Lidia, le tappe di una schiavitù

di
genere
dominazione

Sto con mia moglie Lidia da undici anni, e posso dire di essere estremamente soddisfatto della nostra complicità. Appena conosciuta era una bellissima ragazza, di una bellezza semplice ma sconvolgente, e mi aveva colpito per l'assenza degli atteggiamenti che ti aspetti in una ragazza così. Ancora di più mi aveva colpito il suo rammarico per la difficoltà che diceva di trovare nel conoscere nuovi ragazzi.
- ho qualcosa che spaventa tutti - mi disse al nostro primo incontro - eppure mi sembra di essere carina. Il sorriso disarmante e gli enormi occhi verdi mi fecero pensare ad una sirena o ad una ninfa dei boschi, e non potei evitare di confessarle che la osservavo da almeno mezz'ora, trovandola fin troppo bella.
- beh, almeno ce l'hai fatta a venirmi a parlare. Ti va di ballare?
Vederla muoversi in quel vestito fu ancora più emozionante, ma alla fine della serata, quando si riunì alle amiche con cui era arrivata, ebbi solo in coraggio di chiederle il numero di cellulare, sperando di poterla rivedere.
- E se invece mi accompagnassi tu a casa? Almeno parliamo ancora un po'...sempre che ti vada.
Io l'avrei scopata sul cofano dell'auto, ma non volevo rovinare tutto, e parlammo fino all'alba, prima azzardare un bacio che lei ricambiò con passione.
- questo significa che ci rivedremo anche nei prossimi giorni, Davide?
Quando arrivammo al sesso mi accorsi che non era molto esperta e nemmeno troppo fantasiosa, ma compensava con le movenze del corpo davvero perfetto qualsiasi possibile difetto, ma dopo qualche mese iniziarono a mancarmi le varianti a cui Sonia, la mia precedente compagna, mi aveva abituato. Sonia era una vera tigre, a cui il sesso non bastava mai, e soprattutto assecondava qualsiasi fantasia, aggiungendo le sue alle mie. Appena capii che Lidia si fidava di me iniziai a cercare di plasmare la sua sessualità, che era solo acerba per la mancanza di partner adeguati, ed iniziai da una cosa banale come suggerirle di osare ancora di più con l'abbigliamento. Io amo le ragazze sicure di sé, che non temono di essere guardate con desiderio da chi le incontra, e Lidia, per quanto amasse mettersi un po' in mostra, lo faceva in modo abbastanza discreto, senza ostentare le sue doti. Allo stesso tempo alzai il tiro con i giochi erotici, naturalmente indirizzandola verso la mia passione per il bondage, contando sulla vena di sottomissione che avevo intravisto scorrere in lei da quando avevo iniziato a regalarle abiti piuttosto discinti che indossava quando uscivamo, solo per vedermi contento quando gli altri la spogliavano con gli occhi. Le piaceva davvero molto accontentarmi, e metabolizzava quel suo imbarazzo eccitandosi a sua volta,
regalandomi delle scopate furiose al ritorno.
- stasera mi fai fare quello che voglio senza discutere, ok? - le scrissi in chat dal lavoro, mentre lei era delle colleghe di università - voglio fare qualcosa che non hai mai fatto.
- sono con gente - mi rispose - ne parliamo dopo?
- non voglio parlarne dopo, voglio che ci pensi fino a stasera quando ci troveremo. Ok?
- sentiamo...- scrisse, ed ebbi la sensazione che tutte le sue amiche stessero leggendo la chat.
- mi aspetterai nuda e bendata in camera tua, seduta sul letto.
- ok - il suo messaggio arrivò con un certo ritardo, come se si fosse consultata con le amiche - e poi?
- poi ti legherò mani e piedi al letto, e per tutta la notte farò quello che mi viene in mente a quel corpo stupendo e inerme, lasciandoti eccitata al limite ma senza farti venire prima dell'alba, e solo se sarò soddisfatto di come ti sei comportata.
La immaginai imbarazzatissima, ma anche eccitata all'idea, e mi stupì la sua risposta immediata.
- Va bene, ma niente di doloroso.
