Mary, la mia fruttivendola - Pt.2
di
specchioriflettente
genere
etero
Ho segnato quella data sul mio calendario: il giorno in cui ho realizzato il mio sogno erotico, unendo il mio corpo a quello di Mary. Non è un trofeo ma un ricordo, un ricordo incredibile. La bellezza non va cercata soltanto sui profili social delle influencer da milioni di followers e poche immagini genuine, ma anche e soprattutto nella realtà quotidiana. Mary è bellissima e, se fosse una influencer, ne avrebbe milioni anche lei di followers. Ma soprattutto, Mary è autentica perché nonostante la sua bellezza, lavora umilmente nell’ortofrutta di famiglia. Questo la rende speciale. Poi potrà essere una stronza nel suo privato ma non mi interessa perché a stregarmi è stato il suo corpo.
Un corpo che voglio fare mio ancora, perché ha ancora tanto da darmi così come io ho ancora tanto da volergli restituire. E allora riprovo la fortuna, con un altro messaggio al papà e l’attesa di una conferma dell’ordine che arriva ancora una volta immediata ma, ‘sta volta, con una gradita sopresa: “fra poco viene mia figlia a consegnarti la frutta”. Un messaggio che mi manda già in visibilio, convinto che se io e Mary ci siamo abbandonati al piacere una volta, rompendo il ghiaccio, non potrebbero esserci motivi ostativi a un remake. Penso allo sguardo con cui mi avevo lasciato la prima volta e poi a quel suo sedere… Chi me lo toglie dalla testa? Voglio entrarci!
Fantastico e mi perdo nei miei desideri, fin quando vengo ripreso dallo squillo del citofono. Mi ci fiondo ed è proprio Mary che attende che io le apra. Non dico nulla, pigio solo sul pulsante e le apro il portone, attendendola poi sull’uscio di casa.
Secondi, ancora una volta, lunghissimi. Un’attesa che svanisce appena la sua sagoma compare sulla rampa di scale che porta a casa mia. La guardo voglioso, lei ricambia ma ogni tanto si concentra sugli scalini. Non è affaticata come l’altro giorno, ha solo la busta per me fra le mani. Giunta sul pianerottolo, le porgo la mia mano, cercando il suo contatto; Mary la afferra e mi permette di trascinarla a me, abbracciandola. Sono così eccitato che prendo subito a baciarla e lei apprezza.
Le nostre lingue cominciano a contorcersi l’una intorno all’altra. Facciamo due passi all’indietro ed entriamo in casa. La porta si chiude e il sacchetto della spesa cade a terra. I miei occhi sono chiusi; sto immaginando da quale indumento cominciare per spogliarla. Dalla t’shirt? Dai jeans neri? Opto per questi ultimi, poggiandole entrambe le mani sul culo. Undici giorni fa non mi ci ero concentrato, ma oggi che lo palpo posso saggiarne la consistenza. E’ sodo e non particolarmente pronunciato. Le sue natiche stanno nelle mie mani perfettamente, sembrano esser state create apposta per i miei palmi.
Voglio sbottonarle i pantaloni ma lei mi ferma… “Ho le mie cose” mi confida sottovoce. Mi crolla quasi il mondo addosso. Resto a guardarla impietrito per qualche attimo, non sapendo cosa fare. Ma le donne andrebbero inventate se non ci fossero. Di pietra non ci sono solo io lì in quel momento, ma pure il mio uccello che implora libertà. Mary mi fissa, quasi a volermi consolare da quella delusione. Di colpo poggia una mano sulla mia patta e comincia massaggiarmi. Può sentire nitidamente quanto ce l’ho duro perché, proprio come l’altra volta, indosso una tuta leggera. Le sue carezze mi fanno dimenticare presto la delusione di non poterla possedere, ma ho come l’impressione che Mary sa già come “farsi perdonare”.
