Figli

di
genere
etero

Un ufficio pubblico è quasi sempre una piccola comunità dove un certo numero di persone, in genere, una dozzina, è costretta a condividere gran parte della giornata; nelle grandi Agenzie, sono relazionati tra uffici paralleli, simili o connessi per interessi di lavoro e tutti strutturati alla medesima maniera; ma è quasi normale che, in uno spazio abbastanza ampio, molte persone vivano la vita di ogni giorno separate da poco più di una scrivania e qualche schedario.
La nostra, alla Agenzia delle entrate, era esattamente quel modello di comunità; in otto condividevamo lo stesso spazio per le diverse funzioni; ma eravamo una grande famiglia coi pregi e i difetti delle famiglie; nel nostro caso, c’era l’aggravante che io, Alberto, lavoravo a stretto contatto di scrivania con Elisa, mia moglie, amica intima di Nunzia, che aveva la scrivania accanto alla sua, dall’altro lato; confinava con Egidio, suo marito; due coppie entrate insieme al lavoro e amiche da quegli anni.
La nostra esistenza scorreva noiosa e banale sui binari di una vita piccolo borghese, alle prese coi bilanci mensili, con sporadiche ‘evasioni’ per una gita fuori porta, una serata a teatro o a cinema, insomma coi piccoli vizi e le grandi virtù della provincia piccola come quella di cui abitavamo la capitale; non avevamo figli, noi per scelta di lei; loro, non sapevamo esattamente un perché, ma si sospettava per una difficoltà di uno dei due.
Tra me e mia moglie c’era stata una fase di grande intesa, perché io contavo su una certa capacità di orientamento e di decisione, Elisa era un’esecutrice attenta e precisa; specularmente, Nunzia era abbastanza intuitiva nelle scelte e pronta nelle decisioni, mentre Egidio sembrava più lento e distratto, anche perché preso da una sua mania di correre dietro alle gonnelle, soprattutto delle colleghe; ma non si erano ancora registrati episodi sgradevoli, al di là dei corteggiamenti garbati.
Negli ultimi mesi, però, qualcosa si andava rompendo nell’equilibrio, perché Elisa sempre più spesso si rivoltava contro le mie indicazioni, che aveva sempre atteso e recepito come stimoli fondamentali, e la corte di Egidio si faceva sempre più serrata e decisa, forse perché favorita da un certo atteggiamento di disponibilità di lei; Nunzia mi avvertì che mia moglie si lamentava spesso del mio autoritarismo, pur non ritenendo giustificata l’impressione di lei; e temeva la debolezza del marito, se pressato.
Li osservammo abbastanza preoccupati per un paio di settimane; l’atmosfera appariva nettamente quella di un tradimento in vista; una volta che, tornati dal pranzo che consumavamo alla tavola calda sotto gli uffici, li vedemmo sparire nei bagni deserti, Nunzia mi guardò come a chiedermi cosa fare; senza esitazione le dissi.
“Non mi va di fare uno scandalo e arrivare a picchiarci … Che ne diresti se … occhio per occhio … “
“… sesso per sesso!”
Completò senza esitare; mi prese per un braccio e mi trascinò negli stessi bagni; vedemmo che avevano occupato una delle cabine delle donne; si diresse spedita a quella adiacente, chiuse la porta e stemmo ad origliare; erano spazi delimitati di strutture di acciaio e di plastica; si sentiva tutto e, da sopra la paratia che non arrivava al soffitto, si sarebbe potuto spiare; salii sul water col telefonino pronto e vidi Elisa con la gonna sollevata e lo slip abbassato china a pecora davanti a lui che la montava.
Realizzai un breve video, scesi e feci segno col gesto che stavano copulando; Nunzia mi avvolse in un bacio straordinario cui corrisposi con tutta la passione che avevo in serbo per lei, che avevo ammirato da sempre; la spinsi contro la paratia divisoria e le abbrancai il seno matronale, mettendo a nudo i capezzoli grossi come fragoloni; l’urlo ‘state attenti, li!’ dalla voce di mia moglie si incise nettamente nella registrazione che non avevo interrotto.
