Il fidanzato di mia sorella
di
Elderwand
genere
gay
L’estate del mio primo anno di università andai a Roma per una settimana, ospite a casa di mia sorella e del suo fidanzato Gaetano. Lui sapeva da sempre del mio interesse per i maschi, ma mai avrei immaginato che la cosa potesse essere reciproca.
Ho sempre avuto un debole per lui, ma a mia sorella non l’ho mai detto. E come poteva essere diversamente? Gaetano ha trentadue anni, è alto la bellezza di 1 metro e novanta, muscoloso e senza un pelo su tutto il corpo. Ha un viso bellissimo, un naso greco e due occhi molto scuri. I capelli castani sono lunghi e ricci e li tiene sempre legati a coda di cavallo.
Accadde tutto una sera di luglio. Faceva caldissimo. Mia sorella era andata a stare qualche giorno da una sua amica a Cesenatico. Io e Gaetano restammo soli a casa.
La prima sera dopo che lei era partita cenammo insieme parlando del più e del meno. Gaetano mi raccontava del suo lavoro di informatico. Non ne era molto entusiasta, la sua passione era la pallacanestro e avrebbe voluto da sempre diventare un giocatore a tutti gli effetti. Non potevo fare a meno di immaginarmelo con la divisa da giocatore mentre faceva canestro, e poi inevitabilmente negli spogliatoi e sotto la doccia. Il pensiero di lui era così forte che mi era venuto subito duro sotto i pantaloncini e facevo di tutto per non darlo a vedere. Subito dopo cena ci salutammo e io corsi in camera a spararmi una sega pensando a lui. Poi andai a dormire.
Verso mezzanotte mi svegliò il rumore della televisione accesa. Confuso, mi alzai e andai a controllare. Gaetano stava guardando un film in salotto. Era seduto sul divano con solo i boxer addosso. Il petto muscoloso era liscissimo, così come le cosce e le gambe dai polpacci grossi e privi di peli. Era una visione davvero eccitante.
Gaetano si accorse di me e si scusò subito per avermi svegliato. Mi disse che non riusciva a dormire per il caldo. Io gli risposi che non era stato lui a svegliarmi, ma che neanche io riuscivo molto a dormire.
“Vuoi unirti a me”, mi chiese facendomi segno di andare a sedermi accanto a lui.
Lo feci.
Non potei fare a meno di dare una rapida occhiata al suo corpo di marmo. Avevo troppa voglia di toccarlo, ma non avrei mai avuto il coraggio sapendo che lui non era gay e per di più era fidanzato con mia sorella. Notai una lieve protuberanza sui boxer a quadri. Tra le fessure dei bottoni potevo intravedere qualche pelo del pube.
“Che film guardi?”, gli chiesi distogliendo lo sguardo dal pacco prima che potesse accorgersene.
“Una cavolata su Netflix, non sapevo che altro guardare”, disse. “Non ti fa caldo con quei pantaloncini?”.
Avevo la canottiera e il pantaloncino del pigiama. Dissi di sì e feci per sfilarmelo, ma mi accorsi in tempo che sotto non avevo alcun intimo perché mi piace dormire libero, e me li lasciai addosso. Non sapevo se lui se ne fosse accorto e me lo avesse detto apposta, ma faceva veramente caldo.
Guardammo il film per un po’. Gaetano aveva ragione. Era davvero noioso. Sbadigliai più volte e poggiai la testa sul divano, ingannato dal sonno.
“Vuoi stenderti? Forse staresti più comodo”, mi disse all’improvviso. Lo guardai, confuso. Il divano era troppo piccolo perché potessi stendermi completamente accanto a lui. Quindi, o avrebbe dovuto alzarsi lui e lasciarmi il posto oppure…
Mi sorrideva facendo segno con le mani di coricarmi sulle sue gambe.
“Io non…”, feci per dire ma lui mi interruppe subito.
“Lo faccio sempre con tua sorella, la aiuta a prendere sonno più facilmente”.
Indugiai per qualche momento. Lui stava a gambe larghe in attesa. Mi sembrava assurdo che potessi fare una cosa del genere con Gaetano. Che intenzioni aveva? Ma alla fine cedetti.
Mi misi steso sul divano poggiando la testa sulle sue cosce. Sentii subito il rigonfiamento del suo pacco premermi la guancia. Pulsava silenzioso sotto di me. Mi chiedevo come avrei mai potuto prendere sonno in una posizione del genere.
Continuammo a guardare il film e a un certo punto lui prese ad accarezzarmi i capelli con movimenti lenti e cadenzati. Era molto gentile e rilassante, come se accarezzasse un peluche. Nel frattempo, sentivo il suo pacco crescere ancora di più, farsi più duro. Stava avendo una erezione vera e propria sotto la mia testa.
