L’estate Dai Miei Cugini (3° E Ultima Parte).
di
troietto bsx
genere
gay
L’estate trascorreva serena interrotta di quando in quando dalle mie sempre numerose capatine al bagno per segarmi e da qualche nottata di sesso selvaggio passata con i miei due cugini maggiori nel frutteto dell’azienda di zio Enzo.
Giorno dopo giorno conoscevo sempre più aspetti del sesso e sempre più comprendevo me stesso e le mie voglie. Stava diventando ormai chiaro per me chi ero e quali erano i miei desideri. Anche se poco più che adolescente e con alle spalle solo quei due mesi d’esperienze avevo chiaro in testa che non ero un ragazzino normale come i miei amici ma che ero fondamentalmente “votato al sesso” e che ricoprivo una posizione oltre che passiva anche sottomessa. La cosa mi piaceva molto.
Ogni giorno non vedevo l’ora che arrivasse la notte sperando che fosse quella giusta, quella dove sarebbero venuti Giorgio e Salvatore a prendermi dal letto per portarmi il frutteto e usarmi a loro piacimento come la loro troietta in calore. Non era più come la prima volta, una violenza, ma ora io collaboravo a pieno… quello della loro puttanella vogliosa di cazzo era il mio ruolo e per me anche un desiderio. Ero io ormai ad inginocchiarmi ai loro piedi per spompinarli o a mettermi a pecora mostrandogli il mio giovane culo pronto ad essere rombato dalle loro possenti mazze.
Mancavano ormai due settimane al mio rientro a scuola e la vita in campagna continuava così.
Anche se ero felice di tutto quel gran sesso ripensavo spesso alla prima notte nel frutteto, quando Giorgio salutandomi mi disse che ci saremmo divertiti io e tutti i suoi fratelli. Non che mi mancava il sesso visto che almeno tre volte a settimana passavo delle stupende notti nel frutteto, ma in me cresceva la curiosità di conoscere e “provare” anche il manganello di qualche altro cugino più giovane.
La mia curiosità ed il mio desiderio furono appagati durante le due settimane finali della mia permanenza nell’azienda.
Tutto successe una mattina. Dopo colazione mio zio, come di consueto, ci convocò tutti nel grande stanzone adibito a cucina per impartirci i lavori della giornata. I più grandi, cioè Giorgio e Salvatore, con l’aiuto di Roberto (3 in ordine di grandezza) sarebbero dovuti andare con il furgone e con il Camion in città a portare due vitelli al macello e fare provviste di vario tipo per l’autunno.
Io insieme con gli altri sarei stato in azienda a fare le cose quotidiane e di routine.
Giorgio invece disse al padre che gli sarebbe servito anche Luigi, il piccolo di casa, ed indico anche me. Disse che le cose da fare in città erano tante e che 4 braccia in più sarebbero servite, poi aggiunse
che per me sarebbe stata un’esperienza irripetibile. Argomento la sua scelta dicendo anche che in azienda i lavori erano tutti a buon punto e che erano più importanti le varie cose che avremmo portato dalla città per proseguire. Mio zio fecce spallucce e con un sorriso rivolto a Giorgio, il suo primogenito non che il suo preferito, disse si.
Io ero entusiasta, finalmente avrei fatto qualcosa di diverso dal solito, anche se non capivo a cosa potevamo essere utili io e mio cugino Luigi, tutti e due piccoli di età e di fisico, magrolini e con poche forze. In ogni caso saltai subito sul Camion e dopo che gli altri montarono su i due vitelli partimmo alla volta del macello.
Vedevo nel fare dei miei cugini più grandi una certa velocità e fretta nel fare le cose e non capivo il perché, la giornata era tutta a disposizione, non dovevamo neppure tornare per pranzo visto le due borse piene di panini e bevande. Ma loro imperterriti correvano a destra e a manca per la zona industriale comprando ora sementi ora filo spinato ecc. Corsero cosi tanto che alle 2:30 del pomeriggio avevamo finito e la cosa più strana e che sia io che Luigi oltre a controllare i due mezzi non avevamo dovuto fare niente. Meglio così, pensai mentre salivamo nel camion e nel furgone per tornare in azienda.
Ma la strada che stavamo facendo non era la stessa dell’andata ed io chiesi chiarimenti a Salvatore. Lui mi rispose che avrei capito presto, non appena ci saremmo fermati. Detto fatto, lungo una stradina di campagna al primo spiazzo utile svoltarono sia Giorgio nel furgone, con dentro Luigi e Roberto, sia io e Salvatore col camion.
