La Rieducazione [Parte 2]
di
Jack29
genere
tradimenti
Rimasi in silenzio, firmai quella sorta di documento pieno di cose degradanti e glielo consegnai.
"Bene. Domattina iniziamo, ti avverto che non sarà facile. Buonanotte."
Mi addormentai con mille pensieri in testa, ripensando a tutte le cose che avevo sbagliato nella vita e nella relazione con la donna migliore del mondo.
La mattina seguente mi alzai, trovai Monica già in cucina con un oggetto strano in mano, di metallo.
"Buongiorno caro, avvicinati..."
Obbedii titubante, iniziava ufficialmente la mia sottomissione programmata.
Monica tirò fuori da una scatolina un oggetto che non avevo mai visto. Sembrava un pene di metallo, con una fessura in cima.
Aveva l'aspetto di una custodia, una gabbia. Non ci misi molto a fare due più due e realizzare che fosse una cintura di castità per uomo. Provai a lamentarmi, ma ormai avevo compreso quanto fosse determinata nel suo intento di sottomettermi, infatti mi zittì immediatamente. Realizzai ancora una volta quanto non avessi il potere in quella situazione, al minimo sbaglio mi sarei ritrovato da solo.
Mi fece accomodare sulla sedia, ma con sorpresa iniziò a stuzzicarmi. Si sedette a cavalcioni su di me, si muoveva in maniera sensuale sul mio corpo mentre faceva sprofondare la mia faccia tra i suoi meravigliosi seni. Ero già eccitatissimo, le mie mani la esploravano bramose di averne sempre di più.
Monica è una donna di 43 anni, più in forma che mai. Le sue tette, una terza, continuano a rimanere sode nonostante l'eta. Il suo culo è sempre stata la mia parte preferita, tondo e morbido, che contribuisce alla sua sagoma piena di curve. Si allena quotidianamente, rimanendo tonica. Qualche piccola rughetta inizia a intravedersi sulla sua pelle, rendendola ancora più bella che mai.
Finalmente si inginocchiò, sbottonò la mia patta ed estrasse il mio membro già marmoreo. Lo prese in mano e dopo un paio di dolci carezze, mi diede uno schiaffo.
"Cosa pensavi? Che avremmo scopato? Vieni con me!"
Mi trascinò fino al bagno, dove mi costrinse a spogliarmi ed entrare in doccia. Aprì il rubinetto e un getto di acqua gelida mi colpì all'improvviso. Era freddissimo, volevo uscire. Mi liberò solo quando la mia erezione non sparì completamente, lasciandomi asciugare.
"Adesso che ti sei tranquillizzato potrai indossare questo gioiellino"
Mi sedetti sul bordo della vasca e la mia compagna mi infilò la gabbietta. Un cerchio metallico si collegava dietro i testicoli e si raccordava alla parte principale mediante un piccolo lucchetto. In meno di due minuti era riuscita a farmela indossare alla perfezione, serrò la sicura e appese la chiave alla catenina che aveva al collo, insieme agli altri ciondoli.
"Da ora in poi non potrai più darti piacere da solo. Sarò la padrona completa dei tuoi orgasmi, sempre se ce ne saranno ancora", terminò la frase ridacchiando.
Intanto il mio membro era costretto in quell'affare infernale, chissà per quanto ancora.
"Ho letto su dei forum che è il trattamento migliore per i mariti che trascurano troppo le mogli"
Ancora una volta non proferii parola.
Il resto della settimana passò molto molto lentamente. Nelle prime ore non mi sembrava di soffrire troppo in quell'affare, ma scoprii poco più tardi di essermi sbagliato di grosso.
Ero stato abituato a scopare di frequente, i momenti passati con Monica venivano sfruttati sempre a dovere, forse possiamo dire che era l'unico lato su cui non le avevo mai fatto mancare nulla. Anche quando per vari motivi non era possibile, mi dedicavo all'autoerotismo per rilassarmi e scaricare la tensione della giornata.
Ben presto avere un orgasmo divenne la mia ossessione. Già al secondo giorno ogni stimolo visivo, anche apparentemente innocuo, mi portava ad eccitarmi. La cosa peggiore era che le erezioni diventavano dolorose, dal momento che venivano "compresse" dal metallo. Ogni minuto che passava mi rendevo conto della difficoltà sempre maggiore nel trattenermi.
