La dark

di
genere
etero

Capelli lunghi fucsia, rossetto bordeaux, rimmel e ombretto per evidenziare gli occhi chiari. Corpo tatuato, vestiario leopardato e anelli a cerchio che adornano le orecchie. Sarà alta poco più di uno e settanta, corporatura magra ma robusta, un seno abbastanza piccolo, sulla seconda, e le mani molto curate con le unghie lunghe e smaltate.

I nostri figli frequentano assieme la scuola materna. Non mi risulta sia sposata ma credo abbia un compagno. Ho scoperto da poco che si chiama Roberta ma, per me, è “La Dark”. Fu il primo nomignolo che mi venne in mente quando la vidi la prima volta, col suo aspetto esteriore così appariscente da sembrare aggressivo.

Ho sempre sognato di farmela, Roberta, La Dark, e quasi non mi par vero che lei, in questo istante, sia in ginocchio davanti a me col cazzo in bocca. Lo sta divorando, mentre con una mano accarezza le palle. Il suo sguardo si concentra ora sul mio uccello e ora sui miei occhi, cercando un contatto visivo che ottiene a fasi alterne, perché guardarla negli occhi mentre mi spompina è fantastico ma, per riflesso condizionato, a volte chiudo i miei e mi rivolgo verso il cielo, come a chiedermi “dio, è tutto vero?”.

Il mondo esterno non esiste. Ci siamo solo io e lei in questo bagno, mentre tutti fuori fanno baccano e i nostri figli giocano coi loro coetanei. E’ la festa di compleanno di un amichetto di classe ma la vera festa la stiamo facendo in questo cesso, mi dico sarcastico.

L’uccello, fradicio, turgido, infuocato, appare e scompare dalle fauci de La Dark, che a un tratto mi sorride, mostrando involontariamente il piercing che ha all’interno del labbro superiore. “Ti piace?” mi chiede. “Da morire” le rispondo accarezzandole il viso. La invito quindi ad alzarsi e le cingo i fianchi con un abbraccio deciso. La bacio, infilando la lingua all’interno della sua bocca per cercare il contatto col piercing. Il rossetto sulle labbra è ormai sbiadito. Il suo respiro è così fresco che lo associo al colore chiaro dei suoi occhi.

L’abbraccio, intanto, si è trasformato in palpate al sedere utili a saggiarne la consistenza. E’ sodo e voglio vederlo di persona, così infilo le mani sotto ai leggings, rigorosamente leopardati, e li accompagno giù fino alle ginocchia. Roberta indossa un normale tanga color nero, il che un po’ mi stupisce perché la facevo tipo da perizoma 365 giorni l’anno. Ma non importa perché quel bel culetto sodo e tatuato voglio sbaciucchiarmelo, così mi inginocchio io stavolta e do il via all’operazione. Comincio a leccare La Dark dal fianco sinistro fino a giungere al gluteo su cui c’è disegnata una enorme farfalla. Me lo gusto quel culo, lo assaporo e proseguo il giro, passando all’altro gluteo per finire al fianco destro, sul quale passa un’edera che, evidentemente, parte dall’addome e finisce sulla gamba.

Sfilo giù il tanga e, stando dietro alla mia amante, le accarezzo la vulva, pelosa ma ben curata. I miei baci pian piano si defilano dai glutei e si concentrano lì in mezzo, dove tutto nasce e dove io voglio arrivare. Mi faccio strada con le dita nella fica e la invito ad allargare quanto può le cosce per permettermi di slinguazzarla a dovere. Lei mi asseconda e gradisce molto le mie attenzioni, mugugnando silenziosamente. Mi afferra i capelli e li stringe. “Ti piace?” stavolta lo chiedo io a lei ma non ottengo risposta. Roberta ha gli occhi chiusi e gode. Le infilo allora due dita dentro. “Ti piace adesso?” insisto e ottengo un “Sii” che gonfia il mio orgoglio.

Ma gonfio è pure il mio cazzo, rimasto al palo dopo il pompino d’inizio incontro. E allora mi alzo e, dal borsello appeso alla porta, estraggo un condom. La Dark assiste alle operazioni. Vuole essere penetrata tanto quanto io voglio entrare dentro di lei. Mi accarezza il viso e le palle per tenere il mio uccello in tiro. Gradisco ma non occorre, sono carico a pallettoni.

