Resa dei conti

di
genere
dominazione

- Perché siamo qui
Mi guardo attorno, la stradina in mezzo al bosco é sparita quando hai spento i fari e non si vedono quasi più nemmeno gli alberi a bordo strada.
- arriveranno. Ora devo prepararti.
- ma per cosa?
- arriveranno. Ora spogliati. Io non devo essere qui quando passeranno.
Lo guardo con gli occhi pallati.
- ma loro chi?
É teso, con le mani che stringono il volante e la mascella serrata.
- che cazzo ti stai inventando? Un altro giochetto come l'altro mese?
- qualcosa del genere.
Il mio rapporto con lui, per quanto discontinuo, é di profonda sottomissione. Abbiamo iniziato come amanti, dopo aver fatto conoscenza durante una visita al teatro in cui mi stavo allenando per uno spettacolo. Ci sa fare, e divenimmo in breve amanti, e come tutte le amanti iniziai a vivere dei suoi ritagli di tempo, cercando di lasciarmi sempre uno spiraglio tra gli impegni per farmi trovare libera quando mi scrive o mi chiama per dirmi che possiamo incontrarci, ed é bastato pochissimo tempo perché io capissi che lui voleva quello che la moglie non gli dà. La perversione, quello che la moglie definisce "la roba da troie", ma partendo dal presupposto che anche il sesso orale per lei é una cosa da film porno, iniziammo con un po' di sano e liberatorio sesso come Dio comanda, prima di passare oltre. Ritagliandosi un intero weekend durante un viaggio di lavoro - cosa poi ripetuta varie volte - mi chiese di raggiungerlo e già quella volta iniziò a trattarmi da trofeo, spacciandomi per sua moglie ma chiedendomi di comportarmi più che altro da escort, o quasi. Eravamo in Francia, e volle che in spiaggia fossi nuda. Ok, niente di male mi dissi, e lo accontentai, senza dirmi che ci avrebbero raggiunti un paio di clienti. Lo vedevo così orgoglioso dei loro sguardi, abbastanza insistentivper la verità, su di me che cercai di comportarmi con naturalezza.
- d'altra parte sei una ballerina, sei abituata a lavorare con il corpo ed essere guardata non dovrebbe crearti problemi.
- sì, ma non ballo nuda.
- però potresti...
Aveva già in mente questa cosa, e quando ci invitarono a casa di uno di loro, e la cosa tornò fuori
- Tuo marito ci ha parlato tanto di te, del tuo lavoro entusiasmante,e ci piacerebbe poter vedere qualche passo.
- non ho le scarpette con me, ma posso provare a improvvisare qualcosa con piacere...
- e, se possibile...so di chiedere molto...ma vorrei un piccolo assaggio di come balli solo per lui. Sarebbe molto più appassionante di come danzi in teatro...
Per lui non avevo mai danzato, ma da come l'uomo mi guardava, anche se con accanto la moglie tutta sorridente, capii molto bene che voleva vedermi danzare nuda. Guardai lui, che assentiva.
- mia figlia frequenta un corso, forse un paio delle sue scarpette potrebbero calzarle.
La figlia, una sedicenne con un fisico decisamente inadatto alla danza classica, sedeva di fronte a me piuttosto annoiata, immersa nel suo telefonino.
- non é vero Claire?
La ragazza si riprese un attimo girandosi verso il padre, spazientita.
- cosa?
- dicevo, avresti un paio di scarpette adatte alla signora.
- oh...sì, forse quelle di due anni fa. É più bassa di me, anche il piede sarà piccolo.
- va bene, per questa volta forse potrà accontentarci ed esibirsi per noi?
Guardai nuovamente lui, che non faceva nulla per nascondere il suo appoggio all'idea, chiaramente instillata da lui stesso.
- ma certo amore, la tua é arte.
- mio marito mi ha parlato della sua bellezza, sono certa che vederla danzare sarà sublime.
