lingua assaporando il suo stesso sapore. Quando si staccò lei lo fissò dritto negli occhi, chiuse la bocca e ingoiò tutto. Disse:
“Mmmm… Avevo proprio sete…”
Lui sorrise.
Il treno cominciò a rallentare, lo sconosciuto guardò l’ora e disse:
“Questa è la mia fermata…”
Si rivestirono e si ricomposero poi si sedettero aspettando che il treno si fermasse. Lo sconosciuto prese la mano di Stefany se la portò vicino alle labbra e la baciò con dolcezza poi guardandola negli occhi le disse:
“Non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami. Io mi chiamo Eugene” e intanto le teneva la mano tra le sue.
Stefany rimase quasi più stupita da questo suo comportamento che da tutto il resto:
“Mi chiamo Stefany.”
“Ora purtroppo devo scendere però vorrei rivederti, se a te va…”
Stefany fece un sorriso ironico e disse:
“Se è per ripetere quello che è successo oggi non credo proprio…”
“No…” rispose lui “…vorrei ripartire da capo e vederci per una cena magari.” Stefany ci pensò un po’ poi disse:
“Beh per una cena si può fare. Solo cena però, ok?”
“Solo cena, giuro!”
Poi Eugene si alzò, prese il trolley dal supporto e lo appoggiò a terra. Si chinò verso di lei e le diede un leggero bacio sulle labbra.
“A presto, allora.”
“A presto.”
Il treno si fermò, Eugene aprì la porta dello scompartimento poi si girò di nuovo verso di lei.
“Ciao.”
“Ciao.” Rispose lei.
Eugene scese. Stefany prese il telefono, andò nei messaggi, rilesse il numero di lui e poi lo inserì tra i suoi contatti. Aspetto che lui scese e quando lo vide sul marciapiede scrisse un messaggio e lo inviò. Lei lo vide fermarsi, guardare il telefono, guardare verso di lei vedendola attraverso il finestrino poi tornò a guardare il telefono e lesse:
“Ok per la cena, però poi ti voglio scopare…”
Lui sorrise, la guardò ancora, digitò rispondendole:
“Troia!”
Lei rispose a sua volta:
“Mi piace essere troia…”.
Commentate donne, commentate! Anche voi avete fantasticato su una situazione del genere?
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