Il ritorno
di
Frenck
genere
sentimentali
20 novembre, Ritorno
Ecco, finalmente sto tornando da te, dopo questo lungo viaggio.
Sono passati ormai più di 10 giorni ed il desiderio di vederti è grande. Il cuore già batte forte e mi immagino quando ti avrò davanti, bella come sempre. Sono stanco ma passo in ufficio solo per te, per il bisogno di riempirmi gli occhi, di guardarti, di accarezzarti con lo sguardo, raccontandoti il viaggio appena fatto con tutta la naturalezza che posso, anche se il primo impulso sarebbe quello di buttarmi tra le tue braccia e baciarti fino a rimanere senza fiato.
Parcheggio la macchina, salgo le scale di corsa e già nel corridoio, mentre sto aprendo la porta, sento la tua voce al telefono. Un altro tuffo al cuore.
Entro, lascio la chiave nella toppa senza pensare. Un gesto automatico, quasi consueto.
Chiudo la porta e sistemo le mie cose.
Ed ecco, sento bussare. Sei tu.
Entri e, senza dire una parola, chiudi a chiave.
Dio, sei bellissima oggi.
La gonna blu, la camicetta bianca, le lunghe gambe velate dal collant.
Ti avvicini ed i tuoi occhi brillano di un verde da tempo non visto, le tue labbra sono aperte, la tua pelle luminosa.
Mi prendi la mano e mi fai alzare dalla sedia. Mi stringi a te in un abbraccio forte.
Aderisci al mio corpo ed inizi a muoverti, la tua gamba mi cerca, la lingua si infila tra i miei denti.
Il cazzo diventa subito duro e tu lo senti e ti stringi ancora di più a me. Ti sento ansimare. La mia lingua lecca i lobi delle orecchie, corre sul collo, scende tra i seni, le mani stringono il tuo sedere, alzano la gonna e tu sei contro di me, e mi senti; adesso anche la tua mano scende tra le mie gambe a sentirlo, lo tocca e lui si ingrossa ancora di più.
Ci limoniamo a lungo, infilo due dita nella tua bocca, vedo la lingua leccarle, le succhi.
E loro entrano ed escono, come se fossero il mio sesso.
La mano accarezza febbrile le tue gambe, prima all’esterno, corre sul culo e poi improvvisamente si infila nel collant da dietro ed entra nel solco delle natiche, accarezzandolo fino in fondo mentre l’altra si sposta e accarezza l’interno delle gambe, l’incavo, ma non ti tocca ancora. C’è tempo.
Mi inginocchio davanti a te e sento l’odore della tua figa, ormai bagnata.
La lecco da sopra il collant, piano. E tu ti muovi, mi prendi la testa e la spingi contro di te.
Con le mani ti sfilo le calze. Adesso le tue gambe sono nude e si aprono. La mia testa rimane lì e la lingua ricomincia a percorrere l’orlo delle tue mutandine, un dito si infila.
Adesso ti sfioro l’orlo superiore delle mutandine, lo abbasso con i denti e trovo i primi peli e là la lingua si ferma, percorre la tua ferita mentre le mani ti stringono il culo.
Non ne puoi più e ti sfili le mutande.
La tua figa adesso è aperta dinanzi a me: la lingua trova il clitoride, lo lecca, lo tira, lo succhia; infilo prima un dito e poi due ed intanto continuo a leccarti, quasi ti limonassi.
Sposti le cose sulla scrivania e ti sdrai.
La mia lingua continua il suo paziente lavoro, piano piano; lecca attorno al clitoride, e poi si insinua all’interno mentre il dito prende il suo posto. E poi al contrario, ancora. Le dita diventano tre e le spingo dentro la tua fica che si dilata all’inverosimile, accogliendo l’intera mano.
Ti succhio e spingo, fino in fondo.
Ecco, improvvisamente, mi scosti e vieni. Tanto, prima con uno spruzzo a bagnarmi il viso e poi come un fiume in piena. Rovesci la testa all’indietro, mi urli di continuare, di non smettere.
Adesso mi alzo e mentre con le dita continuo a masturbarti, indice e medio dentro la figa e il pollice a girare dove ti piace, ti offro il mio cazzo.
Sbottoni i pantaloni, tiri giù la cerniera e le mutande e lo prendi tra le labbra. È enorme e ti costringe a dilatare la bocca per contenerne la cappella, ma sei brava e hai voglia di sentirlo fino in gola e mentre con la lingua corri dal filetto ai coglioni, con le mani lo muovi su e giù, su e giù, fino a un passo da farmi sborrare. Ma le mie dita, nel frattempo, continuano il loro lavoro fino ad esagerare, ed allora ti fermi e godi.
