Scopamici di periferia PARTE 1
di
BL89
genere
etero
PARTE 1
Era una storia di sesso, iniziata per gioco, per togliersi ogni tanto quello sfizio animalesco che ogni giovane nei suoi vent'anni ha dento. All’inizio della loro storia si vedevano una volta ogni 2 o 3 mesi, quando capitava, senza impegno, magari dopo una serata con i loro amici e qualche birra di troppo che lasciava libero sfogo alle loro pulsioni primordiali. Gli incontri poi erano aumentati. Una volta al mese, una volta a settimana e infine tutte le volte che avevano la possibilità sentivano di doversi vedere per soddisfare quel bisogno l’una dell’altro e viceversa, anche se non avevano il coraggio di dirlo apertamente.
Aspettavano che le rispettive serate finissero e poi lui la raggiungeva per dare inizio a una notte di giochi.
Lei era giovane, bella, con dei capelli lunghi e neri fino a metà schiena, gli occhi grandi, pieni di passione, con quel colore marrone e con dei riflessi ambrati color miele che comunicavano tutti i suoi pensieri come una finestra sul mondo. Il fisico morbido ma perfetto, una pelle chiara che le dava quel tono da Mercoledì Addams che a lui faceva impazzire, e i suoi tatuaggi raccontavano molto della sua personalità. A volte sentiva il bisogno di qualcuno con cui lasciarsi trasportare, di essere libera di poter svuotare la mente e farsi controllare. Il bisogno di essere libera da quello che il mondo le aveva chiesto di essere tutti i giorni.
Quel qualcuno era lui.
Lui era qualche anno più grande di lei, si erano conosciuti al tempo del liceo e ora che anche l’università era finita avevano trovato quella piacevole complicità sessuale. Era alto, quasi due metri, mentre lei non arrivava al metro e sessanta, era anche grosso, un fisico possente di chi aveva scelto uno sport ben diverso dal calcio, uno sport più fisico, più rude, ma che non aveva intaccato la sua naturale dolcezza ma gli aveva insegnato come poter essere più prestante e in queste occasioni notturne era una macchina perfetta per soddisfare i bisogni di lei. Alla fine la anche lei aveva potuto constatare che la canzone del Rugbista torto non ha e recitava "...Perché il pilone ha il cazzo che è un cannone…”.
Quella sera, una delle tante, si erano dati appuntamento a casa di lei, come sempre. Era notte fonda e nella periferia dove viveva regnava il silenzio già da ore. Lui aveva spento il motore della sua Ford grigia davanti all’ingresso e si era avviato per il vialetto che portava all’entrata. La porta di casa era aperta, socchiusa, proprio come gli aveva chiesto di fare. Le luci all'interno erano tutte spente, tranne un flebile bagliore che usciva da dietro la porta della camera da letto di lei.
Lui si avviò sapendo cosa lo aspettava.
Apri la porta entrando nella stanza, le luci soffuse delle candele profumate che lei aveva sistemato con dovizia per la camera emanavano un flebile bagliore tremolante. Era la stanza dove lei era cresciuta, ormai era arredata con i gusti di una signorina, con i suoi libri sugli scaffali e i trucchi e i profumi sul tavolo ma in alcuni punti si intravedevano ancora i suoi ricordi d'infanzia. Lei lo stava aspettando distesa sul letto, indossava un intimo nero di quelli che sapevano valorizzare ogni sua curva, aveva un ottima dote nel sapersi vestire anche in queste occasioni. Si era bendata con un foulard di seta, bianco e rosso. indossava delle parigine anch'esse nere, non troppo pesanti, che rendevano le sue gambe molto sinuose e sensuali. i capelli lunghi e neri erano raccolti in una treccia che le cadeva sulla spalla destra per appoggiarsi infine sul suo seno.
Sul tavolo vicino al letto aveva preparato tutti i suoi giochi, nulla di volgare ma tutti funzionali per poter raggiungere il massimo del piacere. Erano giochi che con il tempo si erano regalati: un rabbit e un vibratore di lattice entrambi color rosa, un plug anale a forma di codina da coniglietto lilla, delle manette e un frustino anche se quest'ultimo era sempre snobbato perché lui preferiva schiaffeggiarle quel suo bel culetto con le sue mani nude. infine c’era l’unico giochino per lui, un cock ring, di lattice nero, con un piccolo inserto vibrante. Quando lui si avvicinò al suo letto lei fremeva dalla voglia di togliersi la benda per paura che la persona accanto a lei non fosse veramente lui ma forse questa cosa la eccitava anche un po'.