Resto immobile, quindi, e lascio che sia lei stessa a decidere cosa fare di me. Mi abbassa, così, i pantaloni e resto in mutande, bagnate dei miei umori; ci sono ora solo queste a separare il mio cazzo dalla sua mano. Il massaggio continua ed io continuo a gemere. Finalmente la musa si decide ad abbassarmi l’ultimo indumento. Lo accompagna fino alle ginocchia e lascia che sia poi la gravità a farlo arrivare a terra. Con un calcio lo faccio volare via e in quello stesso momento Mary mi afferra l’uccello, finalmente libero. Tenendolo letteralmente in pugno, mi trascina sul divano e mi spinge per farmici accomodare. Ha lo sguardo affamato e bramoso. Mi siede accanto, mettendomi la lingua in bocca e prendendo a baciarmi, mentre comincia a segarmi.
Su e giù, su e giù. Lentamente, poi più veloce, poi ancora lentamente. Ad occhi chiusi mi godo ogni sensazione che posso percepire. Il sapore della sua bocca, con le nostre lingue che si scambiano saliva intrecciandosi, e il pisello rovente e duro come il marmo, sollecitato dalla mano sapiente di Mary che mi masturba. Allargo le braccia e le poggio entrambe sul poggiatesta del divano; divarico le gambe per favorire Mary che, ogni tanto, non disdegna una ravanata allo scroto. Sembra conoscere il mio corpo da anni. Riesce a gestire la velocità della sua mano in modo tale da non farmi venire.
Sono in estasi ma aggiungerei volentieri qualcosa al menu. Mi libero della mia maglietta e metto una mano sotto la sua, palpandole il seno. Com’è bello sentirlo… Mary mi asseconda e si libera della t-shirt. Oggi il suo reggiseno è bianco, semplice, senza ricami ammiccanti. Le sue tette sono le vere protagoniste della scena. Non faccio neanche in tempo a pensare di toglierle il reggiseno che Mary si sposta e si inginocchia fra le mie gambe, tenendo il mio cazzo sempre, rigorosamente, in pugno.
Lo fissa per qualche istante. E’ eretto, caldo, arrossato e aspetta soltanto lei che lo guarda con aria compiaciuta. “Ti piace?” le chiedo. “Si” mi risponde lei. Ci si fionda su, con una bella slinguazzata da cima a fondo asta. Dopodiché lo vedo scomparire tra le sue fauci e lo sento, finalmente, al caldo, nel tepore della sua bocca. La lingua di Mary si muove per stimolarmi l’uccello ancora di più. Poi lo rigurgita, riprendendo a segarlo. Nel mentre gli si avvicina di petto e, con una rapida mossa, se lo mette nel reggiseno, proprio in mezzo alle mammelle. Prende le misure e si lascia cadere un fiotto di saliva dalle labbra, riprende la mira e un altro fiotto va a cadermi sul glande. Mi poggia le mani sull’addome e comincia a muoversi su e giù. Mary ha cominciato a farmi una spagnola…
Si stringe il seno per farlo aderire meglio al cazzo. Ci versa su ancora un po’ di saliva e continua i suoi movimenti. Una vista magnifica, ancor di più quando Mary si decide a liberarsi del reggiseno, regalandomi un panorama cristallino, nudo, senza fronzoli. Le sue tette morbide e candide accolgono il mio pisello scarlatto e turgido. Sono così eccitato che accompagno la spagnola col bacino, simulando una penetrazione. Non fermo il movimento pelvico neppure quando Mary riprende a spompinare; anzi, in quegli istanti sono più veemente, tant’è che la afferro per i capelli e, tenendole la testa ferma, penetro con decisione le sue vie orali.
Quando non muovo il bacino, le spingo la testa contro il mio inguine. Voglio che lo prenda tutto in bocca. Il vantaggio di avere un pisello nella media è che, con un po’ di esercizio e maestria, quasi ogni donna può ingurgitarlo tutto per intero. Mary non fa eccezione e si prodiga bene nel mestiere. Mi asseconda con dei mugugni. Nell’aria gli unici rumori che possono sentirsi sono quelli prodotti dallo sfregamento del mio pisello fradicio nella cavità orale di Mary.
