La storia vera della mia prima volta

di
genere
gay

Avevo 22 anni.
Sino a quel momento non avevo capito di essere bisex, nonostante mi infilassi nel culo vari oggetti più o meno a forma di cazzo già da anni. Frequentavo cinema porno, dove avevo anche ricevuto delle avance; all'uomo che me le aveva fatte avevo risposto che se mi pagava lo avrei seguito. In parte avevo risposto così per allontanarlo, ma dentro di me sapevo che c'era del vero in quella frase, e che se mi avesse presentato una banconota lo avrei seguito. Non per i soldi, ma perché, anche se allora non lo volevo ammettere, in fondo in fondo ero molto puttana.
Quell'anno ero a militare, lontano dalla mia città. Il fatto di essere dove non mi conosceva nessuno ebbe sicuramente un ruolo nei fatti di quella sera. Ma non fu l'unico fattore scatenante. La caserma era piena di immagini di donne nude e riviste porno, e non potevo non essere eccitato. Molto eccitato. Inoltre, come ho già detto, da quando ero diventato maggiorenne, frequentavo cinema porno e compravo riviste porno, ma lì era diverso. Non mi conosceva nessuno. Qualsiasi cosa avessi fatto, chiunque mi avesse visto, non avrebbe saputo chi ero. Avevo anche trovato l'annuncio di una coppia della città che cercava un militare per fare giochi a tre, ma non avevo ancora avuto il coraggio di rispondere all'annuncio. Un tardo pomeriggio, finito il servizio e uscito dalla caserma in borghese, per sfogarmi, ruppi gli indugi, e andai in un cinema porno.
Non ricordo che film facessero vedere. In fondo sono tutti molto simili tra loro... In quel genere di posti esistevano delle regole non scritte, una sorta di linguaggio che, in base a dove ti mettevi, indicava le tue intenzioni. Più vicino allo schermo, sul primo sedile della fila o in mezzo, palesava la volontà di non essere disturbati. In piedi sul fondo della sala, o in un posto intermedio di una fila vuota, cosa facile da trovare, dal momento che non ho mai visto molto pubblico, indicava la volontà di essere abbordati, di essere alla ricerca di avventure. Beh, in fondo tutto molto logico. E poi o c'erano i bagni o si andava a casa di uno dei due o ci si appartava in macchina. Ma tutto questo vocabolario del sesso al cinema a luci rosse io non lo conoscevo ancora, nonostante la mia frequentazione.
E quella sera, per la prima volta, scelsi di sedermi non sul primo sedile, o in mezzo, ma in un posto intermedio. Durante la proiezione vicino a me si sedette un signore di mezza età, abbastanza distinto, anche se anonimo nell'aspetto. Mi ricordava vagamente un attore sconosciuto di una serie televisiva. I capelli grigi a corona su un viso rotondo, non alto, leggermente robusto, indossava giacca, pantaloni e camicia tutti dai colori pastello, e di foggia anonima come anonimo era chi lui. in fondo l'unica nota particolare erano proprio i colori dei vestiti. Nonostante questa accurata descrizione, non ingannatevi, quando si sedette non feci caso a nulla. Lo scoprii dopo come era vestito, giusto prima che... Ma non anticipiamo nulla.
Ad un certo punto, davanti a scene di cazzi che entravano ritmicamente dentro culi, mi sfiorò la coscia. La mia sorpresa fu enorme. No, non ero sorpreso di essere stato toccato, palesemente abbordato, no, quello non mi stupiva. Ero scioccato dalla mia reazione istintiva. Era tutta testimoniata da cosa stava succedendo nello stesso istante in mezzo alle mie gambe. Il mio membro, modestamente di discrete dimensioni, era diventato un palo d'acciaio. Era letteralmente esploso sotto a dei pantaloni attillati che ora lo contenevano a fatica. "Vieni in bagno?", fu quello che udirono le mie orecchie provenire da quel signore. E rimasi ancora più scioccato nel sentire cosa la mia bocca rispose: "Si!". Avevo detto di si! Che avrei seguito un maschio in bagno, evidentemente per fare sesso con lui! E così feci.