Lui le sfiorò la pelle, dalle caviglie su fino all’anca proseguendo sul suo ventre e infine sulla sua spalla per poi accarezzare il viso. Ogni volta che le sue dita la sfioravano lei vibrava nell’eccitazione della sorpresa di quel tocco. Prima di lasciarsi andare però lui la baciò con passione, poi le prese le braccia e le portò sopra la sua testa unendole i polsi per poterla legare con le manette. Ora lei era cosa sua. Incomincio a baciarla dietro l’orecchio scendendo poi sul collo, mentre con le mani le accarezzava i fianchi e la pancia. Poi ogni tanto quei baci si trasformavano in piccoli morsi che la facevano gemere di piacere. Ora lui incominciava a esplorare il suo corpo, tastando il suo seno da sopra il reggiseno, percorrendo con le dita tutti i ricami di pizzo. accarezzava i suoi fianchi morbidi e sensuali per poi arrivare alle sue mutandine. Anch'esse nere, di pizzo, che lasciavano intravedere la pelle sottostante e lei sentendo la sua mano sopra di esse allargò leggermente le gambe per accogliere quel tocco tanto desiderato. Con l’altra mano continuava ad accarezzare il suo corpo variando tra alcuni tocchi delicati e alcuni più decisi fino a dei piccoli graffi che lasciavano intendere quella voglia animale che lui provava vedendola così inerme e disponibile. A quel punto si mise tra le sue gambe e con entrambe le mani fece scorrere via le calze che aveva addosso. Prima la gamba destra e poi la sinistra. Poi con la lingua incominciò a percorrere tutta la sua pelle dalla caviglia fino all'interno coscia fino a sfiorare con la punta del naso le sue mutandine. Lei stava letteralmente impazzendo dalla voglia di sentire qualcosa di più. Era pronta per farsi scopare ma lui voleva farla soffrire ancora un po'. Cominciò a strusciare il suo naso in mezzo alle sue mutandine premendo un po', mentre mordicchiava il suo interno coscia e con le mani le stringeva i fianchi. Lei, per quanto legata, cercava di muovere il suo bacino verso la bocca di lui facendogli capire senza bisogno di parlare quali fossero le sue voglie. Quel silenzio interrotto solo da sospiri e piccoli gemiti rendeva il tutto ancora più eccitante. Lui scese lentamente con le mani graffiando la sua pelle fino a incontrarle le sue mutandine, le prese con la punta delle dita facendole scendere delicatamente, lei sollevò leggermente i fianchi per aiutarlo ma non era ancora il momento, lui sorrise, e si fermò lasciandole appena abbassate. Lei rimase quasi delusa da questa sua scelta, era molto eccitata e non vedeva l’ora di sentire la sua lingua esplorare il suo sesso. Riprese a baciare le sue cosce e pose la sua mano sulla sua figa, premendo le mutandine sul suo clitoride che stava già esplodendo. A quel punto lei spalancò le sue gambe per permettergli di giocare con tutta se stessa, adorava farsela leccare, anche se preferiva di gran lunga sentire il suo cazzo caldo e duro dentro di lei, ma per quello doveva aspettare ancora un bel po'. Quella sensazione ruvida del tessuto di pizzo sul suo clitoride la faceva eccitare soprattutto perchè era l’unica cosa che la divideva dalla lingua di lui che intanto da fuori le leccava facendole sentire il suo calore. SI fermava, la baciava, e ricominciava con la lingua fino a sentirla ansimare e dire un flebile “leccamela ti prego” erano le prime parole che furono pronunciate quella notte in quella stanza. Fu un innocente errore, in quel gioco di ruoli lui non accettava che lei gli dicesse cosa fare, quindi fu costretto a malincuore a fermarsi, adorava darle piacere orale, ma non poteva permetterle di essere lei a decidere cosa e quando. Si allontanò dalle sue cosce e si alzò in piedi. Si spostò verso la scrivania dove lei aveva lasciato tutti i loro giochi, con lo sguardo li passò in rassegna uno a uno cercando quello più adatto per quello che aveva in mente. Prese in mano il dildo, lo accese, il suo ronzio arrivò all’orecchio di lei che sorrise maliziosamente pensando a cosa sarebbe successo da lì a breve.