Passai le mani su tutta la schiena e le feci scivolare fino alle natiche morbide e sode; lei infilò le mani tra noi, aprì il pantalone e in un lampo lo calò insieme ai boxer; prese in mano il mio sesso duro come un palo e cominciò una ricca manipolazione; ricambiai afferrandole la vulva a mano intera, feci penetrare il medio in vagina e cominciammo una reciproca masturbazione golosissima, specialmente per la precarietà e l’assurdità della situazione.
Accompagnati dalle proteste dell’altra coppia, che il telefonino registrava puntualmente mentre riprendeva la parete nuda, riuscimmo a carezzarci con foga e violenza tutto il corpo; per accelerare i tempi, le feci alzare un piede sulla tazza del water e la infilai di colpo fino alla radice; l’urlo restò soffocato a metà e sentimmo che i due uscivano quasi protestando; copulammo per non più di dieci minuti, tralasciando ogni preliminare per non essere scoperti; eiaculai per terra, all’ultimo momento.
Lei uscì dal bagno con tutte le cautele, guardinga ed attenta ad osservare che non ci fosse nessuno; io uscii velocemente, perché eravamo nella zona per le signore; trovai gli altri tre al bar che prendevano il caffè; nel pomeriggio, in un momento in cui Nunzia era alla mia scrivania per dei documenti da confrontare, mi sussurrò che suo marito le aveva anticipato che accettava un invito, il mercoledì sera, per una partita a poker con amici, in un paese vicino.
“Se Elisa mi comunica un qualche impegno per la stessa sera, che facciano? … Ancora occhio per occhio? … “
“Alberto, io non ho deciso a caso; lo sai che ti amo da sempre; finché eravamo vincolati al principio di fedeltà, tacevo; adesso, se loro vanno a fare sesso, non vedo perché devo rinunciare ad averti per me almeno qualche ora … “
“Da te o da me?”
“Lui prende l’auto; tu la lasci a lei?”
“Neanche se mi ammazzano; non può dirmi che va lontano; passo da te appena lei esce.”
Puntuale come la morte, mia moglie, mi avvertì che il mercoledì aveva fissato, con amiche che non conoscevo, una serata per sole donne; lei sarebbe andata ed io facessi quel che mi stava meglio; visto il tono della comunicazione, decisi di chiudere i contatti e non le risposi neppure; il mercoledì sera cenammo rapidamente, lei uscì, io presi la macchina e andai a casa di Nunzia; finalmente riuscimmo a fare l’amore come dio comanda, nel suo ampio letto, spogliandoci completamente.
Il piacere che riportammo dall’incontro ci fece sentire felici fino al paradiso; scoprii una donna assai calda ed appassionata, che veramente aveva nei miei confronti un amore ed un interesse tutt’altro che superficiali e di cui non mi ero mai reso conto; ricambiai con un’intensità che mi riportava alle prime esperienze vissute con mia moglie e mi sentii coinvolto oltre ogni limite; ci trovammo a copulare senza sosta per un paio d’ore.
La penetrai più volte in vagina, da davanti e da dietro, stringendoci fino a fonderci e sistemandoci in modi acrobatici per penetrazioni spesso assurde di fianco, con le gambe spalancate sulle spalle o semplicemente alla missionaria, con le gambe strette fortemente a catturare il fallo dentro di sé; mi chiese di copularle in bocca e mi praticò le fellazioni più lunghe, più dolci, più lussuriose che avessi sperimentato; praticò elaborate spagnole col seno abbondante e si lasciò sfondare il retto più volte.