“Ops”, disse lui con un risolino. “Mi sa che qualcuno si è svegliato. Ti dà fastidio?”
“No”, gli dissi senza pensarci e lui allargò ancora di più le gambe continuando ad accarezzarmi la testa.
Non so cosa mi diede il coraggio di farlo in quel momento, ma spostai la testa e affondai il viso direttamente tra le sue gambe. Avevo il naso nella fessura dei suoi boxer e aspiravo con avidità l’odore che proveniva da lì sotto. Il suo cazzo aveva un odore forte di maschio. Annusai ripetutamente cogliendo ogni sentore. L’odore forte dell’uomo mi fa impazzire, e infatti mi venne subito duro nei pantaloncini.
Gaetano si accorse che quella situazione mi stava facendo eccitare come succedeva a lui e mi fece alzare la testa per sbottonarsi i boxer. Con un rapido movimento tirò fuori il cazzo dalla fessura, liberando anche le palle.
Era un cazzo mastodontico. Stava eretto all’insù, lungo e grosso e leggermente scappellato.
“Ti piace?”, mi chiese.
Non gli dissi nulla e invece mi misi subito all’opera. Iniziai a baciargli le palle. Erano calde e sudate. Le leccai e le presi in bocca risucchiandole tra le labbra. Erano grosse e immaginai che dovessero essere belle piene. Poi presi a leccare la base dell’asta e con la punta della lingua risalii lentamente fino ad arrivare in cima. Infilai la lingua nelle pieghe del cazzo intercettando subito la cappella umida. Sentii il sapore fortissimo dell’eccitazione e del piscio ancora fresco. Doveva aver fatto la pipì da poco.
Gaetano era impaziente perché dopo un po’ che gli leccavo la superficie, fece pressione con la mano che mi accarezzava la testa e cercò di spingermela più giù. Era il suo modo per dirmi che voleva che lo prendessi in bocca. Infatti, mi lasciai guidare schiudendo le labbra quel poco che bastava per accogliere la sua verga nella mia bocca. La sentii scappellarsi tra le mie labbra. Gaetano gemeva mentre continuava a farmi scivolare la testa sempre più giù verso le cosce finché mi trovai con il suo cazzo completamente in bocca. Le mie labbra urtavano le palle e la sua cappella grossa e pulsante mi grattava la gola.
Mi tenne la testa premuta sul cazzo per svariati secondi e mi lasciò andare solo quando vide che cominciavo a strozzarmi. Liberai la bocca dal cazzo per riprendere aria. Feci un bel respiro e tornai di nuovo ad affondare le labbra su quel bellissimo bastone di marmo. Non avevo tempo da perdere. Lo volevo divorare.
Iniziai a succhiargli il cazzo seriamente. Su e giù. Avanti e indietro. Dapprima con dolcezza, poi con sempre più foga. Lo sentivo gemere. Doveva provare tanto piacere perché non mi guidava più ma si era lasciato andare sul divano con le braccia stese e lasciava fare tutto a me.
Io stavo tutto il tempo con la testa affondata tra le sue gambe e il culo leggermente sollevato. A un certo punto sentii la mano di Gaetano scivolare nei miei pantaloncini e un suo dito affusolato stuzzicare il buchetto liscio e glabro. Era sorpreso di scoprire che sotto non avevo nulla. Si mise a giocare per un po’ con il mio culo. Lo accarezzava e stuzzicava il buco asciutto. Sentii che si sputava su un dito e me lo infilava dentro.
“Di qui deve essere già passato qualcuno”, mi disse. Io risi senza dire nulla. Pensai a Silvio, un mio conoscente, che negli ultimi due anni mi aveva scopato almeno tre volte a settimana, prima di trasferirsi a Milano.
Gaetano, sempre più eccitato, infilò prima il dito indice facendolo andare avanti e indietro, poi vedendo che mi eccitavo e allargavo le chiappe il più possibile per accoglierlo dentro, mi forzò il buco infilando indice e medio insieme. Lanciai un gridolino per il dolore ma Gaetano non si fermò, anzi andò ancora più a fondo. Per distrarmi dal dolore continuavo a succhiargli il cazzo sempre più gonfio e pulsante.
“Ti voglio”, mi disse all’improvviso. Dal suo tono di voce percepivo l’urgenza del suo bisogno.
Gaetano mi mise delicatamente una mano al collo e mi fece alzare la testa allontanandola dal suo cazzo.
“Ti voglio”, ripeté guardandomi dritto negli occhi.
