Mary, la mia fruttivendola - Pt.1

di
genere
etero

Mary ha vent’anni e lavora da qualche mese nell’ortofrutta gestito dai suoi genitori proprio sotto casa mia. La spoglio con gli occhi ogni volta che la incontro. E’ una dea, o forse un angelo, con quei lunghi capelli biondi, gli occhi color ghiaccio, il naso all’insù e la pelle chiara. Supera a malapena il metro e sessanta, è magra, con le gambe affusolate e una quasi terza di seno perfettamente in armonia col resto del corpo, che muove sinuosa e sbarazzina. Quando è di spalle, mi perdo immaginandomi nel suo culo ancheggiante.

Chissà com’è il suo viso, chissà come sono le sue labbra. Me lo chiedo incessantemente perché le mascherine ormai ci mostrano soltanto gli occhi degli altri. Mi faccio bastare questo allora e la fisso ogni volta che posso, essendo cliente del negozio. Noto con piacere che anche lei cerca spesso il mio sguardo. Questo scambio di sguardi non fa altro che accrescere in me il desiderio di toccarla, baciarla e possederla. Non mi importa se ha quindici anni meno di me. E’ il mio chiodo fisso e devo provarci in qualche modo.

L’occasione si presenta una mattina, quando con la scusa di essere impossibilitato a scendere, chiedo al papà tramite messaggio se è possibile ricevere la spesa a domicilio. E’ un servizio che offrono da un po’ e provo quindi a sfruttarlo per provarci con Mary. Un po’ per il caldo, un po’ perché sono a casa, non indosso nulla di particolare: sono in pantaloncino e canotta e aspetto, speranzoso, innanzitutto che la spesa possa essermi recapitata e, soprattutto, che a farlo sia proprio Mary. I miei desideri vengono esauditi poco dopo la mia richiesta, quando ottengo la conferma tramite messaggio e subito dopo sento il citofono suonare, vedendo la mia musa in telecamera.

Iindossa una t-shirt bianca che contiene armonicamente le sue forme e lascia che al di sotto si intraveda un reggiseno nero. Mi eccito alla sola idea che lei stia per salire, quindi apro il portone e le indico il piano, da fare a piedi perché l’ascensore è in manutenzione. Mi affaccio alla porta e la sento salire le scale, finché non la vendo imboccare l’ultima rampa. E’ bella come sempre ed oggi forse di più, perché ha le gambe scoperte dagli shorts, così come l’ombellico. Porta due bustoni quasi grandi quanto lei. Evidentemente ha più consegne da dover fare. Le vado incontro per aiutarla, allorché vedendola visibilmente affannata, le offro un bicchiere d’acqua.

Spero che accetti per poterla ricevere in casa. Mi dice di non preoccuparmi ma insisto, anche perché il denaro per pagarla è in casa. Lo faccio parlandole dolcemente, tenendo il mio sguardo incollato ai suoi occhi, staccandolo soltanto per scrutare ammirato il resto del suo corpo. Lei lo nota, ancora una volta, è accetta lapidariamente di entrare. Muove i suoi passi in silenzio, guardando sempre dritto sicura di sé. Arriviamo in cucina e le verso un bicchiere d’acqua fredda. Nel porgerglielo le nostre mani si sfiorano. Lei avvicina il bicchiere alle labbra, si abbasse la mascherina e comincia a sorseggiare, fissandomi, finché una goccia non le scende dalla labbra e le cade sul petto al centro, infilandosi nel solco del seno.

Resto rapito da quella discesa, finché il mio sguardo non torna sul suo che, però, non ha smesso di fissarmi. I lumi della ragione, allora, mi si annebbiano e mi avvicino a lei che resta impassibile. Con una mano le cingo i fianchi, con l’altra prendo a carezzarle il viso e poi la bacio. Mary non oppone alcuna resistenza, anzi sembra che non aspettasse altro. Tengo gli occhi aperti per paura di sognare ma è tutto vero. La sollevo da terra, si avvinghia con le gambe al mio sedere e la faccio accomodare sull’isola. Non ho alcuna difficoltà nel farlo, perché è leggerissima ed io sono alto e tonificato dall’esercizio fisico.
Ora anche Mary accarezza il mio viso, poi scende con le mani sulle spalle e si sofferma sul petto a tastarne la consistenza; riprende a scendere con le mani fino ad afferrarmi la canotta, la tira su e la lancia a terra. Copio i suoi stessi movimenti per toglierle la magliettina e quando questa è a terra posso ammirare il suo seno contenuto in un reggiseno di pizzo nero. Lo palpo, lo afferro tra le mani e mi ci tuffo in mezzo con la testa. Lo sento morbido accarezzarmi il viso, poi torno alla bocca del mio sogno erotico. Ci baciamo ancora, la mia lingua contro la sua e il desiderio aumenta.