Assieme al vibratore prese anche la graziosa codina che era posizionata lì accanto e si avvicinò a lei. La sensazione che provò sulla sua pelle però fu una cosa totalmente inattesa, senti il piumino posizionato sul retro del plug accarezzare la caviglia e delicatamente scorrere verso l’alto con estrema delicatezza fino al suo ombelico. Questa sensazione la fece sobbalzare in un misto tra piacere e solletico, quasi fastidio. Sempre con la codina lui le accarezzò la guancia, fino a farla passare tra i suoi seni, e proseguire di nuovo verso le sue gambe ma arrivato al bordo delle sue mutandine, le mise il vibratore che era rimasto nell’altra mano acceso sul suo clitoride. Lei fu sopraffatta da quella sensazione e lanciò dei gemiti che però cerco di trattenere mordendosi le labbra. Vedendo quanto lei si sforzasse di trattenersi lui cominciò a strusciare il vibratore per tutta la lunghezza della sua figa, dal clitoride fino al suo culo. Oramai il danno era stato fatto a quel punto si vide costretto, con estremo dispiacere, a posare i giochini che teneva nelle mani e una volta sedutosi a fianco alle sue ginocchia fece scorrere lentamente le sue mutandine verso il basso. La figa di lei era gonfia, calda e bagnatissima tanto che l'ultimo pezzo di stoffa dell’intimo fece fatica a staccarsi talmente era bagnato. Lei era ancora legata e bendata con il reggiseno rimasto il solo indumento a coprire la sua pelle. Lui la trovava estremamente sensuale come immagine era il suo sogno erotico fatto a realtà, la luce delicata che arrivava dalle poche candele che lei aveva acceso risaltavano le linee sensuali del suo corpo che lo rendeva ancora piu invitante ai suoi occhi. Le accarezzo il volto e con l’indice della sua mano sinistra le accarezzo le labbra, lei le aprì leggermente quasi a voler mordere quel dito ma comincio a succhiarlo e leccarlo avidamente, ruotando la sua lingua intorno ad esso. Era un chiaro segnale di quello che desiderasse ricevere, aveva inumidito quel dito per facilitare il compito anche se da quanto era eccitata non c’era nessun bisogno. Lui tolse l'indice dalla sua bocca e lo porto verso la sua figa, lo appoggio con decisione, gli umori di lei lo bagnarono molto di più della saliva che lei aveva lasciato sopra, lo fece scorrere per tutta la lunghezza arrivando al clitoride che vibrava dall’eccitazione. Lo accarezzò con dei movimenti circolari, delicati, lenti, lei stava per ansimare dal piacere quando lui le strozzo quel piacere in bocca infilandole la lingua. Limonarono in maniera viscerale, le lingue si intrecciavano tra loro in un balletto che avevano già eseguito parecchie volte, lei per provocarlo gli prese la lingua con i denti, mordendolo leggermente, lui ormai bloccato fece l'unica cosa che sapeva avrebbe fatto aprire quella morsa, la penetrò di colpo con l'indice e il medio spalancando finalmente quella porta del piacere che lei aveva tra le gambe. Lei non poté resistere, lasciò la sua lingua, per urlare al mondo quanto le piacesse quella sensazione, quel brivido che le scosse tutto il corpo e che stava aspettando da troppo tempo. Mentre con le dita giocava con lei con il palmo premeva sul suo cltoride e le mordicchiava il collo per farle sentire tutta la sua presenza. La sua mano destra sollevò il reggiseno lasciando finalmente liberi quei seni che erano stati fino ad allora ignorati, li baciò, erano perfetti come tutto il resto del suo corpo, proporzionati alla sua misura, con dei capezzoli rosa chiari, di cui uno con un piercing argentato. Mentre li baciava iniziò anche a mordicchiarli e questo le dava ancora più piacere sommandolo a quello che la mano sinistra stava continuando a fare in mezzo alle sue gambe. Smise di baciarla, e si concesse quello che era il suo premio per tutto quel lavoro, si accovaccio in mezzo alle sue gambe le sollevo facendole appoggiare i piedi sul lenzuolo grigio che copriva il materasso, le allargo facendogli vedere uno degli spettacoli più belli che lui potesse desiderare.