Fatta. Ma cercai di tenere il campo libero.
- non garantisco sul dolore, ma niente di spiacevole.
- porcello. Qui ridono tutte.
- di me o di te?
- no commenti
La serata fu notevole per me, e indimenticabile per lei, che scoprì quanto il sentirsi completamente sottomessa la facesse sentire libera di lasciarsi andare, segno che in qualche modo prima di sentisse un po' frenata. Immortalai quella notte nelle mie mani, legata a X sul suo letto con varie foto, con le quali inaugurai una galleria personale che si amplia ancora oggi. Quando gliele mostrai si piacque, e quando la vidi fare una selezione delle immagini le chiesi il perché.
- quelle stronzette vogliono un resoconto nei minimi dettagli, e con queste dovrò parlare meno.
- vuoi fargliele vedere?
- sono amiche, e tutte ragazze. Ti darebbe fastidio?
- a me no! Pensavo non facesse piacere a te mostrarti in quel modo.
- magari le censuro un po'. E poi sei tu che mi fai andare in giro quasi nuda, ormai ci sono quasi abituata.
- qui non sei solo nuda, sei anche legata.
- e che c'è di male? Mi é piaciuto sentirmi la tua schiava. Dovremmo rifarlo più spesso.
- E se fossi io a mostrare le foto a qualcuno?
- le foto sono tue. Io sono tua. Puoi fare quello che vuoi, amore.

Iniziai a regalarle abiti ancora più audaci, facendoglieli indossare nelle nostre uscite, e lei stessa ammise di trovarsi a suo agio anche quando gli sguardi diventavano piuttosto insistenti. Applicai lo stesso metodo ai costumi da bagno, chiedendole dapprima di tenere solo il perizoma prima su spiagge isolate o in barca, poi anche in lidi più frequentati, e spingendola a liberarsi di ogni centimetro di stoffa ogni volta che la situazione lo consentisse. Non perdevo occasione per ritrarla, e oltre alle sue amiche decisi di raggiungere un pubblico più ampio su social senza censura. Ormai convivevamo e, per quanto l'idea che il suo corpo e i nostri giochi fossero più o meno di dominio pubblico non la trovassero completamente entusiasta non si oppose mai, e si divertiva leggendo i commenti e raccogliendo anche i suggerimenti che arrivavano tramite loro.
- Mi piacerebbe provare quello che scrive questo qui - mi diceva ogni tanto, e se c'era la possibilità soddisfacevano le richieste. Ormai Lidia era totalmente coinvolta nel suo ruolo, ed una sera mentre si spogliava davanti a me mi confessò un suo desiderio fino a quel momento inespresso.
- finora non mi hai mai punita. Forse ogni tanto dovresti farlo.
- Diciamo che ti ho addestrata e sei brava. C'è qualcosa per cui dovrei punirti?
- Ho incontrato Sonia...
- aha?
- Lei si faceva frustare...e inculare. Perché con me non lo fai? Sono meno di lei?
- tutt'altro. E come mai avete parlato di questo?
- perché mi ha detto che ha visto alcune foto e ha pensato a quello che facevate voi. Ci siamo raccontate un po' di cose.
- che cosa altro ti ha detto?
- che a volte lei ti dominava. Che ti ha inculato più di una volta, che avete fatto cose a tre e a quattro, e che vi torturavate a vicenda.
- É vero. Eravamo molto complici.
- vorrei che lo fossimo anche noi amore. Ma non voglio dominare te, non saprei nemmeno da che parte iniziare. Riuscirò a bastarti se resto solo la tua schiava?
Nuda, bella come il primo giorno che l'avevo vista, si sentiva in difetto perché non l'avevo mai torturata troppo duramente. Sì inginocchiò davanti a me, allungando le mani lungo le mie cosce e fissandomi con gli occhioni da cerbiatta lucidi
- Non so se lo fai, ma mi piacerebbe che non pensassi mai a lei per eccitarti. Le cose che facevi a lei, o con lei, posso farle anche meglio, se vuoi.
- Sei tutto quello che voglio, ma se ti serve per rassicurarti posso torturarti anche subito.