Vorrei ricambiare il servizio. Vedere il mio cazzo trangugiato da quella dea mi fa venire una voglia matta di renderle il favore, trastullandole la vulva, ma oggi non si può e va bene così… D’altronde, vedere il partner godere è esso stesso motivo di godimento. Mary lo sa e, compiaciuta, non perde occasione per fissarmi, sorridendomi con l’uccello in bocca. Dio mio…
Che bellezza, che goduria… Inutile chiederle dove poter venire, perché al primo incontro mi ha lasciato, col suo silenzio-assenso, carta bianca, permettendomi di venirle in bocca. Ma di Mary voglio scoprire tutto, perché scoprire lei vuol dire scoprire anche le sensazioni che mi procura. E siccome ho già provato l’ebbrezza di venirle in bocca, vorrei provare oggi l’ebbrezza di venirle in mano.
“Voglio venirti in mano” le confido. Lei mi guarda e le scappa una risata che coinvolge anche me. Senza staccare la presa dal cazzo, viene a sedersi di fianco a me. Mentre mi masturba mi chiede “Così? E’ così che vuoi venire? Eh?”. “Si, proprio così” le rispondo “voglio sborrarti in mano”. La nostra intesa cresce notevolmente e siamo appena alla seconda scopata! Nel nostro primo incontro non sono state spese molte parole, anzi quasi nessuna da che io ricordi. Oggi invece ci piace dialogare e la nostra complicità è cresciuta in maniera, direi, inaspettata. A me poi, il trash talking nel sesso piace non poco…
Mary prosegue, comunque, la sega e accavalla le gambe per stare più comoda. Siede alla mia sinistra ed è con questa mano che mi trastulla. Con l’altra, invece, di tanto in tanto si accarezza il seno. Io allargo nuovamente le gambe e rimetto le braccia sui poggiatesta del divano. Sono comodo. La bocca per baciare Mary e il bacino per accompagnare la sua sega, sono le uniche parti del corpo che muovo. Che bellezza, dio mio. Mi godo il momento con gli occhi chiusi, sentendo il glande coprirsi e scoprirsi, alla mercé del movimento sapiente della ragazza.
Poi inizio ad avvertire un calore da dentro e capisco che il momento dell’orgasmo, finalmente, sta arrivando. “Ci siamo…” confido a Mary ansimando. “Ci siamo…” mi risponde lei trepidante. Ora voglio aprire gli occhi ed osservare ogni dettaglio della scena. “Ah, ah, aahh” lascio che la mia voce accompagni la fuoriuscita dello sperma dall’uretra. “Vai!” esclama Mary. Un incitamento sia a me, per lasciarmi trascinare dal culmine del piacere, sia al mio uccello, per eiaculare e liberare ogni millilitro di seme possibile. Schizza fuori copioso, il mio sperma bianco scuro, con gettiti lunghi e perpendicolari. I primi abbondanti volano in alto e ricadono per terra; i rimanenti, via via meno potenti, cominciano a colare dal glande, colano sulla mano di Mary e mi si fermano sull’inguine. La mia partner attende paziente e soddisfatta l’ultima goccia utile di sperma prima di lasciare la presa sul pene.
Torno a guardarla soddisfatto e galvanizzato. Ci scambiamo ancora una bacio e lei si avvia rapidamente in bagno per rinfrescarsi. Pulisco a terra e la raggiungo per sistemarmi anch’io. .
Mi viene un dubbio. “I tuoi non si insospettiscono? Avevi solo la mia spesa da consegnare…”. “Gli ho detto che avrei fatto un’altra commissione” mi rassicura. “La chiami commissione questa, allora?” le chiedo sarcastico. Torno serio e le chiedo Quando possiamo rivederci. “Al prossimo ordine, appena possibile, boh, quando vogliamo. Mi devi un favore…” ammicca lei spensierata. Che belli i vent’anni, rifletto. Sorrido e già mi immagino il nostro prossimo incontro. Mi concederà il culo o dovrò leccarle la figa per ripagare il favore di oggi? Mi faccio un po’ di domande a cui non concedo risposta, perché con Mary qualsiasi cosa accadrà sarà comunque una scoperta.