Mi sfilai i pantaloncini e li lasciai cadere a terra. Poi, con un movimento lento ma deciso mi sedetti sulle sue gambe. Ora avevo il suo cazzo tra le chiappe, lo sentivo pulsare pieno di eccitazione. I nostri visi erano alla stessa altezza e ci guardammo negli occhi. Aveva dei bellissimi occhi profondi nei quali avrei voluto perdermi. Ora capivo perché mia sorella se lo voleva sposare. Era la perfezione.
Gli poggiai le mani sui pettorali muscolosi e cominciai a muovermi oscillando il bacino in modo suadente. Il suo cazzo duro, intrappolato tra le mie chiappe, si scappellava e questo faceva gemere Gaetano. Mi afferrò i glutei con entrambe le mani e li strinse tra le dita palpandoli per accertarsi di quanto fossero morbidi e sodi allo stesso tempo. Io gli intrecciai le braccia intorno al collo e mi sporsi verso la sua bocca. Gli baciai le labbra con dolcezza. Lui rimase immobile per qualche secondo, poi si sporse verso di me e ricambiò con un baciò più appassionato. Era un tipo passionale, in fondo, e me ne accorgevo dal modo in cui baciava. Mi divorava le labbra con foga, con urgenza. Infilò la lingua con prepotenza e mi perlustrò la bocca in cerca della mia. Io ricambiavo il suo trasporto con altrettanto trasporto stringendomi più a lui e continuando a dimenarmi mentre pomiciavamo.
A un tratto si bloccò e si staccò da me quel poco che gli serviva per guardarmi. Con le mani continuava a strapazzarmi le chiappe.
“Cazzo quanto mi fai eccitare”, disse serio.
Io lo guardai con un ghigno malizioso e non dissi nulla. Cogliendolo di sorpresa, mi portai la mano alla bocca e ci sputai sopra. Poi me la passai sull’ano per inumidirlo. Mi inarcai un po’ e gli presi il cazzo in mano indirizzando la cappella verso il mio ano. Quando sentii che era pronto a entrare, forzai un po’ e scivolai lentamente sul suo cazzo finché non sentii i peli del suo pube farmi il solletico. Era tutto dentro di me. Gaetano, il ragazzo di mia sorella, era dentro di me. Mi ero fatto penetrare a pelle, senza protezione. Ma a lui non sembrava importare perché non mi aveva detto nulla. Evidentemente anche a lui piaceva così. Avevo fatto quei movimenti senza distogliere gli occhi dai suoi. Lui mi fissava con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, in estasi. Iniziai a dimenarmi su e giù con il suo cazzo gonfio che si muoveva dentro di me e gli rimisi le braccia al collo riprendendo a baciarlo con ancora più foga. Lui si lasciava fare tutto tenendomi stretto per i fianchi snelli.
Sentivo che si eccitava sempre di più perché iniziava a muovere il cazzo dentro di me in modo più veloce e io, in risposta, saltellavo più forte. Il suo cazzo grande mi faceva male, molto male. Continuavamo a guardarci e mi accorsi che il suo sguardo era cambiato. Si era fatto di colpo più duro, più feroce. L’animale che era in lui stava lentamente uscendo fuori.
Da quel momento in poi accadde tutto in modo più veloce e frenetico e non capii più nulla. Era totalmente cambiato. Divenne più rude e violento, come se non fosse lui ma qualcun altro che aveva preso il suo posto. Mi afferrò e mi sfilò il cazzo in modo brusco. Mi spinse a terra e mi mise a pecora intimandomi di allargare le chiappe il più possibile. Mi tirò uno schiaffo forte a una chiappa e mi penetrò con forza lasciandosi andare a un grugnito di soddisfazione. Mi afferrò stretto per i fianchi e prese a scoparmi con foga sul tappeto. Mi dava botte così forti che iniziai a gridare per il dolore costringendolo a mettermi la mano sulla bocca per zittirmi e non farmi sentire da tutto il palazzo. Si chinava su di me e mi sussurrava all’orecchio: “Ti piace, puttana?” Il suo alito caldo nel mio orecchio mi eccitava tantissimo, ma ancora di più il modo in cui mi chiamava. Mi sentivo davvero una puttana, la sua puttana. Mi chiavava con violenza. Sentivo le sue palle pesanti sbattermi contro le chiappe e il suo cazzo voglioso spingersi fino in profondità. Mi affondava nella pancia come un pugnale rovente. A un certo punto mi mise una mano sulla schiena e mi costrinse a piegarmi più in giù e a tenere le chiappe sempre più aperte. Iniziò a giocare con il suo cazzo. Me lo infilava di colpo fino in fondo e poi lo sfilava lentamente. Lo infilava e lo sfilava più volte. Io cercavo di tapparmi la bocca per non farmi sentire ma non potevo impedirmi di gridare. Era un dolore straziante. Lui se ne accorgeva e faceva sempre più forte. Mi affondava dentro con l’intenzione evidente di farmi male. Si fermò un momento perché aveva iniziato a stancarsi. Tirò un sospiro e lasciandomi di stucco alzò una gamba e mi mise il piede in faccia. Riprese a scoparmi in modo ancora più violento mentre faceva pressione con la pianta del piede affondata nella mia guancia. Non capivo più nulla. Ero già stato sottomesso da altri ragazzi, ma mai in quel modo. Era un vero maschio alfa e sapeva come trattarmi.
