Michelle

di
genere
dominazione


- Io andrei fuori a prendere il sole, tu che fai?
Eric sposta un occhio e mezzo per una frazione di secondo dallo schermo, impegnatissimo in una partita con la PlayStation, poi torna a concentrarsi sugli omini che si muovono al suo comando. Lo prendo per un “no, finisco di giocare qui, poi ci sarà la gara NASCAR in TV e forse tra uno e l’altro mi tiro anche una sega”. Mi guardo riflessa nel vetro della porta, con i capelli tirati in una coda, la tshirt lunga che mi copre anche un po’ di coscia e la borsa frigo con il telo sopra. Non abbastanza sexy, ma pensavo ancora che Eric, dopo due anni, non avessi bisogno di motivi speciali o abbigliamento ultrasexy per essere motivato a passare un po’ di tempo con me. E non ho nemmeno voglia di stare a pensare che mentre sono fuori si smanetti guardando qualche video che non siano i miei, che pure era stato contento di girare e riguardare varie volte. Avevo fatto pace con la me stessa dei diciotto anni, quella che aveva vissuto una storia tossica di tre anni durante i quali si era lasciata manipolare da un ragazzo che aveva interpretato il mio desiderio di compiacerlo in un’autorizzazione a umiliarmi prima in privato e poi sempre più pubblicamente. Una storia che mi aveva trascinato in tre anni di psicoterapia dopo aver dato di matto, una salda amicizia con la psicoterapeuta che era stata involontariamente la causa della mia crisi e presa di coscienza, un sacco di completini sexy e di abiti scandalosamente rivelatori, e una collezione di foto e video in cui ero invariabilmente nuda, legata e abusata in vari modi. Immagini e video che il mio ragazzo del tempo aveva pensato bene di condividere a mia insaputa su un paio di blog e gruppi whatsapp, ma questo lo avevo scoperto durante le sedute di terapia con la ragazza a cui avrei dovuto fare un cunnilingus, che capita la situazione si era messa in testa di aiutarmi a risolvere il casino che mi si era creato in testa. Il fare pace con me stessa era passato anche per arrivare alla consapevolezza che ero stata io per prima responsabile del mio degrado, e che essere sottomessa era anche giusto, ma alle mie condizioni e con qualcuno di cui potevo effettivamente fidarmi. Mi ero fidata di Nicholas, che aveva accettato il mio passato e mi aveva accompagnato nello sviluppo della mia sottomissione, a buon diritto non mi ero fidata di Ben, e mi ero fidata di Eric. Avevo condiviso la mia storia, foto e video compresi, con i fidati, per spiegargli con chi si stavano mettendo. Sia Nich che Eric non avevano mai dominato seriamente una ragazza, e con loro mi ero trovata nella situazione di dominare da sotto, facendomi legare, il più delle volte, e dicendo loro cosa farmi. Avevo esplorato molto le mie fantasie durante un’adolescenza in autobondage, approfittando di ogni momento in cui ero in casa da sola, e facendomi anche scoprire da mia sorella o mio fratello in un paio di occasioni in cui mi ero legata troppo bene per non riuscire a liberarmi, vergognandomi ma al tempo stesso sentendomi sollevata dal peso di dover tenere un segreto così pesante solo per me. Infatti l’inizio con Nicholas fu tremendamente eccitante, e fu questo il motivo per cui accettai di farmi portare, dopo gli inizi rigorosamente in privato, su spiagge isolate, nel deserto, nei boschi, nelle fattorie abbandonate, e poi a Coachella, dove per la prima volta mi esibí in pubblico, e allo street festival di San Francisco. Ho rivisto decine di volte quei video, in cui una ragazzina non ancora ventenne, con il viso ancora paffuto da adolescente e un seno troppo grande sul corpo sottile fissa l’obbiettivo con l’occhio sgranato prima di essere appesa per i polsi. Non mi piaceva tutto quello che facevo ma capivo che Nich era felice di farmelo, e accettavo. Ora che la ragazzina è cresciuta avrebbe ouno sguardo completamente diverso, sapendo di poter controllare in anticipo la situazione, come era successo al termine della terapia con Karen, che non aveva mai nascosto l’attrazione nei miei confronti ma si era mantenuta rigidamente professionale per tutta la terapia. Le avevo chiesto io, per capire quanto fossi pronta ad affrontare di nuovo il mondo esterno, di provare una sessione insieme, e fu anche piacevole sentire delle mani esplorarmi strappando dolore e regalandomi piacere. La sensazione più bella fu quella di poter comunque dire no, la consapevolezza di avere comunque l’ultima parola. Il che mi portò ad Eric, che si è lasciato plasmare nel dominatore che mi serve e all’occorrenza si lascia dominare, perché in quel modo gli faccio capire molto meglio i miei desideri. Oggi è una di quelle volte, decido, per cui la sega, nel migliore dei casi, gliela farò io. Dopo.
- Quanto ti manca per finire la partita?
- Tre minuti.
- Ok.
Poso la borsa frigo e aspetto che posi il gamepad e poi gli dico di darsi una sistemata e spogliarsi. Capisce che ho qualcosa in mente e si sbriga in fretta, tornando nudo e semieccitato. Nel frattempo ho recuperato quattro corde, lo faccio stendere sul divano letto e lo attacco ai quattro angoli. Quando ho finito ce l’ha duro come il ferro e si aspetta qualcosa subito, ma non è questo il piano. Mi giro e vado verso il bagno, sfilandomi la tshirt. So che mi sta guardando ancheggiare dentro il perizoma pregustando qualcosa che non avrà, almeno non subito. Mi sciolgo i capelli e li spazzolo coronandoli un po’ per avere un aspetto più trasgressivo, poi rovisto per trovare il copricostume che ho in mente, in pratica una rete bianca con due strisce di stoffa che formano una V che nasconde alla vista capezzoli e pube, e aumento l’effetto sfilando il perizoma. Torno davanti allo specchio per il rossetto, che scelgo rosso fuoco. Mi hanno sempre detto che i miei occhi da cerbiattona innocente fanno un contrasto letale con la mia bocca esageratamente carnosa. In molti hanno usato termini decisamente più espliciti, riferendosi ai servizi che le mie labbra potevano offrire. Da ragazza trovavo un po’ imbarazzante darle risalto, ora la sfrutto arrivando a esagerarla. Controllo il risultato nello specchio e passo una buona parte della chioma dalla schiena al petto per occultare alla vista i seni. Eric deve desiderarmi. Niente scarpe, tanto abitiamo sulla spiaggia, che è di nostra proprietà. Torno da Eric, che questa volta mi concede tutta la sua attenzione. È bello da morire, non mi spiacerebbe per nulla saltargli sopra e morire sopra di lui, ma decido di proseguire con il piano originale. Mi avvicino a lui ancheggiando e mi inginocchio con la testa all’altezza dei suoi fianchi, appoggiando le mani su una coscia e sul ventre, allungando le dita senza toccarlo dove vorrebbe sentirmi.
- Scommetto che la gara di auto ha perso un po’ di attrattiva…
- In effetti
- Sappi che te la lascerò guardare.
Tamburello con le dita sulla sua pancia. Il suo corpo reagisce con un sussulto del cazzo che rimbalza sul ventre piatto.
- Dopo potrei pensare di venire in spiaggia con te…
- Non ci sarà un dopo. Non adesso almeno.
- In che senso?
- Ora ti lascio qui, in spiaggia ci vado da sola. Avresti dovuto dirmi di si dieci minuti fa. Avevo qualche intenzione di divertirci insieme sulla sabbia, adesso il programma è cambiato.
- Mi lasci qui?
- Già. Ora uscirò da quella porta, da sola, e andrò a prendere il sole nuda. E magari giocherò da sola, pensando a te qui che non puoi fare nulla, se non guardare la televisione. Guarderò i surfisti con le loro tavole, e magari loro guarderanno me. Tanto a te non dispiace, lo so.
- Se ti guardano è perché sei bella. E poi…
- Ti piacerebbe anche se qualcuno venisse a fare due chiacchiere con me? Magari provandoci un po’, trovandomi sola e nuda potrei essere scambiata per una preda facile è disponibile. Nei club ho visto che la cosa ti stuzzica.
Non dice niente ma il suo corpo parla per lui. Lo vedo imbarazzato dalla sua eccitazione mentre con gli occhi della mente immagina la scena.
- E io a qualche avance potrei dire “sono impegnata, il mio uomo è laggiù in quella casa, legato a un letto. Non so…”. E se insiste dovrei per forza dire “forse è meglio se andiamo da lui a chiedere se è d’accordo”. Ma solo se il surfista è più figo di tempo. Con l’effetto accessorio di farti vedere un questa situazione. Come reagiresti vedendomi entrare con un altro? Ti piacerebbe come quando in quel bar di Tijuana ho abbordato la tipa che poi ci siamo portati in albergo?
- Dulce…che nottata, vero?
- Che poi di dolce non aveva molto, anzi. Magari con te, ma con me è stata perfida, tutto il tempo a dirmi “guarda come gode il tuo uomo con me” e a schiaffeggiarmi faccia e tette, per non parlare dei pizzicotti. I segni per due giorni mi ha lasciato.
- Stronza, ma che tigre.
- Ecco, adesso potrei pareggiare i conti e farti vedere come sono troia con un altro.
- Ti ho già vista nei video come sei con gli altri.
- Mi hai visto da slave. Questa volta mi vedresti da dominatrice, e dal vivo.
Il suo ego di maschio gli avrebbe fatto negare l’evidenza che il suo corpo mi dichiarava. La cosa lo attraeva.
- Va beh, ora ti ho detto come intendo iniziare la.giornata. Vedremo come la facciamo finire.
Lo bacio con violenza, poi mi alzo.
- E comunque sia chiaro, vada come vada, non mi vedrai nuda per tutto il giorno.
- Dai aspetta…
- Ti lascio vedere il culo, ma niente di piu.
- Dai Michelle…
Dai Michelle ‘sto cazzo. Voglio sapere che stai friggendo su quel divano letto, pensando che mi sto per fare qualcuno. Riprendo il frigo portatile, e prendo la porta. La mattina è fresca, le onde non sono altissime e il vento non mi farà sudare. Mentre mi incammino verso le uniche palme tra me e la riva dell’oceano non vedo ancora nessuno su tutto il litorale. Le palme sono esattamente al centro della nostra striscia di spiaggia, ma più vicine all’acqua che alla nostra casetta. Anche loro potrebbero raccontare un po’ di episodi piccanti, di sesso ma anche di tortura. Si perché avere la pelle a contatto con la corteccia di una palma e di per sé fastidioso, se poi qualcuno ti si struscia addosso per scoparti diventa insopportabile. Una sera Eric mi ci legò obbligandomi a stare a gambe larghe e in squat, con le ginocchia piegate a novanta gradi, e per forza di cose tutta la schiena era appiccicata al tronco. Mi spoglio del poco che indosso e stendo il telo spalmandomici sopra. Di solito tiro un lembo del telo in mezzo alle cosce per coprire il pube, perché nuda va bene ma non amo ostentare la prugna, anche perché chi eventualmente mi parla non riesce a fissarmi negli occhi, ma al momento sono sola e non mi preoccupo della questione. Il sole è caldo senza essere fastidioso, e nonostante tutto sono piuttosto rilassata, e senza accorgermene mi addormento. A svegliarmi dopo non so quanto, ma non dev’essere stato molto, una voce maschile. Apro un occhio e Vaughn, l’archetipo del surfista californiano strafigo, sciupafemmine e interessato alle onde sopra ogni cosa mi sta fissando, seduto sulla sabbia con la schiena appoggiata all’altra palma. Ci conosciamo da una ventina di giorni, dal suo arrivo in zona a caccia di onde. La sua muta sta asciugando, bloccata sulla punta della tavola che ha infisso nella sabbia. Di solito non ha un costume sotto, quindi senza doverlo scrutare immagino che sia nudo.