Il mio sesso le risultava più grande e più grosso di quello del marito e osservava meravigliata che riuscivo a possederla con la dolcezza di una piuma rendendola vogliosa di sperimentare tutti i modi possibili dell’accoppiamento; scherzò perfidamente sulle lamentele di mia moglie che le aveva confidato di non sentirsi apprezzata perché le mie copule mancavano dell’aggressività che si attendeva; scherzosamente, si augurò che la trovasse nell’ottusa violenza del marito.
Verso l’una, la salutai e tornai a casa; non stetti ad aspettare mia moglie e mi ficcai a letto; quando la sentii entrare ed avvicinarsi alla camera, mi stesi di traverso sul letto e fu costretta e ripiegare sul divano della sala da pranzo per non essere costretta a svegliarmi; da quel giorno, mi si cominciò a negare concedendosi malvolentieri solo il sabato sera, ‘come tutti i bancari e gli impiegati del mondo’ mi aggiunse ironica; tacevo ma ero nauseato e lo esprimevo a gesti.
Il clima di difficoltà tra le nostre due coppie doveva leggersi abbastanza chiaramente; Loredana, l’impiegata che aveva la scrivania a fianco alla mia, dal lato opposto a mia moglie, mi chiese se potessi accompagnarla ad una verifica in un archivio di cui, come impiegato anziano, possedevo l’unica chiave; non capivo perché non andasse da sola e mi chiedesse di farlo insieme; qualcosa nel tono mi suggeriva altre intenzioni; andai.
Appena chiuse la porta alle nostre spalle, la ragazza mi strinse in un abbraccio voluttuoso e mi afferrò le labbra nella bocca, infilò la lingua e mi perlustrò la cavità orale; risposi con la massima passione e la strinsi a me fino a sentire netto contro il torace il seno duro e compatto; afferrai a mani piene le natiche e spinsi gli ossi pubici a contrasto fino a sentire dolore; infilò una mano fra noi e mi afferrò il sesso che si gonfiò all’istante.
“Fin qui ha detto la verità … “
“Chi?”
“Tua moglie; ha sempre vantato la tua mazza meravigliosa capace di mandarla in paradiso … chissà perché adesso … “
“Che vuoi dire?”
“Lo sai … senti … non abbiamo tempo che per una sveltina … ma lei dice che in una sveltina sai mettere tanto amore da far svenire … ti va di farmi assaporare almeno un assaggio?”
Chiusi a chiave la porta alle mie spalle, la spinsi verso una scrivania vuota, la sollevai a sedere sopra e le alzai la gonna fino all’inguine; mi tuffai fra le cosce e le offrii immediatamente un anticipo del mio perfetto cunnilinguo; se Elisa ne aveva parlato, sapevo che era pronta a goderselo; leccai e succhiai come un affamato; quando le morsi il clitoride dovette soffocare un urlo con le mani e mi squirtò sul viso; bevvi tutto con gioia e delicatamente le leccai la vagina.
“Alberto, abbiamo tempo solo per una copula veloce ma intensa; prendimi, ti prego, ho troppa voglia di te.”
Mi sollevai in piedi, aprii i pantaloni e lei afferrò la mazza che ammirò per la possanza; mi accostai ma lei mi fermò e mi spinse giù i pantaloni e il boxer; ‘io squirto’ mi avvertì e mi si accostò a pelle; le chiesi se era protetta, mi disse di venire dentro; le feci mettere i piedi a terra, mentre l’asta le penetrava fino alla cervice, e cominciai la monta in piedi, vis a vis, afferrandomi ai seni che torturavo con la punta delle dita; quando lei urlò il secondo orgasmo e mi incitò, liberai la mia eiaculazione violenta.
Impiegammo un poco di tempo a pulirci; aveva portato un pacchetto di fazzolettini con cui si sistemò e mi pulì alla meglio; tornando all’ufficio, passammo dal bagno e ci lavammo alla meno peggio; riprendemmo posto alle scrivanie e mi ringraziò per averle consentito la verifica; Nunzia venne da me con aria interrogativa; mi chiese come avevo trovato la verifica dei documenti di cui la collega aveva così urgente bisogno.
