Non più vergine in culo

di
genere
dominazione

Mi piacerebbe raccontarvi la mia prima volta anale, avvenuta con il mio ragazzo. Era la scorsa estate, avevo 18 anni e stavamo insieme da appena 7 settimane...e da un mese circa lui insisteva per ottenere da me qualcosa di vergine. Spesso per strada la sera, discretamente, mi accarezzava le natiche non eccessivamente grosse ma sporgenti, fino a ripassare con le dita la fessura da sopra i pantaloni. Ma non riusciva a convincermi, avevo paura di sporcarlo, del dolore, di essere usata e subito lasciata. Ciò non avvenne, ma si prese la mia verginità contro la mia volontà. Una sera di agosto ci trovavamo ad un festino a casa di un'amica, e dopo parecchi bicchieri bevuti, avevo perso il conto. Probabilmente nemmeno avrei saputo contare da quanto ero ubriaca. L'alcol che circolava nel mio corpo mi aveva scaldata a tal punto da farmi sentire accaldata. Così, sfilai la felpa lunga e pesante che indossavo (quella sera tirava un certo vento e faceva freddo), rivelando al mio ragazzo un top nero a fascia aderente che avvolgeva il mio seno abbondante (quarta misura) e una minigonna nera di pizzo che accompagnava la forma tondeggiante del mio fondoschiena. Quello che non sapevo era che lui si fosse già accordato con la mia amica per farsi prestare una stanza per scopare. Così, vedendomi completamente ubriaca, a serata inoltrata mi accompagnò nella stanza. Appena chiusa la porta, mi prese in braccio, mi appoggiò contro di essa e iniziò a leccare le mie labbra come per invitarmi ad aprirle. Non opposi resistenza, e pochi secondi dopo la sua lingua si intrecciava con la mia. L'atmosfera iniziò a scaldarsi, e con una mano iniziò ad accarezzarmi l'interno coscia, salendo sempre di più, fino a farla scomparire sotto la mia gonna. Nonostante l'alcol, ricordo ancora la piacevole sensazione delle sue carezze sulla mia pelle. Decise quindi di staccarsi dalla porta e di adagiarmi sul letto. Si sdraiò sopra di me, continuando a baciarmi e a far scorrere le sue mani sul mio seno dopo aver sollevato un pochino il top e spostato il reggiseno. Mi spostò, si mise sotto di me e mi spostò sopra al contrario, invitandomi a tentare la posizione del 69. Con grande fatica e dopo numerosi tentativi, riuscii a sbottonare i suoi pantaloni e ad estrarre il suo pene già
completamente eretto. Lo accarezzai, anche se non a lungo a dire il vero, e in un momento di lucidità mi feci forza e parlai. "Scusami, ma non mi ricordo nemmeno come si faccia un pompino (ero sincera). A dire il vero mi gira la testa". Per un attimo non rispose. Mi volta, lo vidi con il viso completamente immerso nel mio sesso. La sua lingua accarezzava con colpi veloci e distratti il mio clitoride, che diveniva sempre più sensibile mentre la sua mente perversa già con il pensiero si era introdotta nel mio buchetto inviolato. Ancora senza rispondermi, mi fece mettere nella posizione della pecorina e con una lieve pressione sulle mie spalle, mi invitò ad abbassarle, lasciando il mio culetto sollevato più in alto rispetto al resto del corpo. In un altro attimo di lucidità, gli chiesi di indossare il preservativo. Finalmente mi rispose. "Se lo metto non sento, ma tranquilla, non vengo dentro. Lasciati penetrare senza pensarci". Acconsentii solo per lo stordimento dovuto all'alcol. Puntò la cappella all'ingresso della mia vagina fradicia di umori, spinse, e il pene scivolò dentro scorrendo facilmente. Era la prima volta che mi infilava completamente dentro i suoi 17 cm senza protezioni, potevo sentire il contatto con la sua pelle. Prendeva velocità, i colpi si facevano sempre più intensi, provocandomi un grande piacere mentre scorreva tra le pareti della mia figa e solleticava il collo dell'utero. Rallentò le spinte, credevo stesse per venire. Invece sputò un paio di volte nella mia fessura. Non capii, lo aveva già fatto in passato, ma questa volta ero già molto lubrificata, non era necessario. Sentii la saliva percorrere l'intera fessura e colare verso il basso, fondendosi con il mio nettare. "Credo tu sia pronta". Non capii, un'altra volta. Estrasse il pene ancora bagnato dei miei umori e iniziò a passare il suo indice avanti e indietro nella fessura. Era piacevole, lo lasciai fare. "Sai che l'ano è pieno di terminazioni nervose?". Annuii. Non capivo cosa stesse facendo di preciso, ma percepivo delle lievi carezze nella zona anale. Il suo dito si faceva sempre più insistente. Lasciò colare ancora un po' di saliva dalle sue labbra, questa volta più in alto, e iniziò a esercitare pressione sul mio buchetto rosa e sigillato. Di scatto, tentai di spostarmi in avanti, ma con l'altra mano mi immobilizzò schiacciando le mie spalle verso il