- Ciao Vaughn, come mai non sei in acqua?
- Non mi serve un motivo vero per passare a vedere come stai, ma se vuoi una scusa ne ho due. Onde fiacche e sete. Tre con te.
- Devo prenderlo come un complimento?
- Sai che non sono così romantico ma si, stavo cercando di farti un complimento. Vuoi che sia più esplicito?
- Grazie no – tiro il lembo del telo per coprirmi il pube e mi sollevo a sedere incrociando le gambe – e non pensare che mi alzi io per le birre. Prendine una anche per me, grazie.
Vaughn si alza mettendo in mostra il corpo atletico ed i generosi attributi, muovendosi con disinvoltura avanti e indietro dal frigo. Mi porge una Bud e si siede sul mio telo appoggiandosi alla mia schiena con la sua. Non so se vederlo come un approccio di qualche tipo o un atteggiamento di confidenza estrema e scelgo per la seconda. Forse non sono il suo tipo. Dopo qualche minuto di chiacchiere sulle onde Vaughn gira il discorso sul sesso.
- Quando ti vedrò con una tavola?
- Non sono un granché.
- Dico lo stesso del tuo corpo, e posso affermare il contrario.
- Sono caruccia, ma come vedi seno piccolo e fianchi larghi non faranno di me una top model.
- Le top model sono sopravvalutate. Con le tue spalle i fianchi rimangono proporzionati, e hai un culo che parla. Non parliamo del viso che è bellissimo, soprattutto quando fai sesso.
- E tu che ne sai?
- So abbastanza…una delle mie prime sere qua mi sono avvicinato a casa tua e ti ho visto.
Arrossisco, tanto non mi vede. Il mio karma ha colpito ancora.
- Bravo…che faccio? Ti tiro uno schiaffo o mi complimento per la furtività?
- Clemenza, vostro onore. A mia discolpa posso dire che ero un po’ ubriaco.
- Non abbastanza per non ricordare però.
- Come dimenticare? Non avrei mai pensato che un faccino così angelico potesse nascondere perversioni di quel calibro nel suo cervello.
- Addirittura?
- Beh, non conosco tante ragazze che si fanno legare nel mezzo della sala e si fanno maltrattare così a lungo, provandone piacere. O così sembrava.
- Visto che non posso cambiare il passato, spero che ti sia piaciuto lo spettacolo.
- Oh sì, credimi. E non ti offendere ma…
- Spero che tu non abbia lasciato tue tracce nel mio giardino almeno.
- Sono stato attento.
- È una cosa ricorrente nella mia vita. Ormai dovrei esserci abituata.
- Quale? Quella che con te stanno attenti?
- No, quella di avere spettatori.
- Se ti fa piacere posso tornare ogni sera…
- Spiritoso…e bada che se ti stai eccitando è meglio che alzi i tacchi.
Lo sento tirare una sorsata di birra prima di riprendere a parlare.
- Non ancora. Ma non garantisco. Posso chiederti se è una cosa che fai da molto?
- Cosa, sesso?
- Quel tipo di sesso.
- Abbastanza. Le prime volte da sola, poi ho trovato dei partner.
- Io da solo mi tiro giusto qualche sega.
- Ho sempre avuto fantasie e ho cercato il modo di realizzarle.
- In questo momento io vorrei surfare insieme a te. Ovviamente seguendoti, e ovviamente tu dovresti essere come adesso.
- Non mi sembra molto pratico.
- Non deve esserlo. Nemmeno farsi appendere al soffitto è pratico, ma a quanto pare ti piace.
- Touchée. Ora come ora vorrei altro. Se ti dicessi che il mio ragazzo in questo momento è in casa legato al divano che aspetta il mio rientro?
- Infatti volevo chiederti che fine ha fatto Eric…giochi in vista?
- Forse…
- Ti ha fatto arrabbiare?
- Devo fargli scontare una cosa, ho pensato che sia arrivato il momento.
- Non sarà stato così scemo da fottersi un’altra?
- Beh…si e no – gli racconto di Tijuana, e Vaughn ruota finendo per trovarsi al mio fianco.
- Sei piena di sorprese, mia cara. Sadomaso, threesome…che altro?
Ora è un po’ eccitato, e ha già detto che gli piaccio. Devo decidere velocemente se procedere e invitarlo nel gioco o lasciare che il sogno resti tale.
- L’idea con cui sono uscita di casa è ribaltare i termini del threesome, ma mi rendo conto che per voi maschietti sia difficile senza mettervi in competizione. Troppa tensione, e capita che almeno uno dei due non funzioni a dovere.
- Basta che non mi chiedi di fare qualcosa a lui, o a lui di fare qualcosa a me.
- Nel mio caso qui lui rimarrebbe legato. Ti confesso che guarderei con estremo interesse una scena di sesso tra uomini, ma non credo che siate i due tipi adatti. A lui ho già infilato cose, ma se fossi tu a farlo non sarebbe la stessa cosa.
Quasi quasi faccio un salto a casa a tastare il terreno.
- Mi concedi un minuto?
- Per cosa? Devi sciacquarti la sella prima della cavalcata?
- Non correre…faccio un salto a casa, tutto qui.
- Ok ok.
- Ti alzi dal telo?
- Mica lo rovino….
- Dai scemo, tira su quel culo.
Sbuffa e si sposta di qualche centimetro. Sollevo il telo e lo sbatto per rimuovere la sabbia, poi percorro i metri che mi separano dalla porta sentendo gli occhi di Vaughn sul culo. Prima di aprire la porta sollevo l’asciugamano per ripararmi dallo sguardo di Eric. Voglio che veda che sono nuda senza potermi vedere nuda. Abbasso la maniglia e incontro lo sguardo del mio prigioniero. Il suo cazzo si risveglia automaticamente.
- Ti stai divertendo?
- Volevo chiederti la stessa cosa…
- Relax. Sole, vento, birra, Vaughn in vena di chiacchiere.
- Eccola là…ho già le corna?
- Abbiamo parlato e basta. Anche del fatto che una sera ci ha guardati. Tu mi torturavi, quindi una decina di giorni fa.
- E gli hai già detto come mi hai combinato oggi?
- Gli ho detto un po’ di cose, si.
È di nuovo in tiro, e mi guarda il fianco nudo sotto l’asciugamano.
- Da lui ti lasci vedere e da me no.
- Già. Te l’ho detto prima, devi andare a memoria.
- E a lui è venuto duro come a me?
- Mmmh no, non del tutto. Dovevo aiutarlo?
- Non ho detto questo…
- Ancora non ho deciso cosa fare. La tentazione c’è.
- Cosa vorresti fare?
Allungo la mano verso la sua pancia, lui si torce verso di me sperando che gli afferri il cazzo per stimolarlo, ma ritraggo le dita di qualche centimetro lasciandolo ancora a secco.
- Tu cosa ti immagini?
- Non so, ci sono varie possibilità. La prima è che tu ti faccia scopare da lui lasciandomi solo guardare. Oppure che lo leghi e ci torturi entrambi prima di scoparci.
- Potremmo torturarti in due e poi decidere cosa farti. Come ha fatto Dulce con me. Quella troia si è fatta leccare dopo che ti aveva avuto dentro, e a te è piaciuto.
- Molto.
- Quindi dovrei farti fare lo stesso… - attorciglio le dita sul suo glande e lo scopro – lo faresti per me?
- Succhiarglielo?
- Quello, o nel culo. O entrambi, sempre che lui accetti, non credo gli interessi tu, magari accetta.
- Non lo so, ma non sarei in grado di oppormi molto.
- Sarebbe stupro.
- Ti sei sentita stuprata da Dulce?
- Si…ma è stato sesso, e te l’ho portata io, mettendo in conto che poteva succedere. E sono stata al gioco sapendo che ti sarebbe piaciuto. E poi sono una schiava, nel mio intimo.
- Vuoi che oggi sia io lo schiavo?
Lo masturbo lentamente scoprendo parzialmente un seno, facendo attenzione a tenere nascosto il capezzolo.
- Allora? – mi incalza ansimando – vuoi farmi torturare e violentare da lui?
- Sarebbe una buona occasione. Oppure potrei essere sua schiava e lasciarmi fare quello vuole, con te spettatore.
Inarca la schiena e inizia a muovere i reni per accentuare la mia stimolazione.
- Questo ti piacerebbe di più allora…
Grugnisce di piacere.
- Ti piaccio in catene anche se a farmi è un altro.
- Legata sei sempre spettacolare.
- Anche se tu potresti solo guardare senza nemmeno toccarti?
- Sì…
- Ok – mi stacco da lui che sospira frustrato – ora torno da lui e ci penso. Ci facciamo un bagno poi vediamo cosa fare…ma se invece lo scopassi fuori e poi ti raccontassi tutto dopo?
- Questo no, ti prego.
- Ok, al massimo lo bacio se serve a convincerlo che non sto scherzando.
- Oggi sei parecchio troia però.
- Ho voglia di farti soffrire un po’. Per una volta - mi alzo ricoprendo tutto quel poco che avevo messo in vista – penso che fare davvero lo schiavo per una volta possa migliorarti anche come dominatore. Non credi?
- Di sicuro nei prossimi giorni ti ripago con gli interessi.
Rido e mi avvio verso la spiaggia. Intanto guardami il culo, penso.
- Mentre sono via tu pensa alle varie possibilità che ti si prospettano, e spera…
- Quanto mi lasci ancora qui?
- Ah non lo so. Forse tutto il giorno, vedremo.
- Ricordati che sei mia…
- Oggi in un modo diverso.
- Ehi…ma non è pericoloso?
- In che senso?
- Non so…non potresti prenderci gusto?
- A fare cosa? A dominarti?
- Quello potrebbe piacermi anche…intendevo il coinvolgere altri.
Mi appoggio allo stipite e sollevo teatralmente. una gamba appoggiando anche il piede. Guardo il telo scorrere via dalla coscia incanalarsi fra le gambe per offrirgli un’ultima visione della mia silhouette censurata ad arte.
- Dulce ti ha fatto pensare di lasciarmi per metterti con lei per caso?
- Macché figurati. È stato solo sesso. Non ti cambierei con nessuna.
- Perché questa volta dovrebbe essere diverso? Anche questo sarebbe solo sesso. Tu hai visto provare una cosa e te l’ho fatta provare come qualunque altra.
- Però..
- Però niente. Ora vado, e se prima ero convinta a metà ora lo sono del tutto. Se Vaughn accetta tornerò con lui, devo solo scegliere cosa faremo.
- Il culo no però…
- Meglio la bocca?
A voce dice di non volere, ma ancora una volta il corpo reagisce senza filtri. Ha i pugni chiusi e le braccia contratte, e non per cercare di liberarsi.
- Lo vedi da solo che accetterai perché vuoi farlo. Sbaglio?
- Maledetta…
- A dopo cucciolo.
Stranamente Vaughn non si è mosso da sotto la palma. Strano, mi ero immaginata di trovarmelo davanti appena uscita.
- Sta bene il ragazzo?
- Si…l’ho fatto preoccupare un po’ ma sta bene.
- Se tu fossi la mia donna sarei molto preoccupato sapendoti in spiaggia nuda con un altro.