Con la sua lingua leccò golosamente tutto quel ben di Dio, partendo dal quel suo bel culetto, salendo su, assaporando ogni millimetro, per poi concludere con il suo clitoride. Lei si era depilata tutta, era molto attenta ad arrivare ai loro appuntamenti, preparata, curava ogni dettaglio del suo corpo, voleva essere semplicemente perfetta. Era calda e liscia, ogni leccata che lui le dava scorreva perfettamente sulla sua pelle, assaporava tutti i suoi umori, lei avrebbe voluto prendere la sua testa e spingerla dentro alla sua figa ma aveva le mani legate e questo la faceva contorcere dal piacere. Lui leccava e giocava con il suo clitoride, alternando le due cose prima lentamente poi freneticamente, a volte con tutta la lingua e a volte con dei piccoli colpi con la punta. Le sue mani la cingevano per le cosce, per non farla scappare da quel suo momento di piacere, poi si fermò e con il il medio e l'anulare iniziò a fare pressione con movimenti circolari sul suo clitoride, mentre le mordeva la coscia e la guardava godere, poi con movimenti dall’alto verso il basso, fino a scendere nella sua figa e una volta dentro riprese a leccarle il clitoride andando a ritmo con le dita che erano dentro di lei. Questo fu decisamente troppo da sopportare per lei, cominciò ad ansimare velocemente sussurrando a denti stretti di continuare e non smettere, il momento dell’orgasmo si avvicinava e lui non voleva di certo fermarsi ora. Ci vollero pochi secondi per farla venire, le ginocchia tremavano senza controllo e lei urlava dal piacere, quando smise di urlare lui sapeva che doveva fermarsi, mentre le sue ginocchia continuavano a tremare anche alcuni minuti dopo.
Nel mentre che lei si godeva il suo orgasmo Lui si alzò e si andò a lavare la faccia e la barba impregnata dei suoi umori, in quel momento era inebriato dalla felicità di averla fatta venire così bene, ed era solo l’ inizio di una lunga nottata…
Era una storia di sesso, iniziata per gioco, per togliersi ogni tanto quello sfizio animalesco che ogni giovane nei suoi vent'anni ha dento. All’inizio della loro storia si vedevano una volta ogni 2 o 3 mesi, quando capitava, senza impegno, magari dopo una serata con i loro amici e qualche birra di troppo che lasciava libero sfogo alle loro pulsioni primordiali. Gli incontri poi erano aumentati. Una volta al mese, una volta a settimana e infine tutte le volte che avevano la possibilità sentivano di doversi vedere per soddisfare quel bisogno l’una dell’altro e viceversa, anche se non avevano il coraggio di dirlo apertamente.
Aspettavano che le rispettive serate finissero e poi lui la raggiungeva per dare inizio a una notte di giochi.
Lei era giovane, bella, con dei capelli lunghi e neri fino a metà schiena, gli occhi grandi, pieni di passione, con quel colore marrone e con dei riflessi ambrati color miele che comunicavano tutti i suoi pensieri come una finestra sul mondo. Il fisico morbido ma perfetto, una pelle chiara che le dava quel tono da Mercoledì Addams che a lui faceva impazzire, e i suoi tatuaggi raccontavano molto della sua personalità. A volte sentiva il bisogno di qualcuno con cui lasciarsi trasportare, di essere libera di poter svuotare la mente e farsi controllare. Il bisogno di essere libera da quello che il mondo le aveva chiesto di essere tutti i giorni.
Quel qualcuno era lui.
Lui era qualche anno più grande di lei, si erano conosciuti al tempo del liceo e ora che anche l’università era finita avevano trovato quella piacevole complicità sessuale. Era alto, quasi due metri, mentre lei non arrivava al metro e sessanta, era anche grosso, un fisico possente di chi aveva scelto uno sport ben diverso dal calcio, uno sport più fisico, più rude, ma che non aveva intaccato la sua naturale dolcezza ma gli aveva insegnato come poter essere più prestante e in queste occasioni notturne era una macchina perfetta per soddisfare i bisogni di lei. Alla fine la anche lei aveva potuto constatare che la canzone del Rugbista torto non ha e recitava "...Perché il pilone ha il cazzo che è un cannone…”.
