Quando ho capito di essere una troia

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tradimenti

Ero arrabbiata. Davvero tanto arrabbiata con Marco, il mio ragazzo. Avevamo 18 anni, stavamo insieme da due e tutti pensavano ci saremmo sposati. Due così bravi ragazzi, educati e così fatti l'uno per l'altra! E'stato vero fino a quel giorno. Ero andata a casa sua, il pomeriggio i suoi erano al lavoro. Avevo pensato ad un pomeriggio di coccole e sesso. Lui era stato il mio primo ragazzo, era molto dolce e tenero. Pensavo che la vita fosse fatta di cose tenere e delicate. Invece no. Quel giorno sembrava quasi infastidito, doveva studiare e non voleva essere distratto. Mi diede un bacio a fior di labbra e mi chiese di lasciarlo solo con i suoi compiti.
Mi prese una furia mai provata. In realtà subito mi misi a piangere. ma mentre piangevo la rabbia mi saliva dentro.
Davvero non ci pensai, ma mi trovai a camminare presso un bar conosciuto per essere un punto di incontro per il sesso facile. Fu un attimo. Entrai e chiesi di andare in bagno. Lì mi tolsi il reggiseno e il mio seno abbondante si trovò libero contro il tessuto della tshirt. Avevo una gonna sopra il ginocchio e dei sandali con un pò di tacco.
Mi sedetti al bancone e chiesi una birra. Non C'era molta gente. Il barista mi servì il bicchiere, mi guardava con interesse. Naturalmente mi fissava il seno, ero consapevole che i capezzoli erano evidenti contro il cotone sottile.
""cerchi qualcuno?" mi chiese
Sorrisi e mentre lo facevo, spinsi le spalle in avanti, mettendo ancora più in evidenza le tette.
Lui ricambiò il sorriso "Sei buona e tanta, posso assaggiare" Allungò la mano a stringermi una tetta, sfregandola come se mungesse. Lo lasciai fare. Il gioco era eccitante.
"Tanta e soda. Hai voglia di cazzo bambina?" Non risposi. Mi limitai a mettere la mia mano sulla sua.
Urlò a Gianni di sostituirlo al banco e lui ne usci, prendendomi alla vita e portandomi in uno stanzino a metà fra il magazzino e il locale pulizie.
Mi sbattè contro il muro e iniziò a limonarmi. Io ricevetti la sua lingia dentro la mia bocca e la succhiai avidamente mentre le sue mani palpavano le tette, fino ad arrivare a passare sotto gli slip. Sentivo le sue dita masturbarmi mentre mi baciava.
Ansimavo per l'eccitazione, non sapevo bene cosa fare, ero storidita e completamente in balia degli ormoni.
Lui mi fece capire bene cosa dovevo fare. Si slacciò i pantaloni e tolse dalle mutande un cazzo già duro. Mi fece inginocchiare e me lo mise in bocca.
Con Marco era capitato di baciarlo, ma non avevo mai preso un cazzo che mi scopava in bocca. Era strano, non era pulitissimo, aveva un odore acre, ma non mi disturbò. Mi impegnai a leccare e succhiare.
Lui mi disse che sarebbe stato uno spettacolo venirmi in bocca ma non avrebbe perso l'0ccasione di scoparsi una liceale. Mi mise a pecora e mi infilò il cazzo nella figa.
Quando lo sentii entrare, scivolando dentro la mia carne fradicia, nel mio cervello arrivò un senso di panico per la situazione che io stessa avevo creata.
Ma cosa stavo facendo, oh mio Dio, dovevo smettere subito ed andarmene.
Rimase un pensiero. Arrivai ad un orgasmo che mi fece vibrare, poi ad un altro, finchè anche lui mi venne dentro.
Quando si ritrasse io ero stesa sul pavimento, sfinita, e lui mi disse che sperava prendessi la pillola, perchè non aveva resistito a darmi la sua "benedizione" direttamente nella figa. Da quel momento, mi disse, potevo considerarmi ufficialmente una figa scopabile.