Tu non chiamarmi amore, pensai, con l'intenzione ferma di fargliela pagare, e tu signora, non sei quella che dovrà spogliarsi. Per fortuna. Però, visto che sicuramente la mia performance avrebbe inciso sul rapporto con il cliente mi limitai ad assentire.
- ahhh, perfetto. Andiamo nel salone, avrà abbastanza spazio.
Avute le scarpette chiesi un po' di tempo per scaldarmi e preparare la musica, scegliendo da YouTube uno dei miei video, che avrebbero fatto anche da scenario, riproducendo il mio balletto sullo schermo. E per una platea di otto persone mi esibii nuda, concentrandomi solo sulla musica, e mentirei se dicessi di non aver provato piacere. La danza per me è come una droga, e poco mi importò se più dei miei passi osservavano il mio corpo. Subito dopo ricevetti i baciamano degli uomini e l'abbraccio di un paio delle loro mogli, che non mi gratificarono più di mandare lui in bianco quella notte, facendolo dormire sul divanetto della camera.
Durante un viaggio, cioè nel weekend di un suo viaggio ad Amsterdam, mi portò invece ad approfondire il tema della mia dominazione fisica, che lui aveva iniziato a praticare in qualche modo, un paio di volte durante i nostri fugaci incontri. A casa ho una piccola sala prove che uso per allenarmi, e a lui piaceva molto fare sesso davanti agli specchi, poi iniziò a pensare a legarmi alle sbarre o al palo verticale, ammirandomi a lungo prima del sesso. Il mio corpo esile ma al tempo stesso forte lo attira enormemente, anche se più volte mi ha quasi rimproverato le dimensioni dei seni.
- non dovevi metterti con una ballerina, se tua moglie ha le tette più grosse falli con lei certi giochi - gli ripeto ogni volta io, che del mio corpo sono più che orgogliosa - altrimenti puoi sempre trovarti un'altra.
Ad Amsterdam cercò di fare passare per un'improvvisa fa la visita ad un club, ma dopo avermi chiesto di vestirmi in un certo modo per uscire sapevo che stava architettando qualcosa. E infatti appena entrati mi indicò il palco in fondo alla sala, su cui una giunonica ragazza dai capelli cortissimi era alle prese con un'altra incatenata.
- sai quanto mi piacerebbe vederti al posto di quella moretta? A te non andrebbe?
- non iniziare. Vorrei passare una serata con te, non dare spettacolo.
- magari una mezz'oretta, come aperitivo...
- magari per te e per gli spettatori. Le frustate sembrano vere. Vuoi andare tu a fare da aperitivo? Accomodati.
- dai, lo sai che piacerebbe anche a te.
- non lo nego nemmeno, ma una cosa é fare certe cose con te, un'altra é in un club davanti a sconosciuti
- sconosciuti ma nell'ambiente. Non ti guarderebbero perché sei nuda, ma perché sei sottomessa. É tutta un'altra cosa.
- e mi hai fatto venire qui apposta, vero? Tutto il weekend era una scusa per questo?
Il suo sorriso disarmante. Maledetto sorriso.
- potrei salire anche io, imparare da lei a fartele a casa. Sai quanto ci tengo.
- si sì. So che ti piace farmi fare la puttana.
- no, che dici...
E accettai, aspettando che altre tre ragazze fossero esibite prima di me su quel palco, prima di salire a mia volta, ed essere legata per i polsi e le caviglie, ancora vestita, e spogliata lentamente dalla ragazza che prima mi liberò del top di pelle calando semplicemente la zip che lo teneva a posto, e frustandomi con vari strumenti che fece provare anche a lui. Dopo l'applicazione di morsetti ferocissimi mi sbottonò gli automatici della gonna di pelle nera, concentrandosi sulle natiche e sulle cosce, terminando dopo avermi fatto allargare le gambe così tanto da lasciarmi appesa per i polsi, con la fustigazione tra le gambe, resa ancora più insopportabile dal fatto che le sollecitazioni a labbra e clitoride mi portarono ad un orgasmo che non riuscii a trattenere, e che suscitò un enorme applauso, mentre io vergognandomi come mai mi era successo ricacciai le lacrime.