Dopo diversi minuti che aveva passato a sfondarmi in quel modo, levò il piede e si abbassò sul mio viso per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
“Voglio guardarti negli occhi mentre ti scopo”, mi disse con voce suadente. Quelle parole, pronunciate da lui, mi fecero eccitare tantissimo. Avrei voluto rispondergli qualcosa, ma sopraffatto dal suo cazzo che si muoveva con prepotenza dentro di me, mi scappò un gemito di piacere simile al verso di un gattino che lui intese come un cenno affermativo perché mi sfilò bruscamente la sua verga dal culo e mi prese per un braccio facendomi girare a pancia in su. Mi afferrò per le caviglie e mi fece mettere a missionario. Io allacciai le gambe intorno ai suoi fianchi e lui riprese a scoparmi con violenza. Ora potevamo guardarci direttamente negli occhi come voleva lui. Teneva il suo sguardo deciso e rabbioso fisso su di me come a voler intendere che ero sotto il suo totale controllo e che era libero di farmi quello che voleva. Al massimo dell’eccitazione sfogava il suo bisogno animale su di me. Mi sputava in bocca la sua saliva densa e calda e io la ingoiavo, felice di quel regalo. Subito dopo mi baciava con passione infilandomi la lingua dentro fin quasi all’ugola. Lo guardavo e gli sorridevo intensamente. Volevo fargli capire che il mio solo desiderio era quello di soddisfarlo in tutti i modi possibili. Lui, in risposta, prendeva a darmi schiaffi sulle guance, prima piccoli buffetti innocenti, poi manrovesci sempre più forti che mi facevano girare la testa. Tutto questo mentre continuava a fottermi affondando il suo cazzo sempre più in profondità dentro di me. Dalla sua foga inaudita sarebbe potuto sembrare che non scopasse da mesi, ma sapevo per certo che mia sorella si concedeva a lui tutti i giorni. Gaetano era un maschio focoso e come tale aveva sempre bisogno di essere appagato sessualmente, in qualsiasi momento e in qualunque modo.
“Cazzo sto per venire”, esclamò a un certo punto e, prendendomi alla sprovvista, si aggrappò a me mettendomi le mani intorno al collo. Stringeva con decisione senza tuttavia togliermi l’aria e allo stesso tempo aumentava sempre di più la velocità con cui mi scopava. Era feroce, imbestialito. La sua brutalità, che mi trasmetteva attraverso gli occhi colmi di piacere perverso, mi eccitava come non mi era mai successo prima. Provavo un piacere assoluto e sfrenato e mi abbandonavo a lui senza remore.
Con un urlo grottesco, diede un’ultima spinta e mi esplose dentro tutto il suo seme. Cinque, sei schizzi potenti di sborra calda e densa mi riempirono la pancia. Non riuscivo a crederci. Gaetano aveva svuotato le sue palle piene dentro di me, mi aveva fatto dono del suo nettare divino. Mi sentivo pieno di lui.
Gaetano si lasciò cadere su di me, stremato. Lo abbracciai accarezzandogli la schiena sudata. Respirava con affanno, stremato per lo sforzo, mentre continuava a muovere il suo cazzo ancora duro dentro di me.
“Ora sei mio” mi sussurrò nell’orecchio. “Ci divertiremo un mondo io e te”. Dopodiché, mi liberò dal suo peso e si alzò da terra per mettersi a sedere sul divano. Mi intimò di pulirgli il cazzo. Senza dire niente, mi misi in ginocchio e gli scivolai tra le gambe mettendomi subito al lavoro. Glielo pulii per bene da cima a fondo leccando e ingoiando ogni residuo di sborra. Tornò subito duro come il marmo e a un cenno di Gaetano gli feci un altro pompino. Lui mi accarezzava la testa come a un cagnolino senza dire nulla. Stava in silenzio ma i suoi occhi mi dicevano chiaramente quanto la mia bocca lo facesse godere. Alla fine, mi regalò un’altra copiosa scarica di sborra che andò a finire dritta nella mia gola fin quasi a soffocarmi. Mentre ingoiavo tutto il suo seme, sentivo quello che mi riempiva il culo fuoriuscire dal buco gonfio e colare lentamente lungo le cosce.