Notai, nei giorni seguenti, che iniziavo a diventare sempre più docile disponibile e nei confronti di Monica. Tornavo a casa puntuale, la aiutavo nei servizi di casa e le dedicavo tutte le attenzioni che potevo. Sicuramente era il mio inconscio a farmi comportare così, le facevo favori su favori nella speranza che mi premiasse con cinque minuti di libertà, ma ancora non lo avevo totalmente realizzato.
Mentre era indaffarata non perdevo occasione di raggiungerla, abbracciarla da dietro e strofinarmi come meglio potevo sul suo fondoschiena, con la scusa di coccolarla. Lei, astutamente, mi dava corda per qualche minuto, per poi spostarsi e lasciarmi puntualmente insoddisfatto.
Mentre io cominciavo a dipendere completamente da Monica, lei ogni sera mi stuzzicava, mi provocava sia fisicamente che verbalmente. Il copione era sempre il solito, raggiunto il suo scopo di farmi avere un'erezione, si masturbava vicino a me fino all'orgasmo e si addormentava beatamente.
L'unico momento di libertà era per un veloce bidet serale con pulizia della gabbietta, che gestiva completamente lei non lasciandomi mai da solo senza indossarla.
Dopo una settimana ero completamente al limite, non ero più lucido, mi ero ridotto ad essere una sorta di servo. Riuscivo a pensare solo a cosa fare per meritarmi una semplice sega, anche da solo, mi sarebbero bastati letteralmente trenta secondi.
All'ennesima sera in cui rimanevo sveglio a guardare Monica dormire soddisfatta, cedetti.
Era in una posizione favorevole, così decisi di provare a sfilarle la catenina e prendere la chiave. Sapevo che era un progetto ambizioso ma il dolore ai testicoli era diventato insopportabile, dovevo fare qualcosa.
Mi avvicinai lentamente al suo collo, cercando di essere più silenzioso possibile, e cercai il punto di apertura. Riuscii ad aprirlo ed estrarre il mio tesoro. Stavo per alzarmi e andare in bagno quando...
"COSA FAI? COME TI PERMETTI!"
Mi si gelò il sangue, rimasi impietrito.
Monica si alzò di scatto, strappò il ciondolo dalle mie mani e lo rimise al collo, aggiunse solo un "Te ne pentirai, non sai quanto te ne pentirai", prima di tornare a letto.
Il giorno seguente, Sabato, la mia compagna mi rivelò che la sera saremmo andati a ballare. Non avevo più voce in capitolo, quindi chiesi solo dove e a che ora. Il mio pensiero era già rivolto al fatto che avrei dovuto ammirare donne meravigliose, vestite in maniera provocante, ed io sarei stato completamente impotente.
Intanto il piano di Monica stava funzionando, ero completamente succube e stavo capendo che ormai non pensavo più a me stesso, ma solo a lei. Era un comportamento interessato, certo, ma stava diventando parte di me.
La sera ci vestimmo eleganti e andammo al club. Monica indossò un vestito nero, lungo, con uno spacco che partiva quasi dall'inguine. Un abito stupendo, corredato anche di una generosa scollatura che faceva intravedere le tette libere da reggiseno.
Ai piedi indossava dei tacchi eleganti e una cavigliera d'oro a sinistra.
Una volta entrati ci soffermammo un po' al bar, chiacchierammo e poi ci dirigemmo verso la pista. Ballammo per un po' finché Monica non mi fece cenno di sedermi sui divanetti. Obbedii, ma lei rimase dove era. In quel punto, isolato e al buio, potevo osservarla tranquillamente scatenarsi tra la folla e vedere i suoi movimenti.
Non passò molto tempo prima che uomini di tutte le età si avvicinassero a provarci. Ballava con tutti, li seduceva davanti a miei occhi e poi li respingeva.
Andava tutto liscio finché non iniziò a danzare con un uomo brizzolato, sulla cinquantina, molto elegante e in forma. Sembrava uno che ci sapeva fare. Infatti, il momento in cui di solito allontanava il corteggiatore, fu sostituito da un bacio passionale.