- mi farai molto male?
- quello che potrai sopportare.
- no, voglio andare oltre. Bendami e imbavagliarmi, non voglio avere la possibilità di ribellarmi, o di chiedere di fermarti. Come se ti dovessi strapparmi una confessione.
- ma c'è qualcosa che mi devi confessare?
- forse si. Una cosa di tempo fa, non sapevo se te la saresti ripresa e non te l'ho mai raccontata.
- questo cambia le cose, schiava.
Le presi i polsi e la feci alzare, poi glieli legai insieme prima di appenderla con la faccia contro il vetro della porta finestra.
- ogni minuto alzerò di poco la serranda, finché alla fine ti vedranno completamente dal palazzo di fronte, e intanto la mia cinghia ti avrà segnato per bene. Sicura di non volermi dire tutto adesso?
- non parlerò adesso.
- ok.
Le bendai gli occhi incerottandole la bocca per attutire le grida che sicuramente avrebbe emesso. Non l'avevo mai frustata prima, ma si dimostrò molto resistente, forse per darsi un senso di superiorità verso Sonia, che continuava a vedere come una rivale. Iniziò a fare sentire i primi gemiti solo quando la cinghia iniziò a cadere sui solchi dei colpi precedenti, e la saracinesca la lasciava in vista dai piedi all'ombelico.
- vuoi parlare?
Fece un segno di diniego con la testa e proseguii, fermandomi solo quando solo la testa era ancora nascosta alla vista dall'esterno e tutta la schiena e le gambe erano ricoperte da larghi segni rossastri e violacei.
- Se non parli ora tirerò su la serranda fino in cima, poi ti toglierò la benda e finirò di frustarti lasciandoti qui a scambiare occhiate con quelli di fronte. E quando deciderai di parlare probabilmente dovrò aggiungere un'altra punizione, se quello che mi confesserai é così grave. Parli?
Al suo nuovo diniego sollevai completamente la saracinesca. Le feci vedere le luci accese e le tende tirate dei balconi di fronte. Le lacrime le riempivano gli occhi e le rigavano le guance ma Lidia intendeva ancora resistere.
- ho capito. Vuoi che qualcuno ti veda così...
Lidia abbassò il capo, nascondendo il viso tra i capelli ricci. Ero quasi terrorizzato dalla confessione che nemmeno sapevo di doverle estorcere, ma a questo punto non potevo fermarmi nonostante la voglia di fermare questa prova. Fotografai il suo corpo tormentato, facendole girare il viso perché fosse inequivocabilmente riconoscibile, poi ripresi a fustigarla fino a che tutta la schiena, il suo bel culo e le cosce non ebbero un colore violaceo e le sue grida non fossero più smorzate dal bavaglio, poi mi sedetti in poltrona senza dire nulla, incurante di eventuali sguardi su di lei dall'altro lato della strada. Dopo una decina di minuti mi avvicinai a lei.
- ti hanno vista?
Fece sì con la testa.
- ti sei sentita abbastanza umiliata? Non posso frustarti più di così, a meno di non girarti dall'altra parte.
E Lidia, incredibilmente, mosse i piedi torcendo la schiena per offrire il petto ed il ventre alla mia cinghia.
- no amore. Non lo farò, almeno oggi. Se devi dirmi qualcosa fallo, anche se ti fossi scopato qualcuno avresti già scontato - dissi, sperando che non fosse quella la confessione da sentire. Le tolsi la benda e le asciugai le lacrime, baciandola con forza, spingendole la schiena contro la vetrata e facendola gemere come un animale ferito.
- ora parla...
- ti ricordi le prime foto che mi hai fatto?
- certo
- e ti ricordi che le ho mostrate alle ragazze.
- ovviamente sì.
- ecco. Non gliele ho solo mostrate...
- in che senso? Gli hai raccontato tutta la nottata, giusto? - ripensai alla situazione, ed il cazzo mi si gonfiò nei jeans - che altro hai fatto?
- mi hanno convinta che non era giusto che fossi venuta una volta sola e tu tre...
- vabbè, tu sei sempre in vantaggio. Ma quindi?