- Abbiamo parlato dei possibili scenari, ma non ho ancora capito se il terzo incomodo ha davvero voglia di partecipare.
- Sarei io?
- Tu che dici?
Stappo due birre e gliene porgo una.
- Grazie tesoro. Non stai scherzando? Tutto vero?
- Non è una cosa che hai già fatto?
- Ho già fatto alcune cose a tre. Non in questo modo, e solo una volta da sobrio. Ancora non mi sembra una cosa reale, ti giuro che mi è capitato di tutto ma è la prima volta che mi propongono una cosa con una coppia fissa. L’ho sempre fatto tra single.
- C’è sempre una prima volta.
- Ma dovrei legare anche te come ti ho visto quella sera? Non sono molto pratico.
- Però a vederti sembri interessato.
Mentre parlava ha sfoderato tutta l’armeria. Si guarda tra le gambe per controllare l’erezione, poi solleva lo sguardo e mi sorride come a dirmi “che posso farci?”
- Bagnetto freddo?
- Se nel mentre mi dai un’idea di quello a cui vado incontro…
- Ok
Ci alziamo incamminandoci verso la riva. L’acqua è decisamente fredda e sento i capezzoli inturgidirsi immediatamente.
- Così sei anche più sexy di prima.
- Per queste? – indico le tette e me le copro con le mani sfregandole leggermente – a te l’acqua dovrebbe fare l’effetto opposto.
- Infatti. Allora, come funziona?
Gli spiego in breve le possibilità che ho esposto a Eric, lo vedo soppesarle.
- Io e te che scopiamo è la più semplice e mi andrebbe bene, il mio scopo sarebbe raggiunto.
- Come sei basico. Io però non voglio solo scopare…
- Immaginavo. Delle altre non ne ho mai fatta nessuna, cosa mi consigli?
- Fare sesso con lui potrebbe rientrare nelle tue corde?
- Mmmh no, non così su due piedi. Non mi fa particolarmente schifo farmi fare un pompino, anche se dovrei guardare te mentre me lo fa, ma nel culo dubito che riuscirei a infilarglielo.
- A quello eventualmente penserei io. Sia a te che a lui.
- A lui come?
- Un dildo, un vibratore. Sai quante possibilità…
- Ok. Con me legato che faresti?
- Un po’ di tutto, dovrei vedere come reagisci. Se ti piace o non ti piace, me ne renderei conto.
- Vabbè. Con te legata invece?
- Quello che ti viene in mente. Dato che sei totalmente inesperto ti fermerei io se stai per fare qualcosa di sbagliato, o se stai per causare danni seri.
- Come?
- Stabiliamo una parola che non c’entra niente con contesto, che ne so, “sasso” e se la senti ti fermi.
- E poi?
- E poi fai qualcos’altro.
- Non potrebbe essere solo “basta” o fermati”? Un “no” puro e semplice?
- Quelle le dico se mi fai male, ma non vogliono dire “fermati”. Il dolore fa parte del gioco ma non lo interrompe.
- Come sei complicata…
- Normale routine in questo genere.
- Sono indeciso…proverei tutto, potendo.
- Si può fare. Ci vorrà un po’ più di tempo. Ce la fai a recuperare?
- Per farne più di una? Certo.
- Allora facciamo così. Prima ti lego e vi domino entrambi, poi mi lascio legare io…
- Perché prima io?
- Perché così ti do qualche idea su cosa farmi.
- Ah ok
- E da ultimo facciamo lui, che verrà solo alla fine. Io mi coprirò, gli ho promesso di non farmi vedere nuda da lui.
- Anche quando ti torturo io.
- Magari lo bendo…oppure no, mi eccita l’idea che lui mi guardi torturata da un altro…vediamo sul momento.
- Fatta. Bel programma, avrò una bella storia da raccontare.
- Ecco, questo no. Ti chiedo la massima discrezione. Molti sanno che io sono la sua schiava, e che sono abbastanza troia. Ma vorrei che restasse fra di noi.
- Chiedi tanto.
- Prendere o lasciare. Non transigo. Se accetti ti lascio guardare alcuni video, e di quelli potrai parlare, tanto sono quasi di dominio pubblico.
- Facevi la pornostar?
- Avevo un ragazzo a cui piaceva documentare.
- Interessante. Ok, accetto tutto.
- Torniamo a casa. Con Eric non dire niente, voglio che resti all’oscuro.
- Perfida.
- Assolutamente.
Usciamo dall’acqua e ci asciughiamo velocemente, Vaughn prende il frigo e si avvia.
- Sembra che tu non voglia mettere tempo in mezzo.
- E quando mi ricapita?
Non lo so, ma intanto pregusto la faccia di Eric, che forse sotto sotto spera ancora che io stessi scherzando. Entro per prima, il telo annodato sul petto.
- Sorpresa! – grido facendo spazio a Vaughn che entra lasciando il suo fardello accanto alla porta. Per la prima volta provo l’orgoglio di avere due ragazzi con il cazzo duro a disposizione nella stessa stanza. Eric non sa se essere eccitato o spaventato, ma in questo momento io sto già pensando a come sistemarli per la prima parte del gioco. Non c’è spazio per legare anche Vaughn sul divano con lui, e mi piacerebbe averli vicini per usarli insieme.
- Prometti di fare il bravo se ti slego per un minuto?
- Non lo so…
- Se non prometti ti lascio lì.
- Va bene, fai quello che devi fare.
- Vaughn, aiutami. Voglio metterlo in piedi dove mi hai visto l’altra volta.
- Che devo fare?
- Lo liberiamo dal letto, lasciandogli le corde ai polsi e lo attacchiamo al soffitto.
- Va bene, questo è facile.
Eric non fa niente e si lascia portare alla nuova posizione docilmente. La vista di lui appeso mi eccita, sarei pronta per scoparlo ma voglio controllarmi.
- Aspettami qui senza fare nulla.
Vado a cercare qualcosa per legare i polsi di Vaughn, sono talmente agitata che non riesco a trovare qualcosa meglio di due foulards di seta. Rientro nella stanza e dico a Vaughn di mettersi davanti al mio uomo e sollevare i polsi all’altezza di quelli di Eric. Sono praticamente alti uguali e combaciano specularmente. Mi diverto a guardarli mentre cercano di evitare il contatto tra i loro corpi ma è praticamente impossibile perché sono vicinissimi.
- Ora vado a sistemarmi un po’, fate conoscenza. Ma non baciatevi.
- Figurati – rispondono all’unisono.
- Va bene, va bene.
Lì lascio per andare a vestirmi in modo più consono. Apro l’armadio delle occasioni e rovisto tra i vestiti osée ed i costumini sexy che negli anni ho accumulato. Nicholas me ne aveva fatti comprare un'esagerazionr, sfruttando la vena esibizionista che aveva notato in me, e tanti ne ho aggiunti io in seguito. Non ho mai avuto molto seno ma ho sempre valorizzato quel poco con scollature estreme, e puntando su spalle, schiena e gambe scoperte. Faccio una doccia fulminea e scelgo un vestito che si incrocia sui seni lasciandone generosamente scoperta la base, è trasparente sui fianchi e ha due spacchi appena sotto l’inguine. Uno di quei vestiti che se ti muovi troppo ti lasciano nuda, almeno per qualche istante. Quando lo misi la prima volta ho avuto gli occhi di tutti i maschi presenti nel club calamitati su di me, nella speranza di capire se fossi depilata o meno.
Molti dei completini sono da schiava, ovviamente, ma in questo particolare frangente mi danno un accentuato senso di dominazione sui due malcapitati nella stanza di là, che mi avranno vicinissima a loro ma inavvicinabile, almeno per il momento. Noto con piacere che lo indosso ancora perfettamente, e completo la mise con due sandali tacco dieci per slanciarmi ancora di più. Qualche colpo di spazzola, e stavolta mi trucco pesantemente occhi e viso, finisco con un rossetto blu elettrico e torno dai ragazzi, che si voltano insieme e reagiscono immediatamente nel modo che speravo.
- Ok, vi piaccio anche vestita. Bene!
Mi avvicino e passo loro una mano sulla schiena, calcando le unghie sulla loro pelle e affondando fino ai solchi fra le natiche. Per sfuggire alla mia pressione si sono avvicinati l’uno all’altro e sono completamente in contatto, senza la ritrosia che avevano mostrato fino a poco prima. Lì accarezzo più dolcemente risalendo fino alle nuche e gliele spingo dolcemente in avanti.
- Ora potete baciarvi, vorrei vedervelo fare.
Si irrigidiscono resistendo alla.mia spinta senza parlare. Eric mi guarda come per dirmi “fai sul serio?”.
- Se non lo fate con le buone posso sempre convincervi. D’accordo, tanto per me.é divertimento in più.
Con una corda li unisco per le palle, stringendola forte attorno allo scroto prima di Eric e poi di Vaughn, e con la mano la spingo verso il basso. Eric si limita a sospirare sommessamente, mentre Vaughn piega le ginocchia per tentare di sfuggire alla trazione.
- Ehi, mi servono ancora!
- Tranquillo, servono anche a me. È solo un po’ di dolore. Ho solo iniziato.
Si vede che non è abituato, e mi piace essere la prima che lo domina. Spero di non esagerare, ma vado avanti scegliendo delle coppie di pinzette per capezzoli,,con cui li unisco, allargando con la vitina quelle che attacco a Vaughn per farlo soffrire un po’ meno, anche se sopporta male anche queste. Ad Eric ne applico anche una sulla pelle del cazzo, che invece inizio ad accarezzare a Vaughn.
- Forse così riesci a sopportare meglio il dolore?
- Insomma.
- Povero caro…aspettate, vi porto qualcosa per rinfrescarvi.
Torno in bagno e prendo il tubetto di dentifricio. È alla menta, e probabilmente li farò saltare entro pochi minuti. Ne spalmo una dose abbondante sul loro glande e li masturbo dolcemente, fino a quando non li vedo iniziare a contrarsi e iniziare a muoversi in maniera poco controllata, tirandosi a vicenda i morsetti. Mi allontano per gustarmi la scena. So che durerà pochi minuti ma saranno secondi molto intensi per loro.
- Adesso avete intenzione di baciarvi o continuo?
Eric è intenzionato a resistere, mentre Vaughn sembra già arrivato al limite.
- Sembra di avere la lava sul cazzo. Basta, ti prego.
- Dovete essere in due. Io per ora mi diverto, quindi continuo. Appena finisce l’effetto vi lavo con una spugna, Ve lo meno un po’ per sensibilizzarvi e poi rincaro la dose.
Vedo Vaughn guardare implorante Eric, che restituisce uno sguardo più stoico.
- Nessun problema. Tanto più andate avanti e più mi fate divertire.
Prendo il telefonino e scatto qualche foto a loro e qualche selfie dove mi si vede in loro compagnia.
- Meglio immortalare il momento, e poi siete bellissimi così, sapete? Ora tirate fuori la lingua come si deve, voglio sentirle entrambe sulla mia.
Mi giro e infilo la mia lingua fra le loro teste, obbediscono e scatto mentre mi concedo un po’ più ad uno e all’altro. Con la mano libera scendo e accarezzo i cazzi che hanno iniziato a gocciolare liquido trasparente. Vaughn si lamenta, probabilmente per il dolore alle palle causato dalla corda.
- Povero cucciolo, non sei abituato a questo?
- Preferisco ancora il piacere…
- E te ne darò, non voglio farti solo soffrire.