“E’ una bellissima verifica; se vuoi, in qualche intervallo per il pranzo, ti accompagno a controllare; non ti dispiacerà.”
“E’ stata una sveltina?”
“Ti ho offeso?”
“No, assolutamente; ma se posso avere più attenzione da te, ne sono felice … “
“Se tardiamo al pranzo, non turbiamo nessuno e possiamo verificare; la chiave ce l’ho solo io. … “
Mi strizzò l’occhio e tornò al suo posto; naturalmente, era il mercoledì, la serata del nostro amore; puntualmente, dopo cena Elisa usciva per ‘andare dalle amiche’ ed io andavo in macchina a casa di Nunzia ; nell’arco delle due ore che ci concedevano, ci amavamo come ragazzini che di nascosto dai genitori si incontrassero per scoprire il meglio dell’amore; copulavamo con gusto e desiderio, quasi con ansia e timore, fino ad ottenere orgasmi violenti e forse mai provati.
Alcune volte, lei saliva in macchina e tornavamo a casa mia; era un piacere nuovo e perverso accoppiarci nel mio letto matrimoniale; avere lei nel posto che Elisa aveva lasciato vuoto mi eccitava assai più del corpo meraviglioso di Nunzia che non si negava a niente e percorreva con me tutti i sentieri della lussuria, con acrobazie mai provate da nessuno dei due e con penetrazioni al limite del dolore fisico.
Più volte mi preoccupai che non mi avvertisse se prendeva la pillola; glielo avevo chiesto apertamente ma mi aveva suggerito di non badarci e di lasciarla fare; poiché la conoscevo come persona attenta e intelligente, non me ne preoccupai, copulavo a pelle, senza problemi, e le scaricavo nel corpo eiaculazioni dense e ricchissime senza stare a pensare a possibili maternità indesiderate.
Almeno un paio di volte, nel corso della settimana, facevamo slittare la chiusura delle sessioni mattutine e comparivamo in mensa con venti o trenta minuti di ritardo, ufficialmente per eccesso di zelo, nello scherno dei colleghi; inutile cercare di spiegare che quei minuti erano i più importanti della settimana perché erano quelli in cui ci amavamo con tutto il corpo e con la massima intensità, anche sotto la tirannia del tempo.
Ci appartavamo nel vecchio archivio che avevo provveduto a rendere anche più accogliente, portando in luce un vecchio divano relegato dietro una fila di scrivanie e utilizzandolo per i nostri amplessi; riuscimmo più volte a spogliarci anche completamente e a copulare con gioia, avendo come sottofondo i rumori degli uffici e i suoni tipici dei computer a pieno regime.
“Sembra quasi di farlo davanti a tutti!”
Commentò una volta Nunzia e fu quasi difficile evitare che la risata fosse udita anche da fuori; la ‘doppia tresca’ di cui eravamo protagonisti andò avanti per circa quattro mesi e sembrava quasi scivolare in una routine perfino noiosa; Elisa però sembrò volere uscire dalle ambiguità; una mattina mi chiese di autorizzarla ad usare un furgone della ditta per portare via dalla nostra casa alcune cose; la guardai perplesso e lei chiarì.
“Non sono più tua moglie; ho deciso di lasciarti e di andarmene; poi chiederemo la separazione legale.”
“Non è mia facoltà autorizzare l’uso privato di un automezzo; devi rivolgerti al direttore … “
Si alzò per andare in direzione; ne approfittai per ritirare dalla sua borsa il mazzo di chiavi, della casa e dell’auto; quando tornò con l’autorizzazione, controfirmai senza battere ciglio; chiamò a se Egidio che doveva accompagnarla; prese la borsa e cercò le chiavi che, ovviamente, non trovò; rifletté che forse le aveva lasciate in casa e mi chiese le mie.