Non avrei scommesso un euro sulla piega che avrebbe preso questo rapporto, ma sono gasato e strafelice. Immerso tra i pensieri, mi ritrovo sull’uscio di casa a salutare Mary, che intanto si è rivestita e ha preso il denaro che le avevo già preparato per la spesa.
“Alla prossima” mi fa, lanciandomi un occhiolino. “Alla prossima” le rispondo con l’uccello che mi è tornato duro.
Un corpo che voglio fare mio ancora, perché ha ancora tanto da darmi così come io ho ancora tanto da volergli restituire. E allora riprovo la fortuna, con un altro messaggio al papà e l’attesa di una conferma dell’ordine che arriva ancora una volta immediata ma, ‘sta volta, con una gradita sopresa: “fra poco viene mia figlia a consegnarti la frutta”. Un messaggio che mi manda già in visibilio, convinto che se io e Mary ci siamo abbandonati al piacere una volta, rompendo il ghiaccio, non potrebbero esserci motivi ostativi a un remake. Penso allo sguardo con cui mi avevo lasciato la prima volta e poi a quel suo sedere… Chi me lo toglie dalla testa? Voglio entrarci!
Fantastico e mi perdo nei miei desideri, fin quando vengo ripreso dallo squillo del citofono. Mi ci fiondo ed è proprio Mary che attende che io le apra. Non dico nulla, pigio solo sul pulsante e le apro il portone, attendendola poi sull’uscio di casa.
Secondi, ancora una volta, lunghissimi. Un’attesa che svanisce appena la sua sagoma compare sulla rampa di scale che porta a casa mia. La guardo voglioso, lei ricambia ma ogni tanto si concentra sugli scalini. Non è affaticata come l’altro giorno, ha solo la busta per me fra le mani. Giunta sul pianerottolo, le porgo la mia mano, cercando il suo contatto; Mary la afferra e mi permette di trascinarla a me, abbracciandola. Sono così eccitato che prendo subito a baciarla e lei apprezza.
Le nostre lingue cominciano a contorcersi l’una intorno all’altra. Facciamo due passi all’indietro ed entriamo in casa. La porta si chiude e il sacchetto della spesa cade a terra. I miei occhi sono chiusi; sto immaginando da quale indumento cominciare per spogliarla. Dalla t’shirt? Dai jeans neri? Opto per questi ultimi, poggiandole entrambe le mani sul culo. Undici giorni fa non mi ci ero concentrato, ma oggi che lo palpo posso saggiarne la consistenza. E’ sodo e non particolarmente pronunciato. Le sue natiche stanno nelle mie mani perfettamente, sembrano esser state create apposta per i miei palmi.
Voglio sbottonarle i pantaloni ma lei mi ferma… “Ho le mie cose” mi confida sottovoce. Mi crolla quasi il mondo addosso. Resto a guardarla impietrito per qualche attimo, non sapendo cosa fare. Ma le donne andrebbero inventate se non ci fossero. Di pietra non ci sono solo io lì in quel momento, ma pure il mio uccello che implora libertà. Mary mi fissa, quasi a volermi consolare da quella delusione. Di colpo poggia una mano sulla mia patta e comincia massaggiarmi. Può sentire nitidamente quanto ce l’ho duro perché, proprio come l’altra volta, indosso una tuta leggera. Le sue carezze mi fanno dimenticare presto la delusione di non poterla possedere, ma ho come l’impressione che Mary sa già come “farsi perdonare”.
Resto immobile, quindi, e lascio che sia lei stessa a decidere cosa fare di me. Mi abbassa, così, i pantaloni e resto in mutande, bagnate dei miei umori; ci sono ora solo queste a separare il mio cazzo dalla sua mano. Il massaggio continua ed io continuo a gemere. Finalmente la musa si decide ad abbassarmi l’ultimo indumento. Lo accompagna fino alle ginocchia e lascia che sia poi la gravità a farlo arrivare a terra. Con un calcio lo faccio volare via e in quello stesso momento Mary mi afferra l’uccello, finalmente libero. Tenendolo letteralmente in pugno, mi trascina sul divano e mi spinge per farmici accomodare. Ha lo sguardo affamato e bramoso. Mi siede accanto, mettendomi la lingua in bocca e prendendo a baciarmi, mentre comincia a segarmi.