Non ci potevo credere, la mia amata mi stava tradendo a pochi metri dai miei occhi.
Ricordai che tra le varie clausole era compreso tutto ciò, ma nel frattempo lo avevo rimosso dalla testa, in quanto le mie preoccupazioni erano state ben altre in quei giorni.
Ogni tanto si staccavano e si parlavano all'orecchio ridendo.
Passò circa una mezz'ora quando lei lo prese per mano e lo portò da me.
"Lui si chiama Claudio, stasera viene a casa con noi!", urlò per farsi sentire sopra la musica assordante.
"Non se ne parla!", ribattei prontamente con le ultime briciole di virilità rimasta.
"Non ci puoi fare niente, altrimenti sai come finisce."
Claudio mi salutò con un fare di superiorità, io risposi con un sorriso di sdegno.
Ci avviammo alla macchina, mi misi al volante, mentre gli altri due si accomodarono dietro.
Nel breve tragitto dal club alla nostra casa non potei fare a meno di sentire tutto ciò che proveniva dai sedili posteriori. Si baciavano, accarezzavano, bisbigliavano.
Una volta parcheggiato ed entrati in casa, Monica si affrettò a prendermi una sedia: "Tu stai qui, immobile!"
Baciò nuovamente Claudio e si inginocchiò davanti a lui, bramosa del suo sesso. Lo sbottonò e lo accolse in bocca in pochi secondi.
Aveva un cazzo imponente, molto largo e duro. Le sue labbra lo lavoravano come uno scettro da adorare, la sua lingua lo accarezzava e le sue mani lo massaggiavano. Soddisfatta dell'eccitazione raggiunta lo spinse sul divano, salendogli addosso.
Si portò su di lui, indirizzando la verga verso la sua figa, impalandosi. Lo cavalcò freneticamente, fregandosene di cosa piacesse al suo partner, aveva solo l'obiettivo di venire, venire, e ancora venire. Claudio non oppose resistenza, le stimolava i capezzoli turgidi, giocandoci e mordicchiandoli.
Monica, completamente padrona della situazione, lo scopò fino a venire tre volte.
Stanca, ma per dargli una sorta di contentino e prolungare la mia umiliazione, si piegò a novanta poggiandosi sui braccioli della mia sedia. Il suo uomo si portò dietro di lei e se la scopò violentemente cingendole i fianchi.
"Godi troia, senti tutto il mio cazzo dentro di te, ti voglio inondare!"
Io, intanto, provavo rabbia ma anche eccitazione. Ero confuso perché non capivo se quest ultima derivasse dalla castità forzata degli ultimi giorni, oppure fosse reale.
Monica mi stava facendo pagare amaramente la bravata della sera prima, era palese. Non so se lo avrebbe fatto a prescindere, ma sicuramente ci stava mettendo più grinta del necessario.
Continuarono a scopare intensamente, finché, percepito che stesse per venire, lei urlò:
"Riempimi, riempimi, voglio sentire la tua sborra calda dentro di me!"
All'udire di queste parole, Claudio emise un gemito animalesco e iniziò a riversare il suo seme nel ventre della mia dolce metà.
Si sfilò da lei, qualche goccia iniziò a farsi largo uscendo dalla figa e a scendendo lungo le sue cosce morbide.
In pochi attimi salutò il suo amante, in fretta e furia lo accompagnò alla porta quasi cacciandolo. Io ero inerme, senza parole, non riuscivo a proferire parola.
"E adesso, vediamo quanto mi desideri...", mi disse Monica chiudendo la porta.
"In che senso? Ti desidero sempre io..", risposi a fatica.
"Facciamo così...", sussurrò sedendosi a gambe spalancate sulla poltrona davanti a me.
Continuò: "Se mi pulisci tutta la figa dalla sborra di quel toro, con la lingua, ti libererò e potrai sfogarti"
Se fosse successo in altri momenti avrei vomitato solo all'idea di fare una cosa del genere, ma era l'unica occasione per sfogarmi dopo giorni e giorni. I miei testicoli erano praticamente blu, ogni erezione era un dolore, la mia mente era annebbiata dal sesso.
Provai ad autoconvincermi che non ne valesse la pena, ma l'istinto ebbe la meglio.