Una volta lì fece tutto lui. Lo sconosciuto non si tolse nulla. Non aprì neppure la cerniera dei pantaloni. Non era quello il suo scopo. Io mi sentivo completamente nelle sue mani. Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. Ma più di tutto speravo che mi sverginasse, che mi penetrasse il sedere, mi scopasse il culo e mi venisse tutto dentro! Nello stesso istante in cui scoprivo di essere bisex, scoprivo anche di essere passivo. Ero una cosa sua. In balia di lui. Felicemente in balia di lui.
In un attimo mi ritrovai nudo davanti a lui. E' vero, in caserma molti restavano nudi a lungo anche dopo la doccia, ma le docce erano box singoli piuttosto ampi, e si poteva fare tutto senza farsi vedere nudi. In altre parole era il primo estraneo, a parte la visita di leva che certo non era stata eccitante, a vedermi nudo, completamente nudo! Le sue mani presero a palparmi da tutte le parti, le sentivo ovunque, sembravano cento mani tutte sul mio corpo. Sul petto, sul culo, sulle cosce, sul cazzo, sulla schiena, sul culo, sulle spalle, sul cazzo,... Si fermavano spesso sul culo e sul cazzo. Ho anche un bel culo rotondo, che mi hanno sempre detto essere come quello di una pornoattrice. Quando una mano mi palpava il culo spesso si aggiungeva anche l'altra, e insieme me lo afferravano, lo palpavano, lo aprivano. Talvolta una mano era sul culo mentre l'altra palpava le palle. Ad un certo punto mi girò, appoggiando con forza la mia schiena sul suo petto, e, tenendomi forte con un braccio, afferrò il mio cazzo. Di nuovo non potei fare a meno di pensare che nessuno mi aveva mai toccato lì. Che nessuno a parte me e la mia mano aveva mai fatto ciò che quello sconosciuto si accingeva a fare. E lo fece.
Mi masturbò. La sua mano andava con forza su e giù, su tutta la lunghezza dell'asta, mentre continuavo ad essere suo prigioniero, attaccato al suo petto. Lo teneva orizzontale. Quando sentii arrivare l'orgasmo capii che sarebbe stato il più potente che avevo mai vissuto. Fu l'esplosione di una bomba atomica che rase al suolo il mio cervello. Dal buco sulla punta del glande uscirono degli schizzi che attraversarono tutto il bagno per fermarsi sulla porta, giusto vicino al buco che nei cinema porno c'è sempre per spiare chi sta facendo sesso (è sempre più bello il sesso dal vivo che quello sullo schermo). E continuò per spremere e fare uscire tutto, sino all'ultima goccia.
Poi si pulì la mano con un fazzoletto di carta, me ne offrì uno, e... se ne andò. Così. Senza neppure un "ciao", un "grazie", o magari anche un "bello", un "carino". Nulla! Ero stato letteralmente usato. Usato come un oggetto. Usato come un giocattolo da sesso. Usato come un pezzo di carne. Non avevo neppure un nome per lui, perché non esistevo. Ero una vera e propria cosa. Una cosa usata. Si saluta forse una cosa dopo averla usata? Si ringrazia forse un oggetto dopo essere stato usato? Ed era bellissimo! Era esattamente quello che desideravo, quello che avevo sempre desiderato e mai capito! Io volevo essere un oggetto usato da tutti per il piacere da sesso!
Ero eccitatissimo da questi pensieri, tanto che a quel punto volevo essere inculato a tutti i costi! Lì! Subito! E ancora completamente nudo, col bel cazzo in erezione e il mio culo rotondo, uscii dai bagni, passeggiando avanti e indietro come una prostituta in attesa di un cliente, il primo, al quale darlo gratis, perché gli oggetti non vengono pagati, ma usati. I bagni erano tra la sala e l'uscita del cinema, a non più di qualche metro la bigliettaia mi avrebbe visto. Certamente mi avrebbe visto chiunque fosse entrato nel cinema o uscito dalla sala in quel momento. Ma non successe.
Così mi rivestii e uscii, felicissimo della mia scoperta. Ero bisex. Ero passivo. Adoravo essere usato come un oggetto. Ed era esattamente ciò che era accaduto: ero stato usato come un giocattolo sessuale!
di
scritto il
2023-04-09
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