Inarchi la schiena e vieni.
La tua sborra cola oramai dappertutto, bagna la scrivania.
Ti lascio succhiare, allora. La tua lingua percorre la cappella, grande. Le mani lo stringono, lo menano forte mentre la tua bocca non si stacca. E succhi.
Mi infili una mano in mezzo alle gambe e mi sfiori il buco del culo, lo sai che mi piace; e, se possibile, il cazzo si ingrossa di più.
Adesso ci spogliamo completamente.
La figa adesso è completamente aperta, pulsa, si apre e viene al solo sfiorarla.
Hai voglia di me e me lo dici.
Mi fai sedere e ti siedi sopra di me.
Il cazzo adesso entra tutto, durissimo e lungo, ed arriva lassù fino a toglierti il fiato.
Ho i capezzoli in bocca, e tu mi cavalchi e lo spingi su, più che puoi, rovesciando la testa all’indietro dal piacere.
La mia mano cerca il clitoride e lo tocca. E tu pompi, e pompi, e pompi.
Non capisci più niente. Non capisco più niente.
Lo togli da dentro e mi sborri addosso; mi riempie, cola sui coglioni. E poi di nuovo dentro.
Adesso ti faccio alzare e mi metto dietro di te, la testa nuovamente si infila in mezzo alle gambe.
Le mani aprono le natiche e la lingua lecca il buco del culo, mentre le mani impazzite ti percorrono le gambe e si infilano nella figa fradicia.
La lingua ormai ha aperto il passaggio: il buco si apre e tu godi. Ora ci infilo un dito, piano, e poi inizio a muoverlo.
Di tanto in tanto lo tiro fuori e lo infilo nella fica bagnata e poi ancora nel culo, creando lo spazio per farti godere ancora di più
Adesso sei tu che mi siedi e poi ti siedi sopra di me, questa volta dandomi la schiena.
Ma la sorpresa è che lo infili piano nel culo e lui entra come nel burro.
Lo lasci entrare fino in fondo, ti piace sentirlo sfondarti e tenerlo lì e goderti il cazzo nel culo mentre la figa è invasa dalle mie dita.
Rovesci gli occhi e sborri come mai prima; mi piaci così troia.
Vivi per il mio cazzo e più diventa grosso e più ti piace.
E io non mi muovo, te lo faccio sentire mentre il tuo sugo mi cola tra i coglioni, impregnando ogni cosa che trova sulla sua strada: i fogli sparsi sulla scrivania, il pavimento, i nostri abiti gettati a terra nella foga di chiavare
In un attimo di lucidità, prendi il barattolo della colla che è lì e me lo dai.
Non è così grande ma è lungo e te lo infilo, come se fosse un altro cazzo.
E tutte le volte che lo faccio entrare con due dita ti stringo il clitoride e tu vieni come non avevi mai fatto prima.
Vuoi la mia sborra adesso.
Lo sfili piano dal culo e ti metti davanti a me.
Le tue mani aprono la figa ed inizi tu a masturbarti. Ed io me lo meno.
Tu lo guardi e ti piace. Io impazzisco a guardarti mentre vieni; infili la mano intera e se potessi metteresti anche il braccio, tanto sei porca. Gridi, guardi il la mia cappella, apri la bocca e mi chiedi di riempirti.
Ci siamo, avvicino la cappella al clitoride e ti sborro sulla figa e sulle mani.
Tu ricominci a venire, senti il caldo di quel liquido colpirti e vieni.
Lo infilo e la sborra è ancora tanta, entra nelle tue viscere, ti brucia dentro.
Con le dita raccolgo il mio seme e te le infilo in bocca. E mi piace e ti piace, ancora di più.
Ti faccio di nuovo sdraiare e ti lecco. I miei umori si mischiano ai tuoi e la figa è aperta, ci infilo le dita, la lecco dappertutto. A quel punto, come tutte le volte, la tua figa esplode, spruzza litri di sborra, a ondate progressive. Ne ho il viso pieno, la bocca non riesce a contenerla, la sputo sulla figa aperta e tu ancora vieni.
Adesso ci guardiamo, ansimanti.
Le nostre bocche affamate ancora si cercano, le lingue si intrecciano.
Questo è il momento più bello, dove, per qualche strana ragione, le tue labbra sono ancora più piene, più buone.
Ci abbracciamo ed il ritmo del cuore torna normale.