"Faremo l'amore se obbedirò?", provai a chiedere.
"No, per quello è ancora presto. Ti concederò dieci minuti in bagno per masturbarti, poi verrò a richiuderti a prescindere".
Ci pensai ancora un po', ma sapevo già la risposta.
Mi inginocchiai tra le sue cosce umide e appiccicose, avvicinai la lingua e iniziai lentamente a leccare.
"Mi raccomando, tutto!", mi intimò lei.
Partii dall'interno coscia, per poi arrivare alle grandi e piccole labbra. Ripulii ogni goccia sentendo quel sapore amaro di maschio in ogni anfratto della mia bocca. Di gran lunga la cosa più umiliante che avessi mai fatto.
Finito il compito, Monica si ricompose e mi liberò, impostando un timer sul telefono.
Corsi in bagno per sfruttare il poco tempo, cominciai a masturbarmi furiosamente.
Notai che ero bloccato, le immagini che avevo appena visto mi stavano dilaniando. La mia compagna che si fotteva un altro, poi l'umiliazione di leccare la sborra di quell'uomo. Non riuscivo a concentrarmi, ad avere un'erezione completa.
Cercai di distrarmi andando su PornHub, poi Chaturbate, ma nulla. La mia mente mi costringeva a rivivere tutto e mi impediva di rilassarmi. Stavo continuando a toccarmi con foga quando...
DRIIINN!
Un colpo al cuore, il timer impostato era già scaduto. In un batter d'occhio arrivò Monica che mi fece reindossare quel maledetto giocattolino.
"Vedo che non hai sfruttato l'occasione. Pazienza, sarà per la prossima..."
Nel modo più freddo possibile completò la sua opera e rimise la chiave al collo.
Rimasi insoddisfatto per l'ennesima volta.
Andammo a letto, ma la mattina seguente ritrovai il lenzuolo completamente bagnato. Il mio cazzo si era svuotato passivamente nel sonno, anche lui rassegnato.
Monica si accorse della scena, e con gli occhi di chi ha avuto l'idea della sua vita esclamò:
"Povero caro, eri proprio pieno! Ma forse ho un'idea per fare in modo che non accada più..."
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"Bene. Domattina iniziamo, ti avverto che non sarà facile. Buonanotte."
Mi addormentai con mille pensieri in testa, ripensando a tutte le cose che avevo sbagliato nella vita e nella relazione con la donna migliore del mondo.
La mattina seguente mi alzai, trovai Monica già in cucina con un oggetto strano in mano, di metallo.
"Buongiorno caro, avvicinati..."
Obbedii titubante, iniziava ufficialmente la mia sottomissione programmata.
Monica tirò fuori da una scatolina un oggetto che non avevo mai visto. Sembrava un pene di metallo, con una fessura in cima.
Aveva l'aspetto di una custodia, una gabbia. Non ci misi molto a fare due più due e realizzare che fosse una cintura di castità per uomo. Provai a lamentarmi, ma ormai avevo compreso quanto fosse determinata nel suo intento di sottomettermi, infatti mi zittì immediatamente. Realizzai ancora una volta quanto non avessi il potere in quella situazione, al minimo sbaglio mi sarei ritrovato da solo.
Mi fece accomodare sulla sedia, ma con sorpresa iniziò a stuzzicarmi. Si sedette a cavalcioni su di me, si muoveva in maniera sensuale sul mio corpo mentre faceva sprofondare la mia faccia tra i suoi meravigliosi seni. Ero già eccitatissimo, le mie mani la esploravano bramose di averne sempre di più.
Monica è una donna di 43 anni, più in forma che mai. Le sue tette, una terza, continuano a rimanere sode nonostante l'eta. Il suo culo è sempre stata la mia parte preferita, tondo e morbido, che contribuisce alla sua sagoma piena di curve. Si allena quotidianamente, rimanendo tonica. Qualche piccola rughetta inizia a intravedersi sulla sua pelle, rendendola ancora più bella che mai.
Finalmente si inginocchiò, sbottonò la mia patta ed estrasse il mio membro già marmoreo. Lo prese in mano e dopo un paio di dolci carezze, mi diede uno schiaffo.