Su e giù, su e giù. Lentamente, poi più veloce, poi ancora lentamente. Ad occhi chiusi mi godo ogni sensazione che posso percepire. Il sapore della sua bocca, con le nostre lingue che si scambiano saliva intrecciandosi, e il pisello rovente e duro come il marmo, sollecitato dalla mano sapiente di Mary che mi masturba. Allargo le braccia e le poggio entrambe sul poggiatesta del divano; divarico le gambe per favorire Mary che, ogni tanto, non disdegna una ravanata allo scroto. Sembra conoscere il mio corpo da anni. Riesce a gestire la velocità della sua mano in modo tale da non farmi venire.
Sono in estasi ma aggiungerei volentieri qualcosa al menu. Mi libero della mia maglietta e metto una mano sotto la sua, palpandole il seno. Com’è bello sentirlo… Mary mi asseconda e si libera della t-shirt. Oggi il suo reggiseno è bianco, semplice, senza ricami ammiccanti. Le sue tette sono le vere protagoniste della scena. Non faccio neanche in tempo a pensare di toglierle il reggiseno che Mary si sposta e si inginocchia fra le mie gambe, tenendo il mio cazzo sempre, rigorosamente, in pugno.
Lo fissa per qualche istante. E’ eretto, caldo, arrossato e aspetta soltanto lei che lo guarda con aria compiaciuta. “Ti piace?” le chiedo. “Si” mi risponde lei. Ci si fionda su, con una bella slinguazzata da cima a fondo asta. Dopodiché lo vedo scomparire tra le sue fauci e lo sento, finalmente, al caldo, nel tepore della sua bocca. La lingua di Mary si muove per stimolarmi l’uccello ancora di più. Poi lo rigurgita, riprendendo a segarlo. Nel mentre gli si avvicina di petto e, con una rapida mossa, se lo mette nel reggiseno, proprio in mezzo alle mammelle. Prende le misure e si lascia cadere un fiotto di saliva dalle labbra, riprende la mira e un altro fiotto va a cadermi sul glande. Mi poggia le mani sull’addome e comincia a muoversi su e giù. Mary ha cominciato a farmi una spagnola…
Si stringe il seno per farlo aderire meglio al cazzo. Ci versa su ancora un po’ di saliva e continua i suoi movimenti. Una vista magnifica, ancor di più quando Mary si decide a liberarsi del reggiseno, regalandomi un panorama cristallino, nudo, senza fronzoli. Le sue tette morbide e candide accolgono il mio pisello scarlatto e turgido. Sono così eccitato che accompagno la spagnola col bacino, simulando una penetrazione. Non fermo il movimento pelvico neppure quando Mary riprende a spompinare; anzi, in quegli istanti sono più veemente, tant’è che la afferro per i capelli e, tenendole la testa ferma, penetro con decisione le sue vie orali.
Quando non muovo il bacino, le spingo la testa contro il mio inguine. Voglio che lo prenda tutto in bocca. Il vantaggio di avere un pisello nella media è che, con un po’ di esercizio e maestria, quasi ogni donna può ingurgitarlo tutto per intero. Mary non fa eccezione e si prodiga bene nel mestiere. Mi asseconda con dei mugugni. Nell’aria gli unici rumori che possono sentirsi sono quelli prodotti dallo sfregamento del mio pisello fradicio nella cavità orale di Mary.
Vorrei ricambiare il servizio. Vedere il mio cazzo trangugiato da quella dea mi fa venire una voglia matta di renderle il favore, trastullandole la vulva, ma oggi non si può e va bene così… D’altronde, vedere il partner godere è esso stesso motivo di godimento. Mary lo sa e, compiaciuta, non perde occasione per fissarmi, sorridendomi con l’uccello in bocca. Dio mio…
Che bellezza, che goduria… Inutile chiederle dove poter venire, perché al primo incontro mi ha lasciato, col suo silenzio-assenso, carta bianca, permettendomi di venirle in bocca. Ma di Mary voglio scoprire tutto, perché scoprire lei vuol dire scoprire anche le sensazioni che mi procura. E siccome ho già provato l’ebbrezza di venirle in bocca, vorrei provare oggi l’ebbrezza di venirle in mano.