Io continuai a tartassare di domante Salvatore che in silenzio mi fecce cenno di scendere e mi accompagnò dietro il furgone. Mi fissò con uno sguardo che conoscevo bene e poi mi disse: “Fino ad ora abbiamo fatto il nostro dovere ora tocca a te e a Luigi farlo.” Apri il portello posteriore del furgone e li io capii tutto. Mi si presento davanti una scena davvero eccitante. Mio cuginetto Luigi, di poco più grande di me, inginocchiato all’interno del furgone, con indosso calze a rette autoreggenti ed un perizoma in pizzo, intento a leccare con grande maestria i cazzi gonfi di Giorgio e di Roberto.
Giorgio mi guardo e disse: “ecco l’altra puttanella, dai non farti pregare e vieni qui ad aiutare tua cuginetta.”
In men che non si dica ero tutto nudo affianco a Luigi a leccare e succhiare a turno i tre cazzoni. Era una vera orgia, io e Luigi eravamo le puttane di turno ed i nostri tori da monta erano Giorgio e Salvatore come solito ma ora con l’aggiunta di Roberto.
Ci fecero di tutto. Ebbi modo di appezzare le dotti da vero frocetto puttanella di Luigi e la porcaggine sempre crescente dei nostri tre padroni.
Io e Luigi uno di fronte all’altro ci dedicavamo a leccare la gran mazza di Salvatore, un bel pompino a due lingue, mentre gli altri due cugini si godevano appieno i nostri bei culetti lisci e femminei. Era una vera goduria poter sentirsi lo sfintere pieno del cazzo di Giorgio e subire i suoi colpi mentre con la lingua cercavo di leccare le palle, grosse e pendenti, di Salvatore e nello stesso tempo poter aver davanti agli occhi Luigi che da vera troietta navigata tra una leccata e una succhiata di cazzo incitava il fratello Roberto ad aprirgli il culo ed a sfondarglielo sempre più.
Questo triangolo a cinque durò per una ventina di minuti fino a quando Salvatore ormai al culmine del piacere avviso che stava per venire. Luigi forse più esperto di me si ficco subito il suo cazzone in gola in attesa di ricevere il premio di tanto lavoro e a me non restò che accontentarmi di fargli una sega con le labbra nei restanti centimetri fuori dalla bocca del fratellino. Sentii una grossa scossa di piacere quando sentendo intortarsi il cazzo tra le labbra percepii il flusso di fluido che riempiva la bocca di Luigi. Quest’ultimo fu farcito di sborra fino a non aver più spazio all’interno della sua vogliosissima bocca tanto che ancora col cazzo ben piantato in gola dai lati delle labbra uscivano copiosi rivoli di piacere. Io, senza pensarci due volte e completamente infoiato dalla situazione, con l’eccitazione a mille e il culo torturato ancora da Giorgio mi sono avventato su Luigi, e raggiunta le sue labbra con la lingua, ho cominciato a leccar la sborra che gli ricopriva il mento. Luigi entusiasta di questa mia ultima azione a lasciato il cazzo ormai moscio del fratellone ed in un impeto di troiaggine froccia-lesbicante mi a baciato appassionatamente in bocca mischiando le nostre salive con lo sperma ancora presente.
Per me è stata una cosa inaspettata ma eccitantissima, era la prima volta che baciavo un’altra persona del mio stesso sesso ed ancor più inattesa e la cosa di limonare con l’aggiunta di sborra.
Questo nostro “lesbicare” non lasciò insensibili i cugini che continuavano ad incularci e sia io che Luigi ce ne rendemmo subbio conto sia dall’aumento della violenza con cui ci slabbravano lo sfintere si dal fatto che dopo un paio di colpi di cazzo ben assestati con le palle dei nostri rispettivi inculcatori che sbattevano contro le nostre abbiamo ricevuto tutte’due un’ondata di sperma nell’intestino. Io e quell’altra troietta di Luigi eravamo sconquassati sin nel profondo ma anche se doloranti e stanchi eravamo ancora eccitatissimi tanto da continuare imperterriti la nostra pomiciata che presto divenne un 69.
Ricordo che era una sensazione bellissima essere spompinato e spompinare nello stesso tempo, resa ancor più interessante dagli insulti e sputi che arrivavano dai grandi che si godevano lo spettacolo per riprender fiato.
L’uccellino di Luigi, come il mio, non era da paragonare a quei tre che avevamo appena soddisfatto ma l’eccitazione di fare spettacolo per i nostri padroni e il fatto che dopo poco dai nostri buchini slabbrati incominciava ad uscire le sborrate ricevute impastando di quel miele biancastro misto a succo di culo i rispettivi uccellini e le rispettive bocche, fu per noi l’estasi e l’orgasmo.