"Cosa pensavi? Che avremmo scopato? Vieni con me!"
Mi trascinò fino al bagno, dove mi costrinse a spogliarmi ed entrare in doccia. Aprì il rubinetto e un getto di acqua gelida mi colpì all'improvviso. Era freddissimo, volevo uscire. Mi liberò solo quando la mia erezione non sparì completamente, lasciandomi asciugare.
"Adesso che ti sei tranquillizzato potrai indossare questo gioiellino"
Mi sedetti sul bordo della vasca e la mia compagna mi infilò la gabbietta. Un cerchio metallico si collegava dietro i testicoli e si raccordava alla parte principale mediante un piccolo lucchetto. In meno di due minuti era riuscita a farmela indossare alla perfezione, serrò la sicura e appese la chiave alla catenina che aveva al collo, insieme agli altri ciondoli.
"Da ora in poi non potrai più darti piacere da solo. Sarò la padrona completa dei tuoi orgasmi, sempre se ce ne saranno ancora", terminò la frase ridacchiando.
Intanto il mio membro era costretto in quell'affare infernale, chissà per quanto ancora.
"Ho letto su dei forum che è il trattamento migliore per i mariti che trascurano troppo le mogli"
Ancora una volta non proferii parola.
Il resto della settimana passò molto molto lentamente. Nelle prime ore non mi sembrava di soffrire troppo in quell'affare, ma scoprii poco più tardi di essermi sbagliato di grosso.
Ero stato abituato a scopare di frequente, i momenti passati con Monica venivano sfruttati sempre a dovere, forse possiamo dire che era l'unico lato su cui non le avevo mai fatto mancare nulla. Anche quando per vari motivi non era possibile, mi dedicavo all'autoerotismo per rilassarmi e scaricare la tensione della giornata.
Ben presto avere un orgasmo divenne la mia ossessione. Già al secondo giorno ogni stimolo visivo, anche apparentemente innocuo, mi portava ad eccitarmi. La cosa peggiore era che le erezioni diventavano dolorose, dal momento che venivano "compresse" dal metallo. Ogni minuto che passava mi rendevo conto della difficoltà sempre maggiore nel trattenermi.
Notai, nei giorni seguenti, che iniziavo a diventare sempre più docile disponibile e nei confronti di Monica. Tornavo a casa puntuale, la aiutavo nei servizi di casa e le dedicavo tutte le attenzioni che potevo. Sicuramente era il mio inconscio a farmi comportare così, le facevo favori su favori nella speranza che mi premiasse con cinque minuti di libertà, ma ancora non lo avevo totalmente realizzato.
Mentre era indaffarata non perdevo occasione di raggiungerla, abbracciarla da dietro e strofinarmi come meglio potevo sul suo fondoschiena, con la scusa di coccolarla. Lei, astutamente, mi dava corda per qualche minuto, per poi spostarsi e lasciarmi puntualmente insoddisfatto.
Mentre io cominciavo a dipendere completamente da Monica, lei ogni sera mi stuzzicava, mi provocava sia fisicamente che verbalmente. Il copione era sempre il solito, raggiunto il suo scopo di farmi avere un'erezione, si masturbava vicino a me fino all'orgasmo e si addormentava beatamente.
L'unico momento di libertà era per un veloce bidet serale con pulizia della gabbietta, che gestiva completamente lei non lasciandomi mai da solo senza indossarla.
Dopo una settimana ero completamente al limite, non ero più lucido, mi ero ridotto ad essere una sorta di servo. Riuscivo a pensare solo a cosa fare per meritarmi una semplice sega, anche da solo, mi sarebbero bastati letteralmente trenta secondi.
All'ennesima sera in cui rimanevo sveglio a guardare Monica dormire soddisfatta, cedetti.
Era in una posizione favorevole, così decisi di provare a sfilarle la catenina e prendere la chiave. Sapevo che era un progetto ambizioso ma il dolore ai testicoli era diventato insopportabile, dovevo fare qualcosa.
Mi avvicinai lentamente al suo collo, cercando di essere più silenzioso possibile, e cercai il punto di apertura. Riuscii ad aprirlo ed estrarre il mio tesoro. Stavo per alzarmi e andare in bagno quando...