Lo bacio intensamente e lui risponde. Immagino la faccia di Eric che sicuramente mi osserva, anche lui dev’essere eccitatissimo visto che è in ballo da almeno un paio d’ore. Mi stacco dalla sua bocca e scivolo dietro al surfista, sfilo la bretellina che mi passa dietro la nuca e appoggio i seni alla schiena di Vaughn, e con le mani lo abbraccio fino a sentire le pinzette, facendole sobbalzare con le dita. Si spinge verso di me mentre gliele tiro in avanti, poi continuo solo con la sinistra lasciando scendere l’altra mano sul ventre fino al cazzo e inizio a masturbarlo, mordicchiandogli il trapezio ed il collo. Sposto gli occhi su Eric che incrocia il mio sguardo. Gli faccio un sorriso di cui vede solo gli occhi, e non so capire se vorrebbe più mettermi a pancia sotto su un tavolo e incularmi con rabbia oppure farmi continuare quello che sto facendo. Oggi dirigo io il gioco, e voglio vederlo schiumare di desiderio, e se possibile anche di gelosia. Intanto Vaughn è più sul godimento che sul dolore, e lo richiamo alla realtà torcendo il morsetto che tengo in mano, facendogli trattenere il fiato per non gridare, tirando all’indietro la testa e appoggiandomela sulla spalla. Gli mordicchio l’orecchio stringendo la mano attorno all’asta. Sento il rilievo delle vene sulla superficie.
- Quindi ti piace…
Risponde con un mugolio.
- Per ora sei solo un prigioniero, riesci ad essere anche uno schiavo?
- Cioè? Che altro vuoi farmi?
- Voglio sapere una cosa, se ti slegassi per cambiare posizione mi ritroverei a pancia sotto sul tavolo o mi lasceresti fare
- Fammi quello che vuoi, rispetterò i patti.
- Sicuro?
- Sì…
- Voglio fidarmi, non farmene pentire.
Stacco i morsetti, mossa che lo fa piegare verso il basso con un mugolio sibilante.
- Lo so, fa molto più male toglierli che tenerli, dopo un po’ – lo massaggio lievemente finché riprende la posizione, e quando sciolgo i foulards lui abbassa le braccia lungo i fianchi attendendo ordini. Sono piacevolmente stupita dalla sua inaspettata remissività e decido per un piccolo premio, più per me che per lui. Applico i morsetti rimasti liberi alla pelle del cazzo di Eric che abbassa la testa per non farmi vedere l’umiliazione che sta provando.
- Puoi farmi un favore? Tira verso l’alto i polsi di questo schiavo finché non è obbligato a stare sulle punte, così è troppo comodo.
Vaughn prende una sedia e la mette dietro ad Eric per salirci e regolare le corde che lo trattengono, ne libera una e tira il polso controllando la posizione del piede dell’altro uomo, e quando lo vede sulla punta inizia a legarla di nuovo.
- Ancora un po’.
Con un altro strappo lo solleva di qualche centimetro ed Eric stringe i denti.
- Ok, l’altro.
Completato il lavoro scende e sposta la sedia lontano, e gli lego le mani dietro la schiena, conducendolo vicino ad una poltroncina che posiziono in modo da dare le spalle a Eric.
- Qui, in ginocchio.
Mi siedo a gambe leggermente aperte e la striscia di stoffa del vestito mi scenda fra le gambe. Mi sento straordinariamente potente alla vista di quel ragazzo, così più forte di me, pronto a obbedirmi in ginocchio con il cazzo dritto e puntato verso il cielo. Sollevo dai seni le due falde dell’abito incrociate offrendole alla sua vista. Le ha già viste prima, in spiaggia, ma la situazione è completamente diversa.
- Ti piacerebbe giocarci con la bocca mentre mi tocco?
- Oh si
- Avvicinati allora.
Si avvicina camminando sulle ginocchia fino ad appoggiarsi a me, con il suo corpo a premere sulla mia mano insinuatasi tra pelle e stoffa. La sua bocca si avvolge sul mio seno iniziando a giocare. È dolce ma appassionato, come se avesse atteso questo momento da mesi. Nonostante il suo peso il mio dito si muove agilmente tra le mie labbra, ma la pressione sul clitoride è molto più intensa. Con la mano lo sposto sull’altro capezzolo. Grugnisce, forse per i capezzoli indolenziti che sfregano su di me, ma riprende a leccarmi e succhiarmi quasi con devozione. La mia eccitazione cresce e con due maschi a disposizione non voglio venire da sola.
- Scendi sotto il vestito adesso
Non se lo fa ripetere, e si sposta mentre sollevo una gamba appoggiando il piede sulla sua schiena, mettendo l’altro ginocchio sul bracciolo. Mi copro le tette con le mani e gioco con i capezzoli. Vaughn è molto abile, ma quelli che mi mandano oltre la soglia di sopportazione sono i piccoli rumori che Eric provoca spostandosi nella sua precaria posizione di equilibrio. Forse si muove per cercare invano una posizione in cui alleviare la tensione e il dolore ai muscoli di braccia e gambe, per non parlare delle pinzette ormai penetrate nella pelle in profondità, o forse sta provando a vedere qualcosa in più di me e Vaughn. Sa che ho la lingua di un altro nella figa mentre lui soffre, e adoro la sensazione. L’orgasmo arriva come un formicolio elettrico che dalla pancia si irradia verso il collo e le caviglie, ma nel ventre è quasi insopportabile. Mi aggrappo al bordo dello schienale inarcando la schiena mentre la lingua di Vaughn continua salire e scendere come un morbido cavatappi. Quando l’onda mi abbandona come una medusa spiaggiata sulla poltrona ho perso la sensibilità alle dita dei piedi e ai capezzoli, che senza accorgermi ho stretto fra le dita come in due morse. Fermo Vaughn che sta ancora navigando fra i miei umori tirandolo leggermente per i capelli, copro il petto e mi alzo. Eric sta tremolando leggermente ma in modo visibile, con il cazzo ancora duro.
- Ora è il tuo turno per un pompino.
- Oh, grazie, ne ho bisogno.
- Non credo che ti piacerà così tanto infilarti un cazzo in bocca. O hai cambiato idea?
La faccia cambia un attimo da sollevata a disperata.
- Come? No, io non…aspetta, non posso.
- Certo che puoi, hai la bocca. Devo convincerti?
- Ti prego, questo no…
Mi sono messa in testa questa cosa, e sarà molto difficile che cambi idea. Prendo la sedia dietro ad Eric e gliela piazzo davanti.
- Vaughn, alzati e sali qui.
Il cazzo semieretto del surfista si trova esattamente davanti alla bocca di Eric che distoglie lo sguardo.
- Quindi devo aiutarti a decidere. Ok, per me nessun problema, così prima o poi ti troverai a succhiargli l’uccello ma con qualche dolore in più. Già ora le gambe di Vaughn gli premono sulle pinzette che ormai gli stanno martoriando i capezzoli da quasi un’ora.
- Non muovetevi da lì.
Torno in camera da letto a cercare una frusta, e scelgo quella di cuoio intrecciato con le fettucce sulla punta. Finora è stata usata solo su di me, fa male se usata bene ma non lascia molti segni. La mostro al mio uomo.
- Ancora niente?
Nessuna risposta. Ok, vediamo che effetto ti fa.
- Non sarà piacevole.
Prendo le misure e vibro il primo colpo appena sopra il culo, con forza. Una prima frustata così forte a freddo è piuttosto dolorosa, infatti Eric lascia andare un grugnito sorpreso.
- Ora dipende da te, quanto vuoi soffrire prima di accontentarmi?
Parte il secondo colpo, trasversalmente sulle natiche, e ne faccio partire altri due in successione rapida. Le fettucce gli arrivano sui fianchi che sono i primi a segnarsi. Vaughn osserva, contento di non essere l’oggetto di quelle attenzioni.
- Tu non ridere o ce n’è anche per te – lo ammonisco – rispetta chi sta per farti un pompino.
Dopo una dozzina di frustate Eric sembra essersi assuefatto al dolore e si limita a gemere dopo ogni colpo, inarcando la schiena. Decido di calare l’asso, mi allontano un po’ e prendo di mira il solco fra le natiche, con l’intenzione di colpirgli le palle che intravedo fra le gambe, messe in evidenza dalla corda che le lega alla base. Le centro al primo colpo, e questa volta Eric si abbandona alle corde, stringendo i pugni e urlando un brontolio di gola che sembra il grido di dolore di un animale. Mi fa quasi pena, ma non posso lasciargliela vinta, e senza dargli il tempo di riprendersi rincaro la dose con un secondo colpo. Ora Eric è già senza fiato e deve aspirare l’aria per sfogare la sensazione di dolore bruciante che gli sale dal ventre. Al terzo cerca di chiudere le gambe per proteggersi, e vedo la schiena imperlarsi di minuscole goccioline di sudore.
- Non chiudere quelle coscie o mi metto a frustarti il cazzo finché non diventa blu!
Riapre le gambe con dei passettini sulle punte, e all’ultimo colpo, che tiro con vera rabbia, si arrende.
- Basta, ti prego.
- Ti basta aprire la bocca e tirare fuori la lingua.
Lentamente mi accontenta.
- Visto? Era facile. Ora metti la lingua sotto quel cazzo e accompagnatelo in bocca.
Con riluttanza Eric si appoggia il glande di Vaughn sulla lingua e fa avanzare la testa fino a fare scomparire la punta lucida del cazzo oltre le labbra.
- Ora continua, il più è fatto. Se sarai bravo potrei pensare di ricambiarti il favore, ma devi darti da fare. Vaughn, se si comporta bene aiutalo.
- Spingo in avanti?
- Solo se inizia a farlo bene da solo.
Eric si dimostra all’altezza e Vaughn nonostante la situazione bizzarra si eccita ed inizia a mugolare, muovendo il bacino in senso contrario alla testa davanti a lui, andandogli incontro quando si avvicina e allontanandosi quando Eric arretra. Prendo il telefonino per riprendere la scena, dando pacche sul culo a Vaughn e spingendo la testa di Eric.
- Brave le mie puttanelle. Eric, se proprio vuoi sentire le mie labbra sul cazzo dovrai fartelo venire in bocca e ingoiare…
Continuando a pompare sento il suo “mmmh! Mmmho!” di protesta.
- Non sei nella condizione di opporti,e ho ancora la frusta se vuoi. Però voglio essere buona e ti toglieró i morsetti.
Lo vedo spalancare gli occhi che stava tenendo chiusi.
- Si lo so. Continua a pompare senza fermarti.
Inizia a pigolare quando avvicino la mano al pettorale più vicino, e il mugolio diventa un “oooooh” soffocato che sale e scende di intensità secondo i movimenti del cazzo nella bocca. Gli giro intorno e ripeto l’operazione, con effetto sonoro ancora più accentuato.
- Ora passa, smetti di imitare l’ambulanza e fai venire questo ragazzo.
So di aver mentito, i capezzoli gli faranno male per almeno un paio di giorni. I morsetti ora dondolano fra le sue gambe, appesi a quelli ancorati alla sua pelle più tenera. Il mugolio è scemato fino a sparire, sostituto dall’ansimare dello spompinato che ormai è sul punto di non venire. Mi viene un mente un gioco un po’ crudele nei confronti di entrambi, e fermo la testa di Eric con le mani.
- Tutti e due fermi, guido io.
Metto una mano sul culo di Vaughn e l’altra sulla nuca di Eric per gestire l’operazione, fermando i loro movimenti quando Vaughn arriva vicino all’orgasmo. I tempi fra uno stop e l’altro si riducono progressivamente, finché devo fermarmi ogni tre pompate.
