Una giusta punizione

di
genere
etero

Sono Orazio, 73 anni, pensionato. Dopo una vita passata a lavorare in fabbrica, mi sono trasferito in campagna per trascorrere la vecchiaia. Natura, aria pulita, tranquillità.

Tranquillità... beh, almeno fino a quando non finisce la scuola. In estate i nipoti fanno visita ai loro nonni e comincia il caos.

Di fianco a me abita il signor Pasquale. In passato c'è stato qualche screzio per via della metratura dei terreni. Il vero problema, però, è Anna, sua nipote. Gli ho spiegato diverse volte che entra nella mia proprietà ma lui fa spallucce. Parliamo di una signorina di 18 anni, non certamente una che è appena uscita dall'asilo.

Come dicevo si intrufola nei miei terreni, ruba i frutti, dà da mangiare ai cavalli. Insomma, me ne fa di tutti i colori. Alcuni giorni fa non ci ho visto più.

Mi ritrovavo spesso dei danni nel frutteto: rami strappati, frutti staccati con forza. Una mattina chiamo suo nonno e gli riferisco quanto accaduto. Mi rassicura che, una volta a casa, le avrebbe fatto una bella strigliata.

Per un pò sono stato in santa pace. Passano i giorni e sono quasi sorpreso della nuova normalità. Succede che un mercoledì mattina esco a fare la spesa ed incrocio Anna. Mi guarda e si mette a ridere come una cretina.

Dopo pranzo siedo sul divano per guardare un po' di TV. Di sopra c'è mio nipote Carlo. È solito conversare con la sua ragazza. Mi sembra poco carino origliare.

Sto guardando un western, quando sento dei passi leggeri, silenziosi nel frutteto. Temo che sia qualche cinghiale, così mi affaccio alla finestra per accertarmene. Indovinate un pò... è proprio lei, Anna!

Cerco di capire che ha intenzione di fare. Si avvicina al pero ed inizia a staccare frutti senza ritegno. Vedo che si allontana verso le stalle. Esco di casa e decido di seguirla. Mi tengo a debita distanza per non farmi notare. Ora va verso il granaio. Qui commette l'errore! Affretto il passo ed, appena entrata, mi fiondo alle sue spalle.

“Presa!” Stringo Anna per il polso. È così sottile che ho paura possa spezzarsi. “Che ci fai qui? Chi ti ha dato il permesso?”
“Lasciami stare!” Inizia a frignare.
La trascino fino casa senza troppa difficoltà. Apro la porta e la invito ad entrare. Quando si rifiuta, la afferro per l'orecchio. Le faccio capire che non ha alternative.

Anna ha un bel viso. È alta sul metro e sessanta, con lunghi capelli castani. Unico difetto: è magra. Non ha forme né niente. Peserà non più di 30 chili.

Mi siedo in poltrona. Avvicino le mani ai suoi pantaloncini, iniziando a sbottonarli.
“Fermo! Non ti permettere!”
“E tu puoi entrare nella mia proprietà?” Si zittisce.
Dopo averle fatto scendere la zip, calo i pantaloncini fino alle ginocchia. Ha delle belle cosce, mi verrebbe voglia di darle un paio di schiaffi.
“Che hai intenzione di fare?” Chiede spaventata.
“Qualcosa che i tuoi genitori avrebbero dovuto fare tanti anni fa!”
Infilo la mano sinistra nell'elastico degli slip e spingo per calarlglieli.
“No!” Faccio finta di non ascoltarla e, con un po' di difficoltà, faccio scendere gli slip quanto basta per denudarle il sedere. Metto una mano dietro per invitarla a piegarsi sulle mie gambe. Sebbene sia magra, devo ammettere che ha un sedere abbastanza carnoso.
“Forza, distenditi!”
La tiro per il braccio. Il trambusto richiama mio nipote. “Che succede, nonno?”
“Vieni qua, tienila ferma. Devo insegnarle l'educazione!”
Mio nipote osserva la ragazza impaurita. “Che ha combinato?”
“Poi ti spiego. Non farla muovere.”
Carlo le blocca le gambe. Sollevo la mano e le mollo un forte sculaccione al centro del sedere... Smack!
“Ahia! Brucia!” Anna porta una mano al sedere.
“Ovvio, ti sto punendo! Toglila!”
Afferro il braccio e glielo piego dietro la schiena.

Smack! Smack! Le mollo due sculacciate, una sulla natica destra, l'altra sulla sinistra.
“Fa male, basta!” Il sedere ha delle macchie di rosso in più punti.
“Basta lo dico io! Sei fortunata che non mi tolgo la cintura...”
Così bloccata non può nulla per difendersi, è costretta ad incassare i colpi. Sollevo il braccio e la colpisco di nuovo al centro del sedere... Smack! Non si agita più. Prende a piagnucolare.
“Nonno, lasciala andare...”
Il sedere è di un bel rosso pomodoro, se ne ricorderà per un pò.

Mi fermo, scivola via dalle gambe. Mi guarda con le lacrime agli occhi. “Non ti permettere mai più!” Carlo la aiuta a rialzarsi e rivestirsi, poi se ne scappa.

Dopo alcuni giorni Anna è tornata da me, questa volta chiedendomi di parlare. Si è scusata e mi ha promesso di comportarsi bene d'ora in poi.

Col tempo, il rapporto con lei è andato migliorando. Spesso mi fa compagnia quando sono solo. Per ringraziarla, le offro frutta, uova, verdure da portare ai genitori. Le ripeto spesso che mi dispiace averla sculacciata ma, detto tra noi, che piacere ho provato!
scritto il
2023-08-03
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