Nel frattempo i cuginoni ricaricati e rieccitati dalla nostra porcaggine hanno ripreso a fotterci.
Mentre Giorgio si dedicò più al culetto di Luigi, io ero messo in mezzo tra gli altri due, poi come una roulette le parti si invertivano trovando sempre nuove combinazioni.
Dopo i primi momenti di assoluta passività data dalla stanchezza e dall’essere venuti più ci chiamavano e più sia io che Luigi chiedevamo cazzo, riempiendo il silenzio all’interno del furgone con frasi come: “ si dai ancora…. Scopate anche me…. tombateci siamo le vostre puttanelle vogliose” .
Nel giro di tre ore sia io che quell’altro frocceto di Luigi avevamo preso tra bocca e culo una quantità indescrivibile di sborrate. Ormai stremati Giorgio e gli altri, per finire in bellezza quella grande giornata di “lavoro”, ci fecero scendere dal furgone e dopo averci obbligato a stare nudi in ginocchio uno di fronte all’altro ci hanno ricoperti di sputi e di sborra. Eravamo cosi zuppi in tutto il viso , capelli, petto e resto del corpo che le nostre stanche lingue non riuscivano più a pulire per bene il corpo dell’altro. Giorgio, Salvatore e Roberto allora per aiutarci si posero in semicerchio di fronte a noi due e incominciarono a pisciarci su tutto il corpo per poi puntare il getto dorato e caldo dritto nelle nostre bocche spalancate. Ci lavammo poi con acqua alla bella meglio e rippartimo per L’azienda.
Fu una giornata strepitosa resa ancora più unica dal fatto che la notte Marco, l’unico cugino che non si era trastullato col me, mi chiamò nel suo letto e mostrandomi un bellissimo cazzo in tiro mi chiese di impalarmici sopra, cosa che feci subbio fino a mezzora dopo quando dopo averlo fatto godere dentro me mi accasciai su di lui e mi addormentai contento di aver “salutato” anche lui in quegli ultimi giorni che passavo con loro.
Quell’estate di punizione non servì a molto per farmi trovare la voglia di studiare ma cambiò radicalmente la mia vita, se oggi sono così troia lo devo a quei tre mesi e ai miei cugini i quali di tanto in tanto incontro ancora singolarmente o in gruppetti per ricordare i bei tempi.
Giorno dopo giorno conoscevo sempre più aspetti del sesso e sempre più comprendevo me stesso e le mie voglie. Stava diventando ormai chiaro per me chi ero e quali erano i miei desideri. Anche se poco più che adolescente e con alle spalle solo quei due mesi d’esperienze avevo chiaro in testa che non ero un ragazzino normale come i miei amici ma che ero fondamentalmente “votato al sesso” e che ricoprivo una posizione oltre che passiva anche sottomessa. La cosa mi piaceva molto.
Ogni giorno non vedevo l’ora che arrivasse la notte sperando che fosse quella giusta, quella dove sarebbero venuti Giorgio e Salvatore a prendermi dal letto per portarmi il frutteto e usarmi a loro piacimento come la loro troietta in calore. Non era più come la prima volta, una violenza, ma ora io collaboravo a pieno… quello della loro puttanella vogliosa di cazzo era il mio ruolo e per me anche un desiderio. Ero io ormai ad inginocchiarmi ai loro piedi per spompinarli o a mettermi a pecora mostrandogli il mio giovane culo pronto ad essere rombato dalle loro possenti mazze.
Mancavano ormai due settimane al mio rientro a scuola e la vita in campagna continuava così.
Anche se ero felice di tutto quel gran sesso ripensavo spesso alla prima notte nel frutteto, quando Giorgio salutandomi mi disse che ci saremmo divertiti io e tutti i suoi fratelli. Non che mi mancava il sesso visto che almeno tre volte a settimana passavo delle stupende notti nel frutteto, ma in me cresceva la curiosità di conoscere e “provare” anche il manganello di qualche altro cugino più giovane.
La mia curiosità ed il mio desiderio furono appagati durante le due settimane finali della mia permanenza nell’azienda.
Tutto successe una mattina. Dopo colazione mio zio, come di consueto, ci convocò tutti nel grande stanzone adibito a cucina per impartirci i lavori della giornata. I più grandi, cioè Giorgio e Salvatore, con l’aiuto di Roberto (3 in ordine di grandezza) sarebbero dovuti andare con il furgone e con il Camion in città a portare due vitelli al macello e fare provviste di vario tipo per l’autunno.