Sei bella, Monica, così, dopo l’amore.
Ecco, finalmente sto tornando da te, dopo questo lungo viaggio.
Sono passati ormai più di 10 giorni ed il desiderio di vederti è grande. Il cuore già batte forte e mi immagino quando ti avrò davanti, bella come sempre. Sono stanco ma passo in ufficio solo per te, per il bisogno di riempirmi gli occhi, di guardarti, di accarezzarti con lo sguardo, raccontandoti il viaggio appena fatto con tutta la naturalezza che posso, anche se il primo impulso sarebbe quello di buttarmi tra le tue braccia e baciarti fino a rimanere senza fiato.
Parcheggio la macchina, salgo le scale di corsa e già nel corridoio, mentre sto aprendo la porta, sento la tua voce al telefono. Un altro tuffo al cuore.
Entro, lascio la chiave nella toppa senza pensare. Un gesto automatico, quasi consueto.
Chiudo la porta e sistemo le mie cose.
Ed ecco, sento bussare. Sei tu.
Entri e, senza dire una parola, chiudi a chiave.
Dio, sei bellissima oggi.
La gonna blu, la camicetta bianca, le lunghe gambe velate dal collant.
Ti avvicini ed i tuoi occhi brillano di un verde da tempo non visto, le tue labbra sono aperte, la tua pelle luminosa.
Mi prendi la mano e mi fai alzare dalla sedia. Mi stringi a te in un abbraccio forte.
Aderisci al mio corpo ed inizi a muoverti, la tua gamba mi cerca, la lingua si infila tra i miei denti.
Il cazzo diventa subito duro e tu lo senti e ti stringi ancora di più a me. Ti sento ansimare. La mia lingua lecca i lobi delle orecchie, corre sul collo, scende tra i seni, le mani stringono il tuo sedere, alzano la gonna e tu sei contro di me, e mi senti; adesso anche la tua mano scende tra le mie gambe a sentirlo, lo tocca e lui si ingrossa ancora di più.
Ci limoniamo a lungo, infilo due dita nella tua bocca, vedo la lingua leccarle, le succhi.
E loro entrano ed escono, come se fossero il mio sesso.
La mano accarezza febbrile le tue gambe, prima all’esterno, corre sul culo e poi improvvisamente si infila nel collant da dietro ed entra nel solco delle natiche, accarezzandolo fino in fondo mentre l’altra si sposta e accarezza l’interno delle gambe, l’incavo, ma non ti tocca ancora. C’è tempo.
Mi inginocchio davanti a te e sento l’odore della tua figa, ormai bagnata.
La lecco da sopra il collant, piano. E tu ti muovi, mi prendi la testa e la spingi contro di te.
Con le mani ti sfilo le calze. Adesso le tue gambe sono nude e si aprono. La mia testa rimane lì e la lingua ricomincia a percorrere l’orlo delle tue mutandine, un dito si infila.
Adesso ti sfioro l’orlo superiore delle mutandine, lo abbasso con i denti e trovo i primi peli e là la lingua si ferma, percorre la tua ferita mentre le mani ti stringono il culo.
Non ne puoi più e ti sfili le mutande.
La tua figa adesso è aperta dinanzi a me: la lingua trova il clitoride, lo lecca, lo tira, lo succhia; infilo prima un dito e poi due ed intanto continuo a leccarti, quasi ti limonassi.
Sposti le cose sulla scrivania e ti sdrai.
La mia lingua continua il suo paziente lavoro, piano piano; lecca attorno al clitoride, e poi si insinua all’interno mentre il dito prende il suo posto. E poi al contrario, ancora. Le dita diventano tre e le spingo dentro la tua fica che si dilata all’inverosimile, accogliendo l’intera mano.
Ti succhio e spingo, fino in fondo.
Ecco, improvvisamente, mi scosti e vieni. Tanto, prima con uno spruzzo a bagnarmi il viso e poi come un fiume in piena. Rovesci la testa all’indietro, mi urli di continuare, di non smettere.
Adesso mi alzo e mentre con le dita continuo a masturbarti, indice e medio dentro la figa e il pollice a girare dove ti piace, ti offro il mio cazzo.
Sbottoni i pantaloni, tiri giù la cerniera e le mutande e lo prendi tra le labbra. È enorme e ti costringe a dilatare la bocca per contenerne la cappella, ma sei brava e hai voglia di sentirlo fino in gola e mentre con la lingua corri dal filetto ai coglioni, con le mani lo muovi su e giù, su e giù, fino a un passo da farmi sborrare. Ma le mie dita, nel frattempo, continuano il loro lavoro fino ad esagerare, ed allora ti fermi e godi.