- Ormai ci siamo, vero?
- Si, ci sono quasi, ogni volta che ti fermi.
- Bene.
- Spingo la testa di Eric a fondo, e lo faccio risalire lentamente lungo l’asta.
- Ohhh…
Vaughn ha la testa rivolta verso l’alto, gli manca un nonnulla. Un ultimo affondo e non riesce a resistere.
- Vengo! Non fermarlo adesso!
Che è esattamente quello che faccio. Ordino ad Eric di aprire la bocca per quanto può e tolgo ogni stimolo a Vaughn, che inizia a scuotersi prima di venire, ma ancora una volta lo sperma rimane dentro. Rido
- Questo è divertentissimo!
- Per te, non per me Michelle. Finiscimi, sto per impazzire.
- Che bello…
- Dai, mi sta venendo un attacco di cuore…
- Calma adesso, faccio io.
È una cosa che ho visto fare in un film, e ora la provo. Prendo il cazzo di Vaughn in mano e metto la faccia del mio povero Eric sotto al glande, imponendogli di tenere la bocca aperta. Accarezzo lentamente il cazzo guardando Vaughn che freme, e lo avvicino di nuovo al punto di non ritorno. Quando penso che ci siamo, lo scalpello completamente tirando il più possibile la pelle verso il basso e poi rimango ferma così. Le prime due volte non succede nulla, ma al terzo tentativo sento il cazzo che comincia a pulsare senza controllo.
- Dai ti prego continua, sto venendo…
Invece lascio tutto e guardo lo sperma di Vaughn che gocciola fuori dal cazzo come acqua da un rubinetto che perde , finendo nella bocca di Eric.
- Nooo, che fai, così mi uccidi.
- Ti avevo promesso che saresti venuto, e ho mantenuto la promessa.
Guardo l’espressione schifata di Eric che ora ha in bocca una quantità notevole di sperma e gli dico di ingoiare, e prendo ancora in mano il cazzo, tenendolo semplicemente finché non smette di gocciolare, poi riprendo a menarlo velocemente.
- Nooo, basta, non resisto! Fermatiiii!
Invece lo faccio scendere e lo stendo a terra, sedendomi sulle sue gambe e continuando a infierire. Vaughn inizia a ridere e piangere insieme, lo stimolo è forte come avevo visto nel video. Si contorce e si dimena per cercare di liberarsi dalla mia presa senza successo, e vado avanti forse per cinque minuti prima di fermarmi perché ormai è senza fiato. Il cazzo ancora dritto inizia ad afflosciarsi, e Vaughn si gira su un fianco.
- Ma sei tremenda. Sono venuto ma ho ancora voglia di scopare! Però ho paura che al minimo tocco mi troveresti aggrappato al soffitto.
- Ora ti slego e potrai riposare un po’, se vuoi. L’importante è che non mi faccia niente per ora , sono ancora la padrona del gioco. Dovresti solo aiutarmi a legare le caviglie di Eric, devo mantenere una promessa.
- Ok, questo posso farlo. Ma prima di finire tutto mi farai venire come si deve, vero?
- Dopo avrai tutto il tempo.
Legare i piedi di Eric è un po’ complicato perché devo inventarmi qualcosa. Alla fine stendo la solita sedia per terra fra i suoi piedi e ci lego le sue ginocchia. Vaughn si è già messo sulla mia poltrona e lo sento armeggiare sulla corda che ancora gli imprigiona i testicoli, io decido che è ora di staccare le pinzette dal cazzo di Eric, che memore di quanto successo ai capezzoli è molto preoccupato ma non dice niente. Le stacco insieme e lo lascio urlare, tremante di dolore per il flusso di sangue che riprende a circolare. Ci sono molti segni sulla pelle, slego anche la corda intorno alle palle che stanno diventando un po’ fredde. Lo massaggio ovunque fino a farlo tornare duro, poi decido di iniziare a spompinarlo come so che gli piace, con lunghi affondi alternati a stimolazioni sul glande scoperto, poi salgo e scendo sfiorandolo con i denti su tutta la lunghezza, e muovendo la mano ruotandolo attorno all’asta, oltre che seguendo il movimento della bocca. Anche quando sono là sua sottomessa mi piace dargli sesso orale perché ho comunque una sorta di controllo su quello che gli faccio, tranne quando, come dice lui, mi scopa la testa. Lì sono un oggetto di piacere di cui lui controlla l’azione. Ho già in mente di farlo venire come ho fatto venire Vaughn, limitando enormemente il suo piacere e garantendomi che rimarrà eccitato e disponibile per altri giochi. Cerco di fare un po’ in fretta perché voglio riposarmi e mangiare, e sono contenta quando sento i segnali che ormai è prossimo alla fine. Ormai lo conosco bene, e riesco al primo tentativo a portarlo oltre il limite fermandomi mentre lui scarica nella mia bocca immobile sotto di lui il suo sperma, maledicendomi e offendendomi, come fa d’altra parte ogni volta che viene. Di solito mi eccito con quella forma di abuso, oggi fatico a tenere la bocca aperta perché mi viene da ridere. Con la bocca piena di lui mi alzo e lo bacio e gli trasferisco il suo seme sulla lingua, poi mi stacco.
- Non ingoiare e tieni la bocca aperta.
Cerco con gli occhi il cellulare per scattargli qualche foto intera e un paio di primi piani che per lui devono essere l’apice dell’umiliazione, che i suoi occhi trasmettono senza riserve.
- Bene, ora penso sia meglio fare una pausa. L’unico dubbio ce l’ho con te Eric, e voglio che tu sia sincero: se ti libero sarà un problema dopo la pausa tornare a farti legare, e devo lasciarti imprigionato?
- Non lo so davvero. Non sei ancora soddisfatta?
- In verità no, mi sta piacendo questa cosa. Però vorrei anche fare riposare un po’, sei lì da troppo tempo. Intanto ti faccio scendere a terra. Vaughn? Per favore…io vado a mettermi qualcosa di più comodo, puoi abbassargli le braccia?
- Certo.
In camera mi metto semplicemente un costume da bagno a fascia e sfilo i sandali, poi torno di la per preparare qualcosa da mangiare per tutti. Vaughn ha liberato le ginocchia di Eric dalla sedia che ha usato per allungare le corde e permettere a Eric di poggiare i piedi a terra. Anche le spalle devono fargli male, ma senza garanzie sulla sua sottomissione non mi fido a scioglierlo completamente.
- Quindi che faccio? Ti lascio lì come un salame e ti imbocco?
- Devo anche pisciare…
- Quindi ho la tua parola? Dai, ti ammanetto i polsi e ti lascio libero per un po’.
- Va bene, non farò storie.
Lo libero e corre in bagno. Insieme a Vaughn preparo qualcosa da mangiare con quello che trovo in frigo. Sono rilassata, ma vorrei far provare a Vaughn l’ebbrezza della dominazione su di me, sempre che a lui interessi. Teoricamente entrambi dovrebbero essere ancora eccitati come se non fossero venuti, e pronti a nuove fantasie. Eric rientra preceduto dal tintinnio delle manette.
- Va un po’ meglio?
- Decisamente…ma con quelle foto che vuoi fare?
- Tenerle. Per me. Non le darò nemmeno a voi, per sicurezza. Non voglio rischiare la vostra reputazione, tranquillo. Se volete vederle…
- Non io – sbotta Eric – non credo di potermi sentire orgoglioso di quello che mi hai fatto.
- Però ti è piaciuto – interviene Vaughn – almeno è la mia impressione.
- Forse è proprio per quello che gli brucia, perché gli sta piacendo.
- Però adesso tocca a me divertirmi, hai promesso -puntualizza Vaughn addentando il suo sandwich – ma prima vorrei vedere qualcuno dei tuoi video.
- Gli hai parlato anche dei video?.
- Ti spiace?
Eric fa una smorfia un po’ strana poi allarga le mani.
- Credo di potermi fidare, a questo punto. E poi ora l’accordo è che lui mi torturerà.
- Te e me? Non mi sembra un esperto, finirà per farti male. Vero?
- Mi lascerò guidare, e adesso con i video cercherò di capire qualcosa in più.
- Che bravo! Visto Eric? Niente paura.
- E io intanto che faccio? Partecipo?
- Oh no, per quello ti lego di nuovo. Tu guardi.
- Ah ecco, nemmeno una sega come si deve posso farmi.
- Eh no, oggi niente. Magari te la fa lui…
- Non contarci troppo. È carino ma non è il mio tipo, troppa carne pendente lì sotto.
- Però il pompino ti è piaciuto.
Ridiamo, l’atmosfera si è sciolta e ai è creata una certa sintonia, se non complicità.
- Ho fatto finta che fossi tu a farmelo Mich. Nella mia mente è stato un bel film. Ma ho intenzione di rifarmi.
- Non sarò in grado di oppormi…ora ti porto i video.
Ho finito il panino e vado a prendere il portatile su cui sono archiviate le mie malefatte. Inizia dalle foto.
- Ma qui sei una ragazzina. Quanti anni avevi?
- Non te lo dico.
- Bellissima anche allora, ma troppo asciutta. Meglio ora. Ma qui che ti stavano facendo?
Mi abbasso per riconoscere l’immagine.
- Cera fusa.
- A testa in giù?
- Beh si, una candela infilata lá che colava, più due in mano al tipo.
- Hai candele? Sembra simpatico.
- Te le prendo. C’è il video se vuoi.
- No, guardo altro. Consigliamene uno.
- Apri….questo.
Il video si carica, e una giovane me entra in una stanza tirata da un guinzaglio. Ci sono alcuni spettatori, amici e amiche di Nicholas, e lui mi fa stendere a pancia in giù su un tavolo senza il piano, per cui rimango sospesa sul niente con polsi e caviglie legate. Mi mette dei pesi ai capezzoli e inizia a sculacciarmi fortissimo, poi mi riempie di cera e infine mi infila due vibratori. Nella seconda scena sono praticamente incaprettata su un tavolino, con il bacino e la testa che sporgono dal bordo del piano, e a turno gli amici e le amiche mi frustano dove capita, oppure mi colpiscono con una canna di bambù soprattutto la pianta dei piedi, le gambe e le natiche, mentre Nicholas usa alternativamente la mia bocca o la mia figa. Infine nell’ultima scena sono appesa davanti agli amici e fustigata fino ad avere tutto il corpo ricoperto di strisce rosse, e quando sono in lacrime e singhiozzante mi prende da dietro, poi mi libera e mi fa inginocchiare per venirmi abbondantemente sulla faccia, poi così impiastricciata passo a ringraziare ognuno dei presenti per aver presenziato. Tra tutti una sola si china, mi pulisce la bocca con un fazzoletto e mi bacia sulle labbra dopo avermi detto due parole.
- Che ti ha detto?
- Quella è diventata la mia terapista qualche mese dopo, dopo che mi sono lasciata con Nick, involontariamente a causa sua, tra l’altro. Comunque lì mi ha ringraziato dicendomi che ero stata molto coraggiosa.
- E la sua colpa qual è stata?
- Nick la portó a casa e dopo avermi torturata insieme voleva che la leccassi, e ho sbroccato. Mesi dopo le ho fatto quello ed altro, dopo la terapia, e perché lo volevo io.
- Ho un’amica che ti conoscerebbe volentieri allora.
- Unica donna con cui sono stata, e penso che rimarrà l’unica.
- Mai dire mai. Secondo me Wendy potrebbe prestarsi ai tuoi giochi. Comunque questo Nick non ti ha trattato come io tratterei la mia donna, schiava o meno.