“Voglio venirti in mano” le confido. Lei mi guarda e le scappa una risata che coinvolge anche me. Senza staccare la presa dal cazzo, viene a sedersi di fianco a me. Mentre mi masturba mi chiede “Così? E’ così che vuoi venire? Eh?”. “Si, proprio così” le rispondo “voglio sborrarti in mano”. La nostra intesa cresce notevolmente e siamo appena alla seconda scopata! Nel nostro primo incontro non sono state spese molte parole, anzi quasi nessuna da che io ricordi. Oggi invece ci piace dialogare e la nostra complicità è cresciuta in maniera, direi, inaspettata. A me poi, il trash talking nel sesso piace non poco…
Mary prosegue, comunque, la sega e accavalla le gambe per stare più comoda. Siede alla mia sinistra ed è con questa mano che mi trastulla. Con l’altra, invece, di tanto in tanto si accarezza il seno. Io allargo nuovamente le gambe e rimetto le braccia sui poggiatesta del divano. Sono comodo. La bocca per baciare Mary e il bacino per accompagnare la sua sega, sono le uniche parti del corpo che muovo. Che bellezza, dio mio. Mi godo il momento con gli occhi chiusi, sentendo il glande coprirsi e scoprirsi, alla mercé del movimento sapiente della ragazza.
Poi inizio ad avvertire un calore da dentro e capisco che il momento dell’orgasmo, finalmente, sta arrivando. “Ci siamo…” confido a Mary ansimando. “Ci siamo…” mi risponde lei trepidante. Ora voglio aprire gli occhi ed osservare ogni dettaglio della scena. “Ah, ah, aahh” lascio che la mia voce accompagni la fuoriuscita dello sperma dall’uretra. “Vai!” esclama Mary. Un incitamento sia a me, per lasciarmi trascinare dal culmine del piacere, sia al mio uccello, per eiaculare e liberare ogni millilitro di seme possibile. Schizza fuori copioso, il mio sperma bianco scuro, con gettiti lunghi e perpendicolari. I primi abbondanti volano in alto e ricadono per terra; i rimanenti, via via meno potenti, cominciano a colare dal glande, colano sulla mano di Mary e mi si fermano sull’inguine. La mia partner attende paziente e soddisfatta l’ultima goccia utile di sperma prima di lasciare la presa sul pene.
Torno a guardarla soddisfatto e galvanizzato. Ci scambiamo ancora una bacio e lei si avvia rapidamente in bagno per rinfrescarsi. Pulisco a terra e la raggiungo per sistemarmi anch’io. .
Mi viene un dubbio. “I tuoi non si insospettiscono? Avevi solo la mia spesa da consegnare…”. “Gli ho detto che avrei fatto un’altra commissione” mi rassicura. “La chiami commissione questa, allora?” le chiedo sarcastico. Torno serio e le chiedo Quando possiamo rivederci. “Al prossimo ordine, appena possibile, boh, quando vogliamo. Mi devi un favore…” ammicca lei spensierata. Che belli i vent’anni, rifletto. Sorrido e già mi immagino il nostro prossimo incontro. Mi concederà il culo o dovrò leccarle la figa per ripagare il favore di oggi? Mi faccio un po’ di domande a cui non concedo risposta, perché con Mary qualsiasi cosa accadrà sarà comunque una scoperta.
Non avrei scommesso un euro sulla piega che avrebbe preso questo rapporto, ma sono gasato e strafelice. Immerso tra i pensieri, mi ritrovo sull’uscio di casa a salutare Mary, che intanto si è rivestita e ha preso il denaro che le avevo già preparato per la spesa.
“Alla prossima” mi fa, lanciandomi un occhiolino. “Alla prossima” le rispondo con l’uccello che mi è tornato duro.
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