Inarchi la schiena e vieni.
La tua sborra cola oramai dappertutto, bagna la scrivania.
Ti lascio succhiare, allora. La tua lingua percorre la cappella, grande. Le mani lo stringono, lo menano forte mentre la tua bocca non si stacca. E succhi.
Mi infili una mano in mezzo alle gambe e mi sfiori il buco del culo, lo sai che mi piace; e, se possibile, il cazzo si ingrossa di più.
Adesso ci spogliamo completamente.
La figa adesso è completamente aperta, pulsa, si apre e viene al solo sfiorarla.
Hai voglia di me e me lo dici.
Mi fai sedere e ti siedi sopra di me.
Il cazzo adesso entra tutto, durissimo e lungo, ed arriva lassù fino a toglierti il fiato.
Ho i capezzoli in bocca, e tu mi cavalchi e lo spingi su, più che puoi, rovesciando la testa all’indietro dal piacere.
La mia mano cerca il clitoride e lo tocca. E tu pompi, e pompi, e pompi.
Non capisci più niente. Non capisco più niente.
Lo togli da dentro e mi sborri addosso; mi riempie, cola sui coglioni. E poi di nuovo dentro.
Adesso ti faccio alzare e mi metto dietro di te, la testa nuovamente si infila in mezzo alle gambe.
Le mani aprono le natiche e la lingua lecca il buco del culo, mentre le mani impazzite ti percorrono le gambe e si infilano nella figa fradicia.
La lingua ormai ha aperto il passaggio: il buco si apre e tu godi. Ora ci infilo un dito, piano, e poi inizio a muoverlo.
Di tanto in tanto lo tiro fuori e lo infilo nella fica bagnata e poi ancora nel culo, creando lo spazio per farti godere ancora di più
Adesso sei tu che mi siedi e poi ti siedi sopra di me, questa volta dandomi la schiena.
Ma la sorpresa è che lo infili piano nel culo e lui entra come nel burro.
Lo lasci entrare fino in fondo, ti piace sentirlo sfondarti e tenerlo lì e goderti il cazzo nel culo mentre la figa è invasa dalle mie dita.
Rovesci gli occhi e sborri come mai prima; mi piaci così troia.
Vivi per il mio cazzo e più diventa grosso e più ti piace.
E io non mi muovo, te lo faccio sentire mentre il tuo sugo mi cola tra i coglioni, impregnando ogni cosa che trova sulla sua strada: i fogli sparsi sulla scrivania, il pavimento, i nostri abiti gettati a terra nella foga di chiavare
In un attimo di lucidità, prendi il barattolo della colla che è lì e me lo dai.
Non è così grande ma è lungo e te lo infilo, come se fosse un altro cazzo.
E tutte le volte che lo faccio entrare con due dita ti stringo il clitoride e tu vieni come non avevi mai fatto prima.
Vuoi la mia sborra adesso.
Lo sfili piano dal culo e ti metti davanti a me.
Le tue mani aprono la figa ed inizi tu a masturbarti. Ed io me lo meno.
Tu lo guardi e ti piace. Io impazzisco a guardarti mentre vieni; infili la mano intera e se potessi metteresti anche il braccio, tanto sei porca. Gridi, guardi il la mia cappella, apri la bocca e mi chiedi di riempirti.
Ci siamo, avvicino la cappella al clitoride e ti sborro sulla figa e sulle mani.
Tu ricominci a venire, senti il caldo di quel liquido colpirti e vieni.
Lo infilo e la sborra è ancora tanta, entra nelle tue viscere, ti brucia dentro.
Con le dita raccolgo il mio seme e te le infilo in bocca. E mi piace e ti piace, ancora di più.
Ti faccio di nuovo sdraiare e ti lecco. I miei umori si mischiano ai tuoi e la figa è aperta, ci infilo le dita, la lecco dappertutto. A quel punto, come tutte le volte, la tua figa esplode, spruzza litri di sborra, a ondate progressive. Ne ho il viso pieno, la bocca non riesce a contenerla, la sputo sulla figa aperta e tu ancora vieni.
Adesso ci guardiamo, ansimanti.
Le nostre bocche affamate ancora si cercano, le lingue si intrecciano.
Questo è il momento più bello, dove, per qualche strana ragione, le tue labbra sono ancora più piene, più buone.
Ci abbracciamo ed il ritmo del cuore torna normale.
Sei bella, Monica, così, dopo l’amore.
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