"COSA FAI? COME TI PERMETTI!"
Mi si gelò il sangue, rimasi impietrito.
Monica si alzò di scatto, strappò il ciondolo dalle mie mani e lo rimise al collo, aggiunse solo un "Te ne pentirai, non sai quanto te ne pentirai", prima di tornare a letto.
Il giorno seguente, Sabato, la mia compagna mi rivelò che la sera saremmo andati a ballare. Non avevo più voce in capitolo, quindi chiesi solo dove e a che ora. Il mio pensiero era già rivolto al fatto che avrei dovuto ammirare donne meravigliose, vestite in maniera provocante, ed io sarei stato completamente impotente.
Intanto il piano di Monica stava funzionando, ero completamente succube e stavo capendo che ormai non pensavo più a me stesso, ma solo a lei. Era un comportamento interessato, certo, ma stava diventando parte di me.
La sera ci vestimmo eleganti e andammo al club. Monica indossò un vestito nero, lungo, con uno spacco che partiva quasi dall'inguine. Un abito stupendo, corredato anche di una generosa scollatura che faceva intravedere le tette libere da reggiseno.
Ai piedi indossava dei tacchi eleganti e una cavigliera d'oro a sinistra.
Una volta entrati ci soffermammo un po' al bar, chiacchierammo e poi ci dirigemmo verso la pista. Ballammo per un po' finché Monica non mi fece cenno di sedermi sui divanetti. Obbedii, ma lei rimase dove era. In quel punto, isolato e al buio, potevo osservarla tranquillamente scatenarsi tra la folla e vedere i suoi movimenti.
Non passò molto tempo prima che uomini di tutte le età si avvicinassero a provarci. Ballava con tutti, li seduceva davanti a miei occhi e poi li respingeva.
Andava tutto liscio finché non iniziò a danzare con un uomo brizzolato, sulla cinquantina, molto elegante e in forma. Sembrava uno che ci sapeva fare. Infatti, il momento in cui di solito allontanava il corteggiatore, fu sostituito da un bacio passionale.
Non ci potevo credere, la mia amata mi stava tradendo a pochi metri dai miei occhi.
Ricordai che tra le varie clausole era compreso tutto ciò, ma nel frattempo lo avevo rimosso dalla testa, in quanto le mie preoccupazioni erano state ben altre in quei giorni.
Ogni tanto si staccavano e si parlavano all'orecchio ridendo.
Passò circa una mezz'ora quando lei lo prese per mano e lo portò da me.
"Lui si chiama Claudio, stasera viene a casa con noi!", urlò per farsi sentire sopra la musica assordante.
"Non se ne parla!", ribattei prontamente con le ultime briciole di virilità rimasta.
"Non ci puoi fare niente, altrimenti sai come finisce."
Claudio mi salutò con un fare di superiorità, io risposi con un sorriso di sdegno.
Ci avviammo alla macchina, mi misi al volante, mentre gli altri due si accomodarono dietro.
Nel breve tragitto dal club alla nostra casa non potei fare a meno di sentire tutto ciò che proveniva dai sedili posteriori. Si baciavano, accarezzavano, bisbigliavano.
Una volta parcheggiato ed entrati in casa, Monica si affrettò a prendermi una sedia: "Tu stai qui, immobile!"
Baciò nuovamente Claudio e si inginocchiò davanti a lui, bramosa del suo sesso. Lo sbottonò e lo accolse in bocca in pochi secondi.
Aveva un cazzo imponente, molto largo e duro. Le sue labbra lo lavoravano come uno scettro da adorare, la sua lingua lo accarezzava e le sue mani lo massaggiavano. Soddisfatta dell'eccitazione raggiunta lo spinse sul divano, salendogli addosso.
Si portò su di lui, indirizzando la verga verso la sua figa, impalandosi. Lo cavalcò freneticamente, fregandosene di cosa piacesse al suo partner, aveva solo l'obiettivo di venire, venire, e ancora venire. Claudio non oppose resistenza, le stimolava i capezzoli turgidi, giocandoci e mordicchiandoli.
Monica, completamente padrona della situazione, lo scopò fino a venire tre volte.