Sapevo benissimo che ormai non mi amava, ma amava quello che poteva fare con me, e lo dimostrò ancora una volta quando mi scritturò per una serata a cui sapevo avrebbe partecipato sua moglie.
- devi solo rifare quello che hai fatto in Francia. Tutto qui, nessuno ti toccherà e nessuno farà altro che guardarti.
- ma ci sarà tua moglie.
- tanto lei non sa nulla di noi.
- ma io sì. É un contratto di lavoro.
- con tua moglie che penserà tutto il male possibile di una puttana che balla nuda.
- Sono sincero, voglio che lei ti veda. Che anche senza saperlo veda la donna che mi rende felice.
- però a come mi sento io non pensi mai. Se ti fa stare così male lasciala e basta.
- ci sono cose che non sai.
- e che immagino. Tu fai tutto per interesse, anche con me.
E comunque accettai...e ballai nuda, anche se con il corpo dipinto - perché prima del balletto avevo anche dovuto sottopormi ad un body painting per la vorace vista degli invitati - e subire gli sguardi di riprovazione della matrona, che sedeva in prima fila accanto a lui, con la faccia di chi é seduta su un cactus. E dopo lo spettacolo accontentarlo fugacemente, appena uscita dalla doccia, su un tavolino che rischiava di frantumarsi ad ogni botta che ricevevo.
Ed ora questa novità.
- mi dici che cazzo hai combinato?
- ti ho persa al gioco. Ecco, l'ho detto...mi spiace.
- ma cosa cazzo dici, sei davvero impazzito? Portami via da qui immediatamente.
- non posso, credimi, lo farei. Ma con questi non si scherza. Se non faccio quello che devo domani potrei essere morto.
- e chi se ne frega! Anzi guarda, meglio così, perché io non voglio più saperne di te e delle tue stronzate. Portami a casa e dimenticami, dico davvero.
- Giulia...mi sento una merda, davvero, ma ti prego, ti scongiuro, fammi questo ultimo favore. Salvami la vita e scomparirò per sempre, non saprai nemmeno che sono esistito.
Era disperato, e il mio cazzo di istinto da crocerossina fece capolino tra i sedili.
- chi sono questi?
- brutta gente. Molto brutta. Ma con te hanno detto che vogliono solo divertirsi. Ti hanno vista alla serata, e io per farmi bello gli ho anche raccontato cosa facciamo.
- tutto, ovviamente...
- sì. Avevo una mano fantastica a poker, non potevo perdere...
- e invece hai perso. Me. E per sempre, te ne rendi conto?
- farò di tutto per farmi perdonare, te lo giuro. Mollo mia moglie e ce ne andiamo, solo tu ed io...
- ora davvero non mi importa cosa farai della tua vita. Io raccoglierò i cocci della mia e ripartirò, senza di te.
- no, ti prego, non dire così...
- che devo fare adesso?
- allora accetti? Mi salvi la vita, e non é un modo di dire - si buttò per abbracciarmi o baciarmi ma mi ritrassi contro la portiera, cercando di avere la faccia più schifata possibile.
- signore, mi dica cosa devo fare e basta.
Cercò di ricomporsi alla meglio e aprì la portiera dell'auto.
- devo lasciarti qui, legata e bendata. Loro ti riporteranno qui domenica sera, senza un segno, esattamente come sei ora.
- sai almeno dove mi porteranno?
- no, nulla. Come ti ho detto non devo nemmeno essere qui quando verranno a prenderti.
- quindi se sparissi nessuno verrebbe a cercarmi. Per salvare la sua vita devo rischiare la mia - iniziai a spogliarmi, e una volta nuda aprii la portiera - andiamo, si sta facendo tardi.
