Un imprenditore con gli attributi
di
servosciocco
genere
dominazione
Pensare che ho speso una fortuna pagando prostitute, le cosiddette prodomme, che mi dominassero, mi umiliassero, senza sapere che quello che cercavo era nel mio palazzo e peraltro non dovevo pagare niente, anzi! ci guadagnavo.
Fu mia moglie che, quando eravamo ormai ridotti all’osso, mi disse di andare a parlare con quello che chiamavano il barone, per farci fare il prestito che le finanziarie ci negavano.
Il barone era un’uomo arrivato, un bestione con spalle larghe, panciuto sicuro di sè un imprenditore con le palle come si diceva nel palazzo che si era fatto da sè.
Nonostante l’età avanzata aveva anche la nomea di essere un gran filibustiere. La moglie era molto più giovane di lui, ma arrogante e certamente meno fine di lui si diceva che aveva una predilezione per le ragazzine.
Fu una sera che presi il coraggio a due mani, scesi e bussai al campanello.
Venne ad aprirmi la “baronessa” e dopo i primi convenevoli mi fece accomodare nello studio.
Il barone si presentò nella sua possenza sotto l’uscio scusandosi per il modo informale in cui mi riceveva, indossava una vestaglia da camera a scacchi rossa tenuta in vita da una cinta.
Appena mi vide davanti alla scivania mi pregò di accomodarmi sul divano e superati i discorsi relativi al condomio, al tempo che non cambiava mi chiese di arrivare al dunque
“A che devo la sua visita”
Cominciai il lamento relativo alla crisi, alla mancanza di soldi e mentre parlavo vedevo che si rilassava sul divano, fumava e beveva, allargava le gambe e si intravedeva la pelle pelosa e nuda.
Il fatto di essere lì a fianco a lui a piagnucolare, lo faceva sentire ancora più impettito, stendendosi sul divano non notava che la vestaglia da camera si apriva sempre più sul davanti, nonostante si ricomponesse distrattamente.
Vedendo il mio imbarazzo infatti, cercava di sistemarsi alla meglio, ma parlando lasciava sempre intravedere l’interno cosce fin quasi talvolta a far uscire persino i coglioni.
Io cercavo di non guardare, ma l’occhio cadeva sempre sulla vestaglia aperta.
Cercando di non distrarmi ripetetti a memoria quello che mia moglie mi aveva detto di dire, finchè crollai, e mi misi a piangere.
Il barone imbarazzatissimo cercò di consolarmi, mettendomi una mano sulla spalla e attirandomi a se, apprezzai quel gesto e mi lasciai andare con la testa appoggiata sul suo petto villoso.
Mi rassicurò dicendo che una soluzione si sarebbe trovata e mi accarezzava il capo. Tra le lacrime il mio sguardo era sempre attratto dal suo interno cosce, da quelle cosce muscolose e la pancia prominente da commentatore che mi dava sicurezza.
Non sò se se ne accorse, fui io o lui ma come una calamita mi abbassai maggiormente ed arrivai proprio a contatto con il basso ventre.
A questo punto sentii chiaramente la pressione della sua mano sulla mia testa e sentivo sotto la vestaglia un leggero rigonfiamento.
Sarà per curiosità o altro con il naso mi infilai nell’apertuta della vestaglia e vidi che il suo cazzo corto e grosso cresceva di dimensioni, distrattamente mi avvicinai, non ero mai stato a contatto con un cazzo così da vicino.
Un piccola ulteriore pressione della sua mano mi fece capire cosa voleva. Mi avvicinai e le mie labbra vennero a contatto con la sua mazza. Lui mi accarezzava il capo e mi diceva parlore rassicuranti.
Per ringraziarlo, senza tentennamenti, presi il cazzzo in bocca tutto, dentro la mia bocca cresceva sempre di più, Istintivamente per compiacerlo comincia ad andare su e giù, prima piano, poi sempre più forte.