Stanca, ma per dargli una sorta di contentino e prolungare la mia umiliazione, si piegò a novanta poggiandosi sui braccioli della mia sedia. Il suo uomo si portò dietro di lei e se la scopò violentemente cingendole i fianchi.
"Godi troia, senti tutto il mio cazzo dentro di te, ti voglio inondare!"
Io, intanto, provavo rabbia ma anche eccitazione. Ero confuso perché non capivo se quest ultima derivasse dalla castità forzata degli ultimi giorni, oppure fosse reale.
Monica mi stava facendo pagare amaramente la bravata della sera prima, era palese. Non so se lo avrebbe fatto a prescindere, ma sicuramente ci stava mettendo più grinta del necessario.
Continuarono a scopare intensamente, finché, percepito che stesse per venire, lei urlò:
"Riempimi, riempimi, voglio sentire la tua sborra calda dentro di me!"
All'udire di queste parole, Claudio emise un gemito animalesco e iniziò a riversare il suo seme nel ventre della mia dolce metà.
Si sfilò da lei, qualche goccia iniziò a farsi largo uscendo dalla figa e a scendendo lungo le sue cosce morbide.
In pochi attimi salutò il suo amante, in fretta e furia lo accompagnò alla porta quasi cacciandolo. Io ero inerme, senza parole, non riuscivo a proferire parola.
"E adesso, vediamo quanto mi desideri...", mi disse Monica chiudendo la porta.
"In che senso? Ti desidero sempre io..", risposi a fatica.
"Facciamo così...", sussurrò sedendosi a gambe spalancate sulla poltrona davanti a me.
Continuò: "Se mi pulisci tutta la figa dalla sborra di quel toro, con la lingua, ti libererò e potrai sfogarti"
Se fosse successo in altri momenti avrei vomitato solo all'idea di fare una cosa del genere, ma era l'unica occasione per sfogarmi dopo giorni e giorni. I miei testicoli erano praticamente blu, ogni erezione era un dolore, la mia mente era annebbiata dal sesso.
Provai ad autoconvincermi che non ne valesse la pena, ma l'istinto ebbe la meglio.
"Faremo l'amore se obbedirò?", provai a chiedere.
"No, per quello è ancora presto. Ti concederò dieci minuti in bagno per masturbarti, poi verrò a richiuderti a prescindere".
Ci pensai ancora un po', ma sapevo già la risposta.
Mi inginocchiai tra le sue cosce umide e appiccicose, avvicinai la lingua e iniziai lentamente a leccare.
"Mi raccomando, tutto!", mi intimò lei.
Partii dall'interno coscia, per poi arrivare alle grandi e piccole labbra. Ripulii ogni goccia sentendo quel sapore amaro di maschio in ogni anfratto della mia bocca. Di gran lunga la cosa più umiliante che avessi mai fatto.
Finito il compito, Monica si ricompose e mi liberò, impostando un timer sul telefono.
Corsi in bagno per sfruttare il poco tempo, cominciai a masturbarmi furiosamente.
Notai che ero bloccato, le immagini che avevo appena visto mi stavano dilaniando. La mia compagna che si fotteva un altro, poi l'umiliazione di leccare la sborra di quell'uomo. Non riuscivo a concentrarmi, ad avere un'erezione completa.
Cercai di distrarmi andando su PornHub, poi Chaturbate, ma nulla. La mia mente mi costringeva a rivivere tutto e mi impediva di rilassarmi. Stavo continuando a toccarmi con foga quando...
DRIIINN!
Un colpo al cuore, il timer impostato era già scaduto. In un batter d'occhio arrivò Monica che mi fece reindossare quel maledetto giocattolino.
"Vedo che non hai sfruttato l'occasione. Pazienza, sarà per la prossima..."
Nel modo più freddo possibile completò la sua opera e rimise la chiave al collo.
Rimasi insoddisfatto per l'ennesima volta.
Andammo a letto, ma la mattina seguente ritrovai il lenzuolo completamente bagnato. Il mio cazzo si era svuotato passivamente nel sonno, anche lui rassegnato.
Monica si accorse della scena, e con gli occhi di chi ha avuto l'idea della sua vita esclamò:
"Povero caro, eri proprio pieno! Ma forse ho un'idea per fare in modo che non accada più..."
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