Quella sera, una delle tante, si erano dati appuntamento a casa di lei, come sempre. Era notte fonda e nella periferia dove viveva regnava il silenzio già da ore. Lui aveva spento il motore della sua Ford grigia davanti all’ingresso e si era avviato per il vialetto che portava all’entrata. La porta di casa era aperta, socchiusa, proprio come gli aveva chiesto di fare. Le luci all'interno erano tutte spente, tranne un flebile bagliore che usciva da dietro la porta della camera da letto di lei.
Lui si avviò sapendo cosa lo aspettava.
Apri la porta entrando nella stanza, le luci soffuse delle candele profumate che lei aveva sistemato con dovizia per la camera emanavano un flebile bagliore tremolante. Era la stanza dove lei era cresciuta, ormai era arredata con i gusti di una signorina, con i suoi libri sugli scaffali e i trucchi e i profumi sul tavolo ma in alcuni punti si intravedevano ancora i suoi ricordi d'infanzia. Lei lo stava aspettando distesa sul letto, indossava un intimo nero di quelli che sapevano valorizzare ogni sua curva, aveva un ottima dote nel sapersi vestire anche in queste occasioni. Si era bendata con un foulard di seta, bianco e rosso. indossava delle parigine anch'esse nere, non troppo pesanti, che rendevano le sue gambe molto sinuose e sensuali. i capelli lunghi e neri erano raccolti in una treccia che le cadeva sulla spalla destra per appoggiarsi infine sul suo seno.
Sul tavolo vicino al letto aveva preparato tutti i suoi giochi, nulla di volgare ma tutti funzionali per poter raggiungere il massimo del piacere. Erano giochi che con il tempo si erano regalati: un rabbit e un vibratore di lattice entrambi color rosa, un plug anale a forma di codina da coniglietto lilla, delle manette e un frustino anche se quest'ultimo era sempre snobbato perché lui preferiva schiaffeggiarle quel suo bel culetto con le sue mani nude. infine c’era l’unico giochino per lui, un cock ring, di lattice nero, con un piccolo inserto vibrante. Quando lui si avvicinò al suo letto lei fremeva dalla voglia di togliersi la benda per paura che la persona accanto a lei non fosse veramente lui ma forse questa cosa la eccitava anche un po'.
Lui le sfiorò la pelle, dalle caviglie su fino all’anca proseguendo sul suo ventre e infine sulla sua spalla per poi accarezzare il viso. Ogni volta che le sue dita la sfioravano lei vibrava nell’eccitazione della sorpresa di quel tocco. Prima di lasciarsi andare però lui la baciò con passione, poi le prese le braccia e le portò sopra la sua testa unendole i polsi per poterla legare con le manette. Ora lei era cosa sua. Incomincio a baciarla dietro l’orecchio scendendo poi sul collo, mentre con le mani le accarezzava i fianchi e la pancia. Poi ogni tanto quei baci si trasformavano in piccoli morsi che la facevano gemere di piacere. Ora lui incominciava a esplorare il suo corpo, tastando il suo seno da sopra il reggiseno, percorrendo con le dita tutti i ricami di pizzo. accarezzava i suoi fianchi morbidi e sensuali per poi arrivare alle sue mutandine. Anch'esse nere, di pizzo, che lasciavano intravedere la pelle sottostante e lei sentendo la sua mano sopra di esse allargò leggermente le gambe per accogliere quel tocco tanto desiderato. Con l’altra mano continuava ad accarezzare il suo corpo variando tra alcuni tocchi delicati e alcuni più decisi fino a dei piccoli graffi che lasciavano intendere quella voglia animale che lui provava vedendola così inerme e disponibile. A quel punto si mise tra le sue gambe e con entrambe le mani fece scorrere via le calze che aveva addosso. Prima la gamba destra e poi la sinistra. Poi con la lingua incominciò a percorrere tutta la sua pelle dalla caviglia fino all'interno coscia fino a sfiorare con la punta del naso le sue mutandine. Lei stava letteralmente impazzendo dalla voglia di sentire qualcosa di più. Era pronta per farsi scopare ma lui voleva farla soffrire ancora un po'. Cominciò a strusciare il suo naso in mezzo alle sue mutandine premendo un po', mentre mordicchiava il suo interno coscia e con