Poggio quindi le mani sui suoi fianchi, la invito ad alzare leggermente il bacino e le abbasso gli shorts. Rimane per qualche istante con le gambe dischiuse, quasi a volermi nascondere l’inguine, ma abbassa la difesa quando le afferro gli interni coscia e la divarico. La mutandina è in sintonia col reggiseno e una leggera peluria ne esce fuori. Poggio le labbra sul suo inguine e lo bacio con dolcezza, a stampo, annusandone l’odore. Scendo verso la vulva, accompagnandomi con le dita di una mano che disegnano carezze. Mary ansima per poi interrompersi non appena sente la mutandina che comincia ad essere sfilata, rimanendo appesa al suo piede sinistro. Finalmente il suo organo è nudo davanti a me, coperto soltanto dalla peluria castano chiaro. Magnifica. Le allargo le grandi labbra e mi ci fiondo con la lingua. Mary sussulta e subito dopo si lascia andare, afferrandomi per i capelli. Non proferisce parola. Scambio la sua vagina per una bocca da limonare, lavoro solo di labbra e di lingua. Non ho bisogno della mia saliva perché è già fradicia di suo. Mi aggrappo al suo seno e continuo a leccare finché la mia musa non si abbandona ad un gemito lunghissimo. Le sue cosce mi tremano intorno, le sue mani fermano la mia testa che resta felicemente intrappolata nel suo orgasmo. Ci mette un po’ a riprendersi, Mary.

Quando lo fa, mi invita a rialzarmi per regalarmi un altro bacio appassionato. Il sapore dell’orgasmo passa dalle mie labbra alle sue. Ci passa sopra la lingua, soddisfatta. Scende dall’isola e mi spinge contro il frigorifero. Riprende a baciarmi e ad un tratto sento afferrarmi il pisello da sopra il pantaloni. Lo accarezza dolcemente ma io sono in trans, così mi levo l’indumento. Mary si inginocchia e, proprio come me, comincia a saggiare il mio organo da sopra il boxer. Poi si decide a sfilarmelo e, finalmente, posso svettare dinnanzi a lei. Ho un organo normalissimo, di medie dimensioni, ma che lavora egregiamente. Se ne accorgerà la ragazza, penso. Mary prende a segarlo, scapucciandolo e incapucciandolo lentamente ma con decisione. Poi prende a leccarmi i testicoli, completamente rasati. Godo come un riccio. Lascia i testicoli e passa al glande, che prende tutto in bocca passando poi per l’organo e arrivando a lambire con il naso il mio inguine appena appena coperto di peluria. Se l’è preso tutto in bocca e mi sta facendo vedere il paradiso. Accompagno il suo pompino afferrandole i capelli, mentre lei mi si aggrappa ai glutei.

Non ho condom, glielo faccio presente e mi dice quindi chei non si potrà fare altro che ciò che abbiamo iniziato. Me ne faccio una ragione velocemente, anche perché me lo dice inginocchiata mentre mi pratica una masturbazione. Potrebbe anche ammazzarmi così che non mi interesserebbe.

Vorrei che quel pompino durasse in eterno ma i miei testicoli, evidentemente, non sono d’accordo e comincio a sentire il calore dell’orgasmo che vuole esplodere. Da cavaliere, dico a Mary che sto per venire ma vengo ignorato. Capisco così di poter concludere dove meglio mi aggrada, così le afferro nuovamente i capelli ma con entrambe le mani questa volta e riprendo ad accompagnare il suo pompino finché, sentendo l’orgasmo, non le fermo la testa col mio pene ben piantato nella sua bocca. Sento finalmente i fiotti di sperma schizzare fuori dal glande per inondarle la bocca; uno ad uno, finché l’eruzione non termina e il mio organo pian piano di affloscia nella sua cavità. Mary mi lascia andare e, con la bocca socchiusa, lascia cadere il mio seme che finisce un po’ a terra e un po’ sul suo seno. E’ stato stupendo.

Resta in ginocchio qualche secondo fissandomi, poi si tira su e mi sorride. Le mostro dov’è il bagno per darsi una sciacquata. Io avrò tempo per farlo. Porta con sé gli indumenti, resta qualche minuto in bagno e torna da me sistemata, riprendendo a sorseggiare quel bicchier d’acqua lasciato in sospeso.

Le dico che è stato bellissimo ma non ricevo risposta, se non un bacio sulla guancia ammiccante. Le lascio il corrispettivo per la spesa e ci salutiamo. Non riesco a chiudere subito la porta, perché devo seguire la sua discesa per le scale. Ciò che è appena successo non ha spento il mio desiderio. Il mio sguardo resta incollato al suo culo tutto il tempo. Poi Mary, poco prima di sparire dalla mia vista, si volta e mi fa un occhiolino.

Quel culo sarà mio prima o poi. Ora lo so.
scritto il
2023-02-03
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