“Cosa dovrei fare? Consegnare le chiavi di casa ad un’estranea?”
“Io non sono un’estranea!”
“Loredana, hai sentito che cos’ha detto due minuti fa la signora?”
“Ha detto a chiare lettere che non è più tua moglie; quindi non ha più nessun diritto.”
Elisa si morse le labbra, borbottò qualche improperio incomprensibile e si sedette rassegnata avvertendo Egidio che non era più necessario andare; l’argomento tornò mentre eravamo a mensa, paradossalmente ancora noi quattro allo stesso tavolo; fu Nunzia a parlare per prima.
“Sono incinta … “
Elisa la guardò con enorme meraviglia.
“Com’è possibile?”
“Non sai come si fa a rimanere incinte?”
“Si che lo so; ma tuo marito è sterile!”
“E tu che ne sai?”
Elisa abbassò la testa e tacque; io ero rimasto di ghiaccio ma riuscii a non far trasparire emozioni; il figlio poteva essere solo mio, che in quei mesi avevo fatto sesso con tanta intensità e senza nessuna protezione; mi sorprendeva che lei non lo avesse evitato; il più sconvolto era Egidio, naturalmente.
“Sapevi di me e di Elisa?”
“Dalla prima all’ultima copula; sei tu che non sapevi che, subito dopo che tu avevi ceduto, io ero andata dall’uomo che ho sempre amato e ci avevo fatto l’amore; da allora, ci incontriamo spesso a letto; non saprai mai chi è; volevi un figlio, lo volevi adottare, volevi che applicassi l’inseminazione artificiale; io ti avevo avvertito che mi sarei fatta inseminare naturalmente e con amore; lui neanche sapeva che non mi tutelavo per avere MIO figlio; se vuoi che sia anche tuo, devi innanzitutto tornare da me; poi cercheremo di capire che fare.”
“Nunzia, ho perso la testa; se mi perdoni, sono felice di tornare indietro e di essere il padre putativo di nostro figlio; se fosse possibile, vorrei anche farlo riconoscere legalmente come mio.”
“Questo non dipende solo da noi; ne parlerò anche con lui e valuteremo … Con Elisa che fai?”
“Non esiste il problema; non c’è stato niente di serio, tra noi; io ho perso la testa; lei ha dato corpo solo a un capriccio da bambina viziata; io ti amo e ti ho amato anche quando ti tradivo con la tua amica; tu hai avuto una breve storia d’amore che ha prodotto un figlio; se ce la fai a considerare i conti pareggiati, il passato dimenticato e gli errori perdonati, io ti assicuro che sarò anche migliore, ora che c’è questo figlio a dare un senso alla nostra vita.”
“Io ho sempre amato ed amo il padre biologico di mio figlio; ma ti ho amato anche quando mi vendicavo del tuo colpo di testa; se mi garantisci che sarai il padre che devi essere e il compagno che desidero, cercheremo i percorsi migliori per nostro figlio; se mi riesce, voglio che sia mio e tuo ma anche, in qualche modo, del padre naturale; non voglio cancellarlo.”
“Io forse ho capito chi è; sai bene che, quando mi chiedevi di lasciarti inseminare da un altro uomo di cui ci fidassimo, ti avrei indicato lui; quindi non ho problemi; posso solo garantirti il mio amore per sempre; se vuoi tornare con me, cerca i percorsi legali per appianare le cose; accetterò tutto quello che proponi.”
“Ma la volete smettere di fare gli stupidi mielosi? Siete ridicoli!”
“Ha ragione la signora seria; un figlio non vale la linea dei fianchi; sono dieci anni che lo dice … “
“Tu perché non te lo fai con un’altra il figlio?”
“Dopo il divorzio; domani presentiamo domanda di separazione legale; poi, dopo un paio d’anni, divorzieremo, sposerò un’altra e il figlio lo avrò, da una donna matura e intelligente, non da una bambina capricciosa travestita da modella!”
