Una lavata di testa
di
Arturo69
genere
pissing
Non avrei creduto che lei avrebbe accettato la mia proposta, fatta in auto mentre guidavo in direzione dell'hotel. Addirittura l'avevo quasi dimenticata quando, uscendo dall'ascensore ed entrando in camera, vidi il letto dove avremmo dormito quella notte e, al di là della finestra socchiusa, potei ammirare lo splendore della costa e il luccichio del mare. Ma subito dopo, aperta la valigia e sistemate le poche cose, quando stavo per entrare in bagno a svuotare la vescica riempitasi nel tempo del viaggio, la mia compagna mi fermò con tono imperioso: "Non ti ricordi di quello che si è detto in auto? Dove stai andando?". Lei si era già spogliata dei vestiti e indossava solamente un reggiseno trasparente e un perizoma microscopico e altrettanto trasparente. Mi fermai e in un attimo mi ritornò in mente quanto si era concordato solo un'ora prima. Appena arrivati, avevamo deciso, saremmo entrati assieme in bagno e...avremmo fatto la doccia insieme, avevo proposto io, molto banalmente. Certo, aveva risposto, ma la doccia, anzi, lo shampoo, te lo farò io con la mia pioggia dorata calda e profumata. La proposta mi era piaciuta, anzi, ci era piaciuta, perché sotto i pantaloni avevo subito sentito gonfiarsi l'uccello; e dunque avevo accettato. Adesso si trattava di realizzare quanto stabilito. Mi liberai dei vestiti mentre nuovamente il mio membro si rizzava stuzzicato dalla fantasia, ed entrai nella cabina doccia, seguito dalla mia compagna che, invece, aveva mantenuto addosso l'intimo trasparente, sotto il quale erano ben visibili i capezzoli duri e sporgenti, e le labbra rigonfie che celavano l'umido ingresso del suo delizioso sesso. I glutei sodi e torniti erano in bella vista, a me ben noti per innumerevoli rapporti alla pecorina, che lei apprezzava moltissimo, in qualunque luogo ci si trovasse. Mi comandò di inginocchiarmi davanti a lei e porre il capo fra le sue calde cosce, e obbedii. Sentivo il sangue pulsare nelle tempie e, ancora di più, nel pene ormai completamente eretto e desideroso di soddisfazione. Dopo attimi interminabili, la sua calda piscia cominciò a scorrere fuori del sottilissimo tessuto della mutandina e a spandersi sui miei capelli, colando sul mio viso e penetrando la mia bocca, favorita dalla lingua che avevo sporto. Il sapore era quello consueto, forse più concentrato perché aveva bevuto poco. Anche il mio uccello poté godere di quei rivoli che scendevano sul mio petto e lo raggiungevano gocciolando e diffondendosi sulla cappella rossa e tumefatta. Ma potevo vedere, fra uno schizzo e l'altro, che anche il suo grilletto si era rigonfiato e sembrava chiedere di essere strapazzato per bene. Con le mani dovetti, dietro suo ordine, spalmare bene l'urina in testa e massaggiarla a lungo, come fosse uno shampoo. Dopo pochi minuti interminabili ella sembrò soddisfatta di quanto fatto e mi fece alzare, attraendomi a sé per baciarmi con labbra vogliose e la sua lingua nella mia bocca. Con una mano spinsi il corpo di lei contro la parete della cabina mentra con l'altra le spostai il minuscolo triangolo di stoffa bagnata di piscia, afferrai il cazzo desideroso di svuotarsi e lo infilai nella fessura ancora bagnata di liquido giallo. Con pochi colpi ottenni ciò che, fin durante il viaggio, avevo così tanto cercato, sicuro che anche lei aveva raggiunto l'orgasmo insieme a me, venendo e bagnando il pavimento della doccia di una pioggia non più dorata come prima ma adesso cristallina e altrattanto profumata. Esausti, ci sedemmo a terra, ancora abbracciati e felici di questo viaggio nel piacere.
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