Provai imbarazzo. Feci per rialzarmi. Lui mi chiese di rimanere lì, che si poteva fare qualcosa di più divertente.
Sapevo che avrei dovuto andarmene. Mi ero fatta sbattere da un uomo che aveva più del doppio dei miei anni, grosso e sudaticcio. Potevo fermarmi.
Invece rimasi. Non solo, gli chiesi cosa aveva da proporre.
Uscì dallo stanzino pochi minuti e ritornò con un paio di uomini. Uno forse aveva la sua età, l'altro era più vecchio.
Mi chiesero di spogliarmi completamente, e appena rimasi nuda le loro mani, le loro bocche erano ovunque.
Credevo mi scoppiasse il cervello. Il realtà mi trovai con la figa disfatta. Ci è passata la loro lingua, le loro dita, i loro cazzi. Li ho presi tutti, mi offrivo a loro come una troia esperta. A gambe spalancate, davanti ai loro occhi mi sono lasciata scopare in tutte le maniere.
Ho goduto, e a loro è piaciuto molto. Sentire i miei sospiri e poi le mie urla per loro era un afrodisiaco e la situazione è andata avanti più di un'ora. Un'ora in cui sono stata penetrata senza sosta. Ho sbocchinato i cazzi di tutti e tre. Solo uno mi venne in bocca. Per la prima volta ho assaggiato la sborra.. Mi hanno chiesto di ingoiare, e cosi ho fatto.
Ad un certo momento mi sono accorta che la porta era aperta e sulla doglia c'erano almeno 3/4 persone a guardare. Qualcuno aveva il cellulare in mano, credo filmasse.
Quando tutti e tre furono soddisfatti e col cazzo moscio mi lasciarono rivestire. Furono a loro modo gentili. Uno mi aiutò ad infilare la maglietta, poi mi chiesero di fermarmi a bere qualcosa con loro.
Tornai al banco, e mentre il barista mi allungò un gin tonic ed una tartina, assurdamente facemmo conversazione. Mi chiesero quanti anni avevo, se fossi stata ancora disponibile. Io ero frastornata, e se ne accorsero. Il più anziano insistette per accompagnarmi a casa. Salìì in auto con lui, che parlò solo quando giungemmo a destinazione. Mi disse che era evidente che non ero abituata a fare sesso come lo avevamo fatto, ma che secondo lui ero portata. Aggiunse che se avessi voluto potevo passare dal bar e chiedere di Michele, che era lui. Poteva farmi fare sesso di gruppo, anche a pagamento, o anche solo farlo con lui. Faceva il fotografo e gli piaceva fare foto di nudo.
Gli risposi che ci avrei pensato.
Salii in casa, sperando non fossero ancora arrivati i miei. Mi chiusi in bagno e mi immersi in una vasca profumata e bollente. Avevo male ovunque. Sul seno e in mezzo alle cosce c'erano piccoli lividi. La figa mi faceva un male pazzesco.
Ma ero incredibilmente soddisfatta, appagata, come mai prima.
Forse era solo un sogno. Domattina mi sarei svegliata e sarei stata la solita ragazzina brava e devota al fidanzato. Forse.
In realtà la mattina mi alzai intontita e ammaccata. Mentre mi guardavo allo specchio intravidi per la prima volta quello sguardo. Lo sguardo del sesso fatto senza freni, senza limiti, senza amore.
Qualcuno, o più di qualcuno mi avrebbe definita troia. In quel momento capii che era la mia strada.
Lasciai Marco dopo qualche settimana. Fu una tragedia per la mia famiglia e per lui. Io intanto avevo contattato Michele. La sua macchina fotografica, i suoi 60anni, furono per me fonte di mille ispirazioni, che credo vi racconterò la prossima volta.
scritto il
2023-05-10
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