Io insieme con gli altri sarei stato in azienda a fare le cose quotidiane e di routine.
Giorgio invece disse al padre che gli sarebbe servito anche Luigi, il piccolo di casa, ed indico anche me. Disse che le cose da fare in città erano tante e che 4 braccia in più sarebbero servite, poi aggiunse
che per me sarebbe stata un’esperienza irripetibile. Argomento la sua scelta dicendo anche che in azienda i lavori erano tutti a buon punto e che erano più importanti le varie cose che avremmo portato dalla città per proseguire. Mio zio fecce spallucce e con un sorriso rivolto a Giorgio, il suo primogenito non che il suo preferito, disse si.
Io ero entusiasta, finalmente avrei fatto qualcosa di diverso dal solito, anche se non capivo a cosa potevamo essere utili io e mio cugino Luigi, tutti e due piccoli di età e di fisico, magrolini e con poche forze. In ogni caso saltai subito sul Camion e dopo che gli altri montarono su i due vitelli partimmo alla volta del macello.
Vedevo nel fare dei miei cugini più grandi una certa velocità e fretta nel fare le cose e non capivo il perché, la giornata era tutta a disposizione, non dovevamo neppure tornare per pranzo visto le due borse piene di panini e bevande. Ma loro imperterriti correvano a destra e a manca per la zona industriale comprando ora sementi ora filo spinato ecc. Corsero cosi tanto che alle 2:30 del pomeriggio avevamo finito e la cosa più strana e che sia io che Luigi oltre a controllare i due mezzi non avevamo dovuto fare niente. Meglio così, pensai mentre salivamo nel camion e nel furgone per tornare in azienda.
Ma la strada che stavamo facendo non era la stessa dell’andata ed io chiesi chiarimenti a Salvatore. Lui mi rispose che avrei capito presto, non appena ci saremmo fermati. Detto fatto, lungo una stradina di campagna al primo spiazzo utile svoltarono sia Giorgio nel furgone, con dentro Luigi e Roberto, sia io e Salvatore col camion.
Io continuai a tartassare di domante Salvatore che in silenzio mi fecce cenno di scendere e mi accompagnò dietro il furgone. Mi fissò con uno sguardo che conoscevo bene e poi mi disse: “Fino ad ora abbiamo fatto il nostro dovere ora tocca a te e a Luigi farlo.” Apri il portello posteriore del furgone e li io capii tutto. Mi si presento davanti una scena davvero eccitante. Mio cuginetto Luigi, di poco più grande di me, inginocchiato all’interno del furgone, con indosso calze a rette autoreggenti ed un perizoma in pizzo, intento a leccare con grande maestria i cazzi gonfi di Giorgio e di Roberto.
Giorgio mi guardo e disse: “ecco l’altra puttanella, dai non farti pregare e vieni qui ad aiutare tua cuginetta.”
In men che non si dica ero tutto nudo affianco a Luigi a leccare e succhiare a turno i tre cazzoni. Era una vera orgia, io e Luigi eravamo le puttane di turno ed i nostri tori da monta erano Giorgio e Salvatore come solito ma ora con l’aggiunta di Roberto.
Ci fecero di tutto. Ebbi modo di appezzare le dotti da vero frocetto puttanella di Luigi e la porcaggine sempre crescente dei nostri tre padroni.
Io e Luigi uno di fronte all’altro ci dedicavamo a leccare la gran mazza di Salvatore, un bel pompino a due lingue, mentre gli altri due cugini si godevano appieno i nostri bei culetti lisci e femminei. Era una vera goduria poter sentirsi lo sfintere pieno del cazzo di Giorgio e subire i suoi colpi mentre con la lingua cercavo di leccare le palle, grosse e pendenti, di Salvatore e nello stesso tempo poter aver davanti agli occhi Luigi che da vera troietta navigata tra una leccata e una succhiata di cazzo incitava il fratello Roberto ad aprirgli il culo ed a sfondarglielo sempre più.