Aprì il baule ed estrasse una corda con cui mi cinse i polsi, e lanciò il capo libero in alto facendolo passare sopra la biforcazione del tronco, annodandola dietro la mia schiena al tronco.
- ora la benda...
Si appoggiò a me schiacciandomi contro il tronco freddo e grinzoso, e mentre annodava la benda sulla mia nuca sentii la sua eccitazione.
- il suo cazzo duro é decisamente fuori luogo. A meno che non pensi di approfittare della cosa, rischiando di farsi trovare qui.
- no no, ora vado.
Mi prese le guance tra le mani, ma mi girai di lato.
- nessun bacio di addio, signore. E spero di rivederla qui quando questa cosa sarà finita, perché vorrà dire che sono ancora viva e posso riprendermi la mia vita.
- amore, io...
- non chiamarmi amore! E vattene!
Sentii i suoi passi allontanarsi, intimidito dalla mia rabbia. L'auto si avviò e fece retromarcia, lasciandomi sola nel buio ad attendere, e quando sentii il rumore di un'altra auto stavo tremando, e non solo per il freddo. Fui staccata dall'albero e fatta accomodare su dei sedili in pelle, con le mani legate ad uno dei poggiatesta, e già durante il viaggio iniziai a subire le prime attenzioni dai due uomini seduti accanto a me, che mi palparono e sondarono, dopo avermi allargato le gambe appoggiandole sulle loro, una per parte, e li seguii quando mi fecero scendere dall'auto, tirandomi per i polsi legati. Sempre bendata passai da una stanza all'altra, da un uomo all'altro, passando i periodi tra uno stupro e l'altro torturata anche con una certa fantasia, che ero troppo disperata e stanca per apprezzare. Gli piaceva molto lasciarmi legata in pose ridicole e umilianti, oltre che dolorose, e solo una volta, all'inizio, fui frustata con durezza, ma capii che il loro intento era di usare il mio corpo facendomi sentire un semplice pezzo di carne, che lavavano con un getto d'acqua gelida tra un uso e l'altro, prima di legarmi ancora e ancora, ogni volta in modo diverso, purché quello che gli serviva di me fosse accessibile. L'unica cosa che non gli concessi fu la mia dignità, ma il resto se lo presero tutto. E quando mi trascinarono fuori temetti che mi avrebbero sparato un colpo in testa facendo sparire il mio cadavere, ma non c'era nulla che potessi fare se non augurarmi che il debito fosse pagato. Durante il tragitto l'uomo accanto a me, uno solo questa volta, approfittò di me ancora una volta, ma ero talmente sfinita che quasi mi addormentai. Avevo dormito pochissimo, qualche frammento di ora forse in quella interminabile maratona, e speravo solo di arrivare a casa mia e constatare i danni fisici, preparandomi a fare i conti con quelli più intimi per anni, sempre che riuscissi a metabolizzarli, fare una doccia e dormire fino a quando non mi fossi risvegliata. L'auto si fermò e sentii il freddo avvolgermi, risvegliandomi. L'uomo mi lasciò nello stesso modo in cui mi aveva trovata, e lo sentii fare due telefonate, prima di darmi un buffetto e dirmi con una voce che non avrei mai dimenticato
- sei stata davvero brava, puttanella.
Poi l'auto ripartì. Ero salva, in attesa di chi aveva creato tutto ciò. Non mi ero sentita brava, anche se in altri frangenti avrei apprezzato quello che mi avevano fatto, anche se naturalmente avevo avuto vari orgasmi, di cui i miei rapitori avevano riso umiliandomi nel profondo. Ero stata una marionetta senziente ma non consenziente. Piansi, con il corpo scosso quasi da convulsioni e urlai, finalmente. Erano tutte cose che avrei concesso a lui, che mi sarebbe piaciuto fare perché sapevo che a lui sarebbeto piaciute. Forse per tornare a recuperare la mia autostima avevo due strade: impedirmi di trovarmi ancora così, vietando a chiunque di avvicinarsi anche solo lontanamente alla mia fiducia e mettermi in quella condizione, oppure esorcizzare quell'esperienza ripetendola di mia volontà. Ma prima avrei dovuto superare le notti con incubi e i risvegli sudata e ansante che sapevo avrei dovuto affrontare.