Quella sera dormimmo insieme nel letto matrimoniale che divideva con mia sorella. Mi scopò altre due volte durante la notte senza concedermi un attimo di tregua e tutte e due le volte mi ingravidò. Il seme sembrava non finirgli mai.
Ho sempre avuto un debole per lui, ma a mia sorella non l’ho mai detto. E come poteva essere diversamente? Gaetano ha trentadue anni, è alto la bellezza di 1 metro e novanta, muscoloso e senza un pelo su tutto il corpo. Ha un viso bellissimo, un naso greco e due occhi molto scuri. I capelli castani sono lunghi e ricci e li tiene sempre legati a coda di cavallo.
Accadde tutto una sera di luglio. Faceva caldissimo. Mia sorella era andata a stare qualche giorno da una sua amica a Cesenatico. Io e Gaetano restammo soli a casa.
La prima sera dopo che lei era partita cenammo insieme parlando del più e del meno. Gaetano mi raccontava del suo lavoro di informatico. Non ne era molto entusiasta, la sua passione era la pallacanestro e avrebbe voluto da sempre diventare un giocatore a tutti gli effetti. Non potevo fare a meno di immaginarmelo con la divisa da giocatore mentre faceva canestro, e poi inevitabilmente negli spogliatoi e sotto la doccia. Il pensiero di lui era così forte che mi era venuto subito duro sotto i pantaloncini e facevo di tutto per non darlo a vedere. Subito dopo cena ci salutammo e io corsi in camera a spararmi una sega pensando a lui. Poi andai a dormire.
Verso mezzanotte mi svegliò il rumore della televisione accesa. Confuso, mi alzai e andai a controllare. Gaetano stava guardando un film in salotto. Era seduto sul divano con solo i boxer addosso. Il petto muscoloso era liscissimo, così come le cosce e le gambe dai polpacci grossi e privi di peli. Era una visione davvero eccitante.
Gaetano si accorse di me e si scusò subito per avermi svegliato. Mi disse che non riusciva a dormire per il caldo. Io gli risposi che non era stato lui a svegliarmi, ma che neanche io riuscivo molto a dormire.
“Vuoi unirti a me”, mi chiese facendomi segno di andare a sedermi accanto a lui.
Lo feci.
Non potei fare a meno di dare una rapida occhiata al suo corpo di marmo. Avevo troppa voglia di toccarlo, ma non avrei mai avuto il coraggio sapendo che lui non era gay e per di più era fidanzato con mia sorella. Notai una lieve protuberanza sui boxer a quadri. Tra le fessure dei bottoni potevo intravedere qualche pelo del pube.
“Che film guardi?”, gli chiesi distogliendo lo sguardo dal pacco prima che potesse accorgersene.
“Una cavolata su Netflix, non sapevo che altro guardare”, disse. “Non ti fa caldo con quei pantaloncini?”.
Avevo la canottiera e il pantaloncino del pigiama. Dissi di sì e feci per sfilarmelo, ma mi accorsi in tempo che sotto non avevo alcun intimo perché mi piace dormire libero, e me li lasciai addosso. Non sapevo se lui se ne fosse accorto e me lo avesse detto apposta, ma faceva veramente caldo.
Guardammo il film per un po’. Gaetano aveva ragione. Era davvero noioso. Sbadigliai più volte e poggiai la testa sul divano, ingannato dal sonno.
“Vuoi stenderti? Forse staresti più comodo”, mi disse all’improvviso. Lo guardai, confuso. Il divano era troppo piccolo perché potessi stendermi completamente accanto a lui. Quindi, o avrebbe dovuto alzarsi lui e lasciarmi il posto oppure…
Mi sorrideva facendo segno con le mani di coricarmi sulle sue gambe.
“Io non…”, feci per dire ma lui mi interruppe subito.
“Lo faccio sempre con tua sorella, la aiuta a prendere sonno più facilmente”.
Indugiai per qualche momento. Lui stava a gambe larghe in attesa. Mi sembrava assurdo che potessi fare una cosa del genere con Gaetano. Che intenzioni aveva? Ma alla fine cedetti.
Mi misi steso sul divano poggiando la testa sulle sue cosce. Sentii subito il rigonfiamento del suo pacco premermi la guancia. Pulsava silenzioso sotto di me. Mi chiedevo come avrei mai potuto prendere sonno in una posizione del genere.
Continuammo a guardare il film e a un certo punto lui prese ad accarezzarmi i capelli con movimenti lenti e cadenzati. Era molto gentile e rilassante, come se accarezzasse un peluche. Nel frattempo, sentivo il suo pacco crescere ancora di più, farsi più duro. Stava avendo una erezione vera e propria sotto la mia testa.
“Ops”, disse lui con un risolino. “Mi sa che qualcuno si è svegliato. Ti dà fastidio?”