- Ormai è andata. Ho imparato molto, magari con qualche rimorso ma nessun rimpianto.
- Meglio così. La cosa peggiore che ti ha fatto?
Ci penso un attimo, poi scorro l’elenco dei video e gliene apro uno. La giovane me è incatenata nuda a un palo e subisce una serie di frustate da tre uomini, con un gatto a nove code molto lunghe che lasciano segni bluastri, poi viene staccata e tirata per i polsi verso un boschetto, dove deve raccogliere una trave di legno da terra che si carica sulle spalle e a cui le bloccano i polsi con delle grosse corde. Da lì, incitata a frustate per un sentiero, arriva in un piccolo spiazzo a una ventina di metri da una ferrovia, dove si trova un palo verticale con una grossa corda che scende da una carrucola. Uno dei tre attacca la trave alla corda e la issano fino alla cima del palo, a cui le legano le caviglie. La giovane Michelle urla per il dolore ai polsi, alle braccia e alla schiena martoriata e i tre ridono, chiamandola puttana, continuando a frustarla. La scena stacca un attimo, e si vede Nick che le infila un grosso dildo fissato su un bastone nella vagina, masturbandola a lungo prima di lasciarlo dentro. Mi si sente chiedere pietà, lo imploro di liberarmi ma vengo lasciata lì fino alla fine della scena, e si sente il rumore di un paio di treni che passano. Dopo lo stacco uno che non è Nick mi dice che se voglio scendere devo scopare il dildo mentre lo tiene fermo e accetto, iniziando a salire e scendere aiutandomi con braccia e gambe e scorticandomi la schiena contro il palo fino a venire. Per tutto il tempo si sentono i tre ridere e prendermi in giro per la prestazione e le smorfie che faccio, e dopo il mio orgasmo non mantengono la parola prima di una nuova dose di frustate su tutta la parte anteriore del corpo, infine mi staccano dalla croce, lasciandomi legata in ginocchio al palo con le mani dietro la schiena, ed in quella posizione devo spompinare Nick mentre gli altri si masturbano, e dopo che tutti sono venuti, Nick in bocca e gli altri sulla mia faccia, mi lasciano lì andandosene. Nell’ultima scena è sera, e Nick accompagnato da uno solo dei due viene a riprendermi per riportarmi all’auto, e durante il tragitto incrociamo alcuni ciclisti che si fermano a osservarmi stupiti senza fare domande o altro.
- Davvero intensa. Ma a te è piaciuto farlo?
- Beh, si. Orgasmi intensissimi, ma il dolore è stato atroce.
- E l’umiliazione di essere vista anche da chi passava in treno.
- Già.
- Avresti potuto fare l’attrice porno, sei anche stupenda.
- Dopo averlo lasciato ho scoperto che Nick condivideva foto e video su internet e su gruppi whatsapp facendosi pagare.
- Senza che tu lo sapessi? Che uomo di merda, lasciamelo dire.
- Diceva che come schiava poteva usarmi anche in quel modo. Per riparare mi ha dato una bella somma, tanto non potevo denunciarlo.
- Perché?
- Perché avevo firmato un documento dove era scritto che mi sottoponevo a tutto di mia volontà.
- Un contratto di schiavitù?
- Più o meno…ora che hai visto un po’ di cose che vuoi farmi?
Vaughn si volta verso Eric e gli chiede se lui è d’accordo.
- Oggi comanda lei, fai conto che io sia già legato e non possa fare nulla.
- Ok, allora leghiamo lui e poi vediamo cosa fare con te.
- Un po’ più comodo di prima però, le braccia non lo reggono.
- Sul divano dove mi avete trovato?
- Ok, va bene lì. Però mi lasciate guardare almeno?
- Si, tranquillo…
Leghiamo nuovamente Eric, poi Vaughn chiede a me cosa può provare a farmi.
- Considera che vedendoti nei video vorrei scoparti allo sfinimento. Eri e sei bellissima.
- Ok, puoi farlo se è quello che vuoi. Non preferisci farmi qualcosa prima?
- Per esempio?
- Trattarmi da schiava…
- Farti male e umiliarti dici? Ma ti piace così tanto?
- Si. E poi c’è Eric che guarda, penso che voglia vendicarsi, per interposta persona almeno.
- Poi ce l’avrò anche di persona, tranquilla.
- Quello lo fai già. Allora?
- Come prima cosa allora la frusta, che dici?
- Ok.
- Mettiti dove stava Eric.
Mi metto presso le corde che penzolano dalla trave e lascio fare a Vaughn, spiegandogli come legarmi per non farmi troppo male. Con i polsi legati e con Eric fuori dai giochi, ma visibilmente eccitato, sono completamente alla mercé di Vaughn, che mi sfila reggiseno e perizoma tirandoli verso il basso.
- Posso metterti in punta di piedi come lui prima?
- Se vuoi puoi proprio sollevarmi da terra, con le corde così dovrei riuscire a resistere.
- Ah, se va bene per te…
- Se è troppo te lo dico. Fammi salire sul frigo portatile e toglilo quandoi hai fissata.
- Buona idea.
Quando sale sulla sedia mi trovo il suo coso davanti alla faccia e lo prendo in bocca, sentendolo crescere dentro di me.
- Stai cercando di corrompermi?
- Mmmhuo.
Ha un buon sapore e glielo succhio volentieri.
- Quanto sei troia…
La frase di Eric non mi eccita come se l’avesse detta Vaughn, che però si adegua rapidamente.
- Hai ragione, la tua donna è una vera puttana. Se la lascio fare mi svuota le palle in un minuto, perciò…
Scende con agilità dalla sedia, la sposta e tira una pedata al mio sostegno lasciandomi appesa come un salame. Sento lo strappo ai polsi e gemo istintivamente.
- Troppo male?
- No, tranquillo.
- Meglio così.
Mi passa le mani sulle costole esposte e sulla pancia appiattita, prima dolcemente e poi affondando le unghie. Stringo i denti e gli sorrido quando solleva le mani. L’inizio è promettente. Sale lungo le braccia e ho un fremito.
- Quindi soffri il solletico…
- Speravo non lo scoprissi…
Va avanti per mezz’ora alternando tocchi leggeri come piume sfiorandomi con i polpastrelli su seni e pube, ma anche su tutta la parte superiore del corpo e sull’interno cosce, e con quelli mi fa avvicinare pericolosamente all’orgasmo varie volte, alternandoli con frequenza a tocchi molto più energici in cui affonda completamente le dita come se volesse penetrarmi i fianchi e le costole, facendomi ridere fino alle lacrime e lasciandomi spossata e senza fiato. Decide per par condicio di dare il cellulare a Eric, che con un po’ di difficoltà riesce a inquadrarmi anche con i polsi legati e guardando lo schermo un po’ di traverso. Ad un certo punto passa dal solletico all’inguine ai pizzicotti e agli schiaffi sempre su seni, figa e culo che finora era stato risparmiato dalle attenzioni.
- Hai un culo che parla e lo sai, senti come canta – dice mentre mi sculaccia appassionatamente – ma per oggi e forse domani dovrai fare a meno di farlo vedere a tutti.
- Credi che non avrei il coraggio di farlo?
- In quel caso dovrai anche spiegare come ti sei procurata i segni.
- Si può fare.
- Anche con la frusta?
- Ho indossato abiti da sera con la schiena a strisce , se vuoi farlo sono disponibile.
- E spudorata, aggiungo.
- Quanto basta.
- Ora zitta baldracca, se devi aprire bocca dev’essere per urlare o fare pompini.
Mi molla uno scapaccione a mano aperta che mi ondeggiare in avanti.
- Ci hai preso gusto, vedo.
- Troppo?
- Finché non dico “croissant” non preoccuparti
- Va bene.
Si mette d’impegno per cercare di farmela dire, ma nonostante il trattamento duro resisto per puro orgoglio.
- Sei forte più del previsto. Quel faccino dolce trae in inganno – mi dà un paio di ruvide carezze, che non sono schiaffi ma ci vanno molto vicino, sulla faccia. Non mi piacciono ma tollero.
- - Cosa potrei farti per vederti incazzata?
- Masturbami o leccami tenendomi a un passo dall’orgasmo e vedi come mi incazzo.
- Buona idea. Se avessi uno di quegli arnesi a testa vibrante mi risparmierei un sacco di fatica e ti farei passare la voglia di dare suggerimenti pericolosi per te.
- In camera, cassetto in basso appena entrato nella stanza.
- Grazie stellina.
- Non chiamarmi stellina, per favore.
- Ok stellina
- Aaarrrh!
Vaughn torna con il mio magic wand, lo accende alla massima potenza sulla vibrazione continua e me lo piazza fra le cosce.
- Sarà un pomeriggio lungo per me.
- Stavo per dire la stessa cosa. Prenderlo nel culo sarà un sollievo, a fine giornata.
In realtà adoro che qualcuno controlli i miei orgasmi, a patto che alla fine della sessione me ne vengano regalati a sufficienza. Vaughn inizia bene fermandosi qualche decimo di secondo prima di farmi andare in orbita, e spegne il grido di piacere che stavo per gettare fuori dai polmoni.
- Tutto il pomeriggio così passeremo, mettiti comoda.
Ha la frusta nell’altra mano, e so che prima o poi se ne ricorderà, ma per il momento si limita, per così dire, a martoriarmi la figa con il wand, passandomelo per un minuto di punta contro i capezzoli tra un mancato orgasmo e l’altro.
- Sei uno stronzo, oltre a non potermi sedere non riuscirò nemmeno a camminare per come sarò infiammata.
Mi guarda come per dirmi “ si, ma non ti ho sentito dire la parolina magica”. Raccoglie alcune pinzette e me le sistema sui capezzoli, e non so se per fortuna o sensibilità li mette solo sulle punte estreme, dove fa più male. Prima di riprendere mi applica l’ultimo per la lunga dall’alto verso il basso sul clitoride, facendomi un male porco, e quando arriva la testa vibrante il bottoncino così esposto è ipersensibile, anche se molto più al dolore che al piacere. Sempre per sensibilità o per fortuna, Vaughn capisce che gunta a questo punto preferisco continuare ad essere torturata fino a cadere sfinita piuttosto che venire dopo un po’ di trattamento. Una cosa che Eric non ha ancora capito o che non vuole capire, e che prima o poi dovrò dirgli io. Non che non mi piaccia venire, ma in certi casi l’attesa del piacere è piacere di per sé. Infatti arrivo ad un certo punto di quella supersollecitazione e perdo totalmente il controllo del mio corpo, forse anche a causa della leggera ipossia provocata dalla posizione in sospensione. Sono lucida e presente ma in certi qual modo avulsa dal mio corpo, e anche se rispondi con cenni del capo mi metto a gorgogliare un “ooooohhhh” liquido che non ho la possibilità di fermare. Vaughn si preoccupa e guarda alternativamente Eric e me.
- Stai bene?
- Ooooooh – e faccio si con la testa.
- Eric, ma che le prende?
- Tutto a posto, una specie di orgasmo secco. Vai avanti, se su avvicina davvero all’orgasmo sembrerà trattenere il fiato. Quando è così è come fosse drogata. È come un gioco crashato, ma dentro sta godendo come una pazza.
- Questa non l’avevo mai vista..
Infatti sono in un preorgasmo infinito da cui non voglio uscire, e prego con tutta me stessa che Vaughn capisca e prosegua, perché io non riesco a dirglielo in qualche forma comprensibe. Infatti mi appoggia ancora una volta il wand sulla pinzetta al clitoride, e oltre al dolore lancinante ai estende una prateria sconfinata di piacere, fino a quando accade il disastro: la batteria del wand esala l’ultimo respiro, e lentamente rientro nel mio corpo, con il conto da pagare per gli abusi che ho subito. Chi se ne frega, ora voglio quegli orgasmi.