le mani le stringeva i fianchi. Lei, per quanto legata, cercava di muovere il suo bacino verso la bocca di lui facendogli capire senza bisogno di parlare quali fossero le sue voglie. Quel silenzio interrotto solo da sospiri e piccoli gemiti rendeva il tutto ancora più eccitante. Lui scese lentamente con le mani graffiando la sua pelle fino a incontrarle le sue mutandine, le prese con la punta delle dita facendole scendere delicatamente, lei sollevò leggermente i fianchi per aiutarlo ma non era ancora il momento, lui sorrise, e si fermò lasciandole appena abbassate. Lei rimase quasi delusa da questa sua scelta, era molto eccitata e non vedeva l’ora di sentire la sua lingua esplorare il suo sesso. Riprese a baciare le sue cosce e pose la sua mano sulla sua figa, premendo le mutandine sul suo clitoride che stava già esplodendo. A quel punto lei spalancò le sue gambe per permettergli di giocare con tutta se stessa, adorava farsela leccare, anche se preferiva di gran lunga sentire il suo cazzo caldo e duro dentro di lei, ma per quello doveva aspettare ancora un bel po'. Quella sensazione ruvida del tessuto di pizzo sul suo clitoride la faceva eccitare soprattutto perchè era l’unica cosa che la divideva dalla lingua di lui che intanto da fuori le leccava facendole sentire il suo calore. SI fermava, la baciava, e ricominciava con la lingua fino a sentirla ansimare e dire un flebile “leccamela ti prego” erano le prime parole che furono pronunciate quella notte in quella stanza. Fu un innocente errore, in quel gioco di ruoli lui non accettava che lei gli dicesse cosa fare, quindi fu costretto a malincuore a fermarsi, adorava darle piacere orale, ma non poteva permetterle di essere lei a decidere cosa e quando. Si allontanò dalle sue cosce e si alzò in piedi. Si spostò verso la scrivania dove lei aveva lasciato tutti i loro giochi, con lo sguardo li passò in rassegna uno a uno cercando quello più adatto per quello che aveva in mente. Prese in mano il dildo, lo accese, il suo ronzio arrivò all’orecchio di lei che sorrise maliziosamente pensando a cosa sarebbe successo da lì a breve.
Assieme al vibratore prese anche la graziosa codina che era posizionata lì accanto e si avvicinò a lei. La sensazione che provò sulla sua pelle però fu una cosa totalmente inattesa, senti il piumino posizionato sul retro del plug accarezzare la caviglia e delicatamente scorrere verso l’alto con estrema delicatezza fino al suo ombelico. Questa sensazione la fece sobbalzare in un misto tra piacere e solletico, quasi fastidio. Sempre con la codina lui le accarezzò la guancia, fino a farla passare tra i suoi seni, e proseguire di nuovo verso le sue gambe ma arrivato al bordo delle sue mutandine, le mise il vibratore che era rimasto nell’altra mano acceso sul suo clitoride. Lei fu sopraffatta da quella sensazione e lanciò dei gemiti che però cerco di trattenere mordendosi le labbra. Vedendo quanto lei si sforzasse di trattenersi lui cominciò a strusciare il vibratore per tutta la lunghezza della sua figa, dal clitoride fino al suo culo. Oramai il danno era stato fatto a quel punto si vide costretto, con estremo dispiacere, a posare i giochini che teneva nelle mani e una volta sedutosi a fianco alle sue ginocchia fece scorrere lentamente le sue mutandine verso il basso. La figa di lei era gonfia, calda e bagnatissima tanto che l'ultimo pezzo di stoffa dell’intimo fece fatica a staccarsi talmente era bagnato. Lei era ancora legata e bendata con il reggiseno rimasto il solo indumento a coprire la sua pelle. Lui la trovava estremamente sensuale come immagine era il suo sogno erotico fatto a realtà, la luce delicata che arrivava dalle poche candele che lei aveva acceso risaltavano le linee sensuali del suo corpo che lo rendeva ancora piu invitante ai suoi occhi. Le accarezzo il volto e con l’indice della sua mano sinistra le accarezzo le labbra, lei le aprì leggermente quasi a voler mordere quel dito ma comincio a succhiarlo e leccarlo avidamente, ruotando la sua lingua intorno ad esso. Era un chiaro