- e quindi...eravamo a casa di Alessandra, e mi hanno legata al letto come avevi fatto tu.
- Ah...e vi siete divertite tra di voi?
- insomma...sì
- non parlare a monosillabi! A questo punto raccontami tutto no?
- e niente...ero nuda solo io, e con un coso che Alessandra aveva si sono date il turno per due ore a farmi venire finché non sentivo altro che dolore a ogni orgasmo. Loro ridevano come pazze, e hanno fatto una videochiamata al ragazzo di Ale per farmi vedere, anche se hanno coperto la faccia.
- divertente, però belle stronze. Il tipo ti ha visto venire?
- credo di sì.
- e tu lì, indifesa.
- umiliata e derisa, ma non riuscivo a smettere. Per un mese ho studiato da sola e non ho nemmeno frequentato, non ce la facevo ad incontrarle.
- e poi basta?
- si, a parte quella volta sono sempre stata solo tua.
La slegai per farla riposare, e Lidia si accasciò sul pavimento su un fianco. Era stremata, ma le concessi solo alcuni minuti prima di spogliarmi e rimetterla in ginocchio davanti a me per infilarmi fra le sue labbra carnose.
- Dovrò sicuramente punirti per quello é a tutti gli effetti un tradimento, e non ti sarà permesso di venire per un mese, durante il quale dovrai rimanere sempre nuda. E quando la schiena sarà guarita ti frusterò ogni sera. In più, visto che Alessandra lavora con te e la vedi tutti i giorni, dovrai chiederle di accettarti come schiava, o se preferisce di aggiungersi a te come mia schiava. In un caso o nell'altro, dovrai ancora giocare con lei.
Sfilò il cazzo dalla bocca e mi guardò supplichevole.
- ti prego, Alessandra no. Se mi ha fatto quella cosa tanti anni fa, adesso mi devasterebbe.
- Problema tuo, schiava - le dissi spingendole la testa in avanti - Dovevo essere messo al corrente a suo tempo, ora anche se é passato tanto tempo devo avere la mia rivalsa. Ora finisci.
Venni copiosamente nella bocca di Lidia e senza darle tempo le allungai il telefono per chiamare l'amica.
- cerca di convincerla a venire qui subito. In quel caso l'aspetterai così come sei e le chiederai quello che ti ho detto.
Cercò il numero e attese con apprensione di sentire la voce dell'amica.
- Ma c'è qualcosa che non va? Hai una voce così strana...
- no Ale, tutto ok. Ma devo farti una richiesta un po' particolare, devo fartela di persona.
- e non si può aspettare domani?
- se puoi meglio a casa che in ufficio...
-ok, mezz'ora e sono lì.
-grazie.
La guardai ed era terrorizzata ma rassegnata.
- in caso lei dica di sì, sarà per sempre?
- chi può dirlo? Sicuramente per te si aprirà una nuova strada, perché da ora non ti condividerò solo con le immagini. Sarai un po' meno la mia compagna e un po' più la mia schiava. Andremo nei club e ti userò davanti a tutti, o ti useremo, oppure vi userò, secondo quello che deciderà. E con ogni probabilità ti farò usare da altri, guardando come ti comporti e regolandomi di conseguenza per il tuo addestramento.
- e non avrò più le tue coccole? Il tuo amore?
- certo, ti amo e non posso pensare di lasciarti o trattarti solo come una schiava.
- che é quello che sono. Quello che voglio.
- ora dipenderà dalla tua amica. Vi lascerò sole, non voglio influenzare la scelta. Quando avrà fatto la sua scelta verrete a dirmela. E tu la accetterai
- va bene...scoperai con lei?
- forse, ma più di quello penso che tu dovrai servire entrambi, anche sessualmente.
- mi fa un po' schifo pensarci
- ti abituerai, oppure sarai punita.
Il campanello suonò, e feci entrare Alessandra accompagnandola da Lidia, ancora inginocchiata in attesa, e chiudendo la porta dietro di me. Non sapevo cosa sperare, fino a quando non sentii bussare alla porta della camera in cui attendevo il verdetto
scritto il
2023-03-11
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