- Scopami. Anzi, scopatemi. Qui, adesso, in tutti i modi.
- Bentornata fra noi, principessa.
- Hai capito cosa ho appena detto?
- Vuoi che ti scopiamo in due…
- Si, se riesci anche dove sono adesso. È tutto il giorno che mi chiamate troia, puttana, baldracca, pompinara…allora trattatemi da troia, e fatemi di tutto ma sbattetemelo in tutti i buchi, prendetemi anche qui, subito e finché ne avete.
Vaughn non aspettava altro, mi solleva le gambe e tenendo le mie ginocchia sugli avambracci mi mette le mani sui reni e mi penetra senza troppi complimenti. Grido non tanto per il suo cazzo che si insinua dentro di me quanto per il morsetto che ho sul clitoride, ora schiacciato tra i ll mio corpo e il suo che invia delle sfilettate direttamente al cervello ogni volta che mi pompa, ma sono talmente stimolata che vengo una prima volta quasi immediatamente. La sua mano riesce a risalire al seno e prima me lo strizza violentemente, poi con le dita si apprende al morsetto tirandomelo verso il basso. La mia gamba sul suo braccio aumenta il peso della trazione che mi applica ed è come se il seno volesse strapparsi, e questo dolore mi fa venire di nuovo quasi subito.
Vaughn sta ansimando per lo sforzo e sento il suo sudore mescolarsi al mio, Eric si agita sul divano, con il cazzo in tiro, e subito prima di venire sospiro un “liberalo” nell’orecchio di Vaughn.
- Ehi, la tua puttana vuole soffrire doppio, ora vengo a liberarti – e poi rivolto a me – tu ci godi a soffrire, sei quanto di peggio la razza femminile possa offrire. La peggiore delle troie, da tenere incatenata in casa a servire da svuotapalle e punire anche senza un motivo, vero?
- Si…
In pochi secondi si stacca da me, scioglie i nodi di Eric e torna a sbattermi, senza che la sua erezione abbia avuto il tempo di cedere minimamente. Eric si avvicina e mi tira indietro la testa ruotandola verso di lui. Lo vedo confusamente e la sua voce mi arriva da lontano.
- Ti faró soffrire fino a stanotte per quello che mi hai fatto passare. Nessuna pietà, anche se è quello che vuoi.
Mi stacca il morsetto dal capezzolo più vicino, ascoltandomi urlare e lo vedo tira a sé e mi bacia come se volesse mangiarmi, poi me lo rimette. È un dolore assurdo che non mi impedisce di venire ancora, o forse vengo proprio per quello. Non sono mai stata scopata e frustata insieme, i colpi non sono fortissimi anche se li sento bene e vanno avanti per un po’, fino a quando Eric si fa sotto per incularmi, mentre Vaughn continua a stantuffarmi. Sentirmi riempire davanti e dietro è indescrivibile, urlo per il dolore quando Eric inizia a spingere per entrare e mi abbandono completamente alle corde. Non resisto a tutte le sollecitazioni, forse sto per perdere conoscenza perché mi si annebbia la vista e mi gira la testa.
- Questa troia prende anticoncezionali?
- La pillola
- Ok – sta per venire, lo sento ingrossato a dismisura – allora non mi faccio problemi.
Viene dopo pochi secondi, e mi resta dentro ad afflosciarsi, sostenendomi le gambe per lasciar finire Eric.
- Se trovi un paio di corde potremmo lasciarla qui a scolare, e magari ci facciamo un altro giro – suggerisce Eric mentre sento il suo fiato corto per lo sforzo.
- È una schiava da fare soffrire, l’ho capito, ma non reggerebbe, sarà sfinita.
- Sempre schiava rimane.
- Diamole un po’ di tregua…
- Dopo decidiamo.
Io sono completamente assente, un grumo di dolore appesa a delle corde, il cazzo di Eric che mi sta lacerando perché in quella posizione è come essere impalata, ma riesco a venire anche così, prima che il mio buco più stretto faccia venire anche Eric, più rapidamente di quanto sperassi. Quando esce mi sembra di averlo ancora dentro per quanto mi ha dilatata.
- Dovresti vedere questo buco, vieni a dare un’occhiata.
Vaughn lascia le mie gambe e mi gira attorno per controllare.
- Ci credo, con quell’affare! Guarda che caverna, si sentirà anche l’eco.
Ridono, di me. È inutile, per quanto cerchi di non farlo finisco sempre per fare prevalere il mio lato remissivo. La grande differenza ora è che lo faccio consapevolmente, perché mi piace, come mi piace vederli andare a darsi una pulita e a bere qualcosa lasciandomi appesa, con una macchia sul pavimento di roba che mi scola lungo le gambe.
- Ma mi lasciate davvero qui?
Sono appesa da un sacco di tempo, mi fa male tutto e ho il terrore per il momento in cui mi toglieranno le pinzette.
- Bentornata fra noi! Stavamo discutendo sulla questione. Pensi di resistere?
- Non per molto, sono a pezzi.
- Se decidessimo di lasciarti lì non avresti alternative.
- Confido sul fatto che non mi vogliate morta…
Eric mi stacca il morsetto sul clitoride con delicatezza, ma non basta a non farmi dimenare come un gatto nell’acqua.
- Cazzo cazzo cazzo cazzo!!!!
- Non potevo lasciarlo lì ancora.
Piango e digrigno i denti mentre il dolore non cala, guardo giù ma non vedo niente, se non le dita di Eric che si avvicinano alle tette. Chiudo gli occhi e stringo i denti aspettando l’inevitabile, che arriva e mi trapassa il petto. Le mie povere tette…
- Ragazzi, giuro che faccio tutto quello che volete ma tiratemi giù.
- Non sei più così troia adesso…
- Sono una troia stanca, mettiamola così.
Si guardano e si avvicinano insieme, e Vaughn mi spinge sotto i piedi il frigo portatile. Mi guardo i polsi mentre mi liberano, e non sono molto segnati, per fortuna, ma i capezzoli sono ancora deformati e lo saranno per chissà quanto. Appoggiare i piedi a terra mi dà modo di capire quanto abbia sforzato le spalle, e per alcuni minuti non riesco ad abbassare le braccia per cui mi appoggio con le mani allo stipite della porta del bagno, facendole scivolare giù un po’ alla volta. Sono un bagno di sudore, con i capelli appiccicati alla fronte e alle spalle.
- La verità è che sei stata fantastica, e non lo dico perché sei la mia ragazza
- Oh sì, e credici perché lo penso anche io, e non sei la mia ragazza.
- Vorrei solo che non pensaste troppo male di me, o almeno che non pensaste tutto quello che avete detto…
Dopo sono la ragazzina insicura di sempre. So di aver fatto cosa estreme con uno che non ha mai fatto cose così estreme, e con un altro che non ha mai fatto niente di simile.
- Ne avevi bisogno…e anche io, credo. È la tua natura, ma questo non mi permette di amarti meno.
- Amore! – lo abbraccio fortissimo – temevo di averti scioccato troppo.
- Ho visto la tua vera te stessa. Questo non significa che hai il permesso di scoparti chiunque o di portarmi in casa il primo che passa…
- No no, te lo giuro. Nessun segreto fra noi!
- …Ma non pensare che abbiamo finito con te oggi.
- Oddio, cosa volete farmi?
- Per ora nulla. Mangia, bevi, riposati, dormi anche se devi. Ma devi ancora un pompino ad entrambi, e naturalmente sarà alle nostre condizioni e non alle tue.
- Uhmmm, e sarebbero?
- Da schiava, sotto tortura.
- Non sono contraria in linea di principio, ma non vedete in che stato sono? Penso di avervi dato abbastanza soddisfazioni.
- Io posso tenermi il credito per un’altra occasione – Vaughn si dimostra più comprensivo senza farmi sfoderare la mia miglior faccia da gatto con gli stivali. È adorabile – e adesso se permetti le farei una doccia. Se l’è meritata.
- Legala sotto la doccia, e falle qualche foto.
- Ok…
Raccatta una corda e mi fa segno di seguirlo in bagno.
Mi fa andare sotto al getto e mi ci attacca i polsi. Lui non dice nulla, ma mi guarda con gli occhi liquidi.
- Grazie sai? Ne avevo un gran bisogno.
- Ho paura a toccarti, non voglio farti male.
Apre il getto e lo regola su una temperatura tiepida, quasi fresca.
- Non innamorarti, sono pericolosa e già impegnata.
- In caso non potrei farci niente. Ma cercherò di mantenere l’amicizia privilegiata che abbiamo ora.
- Siamo già all’amicizia privilegiata?
Come risposta mi tira una spruzzata di acqua ancora fredda.
- Ehi!! Sono i tuoi bollenti spiriti quelli da raffreddare…
Mi bagna la testa, la sollevo per gustarmi il getto e togliermi i capelli dalla fronte.
- È piaciuto a tutti, e io non sono il tipo che si innamora. Ma questa cosa mi ha entusiasmato…più la parte in cui tu eri la sottomessa, ma credo sia normale.
- Te l’avevo detto, se provi questo genere poi il sesso normale perde di attrattiva.
- È vero. Ma molto del merito ce l’hai tu, sembri senza limiti.
Mi passa la mano insaponata molto delicatamente su tutto il corpo, facendo attenzione a non irritarmi le zone ferite. Lascio uscire un mugolio e gli sorrido.
- Faccio male?
- No, è molto piacevole. Sai essere delicato.
- Mano di velluto dentro un guanto d’acciaio bisogna saper usare entrambi, no?
- È la prima volta che ho un dopo così gradevole.
- Davvero? Mi sembra il minimo…
- Il mio solito è fare una doccia da sola e se riesco mi masturbo se nessuno ha pensato a me. Questo è molto bello da parte tua.
- Ripeto che mi sembra il minimo.
Lavandomi tra le cosce si lascia sfuggire un dito, che si insinua tra le mie labbra mentre lui mi guarda con aria sorniona.
- Ancora?
- Lo hai detto tu che ti smanetti sotto la doccia…
- Si, ma quando nessuno ci ha pensato prima. Oggi ne ho avuti a sufficienza. Ma ti ringrazio del pensiero.
- Non puoi difenderti.
- Ti prego, Vaughn…
- Ok, ok.
Mi spiace avergli raffreddato l’entusiasmo, perché mi piace davvero. Ma non voglio creare più equivoci di quanti non possano essercene già.
- Sono sempre la ragazza di Eric, capisci?
- Certo. Ma voglio che tu sappia che per quanto stato qui vorrei…
- Che lo rifacessimo? Anche io, ma non dipende da me.
- Eric?
- Se decide di essere il mio padrone si. Intanto godiamoci la giornata, poi vediamo come andrà.
Mi sciacqua e mi asciuga con cura, poi mi lega le mani dietro e mi fa sedere per asciugarmi i capelli. Per quanto sembri improbabile lo vedo eccitarsi ancora una volta, e avvicino la bocca al suo cazzo. Vaughn continua a lavorare con il phon lasciandomi fare, quando sento aprire la porta.
- Vedo che i debiti vengono pagati. Volevo dirvi che ho ordinato pizze per tutti, mi serve che Michelle sia pronta fra una mezz’ora circa per fare una sorpresa al fattorino. Fate con comodo, entro quella mezz’ora.
- Ce la farà, non temere.
- Ah ne sono certo.