basso. "Lasciati andare, voglio solo che provi la sensazione con le dita. Sarà strano ma ti piacerà". E in un attimo, il suo dito intero fu dentro. Quella sensazione era del tutto nuova, ma continuavo a trovarla fastidiosa. Quel dito non doveva essere lì, e si muoveva dentro il mio retto con movimenti circolari. "Basta, toglilo, è fastidioso". Rispose: "lo so, lo so, cerca di resistere. Tra poco inizierai a godere. E mi piace troppo per poter interrompere". Non lo allargò più di tanto, mi chiese solo di divaricare per bene le gambe. Voleva che fossi davanti a lui, con il culetto in mostra e le gambe aperte come una puttana, al suo completo servizio. Non voleva lavorarmi più di tanto, ci teneva al fatto che provassi dolore durante la penetrazione. Voleva godere nel prendersi a poco a poco la mia verginità. E ci riuscì. "Adesso introduco il pene. Farà male questa volta, la prossima meno. Lascia che ti renda impura e che mi prenda la tua verginità". "No, non voglio" dissi mentre mi divincolavo e una lacrima iniziava a rigare il mio viso. Provavo sensazioni contrastanti tra loro. Da una parte volevo restare vergine almeno in culo, ma dall'altra mi piaceva essere sottomessa e senza via d'uscita. Lui mi conosceva bene e lo sapeva, al punto che, nonostante il mio pianto, mi aveva afferrata più rigidamente per i fianchi. Sentivo le sue unghie affondare nella mia carne mentre baciava e leccava la pelle pallida del mio sedere e si sistemava all'altezza più adatta alla penetrazione. Con una mano indirizzò il suo pene largo verso la mia fessura e sentii la cappella aderire al mio buchetto. "È tanto che sogno di sodomizzarti. Renderti fragile come ogni altra giovane donna e sentirti pregare per non toglierti la verginità. Voglio sentirti implorare di estrarre il pene mentre sentirai un dolore acuto, ma non mi fermerò. Perdere la verginità è sempre doloroso per una donna, ma anche necessario". Piangevo in silenzio, ormai non mi divincolavo più, ero rassegnata e allo stesso tempo eccitata e affascinata da quel suo modo di fare perverso. "Preparati, questo farà molto male". E sempre l'alcol mi rese immobile mentre la sua cappella si introduceva nel mio ano e scompariva al suo interno. "Ahia, basta, ti prego, fa male..." singhiozzavo sottovoce. Psicologicamente stavo già godendo, ma fisicamente sentivo un dolore atroce che non pareva fernarsi". Ancora una volta non rispose. Il suo pene scivolava lentamente ma con velocità regolare nel mio ano. Potevo sentirlo mentre riempiva il mio retto. Percepivo persino le venature del suo grosso attrezzo grazie all'assenza del preservativo. Dopo forse un eterno minuto, le sue palle vennero a contatto con la mia vagina. "Fatto, è tutto dentro finalmente. Mi sono preso la tua verginità contro il tuo volere e tra le tue lamentele dovute al dolore... non è fantastico? Adesso lasciati scopare come una vera puttana". Non si curò più del mio dolore. Urlai mentre il suo pene scorreva, non senza attrito, dentro e fuori dal mio culo ormai sverginato. Lo estrasse e osservò il buchetto allargato e slabbrato. Sorrise notando qualche goccia di sangue non dovuta alla verginità persa ma alla poca delicatezza usata nel penetrarmi. Lo spinse dentro di nuovo con forza, singhiozzai, ma non mi ribellai. Lo lasciai scopare il mio culo aperto per 20 minuti, provando il dolore più grande di sempre. Senza pietà, accelerò. Rise. "Oh, povera piccola, deve fare tanto male essere aperta in culo". E giù un colpo. "Chissà papino come sarebbe felice di sapere che il retto della sua bambina sta accogliendo un grosso pene proprio in questo momento". E giù un altro colpo, sempre più forte. "Ho quasi finito, sto per marchiarti". Lo sentii sospirare mentre sentivo un forte calore aumentare all'interno. Stava riversando il suo sperma dentro di me, abbondante come sempre, più del normale. Estrasse il suo pene con un ultimo gemito, e contemplò la sua opera. La sborra scorreva fuori dal buco dolorante mentre mantenevo la posizione, come paralizzata. Stuzzicò il mio ano arrossato, raccolse il seme colato fuori con un dito, e lo spalmò sulla mia vulva.  Mi tenne ferma un'untima volta e inserì il dito sporco di sperma in fondo alla mia vagina. Sussultai. "Ahaha, magari adesso ti ho messa incinta oltre che stuprata. Sei proprio troia". Poi sorrise, mi assicurò che non mi avrebbe lasciata. Sorrisi anche io, ancora eccitata e consapevole di essere diventata completamente sua. Non gli ho mai rivelato di aver goduto verso la fine del rapporto....ma ancora oggi molto spesso pratichiamo il sesso anale. E ogni volta mi sento più sua
scritto il
2023-04-16
9 . 5 K
visite
1 2
voti
valutazione
4.2
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.