Non sò cosa mi prese ma alla fine mi ritrovai in ginocchio in mezzo alle sue cosce che lo spompinavo, gli succhiavo le palle lo leccavo e lui beato a cosce aperte se lo faceva fare.
Mi guidava con la mano e talvolta mi spingeva quel cazzone nella gola fino a farmi tossire.
Irrefrenabile lo tirai con le cosce un po più giù, lui le alzò sulle mie spalle e chi leccai anche il buco del culo tutt’intorno l’ano.
Mi avevano sempre fatto schifo i peli ma stavolta li trovavo eccitanti, glieli tiravo con le labbra e poi a rituffarmi con la lingua in mezzo al culo.
Lui mi teneva per i capelli e mi guidava i movimenti, passando dai coglioni al cazzo.
Poi mi prese per le le orecchie e mi piantò il cazzo in gola, su e giù su e giù succhiavo e leccavo.
Finchè lo sentii gemere e dopo un poco la mia bocca fu invasa da un getto denso e caldo.
Istintivamente mi spostai, ma lui mi tenne fermo con la testa facendo piccoli movimenti per sborrarmi tutto in bocca.
Ingoiai e leccai tutto lo sperma del barone, sollevandomi dal suo cazzo un’altro fiotto mi ragginse l’occhio, rimasi così davanti a lui non sò quanto tempo.
Intanto non mi ero accorto della presenza della signora che con un Klinex stava asciugando il cazzo del barone e poi con lo stesso klinex il mio viso.
Volevo morire dalla vergogna, ma la Baronessa molto tranquilla mi aiutò ad alzarmi da quella posizione e mi disse di darmi una sistematina in bagno.
Mi lavai il viso ancora sporco di sperma, salutai in fretta il barone, la signora mi accompagnò all’uscio rassicurandomi e dicendo che tutto si può risolvere e poi
“Domani venga a cena da noi, il barone ha piacere di conoscere anche la sua signora...”
Risalii a casa, credo paonazzo in viso, mia moglie mi aspettava trepidante dietro la porta
Aurora:” Allora tesoro come è andata?”
Io “ Bene, tutto bene”
Aurora “Raccontami ti prego”
Io “gli ho spiegato la situazione, è stato molto comprensivo ci aspetta domani sera a cena”
Aurora, toccandomi i capelli
“Tesoro ma che hai in testa...è appiccicoso...sembra ...sembra uno sputo...no, questo è sperma, chi ti è arrivato in testa?” disse sorridendo
io” ma niente dev’essere cacca di piccione
Aurora” No tesoro conosco l’odore della sfaccimma, dici la verità, che ti ha fatto quell’energumeno?”
Io signiiozzando “me lo ha messo...me lo ha messo...sigh sigh sih”
Aurora “Te lo ha messo nel culo?...fammi vedere...”
Io “No, mi ha spinto la testa sul suo cazzo e mi ha detto prendimelo in bocca”
Aurora “e tu? gli hai fatto un bucchino”
io “ho cercato di resistere ma lui era più forte di me e mi ha spinto sul suo cazzo fino a farmi soffocare, ho fatto anche la tosse”
Aurora “ma veramente ha un cazzo grande come si dice?”
Io “normale, un poco più lungo del mio ma più grosso, molto grosso”
Aurora sorridendo “beh non ci vuole molto, e l’hai preso solo in bocca?”
io “si”
Aurora “Al barone vedo che è piaciuto, ti è arrivato in testa!”
io “no, in gola, mi ha fatto tanto male”
Aurora “Su su, non è niente non diciamo niente a nessuno”
io “tesoro l’ho fatto per te”
Aurora “ma a te non è piaciuto?”
io “noooooo ...solo un poco”
Aurora, “facciamo amicizia, sii gentile col barone, domani vengo pure io...”
io “ si amore vieni anche tu, ha detto che vuole conoscere anche te”
Aurora “basta amore non pensarci più...vieni rifatti la bocca con la fessa della tua mogliettina”
Così dicendo si stese sul letto e aprì le cosce, allargò le grandi labbra e notai che era bagnata fradigia in mezzo alle cosce, con un clitoride ritto come un cazzo, ma non come quello del barone.