Sconcertata per la reazione continuo finché non mi viene, scottandosi quasi la mano che mi ha posato sulla testa.
- Come sei altruista. Da me non hai voluto niente.
- Sono così…che avrà in mente per il fattorino?
- Ti vorrà far aprire la porta nuda o giù di lì, immagino.
- Ci sta, il povero cristo avrà il suo spettacolo. Credo che anche tu abbia finito.
Mi alzo e controllo i ricci. Ho la faccia stanca, ma chi non l’avrebbe? Il sole sta tramontando, rimasta in ballo per un sacco di tempo.
- Torniamo di là, sentiamo cos’ha in mente.
Eric sta bevendo una birra guardando gli highlightss della gara di cui non ha visto una curva.
- La sciolgo o la lascio così?
- A me piace molto guardare la TV con una ragazza fra le gambe. Visto che l’hai tenuta in caldo potrei pensare di fare un giro anche io. Vuoi Michelle?
- Eric, io…
Quello che avrei voluto dirgli sarebbe stato “Eric, sei già venuto due volte, e non sei uno da multiple. Vuoi fare vedere che sono tua e puoi ordinarmi di fare quello che vuoi? Ci sono modi migliori di usarmi, e Vaughn non è un rivale…” ma il tono perentorio con cui mi interrompe non ammette repliche.
- Chelle, qui.
Mi inginocchio obbediente mentre lui allarga le ginocchia per farmi posto, prendo in bocca il suo cazzo ancora flaccido e inizio a muovere lingua sulla punta del glande.
- Mi piace avere una cagna obbediente a disposizione - la cagna obbediente di solito ama questi momenti in cui viene trattata come un oggetto di uso comune, ma questa volta si ritiene fortunata di avere una chioma leonina in cui nascondersi…dopo la gentilezza dimostrata da Vaughn, farmi vedere da lui così sottomessa mi fa un po’ vergognare, forse per la prima volta nella mia esperienza da schiava. Però è quello che sono – e questa volta le ci vorrà parecchio lavoro per farmi finire.
Eric continua a rimanere piuttosto flaccido per parecchio tempo. Sarà la birra, l’essere già venuto due volte o il totale disinteresse che mi dimostra mentre tento di farlo risollevare, ma la situazione mi risulta estremamente degradante. Finalmente dopo forse una ventina di minuti, usando lingua e denti riesco a farlo drizzare. In quel momento suona il telefono di Eric, è il fattorino che ci avvisa del suo arrivo.
- Vaughn, ti spiace metterti qualcosa e aprire al tipo?
Mi rendo conto solo adesso del piano. Rispetto alla porta sono esattamente di profilo, e quelle che il fattorino vedrà sarò io, inginocchiata con un cazzo in bocca e con le mani legate. Perfetto…spero solo che Vaughn non apra tutta la porta, oppure si metta tra il ragazzo delle pizze, oppure che ne so, cada un meteorite. Vuole vendicarsi del pompino che gli ho fatto fare prima…per migliorare la situazione mi raccoglie i capelli con le mani scoprendomi la faccia.
- Forza porcella, ora tocca a te dare spettacolo.
Chiudo gli occhi e continuo, notando come ora il cazzo di Eric sia completamente sveglio. La mano che mi tiene i capelli come un manico mi spinge ogni volta un po’ più in gola l’arnese, sento la porta aprirsi e il tipo che parla con Vaughn, che a un certo punto bisbiglia “ehi, cazzo guardi?”. Mi ha vista…penso che ho comunque fatto di peggio e faccio finta di niente, la porta si chiude. Vaughn appoggia le pizze sul tavolo e sono quasi sicura che stia pensando “dovevi proprio?”. Gli sono grata per questa difesa del mio onore, che forse è solo nella mia testa. Eric sussulta senza fare un suono, la sua mano mi preme con una forza enorme sulla testa, poi Inarca la schiena arrivandomi in gola, mentre un paio di fiotti piuttosto modesti ma densi mi arrivano sulla lingua. Ingoio rapidamente continuando a farmi pompare finché non mi tira indietro la testa lasciandomi ad ossevarlo.
- Andiamo a mangiare adesso.
Si alza oltrepassandomi, poi si gira dicendomi che posso mangiare anche io. Mi sollevo ma lui mi guarda come se avessi bestemmiato in chiesa.
- Ho detto che puoi mangiare, non che starai a tavola. Resta in ginocchio e vieni qua.
Cammino sulle ginocchia e quando arrivo accanto al tavolo mi getta il cartone sul pavimento.
- Stasera quello è il tuo posto.
- Devo mangiare così?
- La bocca c’è l’hai…
Mi chino e raccolgo con la bocca una fetta di pizza. Decisamente non facile masticare una fetta di pizza un po’ alla volta, Eric è tutto giulivo mentre Vaughn tiene gli occhi fissi sulla sua pizza. Gli lascio la sua piccola vittoria, ma continuo a pensare che Vaughn gli darebbe un pugno, ed Eric se ne accorge.
- Pensi che stia esagerando?
- Forse non è del tutto affar mio ma…
- Ma…?
- Si, mi sembra che a Michelle non stia piacendo quest’ultima parte. Lo fa perché ti ama, ma non si sta divertendo.
- È vero Chelle?
- Se posso parlare liberamente…
- Certo!
- Non vorrei tornare ai tempi di Nicholas. Faccio tutto, ma forse sono un po’ oltre il mio limite.
- Il pompino che mi hai fatto fare era oltre il mio!
- Se non avessi avuto il cazzo duro tutto il tempo avrei pensato che andare oltre quel tuo limite non ti piacesse.
- E su questo vince tutto lei – Vaughn trattiene una risata con sputo di pizza incorporato. Beve mezza bottiglia di Bud e mi strizza l’occhio.
- Forse avete ragione voi…
Mi fa segno di alzarmi e mi libera, raccolgo la pizza da terra e riprendo il mio ruolo paritario all’interno del trio.
- Che faccia aveva il ragazzo delle pizze?
- Occhi di fuori. Lì avrei avuti anche io a vederti così…
- Adulatore…
- Smettetela di flirtare voi due?
- E chi flirta? Ne avrebbe bisogno dopo quello che abbiamo fatto? Piuttosto, finisce questa sera o è una cosa con un seguito? Perché a me sembra che noi tre siamo davvero un bel trio…fermo restando che io sono la donna di Eric, è stato una giornata interessante per tutti.
- Quanto pensi di restare in zona Vaughn?
- Non saprei, almeno un mesetto, forse più. Le onde sono belle qui.
- Dormire sul divano ti darebbe fastidio? Non abbiamo una sistemazione migliore… e bada, non sarà sempre come oggi, io lavoro e lei anche, a volte arriviamo a casa, ceniamo e nÉ sempre meglio del mio furgone. Davvero mi stai offrendo di stare con voi?
- Se Chelle è d’accordo…
Puoi scommettere che sono d’accordo.
- Si – rispondo sbocconcellando una fetta di pizza con la mia faccia più ingenua – per me può andare, anche se immagino che saró su doppi turni da schiava. O avrò dei benefici?
- A meno che Vaughn non ti conceda delle libertà…io ho già dato oggi per il futuro a breve e medio termine.
- Ogni tanto non mi dispiacerebbe farmi tartassare un po’ da lei. Ma non sognarti di avvicinarti alla mia bocca, mordo forte.
- Non sei il mio tipo, tranquillo.
- Ottimo, allora se non è un problema finito di mangiare vado a prendere il mio furgone e lo metto nel vialetto, così ho le mie cose qui.
- Certo, mi casa es tu casa.
La svolta che ha preso la mia idea è totalmente inaspettata, e l’idea di condividere non solo la spiaggia con Vaughn mi attrae parecchio. Quando esce butto gli avanzi e do una pulita alla tavola.
- Contenta?
- Beh, contenta e sorpresa! Non pensavo che tu arrivassi a tanto.
- Era una cosa che ti mancava…e io impazzivo dal desiderio guardandoti con lui. E…ti perdono per il pompino a tradimento.
- Ripeterò fino alla morte che ti è pure piaciuto.
- Non lo confesserò mai…
- Ma lo sai.
- Intanto tu farai un’altra cosa per me…
- Un altro pompino? Sai che difficilmente…
- No no, basta, io sono esaurito e devo andare a dormire. Tu però dovrai aspettare Vaughn.
- Ok, nessun probl…
- Fuori dalla porta. Legata sul patio.
- Ma c’è la strada!
- Non passa mai nessuno di domenica sera. O quasi.
- Vuoi proprio farlo sentire così benvenuto?
- Mi piace l’idea. E voglio vedere cosa fa, il tuo cavaliere errante.
- Ah, è una prova per lui?
- Anche.
- Vabbè, non voglio rovinarti il gioco.
- Quando sei pronta andiamo.
- Pronta.
Penso che domani al lavoro, tra segni sui polsi e altro si faranno troppe domande, ma pace. Il punto che sceglie è abbastanza in ombra, per cui l’unico a vedermi sarà Vaughn puntandomi i fari addosso mentre gira nel vialetto. Eric mi bacia prima di lasciarmi a braccia larghe fra due colonnine di legno ad aspettare. C’è la solita brezza ma non ho freddo. Prima di Vaughn passano quatto auto da cui nessuno mi nota, poi sento un veicolo rallentare, e spio l’impronta dei fari che si avvicinano. Svolta n vialetto e probabilmente ho l’espressione di una cerva colta in mezzo alla strada da un’auto che sopraggiunge. Non vedo chi è alla guida . Fai che sia Vaughn, e che sia solo…torno nell’ombra, senza vedere niente per alcuni secondi, poi gli occhi si riabituano all’oscurità.
- Ma che fai, la cagnetta da guardia? Senza offesa…
- Direi più il comitato di benvenuto del cazzo!
- Appropriato ma esagerato…Che dovrei fare? Ringraziare torturandosi? O portarti con me sul divano e usarti come coperta?
- Credo sia a tua discrezione, io ti abbraccerei ma sono piuttosto impossibilitata.
- Rimediamo.
Mi abbraccia e mi bacia una guancia, poi mi libera le mani e posso ricambiare il suo abbraccio.
- Direi di potermi ritenete più che fortunato già così per oggi, però…
- Oddio, ti prego non farti venire in mente qualcosa adesso.
- Nah. Adesso mi stendo e penso che non ricorderò di aver toccato il cuscino. Però domattina potresti portarmi il caffè a letto vestita così.
- Credo che finché sarai in giro tu non indosserò granché a casa. Eric ci tiene all’ospitalità, e anche io.
- Ok, in cambio allora farò trovare ad Eric una sorpresina io.
- Cioè? Se posso chiedere…
- Ancora non lo so, qualcosa mi verrà in mente. Sono nuovo del settore.
- Questa complicità tra voi inizia a preoccuparmi un po’.
- Quando mi ricapita una ragazza bella e disponibile come te? Dovrò pur sfruttare la situazione no?
- Basta che ci divertiamo.
- Questo è sicuro.
Me ne vado a dormire, accucciandomi accanto a Eric che non mi sente nemmeno stendermi accanto a lui. Mi duole ogni parte del corpo, ma sono felice per la svolta nata dalla mia idea estemporanea e cresciuta prendendo una piega che non avrei saputo prevedere nemmeno sotto acido. Ho un po’ paura per le conseguenze, per quello che potrei tornare ad essere, e per quello che il rapporto con Eric potrebbe diventare. Ma quando si ha la mia indole e il mio passato, la paura e l’eccitazione sono compagne di viaggio inseparabili…
scritto il
2022-08-31
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