Il preservativo scende lungo il pene che, finalmente, è pronto a trovare tepore ne La Dark, che resta di spalle a me, invitandomi a prenderla da dietro. Accolgo l’invito ed entro, accompagnando l’ingresso con un gemito. Inizio a stantuffare tenendo La Dark per le chiappe. Ha ripreso a godere la signora. Me ne compiaccio e continuo a spingere, dentro e fuori, dentro e fuori.

Poi Roberta mi ferma per farmi uscire, si gira e resta di fronte a me. Si sfila la maglietta e resta in reggiseno, anch’esso nero come il tanga. Mi bacia e si siede sul lavabo allargando le gambe, così mi rimetto in ginocchio e riprendo il cunnilinguus cominciato tempo prima. Ammiro la visione di quel corpo tatuato che, a gambe larghe, mi accoglie. Lecco la vulva per bene e con le dita stuzzico il clitoride che, come il labbro, è impreziosito da un piercing. Ogni tanto infilo le dita nella fica de La Dark che, finalmente, dopo qualche minuto di piacere raggiunge l’orgasmo. Mi godo i suoi secondi di piacere accarezzandole le cosce e, a mia volta, le consento di godere pienamente il piacere raggiunto.

Quando rinsavisce, mi rimetto in piedi e le punto il cazzo tra le gambe, poggiando il glande all’ingresso della vagina. La guardo e, con ironia, le chiedo “è permesso?”. Si mette a ridere, quindi mi bacia e mi risponde “prego, accomodati…”. Col sorriso che mi è rimasto impresso sul volto, entro nuovamente dentro di lei e riprendo a pompare. Roberta stringe le gambe intorno a me, avvinghiandomi. Non schiodo le mie labbra dalle sue e le accarezzo il corpo per intero, dal seno ai fianchi alle cosce. La sento mia. Le afferro i capelli, mi divincolo dal bacio e restiamo a guardarci a poca distanza, mentre proseguo la penetrazione. Sentiamo il suono dei nostri fluidi che accompagnano lo stantuffo e godiamo.

“Sto per venire” le confido. Al che mi ferma e mi allontana, scende dal lavado e mi sfila il preservativo. Si morde le labbra e, con la lingua, le inumidisce. “Ti va di venirmi qui..?” mi domanda sarcastica. “Certamente” le rispondo… Così le afferro nuovamente i capelli e, dopo un breve bacio, la faccio inginocchiare. La Dark riafferra nuovamente il cazzo e riprende a pomparlo. Magnifico, una scopata da ricordare. Sento che è giunto il momento e lo faccio presente ma lei, indifferente, prosegue a pompare. Con una mano mi sega il membro e con la bocca lo divora, mentre la lingua dall’interno lo accarezza. Il seme sta arrivando alla fine del tunnel e il cazzo inizia a pulsare, inondando la bocca di Roberta che allenta la tensione mantenendo il pene nella bocca. Ingoia quello che può e, infine, si defila, lasciando cadere sul pavimento quel po’ che è rimasto. Mi bacia dolcemente la cappella, poi la stringe alla base per far uscire le ultime gocce di seme che raccoglie, gustosa, con la lingua. Famelica la immaginavo e famelica si è dimostrata.

Continua a coccolare l’uccello che, pian piano, si affloscia, dopo tanto meritato lavoro, poi torna su e mi bacia sulle labbra, donandomi parte del sapore che ha appena apprezzato. Le accarezzo di nuovo il corpo e restiamo in silenzio per qualche secondo, quasi a darci il tempo di tornare in noi stessi. Il mondo là fuori torna a sentirsi, fra le urla dei bimbi che giocano e le chiacchiere degli adulti presenti. “E’ stata una magnifica avventura” non serve dircelo a voce perché hanno già parlato, in qualche modo, i nostri corpi.

Finisco di rivestirmi prima di lei. La fisso per qualche secondo ed esco dal bagno, lasciandole finire di sistemarsi il trucco.
scritto il
2023-02-02
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