Mia madre su internet 2

di
genere
incesti

Dopo quel surreale dialogo andai a dormire, ma la notte fu molto agitata. Nella mia mente ricorrevano principalmente due pensieri: se mia madre mi aveva fissato un appuntamento così rapidamente, doveva essere molto avvezza a questi incontri di sesso, era quindi davvero una gran troia. Il secondo pensiero che mi assillava, riguardava il dialogo avuto sui desideri incestuosi dei ragazzi, e soprattutto il fatto che, come mi aveva scritto, si era bagnata a quella idea. Dunque anche lei nutriva questo insano desiderio? La mattina mi svegliai ancora frastornato, e dato che essendo sabato non dovevo recarmi al lavoro, ancor prima di farmi la doccia accesi il computer andando proprio su quel sito, con la curiosità e la malcelata speranza di trovare qualche suo messaggio. E puntualmente lo trovai. “Antonio, sono quasi le due e non riesco a prendere sonno. I discorsi che abbiamo fatto hanno accesso ancora di più le mie voglie e mi sono masturbata. Mi sono anche penetrata con dei falli artificiali riempiendomi sia davanti che dietro, e nonostante abbia avuto diversi orgasmi sono ancora eccitata. Adesso proverò finalmente ad addormentarmi”. Ma c’era anche un secondo messaggio arrivato da circa un’ora, esattamente alle 7.45 “mi sono appena svegliata, ho visto che avevo lasciato il pc acceso e ne approfitto per dirti che mi sono alzata più arrapata di ieri. Ho la fica in fiamme e spero che una doccia fredda serva a placare i miei bollori. Un bacio sulla cappella Gilda”. Cazzo che troia era mia madre!! Diceva apertamente ad uno sconosciuto che era arrapata e gli mandava addirittura un bacio sulla cappella!! Non potei che rispondere a tono “Cara eccitantissima Gilda, anch’io ho avuto un sonno agitato pensando al tuo corpo e quello che faremo questa sera, e il bacio che mi mandi, va su una cappella già gonfia di desiderio”. Andai a fare la doccia e poi mentre preparavo il caffè portai il portatile in cucina e trovai un’altra bustina “se hai la cappella gonfia vuol dire che sei arrapato, ma non masturbarti perché questa sera avrai bisogno di tutte le tue energie”. Insomma mia madre si mostrava sempre più zoccola, e questo mi faceva davvero arrapare. Cercavo di immaginare la sua reazione nel vedere che ero io, suo figlio, l’uomo con cui stava scambiando quelle frasi oscene e con il quale stava organizzando una scopata. Cercavo anche di immaginare come si sarebbe fatta trovare dal suo giovane amante occasionale, cosa avrebbe indossato e se avrebbe cercato di mascherare o evidenziare le sue abbondanze. Sì, perché non vi ho ancora descritto fisicamente mia madre. Alta 160 cm, capelli a baschetto portati ostinatamente biondi, viso paffuto, e corpo a dir poco carnoso con abbondanti forme. Il seno enorme, una sesta misura, ovviamente appesantito, pancia pronunciata ma non eccessivamente con le cosiddette maniglie dell’amore sui fianchi, un culo ampio e sporgente e due cosce carnose. Insomma per gli amanti dell’abbondanza c’è da andare a nozze! Quel tipo di donna che ti permette di riempirti le mani di carne. Così risposi “per non distruggermi di seghe devo fare a meno di pensarti, altrimenti non resisto, e se cerco di resistere vengo nei pantaloni. Ma dammi un anticipo: toccati un po’ e dimmi cosa indossi adesso”. La risposta arrivo quasi immediata “indosso una vestaglietta corta e trasparente, sotto non porto nulla, sono seduta a gambe aperte e mi sto stuzzicando il clitoride”. Io “mi sono tolto i pantaloni del pigiama e le mutande, ho in mano il cazzo dritto, duro e scappellato e me lo sto menando lentamente pensando a te, al tuo corpo abbondante dalle forme prorompenti e non vedo l’ora di entrarti dentro”. Lei “mmmhhhh, già immagino quel palo duro che mi penetra e stantuffa dentro di me! Ma prima di prenderlo dentro voglio accoglierlo nella mia bocca, leccarlo e succhiarlo”. Io “siiii, voglio mettertelo in bocca e leccarti la fica, voglio farti godere a lungo con la lingua prima di sbatterti nella fica. E voglio anche godermi quel bel culo grosso che hai giustamente messo in evidenza nella foto”. Lei “per fare tutte queste cose devi essere molto resistente. Cazzo, vuoi goderti tutti i miei buchi, ce la farai a reggere? Guarda che io ti spompo”. Io “mi basterà guardare quel tuo culone per riarmarmi subito, e ti voglio anche leccare il buco del culo”: Lei “mhhh, sei un porcellino!! A me piace farmelo leccare e piace farmi inculare. Ho appena avuto un orgasmo solo a pensarci”. Io “anch’io ho appena sborrato, ho tutto lo sperma sulla mano”. Lei “che peccato sprecarlo così!! Se fossi lì lo riprenderei con la lingua fino all’ultima goccia”. Avevo sborrato davvero. Non avevo resistito a farmi una sega mentre dialogavo con lei così sfrontatamente. A quel punto chiudemmo entrambi il computer confermado l’appuntamento per la sera. Dovevo stare da lei alle 22.00, abitava in tutt’altra zona della città rispetto alla casa che avevo preso dopo la separazione da mia moglie. Il tempo sembrava non passare mai, e poco dopo le 21.00 uscii e mi misi in macchina. Durante il tragitto il cuore mi batteva forte, ero eccitatissimo ma al tempo stesso timoroso della sua reazione. Come l’avrebbe presa accorgendosi del tranello che le avevo tirato? E l’essersi così espressa inconsapevolmente con suo figlio l’avrebbe fatta sentire in colpa? Si sarebbe vergognata? Mi avrebbe messo alla porta in malo modo? L’avrebbe presa con filosofia senza però fare drammi pur non stando più al gioco? O avrebbe a quel punto approfittato della situazione non rinunciando ad una bella scopata? O ancora, ed era la mia speranza, sarebbe stata felice di scoparsi suo figlio, se come avevo intuito nei dialoghi tutto sommato l’incesto la stuzzicava? In quest’ultima ipotesi ci speravo e in fondo ci credevo. Si era mostrata troppo troia per non avere certi pruriti peccaminosi e dai più ritenuti un tabù da non infrangere. Ormai c’ero. Ero sotto la sua abitazione. Aspettati ancora un po’ visto che ero arrivato in leggero anticipo, e restai alcuni minuti in auto a rimuginare su queste considerazione. Alle 22.00 in punto varcai il portone come sempre aperto, entrai in ascensore e premetti il pulsante del quarto piano. Restai ancora alcuni secondi sulla porta e finalmente, con il cuore in gola e il cazzo che mi scoppiava, suonai il campanello
scritto il
2013-02-13
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