“Io sono una donna bellissima ed ammiratissima!”
“Ti auguro di trovare chi ti mantenga; con la separazione non avrai vita facile … “
“Ha parlato l’onnisciente!!!! … “
L’atmosfera era decisamente pesante e i contrasti più gravi di quel che appariva; fortunatamente intervenne una nuova figura a rompere gli equilibri, Gianna, la sorella di Elisa, che ogni tanto, dal paesello, ‘calava’ in città per impegni burocratici, per fare shopping o solo per il gusto di riempire i troppi giorni che suo marito, in giro per affari, lasciava vuoti; di solito si fermava a dormire a casa nostra, sul divano - letto in salotto.
“Ciao, ragazzi, eccomi qua … “
“Ciao, pazza; che ci fai in città?”
“Sono venuta a passare qualche giorno con la mia sorellona e col mio amato cognatino … “
“Capiti male; sto appena dicendo a mio marito che me ne vado dalla casa nostra, anzi sua, perché l’ha pagata lui; adesso affitto un monolocale in centro … “
“Non so perché lasci tuo marito e non mi interessa; se hai un nuovo appartamento, vengo a stare con te … “
“Innanzitutto, non ancora ho definito il contratto, perché vuole un deposito di tre mensilità e non ho tanti soldi; poi si tratta di un monolocale con un lettino da una piazza e mezza, dove non so se potremmo stare in due per tante notti.”
“Scusa, Elisa; tu che pretendi di essere tanto attenta e diligente, non ti sei neanche premunita, prima di lasciare la casa di tuo marito, di informarti se c’erano delle spese e se potevi affrontarle? Mi sa che sei brava in tutto, se hai a fianco qualcuno che ti consiglia; da sola, non riesci neanche a valutare che hai sempre speso dal conto suo, per la casa, perché il tuo stipendio serviva solo a mantenerti bella.”
“Che dici? Io non ho mai sciupato niente!”
“Davvero? E il tuo guardaroba?”
“Alberto, sono stata una sprecona?”
“Per favore, se devi lasciarmi, vattene; ma adesso; stai mettendo in fila errori a volontà, compreso un tradimento che dura da molti mesi … “
“Non ti ho tradito; anzi, non volevo tradirti; volevo punirti; volevo farti capire che non mi andava di essere trattata come la segretaria di serie B; volevo che mi amassi totalmente e violentemente … “
“Sorellina, come al solito, hai fatto un capriccio e non sai cosa volevi, come quando ti incapricciasti a prenderti Alberto perché non sopportavi che amasse me, la sorellina piccola e farfallona .. “
“NO. Non hai capito niente; io amavo Alberto; ero vergine quando l’ho conosciuto e tu ne avevi già fatte tante; il mio amore non è in discussione neanche oggi; ma lui non mi tratta più come faceva una volta, sottolinea tutti i miei errori, mi mette in ridicolo … “
“Elisa, che stai dicendo? Alberto ti elogia continuamente; tutti sappiamo che è premurosamente attento a quello che fai; se sei considerata la migliore tra noi impiegate, è perché lui ti sostiene passo passo … “
“Ecco, lui è; io sono solo uno strumento nelle sue mani; non voglio più che sia così e me ne vado … “
“Dove vai?”
“Sto cercando di affittare un monolocale in centro … “
“Lo sai quanto costano?”
“Io ho il mio stipendio …”
“E’ sufficiente?”
“Se Alberto mi aiuta … “
“Stai dando i numeri? Ti separi da tuo marito ma ti aspetti che lui ti aiuti a tradirlo con il primo che capita?”
“Ma se io non lo tradisco … “
“Io non ti credo e se lui ti da anche solo un centesimo, gli sputo in faccia!”
“E’ lui il padre di tuo figlio?”
“Che te ne frega? Il figlio è mio; se accetta, è anche di mio marito; il padre biologico è un problema solo mio!”
