L'amante
di
Marcus88
genere
etero
Ormai ero sicuro che mia moglie avesse un amante. Certo, un po' la comprendevo. Nell'ultimo anno il numero di volte in cui avevamo fatto sesso si poteva contare sulle dita di una mano. Comprensibile, certo, ma non facile da accettare. Però c'erano dei momenti in cui la cosa provocava in me una strana eccitazione, tanto che nell'ultimo mese mi ero ritrovato più volte a masturbarmi pensando a lei mentre faceva sesso con un altro. Nella fase post coito, però, erano ben altre le sensazioni che provavo. Poi una sera mi disse che sarebbe uscita con le amiche e si mise così in tiro da essere certo che si sarebbe vista con lui. Ci fu un momento in cui pensai di chiederle dove si sarebbero incontrate per poi uscire e verificare se si sarebbe vista davvero con loro, ma scartai subito l'idea perché la vedevo come qualcosa di squallido. Avrei dovuto affrontarla a quattrocchi e metterla alle strette per farla confessare, ma c'era più di un motivo che mi impediva di sentirmi in diritto di farlo.
Ero ancora sveglio e con questi pensieri che mi giravano per la testa quando, verso le due di notte, entrò in camera da letto. Feci finta di essere mezzo addormentato.
“Ciao... che ore sono?” le chiesi.
“Ti ho svegliato? Scusami... sono le due passate comunque.”
Iniziò a spogliarsi e per l'ennesima volta pensai che era davvero bella e che aveva un corpo stupendo.
“Vi siete divertite?”
“Oh, sì, è stato proprio bello...”
Non aveva detto qualcosa come “è stata una bella serata”, ma “è stato proprio bello”.
Quella frase mi suonò come un'ammissione di colpa, o una provocazione, un po' come dire: tu non mi vuoi più, ma qualcun altro certamente sì!
La cosa mi eccitò e quando si diresse verso la stanza da bagno uscii dal letto per raggiungerla. La trovai seduta sulla tazza mentre faceva pipì. Nonostante non la desiderassi più come un tempo la trovai molto sexi.
“Sei molto bella,” dissi.
“Grazie,” mi rispose con un sorriso che trovai stranamente dolce.
Prese un pezzo di carta igienica e si asciugò, quindi si alzò. Le mutandine bianche in pizzo ancora sopra le ginocchia. Mi avvicinai a lei, la baciai sulla bocca e le misi una mano tra le gambe. Lei infilò una mano dentro ai miei boxer e strinse il mio pene eretto. Desideravo averla, ma anche trovare la conferma ai miei sospetti.
“Prendimi, amore,” disse eccitata.
La sollevai di peso e la misi a sedere sul mobile del lavandino. Le sfilai le mutandine e le aprii le gambe. Abbassai i boxer e vi strofinai contro il glande premendo forte contro la clitoride. Ma non volevo penetrarla. Almeno non subito. Mi abbassai e iniziai a leccarle la fica e a succhiare i suoi umori. E lì ebbi la conferma. Una dolorosa conferma: il sapore dello sperma di Pietro, il mio migliore amico, così diverso da quello di Lorenzo che invece era abbastanza simile a quello di Paolo, era inconfondibile. Quel meraviglioso sapore mi diede alla testa al punto che iniziai a zampillare sperma senza fare in tempo a raddrizzarmi per poterlo fare dentro di lei.
Ero ancora sveglio e con questi pensieri che mi giravano per la testa quando, verso le due di notte, entrò in camera da letto. Feci finta di essere mezzo addormentato.
“Ciao... che ore sono?” le chiesi.
“Ti ho svegliato? Scusami... sono le due passate comunque.”
Iniziò a spogliarsi e per l'ennesima volta pensai che era davvero bella e che aveva un corpo stupendo.
“Vi siete divertite?”
“Oh, sì, è stato proprio bello...”
Non aveva detto qualcosa come “è stata una bella serata”, ma “è stato proprio bello”.
Quella frase mi suonò come un'ammissione di colpa, o una provocazione, un po' come dire: tu non mi vuoi più, ma qualcun altro certamente sì!
La cosa mi eccitò e quando si diresse verso la stanza da bagno uscii dal letto per raggiungerla. La trovai seduta sulla tazza mentre faceva pipì. Nonostante non la desiderassi più come un tempo la trovai molto sexi.
“Sei molto bella,” dissi.
“Grazie,” mi rispose con un sorriso che trovai stranamente dolce.
Prese un pezzo di carta igienica e si asciugò, quindi si alzò. Le mutandine bianche in pizzo ancora sopra le ginocchia. Mi avvicinai a lei, la baciai sulla bocca e le misi una mano tra le gambe. Lei infilò una mano dentro ai miei boxer e strinse il mio pene eretto. Desideravo averla, ma anche trovare la conferma ai miei sospetti.
“Prendimi, amore,” disse eccitata.
La sollevai di peso e la misi a sedere sul mobile del lavandino. Le sfilai le mutandine e le aprii le gambe. Abbassai i boxer e vi strofinai contro il glande premendo forte contro la clitoride. Ma non volevo penetrarla. Almeno non subito. Mi abbassai e iniziai a leccarle la fica e a succhiare i suoi umori. E lì ebbi la conferma. Una dolorosa conferma: il sapore dello sperma di Pietro, il mio migliore amico, così diverso da quello di Lorenzo che invece era abbastanza simile a quello di Paolo, era inconfondibile. Quel meraviglioso sapore mi diede alla testa al punto che iniziai a zampillare sperma senza fare in tempo a raddrizzarmi per poterlo fare dentro di lei.
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