“No”, gli dissi senza pensarci e lui allargò ancora di più le gambe continuando ad accarezzarmi la testa.
Non so cosa mi diede il coraggio di farlo in quel momento, ma spostai la testa e affondai il viso direttamente tra le sue gambe. Avevo il naso nella fessura dei suoi boxer e aspiravo con avidità l’odore che proveniva da lì sotto. Il suo cazzo aveva un odore forte di maschio. Annusai ripetutamente cogliendo ogni sentore. L’odore forte dell’uomo mi fa impazzire, e infatti mi venne subito duro nei pantaloncini.
Gaetano si accorse che quella situazione mi stava facendo eccitare come succedeva a lui e mi fece alzare la testa per sbottonarsi i boxer. Con un rapido movimento tirò fuori il cazzo dalla fessura, liberando anche le palle.
Era un cazzo mastodontico. Stava eretto all’insù, lungo e grosso e leggermente scappellato.
“Ti piace?”, mi chiese.
Non gli dissi nulla e invece mi misi subito all’opera. Iniziai a baciargli le palle. Erano calde e sudate. Le leccai e le presi in bocca risucchiandole tra le labbra. Erano grosse e immaginai che dovessero essere belle piene. Poi presi a leccare la base dell’asta e con la punta della lingua risalii lentamente fino ad arrivare in cima. Infilai la lingua nelle pieghe del cazzo intercettando subito la cappella umida. Sentii il sapore fortissimo dell’eccitazione e del piscio ancora fresco. Doveva aver fatto la pipì da poco.
Gaetano era impaziente perché dopo un po’ che gli leccavo la superficie, fece pressione con la mano che mi accarezzava la testa e cercò di spingermela più giù. Era il suo modo per dirmi che voleva che lo prendessi in bocca. Infatti, mi lasciai guidare schiudendo le labbra quel poco che bastava per accogliere la sua verga nella mia bocca. La sentii scappellarsi tra le mie labbra. Gaetano gemeva mentre continuava a farmi scivolare la testa sempre più giù verso le cosce finché mi trovai con il suo cazzo completamente in bocca. Le mie labbra urtavano le palle e la sua cappella grossa e pulsante mi grattava la gola.
Mi tenne la testa premuta sul cazzo per svariati secondi e mi lasciò andare solo quando vide che cominciavo a strozzarmi. Liberai la bocca dal cazzo per riprendere aria. Feci un bel respiro e tornai di nuovo ad affondare le labbra su quel bellissimo bastone di marmo. Non avevo tempo da perdere. Lo volevo divorare.
Iniziai a succhiargli il cazzo seriamente. Su e giù. Avanti e indietro. Dapprima con dolcezza, poi con sempre più foga. Lo sentivo gemere. Doveva provare tanto piacere perché non mi guidava più ma si era lasciato andare sul divano con le braccia stese e lasciava fare tutto a me.
Io stavo tutto il tempo con la testa affondata tra le sue gambe e il culo leggermente sollevato. A un certo punto sentii la mano di Gaetano scivolare nei miei pantaloncini e un suo dito affusolato stuzzicare il buchetto liscio e glabro. Era sorpreso di scoprire che sotto non avevo nulla. Si mise a giocare per un po’ con il mio culo. Lo accarezzava e stuzzicava il buco asciutto. Sentii che si sputava su un dito e me lo infilava dentro.
“Di qui deve essere già passato qualcuno”, mi disse. Io risi senza dire nulla. Pensai a Silvio, un mio conoscente, che negli ultimi due anni mi aveva scopato almeno tre volte a settimana, prima di trasferirsi a Milano.
Gaetano, sempre più eccitato, infilò prima il dito indice facendolo andare avanti e indietro, poi vedendo che mi eccitavo e allargavo le chiappe il più possibile per accoglierlo dentro, mi forzò il buco infilando indice e medio insieme. Lanciai un gridolino per il dolore ma Gaetano non si fermò, anzi andò ancora più a fondo. Per distrarmi dal dolore continuavo a succhiargli il cazzo sempre più gonfio e pulsante.
“Ti voglio”, mi disse all’improvviso. Dal suo tono di voce percepivo l’urgenza del suo bisogno.
Gaetano mi mise delicatamente una mano al collo e mi fece alzare la testa allontanandola dal suo cazzo.
“Ti voglio”, ripeté guardandomi dritto negli occhi.
Mi sfilai i pantaloncini e li lasciai cadere a terra. Poi, con un movimento lento ma deciso mi sedetti sulle sue gambe. Ora avevo il suo cazzo tra le chiappe, lo sentivo pulsare pieno di eccitazione. I nostri visi erano alla stessa altezza e ci guardammo negli occhi. Aveva dei bellissimi occhi profondi nei quali avrei voluto perdermi. Ora capivo perché mia sorella se lo voleva sposare. Era la perfezione.