Fu mia moglie che, quando eravamo ormai ridotti all’osso, mi disse di andare a parlare con quello che chiamavano il barone, per farci fare il prestito che le finanziarie ci negavano.
Il barone era un’uomo arrivato, un bestione con spalle larghe, panciuto sicuro di sè un imprenditore con le palle come si diceva nel palazzo che si era fatto da sè.
Nonostante l’età avanzata aveva anche la nomea di essere un gran filibustiere. La moglie era molto più giovane di lui, ma arrogante e certamente meno fine di lui si diceva che aveva una predilezione per le ragazzine.
Fu una sera che presi il coraggio a due mani, scesi e bussai al campanello.
Venne ad aprirmi la “baronessa” e dopo i primi convenevoli mi fece accomodare nello studio.
Il barone si presentò nella sua possenza sotto l’uscio scusandosi per il modo informale in cui mi riceveva, indossava una vestaglia da camera a scacchi rossa tenuta in vita da una cinta.
Appena mi vide davanti alla scivania mi pregò di accomodarmi sul divano e superati i discorsi relativi al condomio, al tempo che non cambiava mi chiese di arrivare al dunque
“A che devo la sua visita”
Cominciai il lamento relativo alla crisi, alla mancanza di soldi e mentre parlavo vedevo che si rilassava sul divano, fumava e beveva, allargava le gambe e si intravedeva la pelle pelosa e nuda.
Il fatto di essere lì a fianco a lui a piagnucolare, lo faceva sentire ancora più impettito, stendendosi sul divano non notava che la vestaglia da camera si apriva sempre più sul davanti, nonostante si ricomponesse distrattamente.
Vedendo il mio imbarazzo infatti, cercava di sistemarsi alla meglio, ma parlando lasciava sempre intravedere l’interno cosce fin quasi talvolta a far uscire persino i coglioni.
Io cercavo di non guardare, ma l’occhio cadeva sempre sulla vestaglia aperta.
Cercando di non distrarmi ripetetti a memoria quello che mia moglie mi aveva detto di dire, finchè crollai, e mi misi a piangere.
Il barone imbarazzatissimo cercò di consolarmi, mettendomi una mano sulla spalla e attirandomi a se, apprezzai quel gesto e mi lasciai andare con la testa appoggiata sul suo petto villoso.
Mi rassicurò dicendo che una soluzione si sarebbe trovata e mi accarezzava il capo. Tra le lacrime il mio sguardo era sempre attratto dal suo interno cosce, da quelle cosce muscolose e la pancia prominente da commentatore che mi dava sicurezza.
Non sò se se ne accorse, fui io o lui ma come una calamita mi abbassai maggiormente ed arrivai proprio a contatto con il basso ventre.
A questo punto sentii chiaramente la pressione della sua mano sulla mia testa e sentivo sotto la vestaglia un leggero rigonfiamento.
Sarà per curiosità o altro con il naso mi infilai nell’apertuta della vestaglia e vidi che il suo cazzo corto e grosso cresceva di dimensioni, distrattamente mi avvicinai, non ero mai stato a contatto con un cazzo così da vicino.
Un piccola ulteriore pressione della sua mano mi fece capire cosa voleva. Mi avvicinai e le mie labbra vennero a contatto con la sua mazza. Lui mi accarezzava il capo e mi diceva parlore rassicuranti.
Per ringraziarlo, senza tentennamenti, presi il cazzzo in bocca tutto, dentro la mia bocca cresceva sempre di più, Istintivamente per compiacerlo comincia ad andare su e giù, prima piano, poi sempre più forte.
Non sò cosa mi prese ma alla fine mi ritrovai in ginocchio in mezzo alle sue cosce che lo spompinavo, gli succhiavo le palle lo leccavo e lui beato a cosce aperte se lo faceva fare.