Un'auto mi illuminò e si fermò accanto a me. Finalmente, mi sarei rivestita e non lo avrei nemmeno guardato in faccia fino a casa, cascasse il mondo.
La portiera si aprì, fui staccata dall'albero e tirata verso l'auto.
- pezzo di merda, non pensare di poter approfittare di me in questo modo. Lasciami...
Fui buttata sul sedile posteriore e legata ancora una volta ad un poggiatesta.
- figlio di puttana, liberami subito oppure...
Una mano mi tolse la benda e cercai di abituarmi a vedere di nuovo. Quando cominciai a mettere a fuoco lui era seduto accanto a me, ma quella che mi fece raggelare il sangue fu la voce femminile che sentii provenire dal sedile del guidatore.
- vedo che due giorni non ti hanno tolto lo spirito combattivo, puttanella.
- come...chi cazzo credi... - e vidi il volto della moglie di lui che mi fissava.
- davvero pensavi che non sapessi niente di te? Tante volte ero io a suggerirgli cosa fare di te. Lui non ha tutta questa fantasia.
- liberatemi subito e datemi i miei vestiti. Non ho nessuna voglia di starvi ad ascoltare. Portatemi a casa.
- non così in fretta...a meno che tu non preferisca che tutti i tuoi video passino in rete.
- quali video?
- quelli che ti abbiamo fatto durante la tua "prigionia". A casa nostra, ovviamente in stanze non riconoscibili.
Ora sei una risorsa per la nostra azienda. Lo eri già, ma adesso incrementeremo il lavoro, ovviamente.
- io vi denuncio, altro che risorsa. Ora basta - strattonai le corde, senza che il poggiatesta cedesse - voglio andare a casa mia!
- certamente, e continuerai con la tua vita. A parte che quando ti chiameremo sarai disponibile e collaborativa. Con noi o con chi ti diremo che dovrai esserlo. Diciamo per i prossimi cinque anni. Altrimenti i video di cui io ho gli originali andranno in giro per il mondo.
- ma tu - mi girai verso di lui, che non aveva ancora detto una parola - maledetto.. - gli sputai in faccia - che cosa hai fatto?
- un piano lungo e congegnato bene. Da lei ovviamente. É mia sorella, non mia moglie, tanto non potevi saperlo. Ammetto che mi sono divertito, ma ti stavo solo preparando per, diciamo, lavorare per noi. E lo hai già fatto benissimo, perché grazie a te abbiamo chiuso alcuni affari davvero redditizi. E lo farai ancora.
Mi lasciai cadere sullo schienale, mentre lui mi accarezzava una coscia che cercai di ritrarre, trattenuta dalla sua mano, che si avvicinò al mio inguine.
- non puoi rifiutarti. Sei nostra, ma solo per cinque anni. E avrai la tua parte degli utili che ci frutterai, ma solo alla fine del...contratto.
- e naturalmente non distruggerete mai i video.
- ovviamente no, non vogliamo che tu finisca per denunciarci. Anche se sarebbe la tua parola contro la nostra, e probabilmente non ti servirebbe a niente. Puoi solo fidarti, come hai fatto quando sei venuta qui la prima volta. Ora vuoi che ti liberi e ti restituisca i vestiti, o preferisci fare il viaggio di ritorno così ed essere lasciata davanti a casa nuda e con le chiavi in mano? A me non cambia nulla, ma decidi in fretta, sto per avviare il motore...
scritto il
2023-04-09
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