Gli poggiai le mani sui pettorali muscolosi e cominciai a muovermi oscillando il bacino in modo suadente. Il suo cazzo duro, intrappolato tra le mie chiappe, si scappellava e questo faceva gemere Gaetano. Mi afferrò i glutei con entrambe le mani e li strinse tra le dita palpandoli per accertarsi di quanto fossero morbidi e sodi allo stesso tempo. Io gli intrecciai le braccia intorno al collo e mi sporsi verso la sua bocca. Gli baciai le labbra con dolcezza. Lui rimase immobile per qualche secondo, poi si sporse verso di me e ricambiò con un baciò più appassionato. Era un tipo passionale, in fondo, e me ne accorgevo dal modo in cui baciava. Mi divorava le labbra con foga, con urgenza. Infilò la lingua con prepotenza e mi perlustrò la bocca in cerca della mia. Io ricambiavo il suo trasporto con altrettanto trasporto stringendomi più a lui e continuando a dimenarmi mentre pomiciavamo.
A un tratto si bloccò e si staccò da me quel poco che gli serviva per guardarmi. Con le mani continuava a strapazzarmi le chiappe.
“Cazzo quanto mi fai eccitare”, disse serio.
Io lo guardai con un ghigno malizioso e non dissi nulla. Cogliendolo di sorpresa, mi portai la mano alla bocca e ci sputai sopra. Poi me la passai sull’ano per inumidirlo. Mi inarcai un po’ e gli presi il cazzo in mano indirizzando la cappella verso il mio ano. Quando sentii che era pronto a entrare, forzai un po’ e scivolai lentamente sul suo cazzo finché non sentii i peli del suo pube farmi il solletico. Era tutto dentro di me. Gaetano, il ragazzo di mia sorella, era dentro di me. Mi ero fatto penetrare a pelle, senza protezione. Ma a lui non sembrava importare perché non mi aveva detto nulla. Evidentemente anche a lui piaceva così. Avevo fatto quei movimenti senza distogliere gli occhi dai suoi. Lui mi fissava con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, in estasi. Iniziai a dimenarmi su e giù con il suo cazzo gonfio che si muoveva dentro di me e gli rimisi le braccia al collo riprendendo a baciarlo con ancora più foga. Lui si lasciava fare tutto tenendomi stretto per i fianchi snelli.
Sentivo che si eccitava sempre di più perché iniziava a muovere il cazzo dentro di me in modo più veloce e io, in risposta, saltellavo più forte. Il suo cazzo grande mi faceva male, molto male. Continuavamo a guardarci e mi accorsi che il suo sguardo era cambiato. Si era fatto di colpo più duro, più feroce. L’animale che era in lui stava lentamente uscendo fuori.
Da quel momento in poi accadde tutto in modo più veloce e frenetico e non capii più nulla. Era totalmente cambiato. Divenne più rude e violento, come se non fosse lui ma qualcun altro che aveva preso il suo posto. Mi afferrò e mi sfilò il cazzo in modo brusco. Mi spinse a terra e mi mise a pecora intimandomi di allargare le chiappe il più possibile. Mi tirò uno schiaffo forte a una chiappa e mi penetrò con forza lasciandosi andare a un grugnito di soddisfazione. Mi afferrò stretto per i fianchi e prese a scoparmi con foga sul tappeto. Mi dava botte così forti che iniziai a gridare per il dolore costringendolo a mettermi la mano sulla bocca per zittirmi e non farmi sentire da tutto il palazzo. Si chinava su di me e mi sussurrava all’orecchio: “Ti piace, puttana?” Il suo alito caldo nel mio orecchio mi eccitava tantissimo, ma ancora di più il modo in cui mi chiamava. Mi sentivo davvero una puttana, la sua puttana. Mi chiavava con violenza. Sentivo le sue palle pesanti sbattermi contro le chiappe e il suo cazzo voglioso spingersi fino in profondità. Mi affondava nella pancia come un pugnale rovente. A un certo punto mi mise una mano sulla schiena e mi costrinse a piegarmi più in giù e a tenere le chiappe sempre più aperte. Iniziò a giocare con il suo cazzo. Me lo infilava di colpo fino in fondo e poi lo sfilava lentamente. Lo infilava e lo sfilava più volte. Io cercavo di tapparmi la bocca per non farmi sentire ma non potevo impedirmi di gridare. Era un dolore straziante. Lui se ne accorgeva e faceva sempre più forte. Mi affondava dentro con l’intenzione evidente di farmi male. Si fermò un momento perché aveva iniziato a stancarsi. Tirò un sospiro e lasciandomi di stucco alzò una gamba e mi mise il piede in faccia. Riprese a scoparmi in modo ancora più violento mentre faceva pressione con la pianta del piede affondata nella mia guancia. Non capivo più nulla. Ero già stato sottomesso da altri ragazzi, ma mai in quel modo. Era un vero maschio alfa e sapeva come trattarmi.