Mi guidava con la mano e talvolta mi spingeva quel cazzone nella gola fino a farmi tossire.
Irrefrenabile lo tirai con le cosce un po più giù, lui le alzò sulle mie spalle e chi leccai anche il buco del culo tutt’intorno l’ano.
Mi avevano sempre fatto schifo i peli ma stavolta li trovavo eccitanti, glieli tiravo con le labbra e poi a rituffarmi con la lingua in mezzo al culo.
Lui mi teneva per i capelli e mi guidava i movimenti, passando dai coglioni al cazzo.
Poi mi prese per le le orecchie e mi piantò il cazzo in gola, su e giù su e giù succhiavo e leccavo.
Finchè lo sentii gemere e dopo un poco la mia bocca fu invasa da un getto denso e caldo.
Istintivamente mi spostai, ma lui mi tenne fermo con la testa facendo piccoli movimenti per sborrarmi tutto in bocca.
Ingoiai e leccai tutto lo sperma del barone, sollevandomi dal suo cazzo un’altro fiotto mi ragginse l’occhio, rimasi così davanti a lui non sò quanto tempo.
Intanto non mi ero accorto della presenza della signora che con un Klinex stava asciugando il cazzo del barone e poi con lo stesso klinex il mio viso.
Volevo morire dalla vergogna, ma la Baronessa molto tranquilla mi aiutò ad alzarmi da quella posizione e mi disse di darmi una sistematina in bagno.
Mi lavai il viso ancora sporco di sperma, salutai in fretta il barone, la signora mi accompagnò all’uscio rassicurandomi e dicendo che tutto si può risolvere e poi
“Domani venga a cena da noi, il barone ha piacere di conoscere anche la sua signora...”
Risalii a casa, credo paonazzo in viso, mia moglie mi aspettava trepidante dietro la porta
Aurora:” Allora tesoro come è andata?”
Io “ Bene, tutto bene”
Aurora “Raccontami ti prego”
Io “gli ho spiegato la situazione, è stato molto comprensivo ci aspetta domani sera a cena”
Aurora, toccandomi i capelli
“Tesoro ma che hai in testa...è appiccicoso...sembra ...sembra uno sputo...no, questo è sperma, chi ti è arrivato in testa?” disse sorridendo
io” ma niente dev’essere cacca di piccione
Aurora” No tesoro conosco l’odore della sfaccimma, dici la verità, che ti ha fatto quell’energumeno?”
Io signiiozzando “me lo ha messo...me lo ha messo...sigh sigh sih”
Aurora “Te lo ha messo nel culo?...fammi vedere...”
Io “No, mi ha spinto la testa sul suo cazzo e mi ha detto prendimelo in bocca”
Aurora “e tu? gli hai fatto un bucchino”
io “ho cercato di resistere ma lui era più forte di me e mi ha spinto sul suo cazzo fino a farmi soffocare, ho fatto anche la tosse”
Aurora “ma veramente ha un cazzo grande come si dice?”
Io “normale, un poco più lungo del mio ma più grosso, molto grosso”
Aurora sorridendo “beh non ci vuole molto, e l’hai preso solo in bocca?”
io “si”
Aurora “Al barone vedo che è piaciuto, ti è arrivato in testa!”
io “no, in gola, mi ha fatto tanto male”
Aurora “Su su, non è niente non diciamo niente a nessuno”
io “tesoro l’ho fatto per te”
Aurora “ma a te non è piaciuto?”
io “noooooo ...solo un poco”
Aurora, “facciamo amicizia, sii gentile col barone, domani vengo pure io...”
io “ si amore vieni anche tu, ha detto che vuole conoscere anche te”
Aurora “basta amore non pensarci più...vieni rifatti la bocca con la fessa della tua mogliettina”
Così dicendo si stese sul letto e aprì le cosce, allargò le grandi labbra e notai che era bagnata fradigia in mezzo alle cosce, con un clitoride ritto come un cazzo, ma non come quello del barone.
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