Questo triangolo a cinque durò per una ventina di minuti fino a quando Salvatore ormai al culmine del piacere avviso che stava per venire. Luigi forse più esperto di me si ficco subito il suo cazzone in gola in attesa di ricevere il premio di tanto lavoro e a me non restò che accontentarmi di fargli una sega con le labbra nei restanti centimetri fuori dalla bocca del fratellino. Sentii una grossa scossa di piacere quando sentendo intortarsi il cazzo tra le labbra percepii il flusso di fluido che riempiva la bocca di Luigi. Quest’ultimo fu farcito di sborra fino a non aver più spazio all’interno della sua vogliosissima bocca tanto che ancora col cazzo ben piantato in gola dai lati delle labbra uscivano copiosi rivoli di piacere. Io, senza pensarci due volte e completamente infoiato dalla situazione, con l’eccitazione a mille e il culo torturato ancora da Giorgio mi sono avventato su Luigi, e raggiunta le sue labbra con la lingua, ho cominciato a leccar la sborra che gli ricopriva il mento. Luigi entusiasta di questa mia ultima azione a lasciato il cazzo ormai moscio del fratellone ed in un impeto di troiaggine froccia-lesbicante mi a baciato appassionatamente in bocca mischiando le nostre salive con lo sperma ancora presente.
Per me è stata una cosa inaspettata ma eccitantissima, era la prima volta che baciavo un’altra persona del mio stesso sesso ed ancor più inattesa e la cosa di limonare con l’aggiunta di sborra.
Questo nostro “lesbicare” non lasciò insensibili i cugini che continuavano ad incularci e sia io che Luigi ce ne rendemmo subbio conto sia dall’aumento della violenza con cui ci slabbravano lo sfintere si dal fatto che dopo un paio di colpi di cazzo ben assestati con le palle dei nostri rispettivi inculcatori che sbattevano contro le nostre abbiamo ricevuto tutte’due un’ondata di sperma nell’intestino. Io e quell’altra troietta di Luigi eravamo sconquassati sin nel profondo ma anche se doloranti e stanchi eravamo ancora eccitatissimi tanto da continuare imperterriti la nostra pomiciata che presto divenne un 69.
Ricordo che era una sensazione bellissima essere spompinato e spompinare nello stesso tempo, resa ancor più interessante dagli insulti e sputi che arrivavano dai grandi che si godevano lo spettacolo per riprender fiato.
L’uccellino di Luigi, come il mio, non era da paragonare a quei tre che avevamo appena soddisfatto ma l’eccitazione di fare spettacolo per i nostri padroni e il fatto che dopo poco dai nostri buchini slabbrati incominciava ad uscire le sborrate ricevute impastando di quel miele biancastro misto a succo di culo i rispettivi uccellini e le rispettive bocche, fu per noi l’estasi e l’orgasmo.
Nel frattempo i cuginoni ricaricati e rieccitati dalla nostra porcaggine hanno ripreso a fotterci.
Mentre Giorgio si dedicò più al culetto di Luigi, io ero messo in mezzo tra gli altri due, poi come una roulette le parti si invertivano trovando sempre nuove combinazioni.
Dopo i primi momenti di assoluta passività data dalla stanchezza e dall’essere venuti più ci chiamavano e più sia io che Luigi chiedevamo cazzo, riempiendo il silenzio all’interno del furgone con frasi come: “ si dai ancora…. Scopate anche me…. tombateci siamo le vostre puttanelle vogliose” .
Nel giro di tre ore sia io che quell’altro frocceto di Luigi avevamo preso tra bocca e culo una quantità indescrivibile di sborrate. Ormai stremati Giorgio e gli altri, per finire in bellezza quella grande giornata di “lavoro”, ci fecero scendere dal furgone e dopo averci obbligato a stare nudi in ginocchio uno di fronte all’altro ci hanno ricoperti di sputi e di sborra. Eravamo cosi zuppi in tutto il viso , capelli, petto e resto del corpo che le nostre stanche lingue non riuscivano più a pulire per bene il corpo dell’altro. Giorgio, Salvatore e Roberto allora per aiutarci si posero in semicerchio di fronte a noi due e incominciarono a pisciarci su tutto il corpo per poi puntare il getto dorato e caldo dritto nelle nostre bocche spalancate. Ci lavammo poi con acqua alla bella meglio e rippartimo per L’azienda.
Fu una giornata strepitosa resa ancora più unica dal fatto che la notte Marco, l’unico cugino che non si era trastullato col me, mi chiamò nel suo letto e mostrandomi un bellissimo cazzo in tiro mi chiese di impalarmici sopra, cosa che feci subbio fino a mezzora dopo quando dopo averlo fatto godere dentro me mi accasciai su di lui e mi addormentai contento di aver “salutato” anche lui in quegli ultimi giorni che passavo con loro.
Quell’estate di punizione non servì a molto per farmi trovare la voglia di studiare ma cambiò radicalmente la mia vita, se oggi sono così troia lo devo a quei tre mesi e ai miei cugini i quali di tanto in tanto incontro ancora singolarmente o in gruppetti per ricordare i bei tempi.
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