Dopo diversi minuti che aveva passato a sfondarmi in quel modo, levò il piede e si abbassò sul mio viso per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
“Voglio guardarti negli occhi mentre ti scopo”, mi disse con voce suadente. Quelle parole, pronunciate da lui, mi fecero eccitare tantissimo. Avrei voluto rispondergli qualcosa, ma sopraffatto dal suo cazzo che si muoveva con prepotenza dentro di me, mi scappò un gemito di piacere simile al verso di un gattino che lui intese come un cenno affermativo perché mi sfilò bruscamente la sua verga dal culo e mi prese per un braccio facendomi girare a pancia in su. Mi afferrò per le caviglie e mi fece mettere a missionario. Io allacciai le gambe intorno ai suoi fianchi e lui riprese a scoparmi con violenza. Ora potevamo guardarci direttamente negli occhi come voleva lui. Teneva il suo sguardo deciso e rabbioso fisso su di me come a voler intendere che ero sotto il suo totale controllo e che era libero di farmi quello che voleva. Al massimo dell’eccitazione sfogava il suo bisogno animale su di me. Mi sputava in bocca la sua saliva densa e calda e io la ingoiavo, felice di quel regalo. Subito dopo mi baciava con passione infilandomi la lingua dentro fin quasi all’ugola. Lo guardavo e gli sorridevo intensamente. Volevo fargli capire che il mio solo desiderio era quello di soddisfarlo in tutti i modi possibili. Lui, in risposta, prendeva a darmi schiaffi sulle guance, prima piccoli buffetti innocenti, poi manrovesci sempre più forti che mi facevano girare la testa. Tutto questo mentre continuava a fottermi affondando il suo cazzo sempre più in profondità dentro di me. Dalla sua foga inaudita sarebbe potuto sembrare che non scopasse da mesi, ma sapevo per certo che mia sorella si concedeva a lui tutti i giorni. Gaetano era un maschio focoso e come tale aveva sempre bisogno di essere appagato sessualmente, in qualsiasi momento e in qualunque modo.
“Cazzo sto per venire”, esclamò a un certo punto e, prendendomi alla sprovvista, si aggrappò a me mettendomi le mani intorno al collo. Stringeva con decisione senza tuttavia togliermi l’aria e allo stesso tempo aumentava sempre di più la velocità con cui mi scopava. Era feroce, imbestialito. La sua brutalità, che mi trasmetteva attraverso gli occhi colmi di piacere perverso, mi eccitava come non mi era mai successo prima. Provavo un piacere assoluto e sfrenato e mi abbandonavo a lui senza remore.
Con un urlo grottesco, diede un’ultima spinta e mi esplose dentro tutto il suo seme. Cinque, sei schizzi potenti di sborra calda e densa mi riempirono la pancia. Non riuscivo a crederci. Gaetano aveva svuotato le sue palle piene dentro di me, mi aveva fatto dono del suo nettare divino. Mi sentivo pieno di lui.
Gaetano si lasciò cadere su di me, stremato. Lo abbracciai accarezzandogli la schiena sudata. Respirava con affanno, stremato per lo sforzo, mentre continuava a muovere il suo cazzo ancora duro dentro di me.
“Ora sei mio” mi sussurrò nell’orecchio. “Ci divertiremo un mondo io e te”. Dopodiché, mi liberò dal suo peso e si alzò da terra per mettersi a sedere sul divano. Mi intimò di pulirgli il cazzo. Senza dire niente, mi misi in ginocchio e gli scivolai tra le gambe mettendomi subito al lavoro. Glielo pulii per bene da cima a fondo leccando e ingoiando ogni residuo di sborra. Tornò subito duro come il marmo e a un cenno di Gaetano gli feci un altro pompino. Lui mi accarezzava la testa come a un cagnolino senza dire nulla. Stava in silenzio ma i suoi occhi mi dicevano chiaramente quanto la mia bocca lo facesse godere. Alla fine, mi regalò un’altra copiosa scarica di sborra che andò a finire dritta nella mia gola fin quasi a soffocarmi. Mentre ingoiavo tutto il suo seme, sentivo quello che mi riempiva il culo fuoriuscire dal buco gonfio e colare lentamente lungo le cosce.
Quella sera dormimmo insieme nel letto matrimoniale che divideva con mia sorella. Mi scopò altre due volte durante la notte senza concedermi un attimo di tregua e tutte e due le volte mi ingravidò. Il seme sembrava non finirgli mai.
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