segnale di quello che desiderasse ricevere, aveva inumidito quel dito per facilitare il compito anche se da quanto era eccitata non c’era nessun bisogno. Lui tolse l'indice dalla sua bocca e lo porto verso la sua figa, lo appoggio con decisione, gli umori di lei lo bagnarono molto di più della saliva che lei aveva lasciato sopra, lo fece scorrere per tutta la lunghezza arrivando al clitoride che vibrava dall’eccitazione. Lo accarezzò con dei movimenti circolari, delicati, lenti, lei stava per ansimare dal piacere quando lui le strozzo quel piacere in bocca infilandole la lingua. Limonarono in maniera viscerale, le lingue si intrecciavano tra loro in un balletto che avevano già eseguito parecchie volte, lei per provocarlo gli prese la lingua con i denti, mordendolo leggermente, lui ormai bloccato fece l'unica cosa che sapeva avrebbe fatto aprire quella morsa, la penetrò di colpo con l'indice e il medio spalancando finalmente quella porta del piacere che lei aveva tra le gambe. Lei non poté resistere, lasciò la sua lingua, per urlare al mondo quanto le piacesse quella sensazione, quel brivido che le scosse tutto il corpo e che stava aspettando da troppo tempo. Mentre con le dita giocava con lei con il palmo premeva sul suo cltoride e le mordicchiava il collo per farle sentire tutta la sua presenza. La sua mano destra sollevò il reggiseno lasciando finalmente liberi quei seni che erano stati fino ad allora ignorati, li baciò, erano perfetti come tutto il resto del suo corpo, proporzionati alla sua misura, con dei capezzoli rosa chiari, di cui uno con un piercing argentato. Mentre li baciava iniziò anche a mordicchiarli e questo le dava ancora più piacere sommandolo a quello che la mano sinistra stava continuando a fare in mezzo alle sue gambe. Smise di baciarla, e si concesse quello che era il suo premio per tutto quel lavoro, si accovaccio in mezzo alle sue gambe le sollevo facendole appoggiare i piedi sul lenzuolo grigio che copriva il materasso, le allargo facendogli vedere uno degli spettacoli più belli che lui potesse desiderare.
Con la sua lingua leccò golosamente tutto quel ben di Dio, partendo dal quel suo bel culetto, salendo su, assaporando ogni millimetro, per poi concludere con il suo clitoride. Lei si era depilata tutta, era molto attenta ad arrivare ai loro appuntamenti, preparata, curava ogni dettaglio del suo corpo, voleva essere semplicemente perfetta. Era calda e liscia, ogni leccata che lui le dava scorreva perfettamente sulla sua pelle, assaporava tutti i suoi umori, lei avrebbe voluto prendere la sua testa e spingerla dentro alla sua figa ma aveva le mani legate e questo la faceva contorcere dal piacere. Lui leccava e giocava con il suo clitoride, alternando le due cose prima lentamente poi freneticamente, a volte con tutta la lingua e a volte con dei piccoli colpi con la punta. Le sue mani la cingevano per le cosce, per non farla scappare da quel suo momento di piacere, poi si fermò e con il il medio e l'anulare iniziò a fare pressione con movimenti circolari sul suo clitoride, mentre le mordeva la coscia e la guardava godere, poi con movimenti dall’alto verso il basso, fino a scendere nella sua figa e una volta dentro riprese a leccarle il clitoride andando a ritmo con le dita che erano dentro di lei. Questo fu decisamente troppo da sopportare per lei, cominciò ad ansimare velocemente sussurrando a denti stretti di continuare e non smettere, il momento dell’orgasmo si avvicinava e lui non voleva di certo fermarsi ora. Ci vollero pochi secondi per farla venire, le ginocchia tremavano senza controllo e lei urlava dal piacere, quando smise di urlare lui sapeva che doveva fermarsi, mentre le sue ginocchia continuavano a tremare anche alcuni minuti dopo.
Nel mentre che lei si godeva il suo orgasmo Lui si alzò e si andò a lavare la faccia e la barba impregnata dei suoi umori, in quel momento era inebriato dalla felicità di averla fatta venire così bene, ed era solo l’ inizio di una lunga nottata…
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