“Tu ne sei sempre stata innamorata … “
“Proprio per questo ho sempre rispettato la sua devozione a te, il suo senso del rispetto; avrebbe avuto mille motivi per tradirti, per accettare non solo il mio amore ma anche quello che tante gli offrono continuamente … “
“Qualcun’altra ne è innamorata?”
“Sei cieca e imbecille; stai buttando all’aria un castello meraviglioso; peggio per te, se finisci male, dopo il divorzio … “
“Alberto, non hai niente da dire?”
“Vuoi essere libera e indipendente da me? Fai pure; io rivendico la mia libertà e i miei diritti. Va’ dove ti pare; ma non sperare che io aiuti una mia nemica; e tu sei mia nemica, adesso.”
“Quindi, se voglio affittare il monolocale, non posso usare la tua carta di credito?”
La risata è generale, anche se molto triste.
“Sorellina, perché non provi a chiederli a mamma quei soldi che ti servono?”
“Lo sai che mamma stravede per Alberto; se le chiedo i soldi per lasciarlo, piuttosto mi uccide … “
“Ed ha ragione; stai facendo uno dei tuoi tanti capricci e speri che, come sempre, qualcuno te lo faccia esaudire; ma adesso o cresci o vai a battere su un marciapiede; stavolta non hai gli strumenti per prenderti il ragazzo che mi piace perché sei bella e vergine; adesso stiamo parlando di tenersi o di buttare un uomo straordinario, col quale stanotte io dormirò e farò l’amore, se tu non vai a dormire nel suo letto.”
“Che diamine stai dicendo? Tu andresti a letto con mio marito, che già ha messo incinta la mia migliore amica e forse mi ha tradito anche con altre colleghe? E tradiresti tuo marito che ti ha messo su un altare e di adora come una santa, ignorando il tuo passato di libertinaggio?”
“Visto che lo vuoi, ti aggiungo qualche chicca; adesso io chiedo formalmente ad Alberto se è disposto a farmi fare l’amore che mi ha negato più di dieci anni fa; sai bene che mio marito ha un pisello così piccolo che lo sperma non arriva all’utero e non riesce a fecondarmi; se Alberto mi fa fare l’amore, anche io come Nunzia mi lascio fecondare da un uomo che stimo al sopra di tutti; e tu non potrai fare niente per impedirmi di raccogliere un amore che hai buttato nella spazzatura e per dimostrarti che non si tratta di un coccio di bottiglia ma di un diamante vero. Alberto, mi ospiti nel tuo letto, al posto di mia sorella?”
“Gianna, tu sai perfettamente che in questi anni si è creata una vera famiglia con te, coi tuoi e con tua sorella; il fatto che lei se ne vada non tocca i miei sentimenti per voi; la mia casa resta sempre la tua casa, quando ne hai bisogno; qui ci sono le chiavi di tua sorella; prendile e fai conto che sia casa tua; Elisa, se vuole andarsene, se ne va.
Se si rende conto che ha fatto un capriccio, ma che ha giocato col fuoco e si sta per bruciare, può anche tornare; ma non sarà più mia moglie, soprattutto a letto; se tu vuoi trasferire l’amore che da sempre c’è tra noi anche in passione fisica, mi sei sempre piaciuta; non ti rifiuterei mai; se vuoi rimanere incinta, il problema lo risolvi tu; non ti chiederò di usare preservativi e ti amerò come fossi, contemporaneamente, Gianna ed Elisa, due donne che amo da sempre. Ti è tutto chiaro?”
“Ho capito soltanto che posso prendere le chiavi di casa tua, che ti posso aspettare come fossi Gennaro, mio marito, e che preparo la cena per due … o per tre .. se mia sorella rinsavisce. Quando tornerai a casa, ti aspetterò per avere da te tanto amore; se me lo darai, sarò felice; se sceglierai di darlo a mia sorella, mi accontenterò di quello che vorrai darmi; per me l’unica cosa veramente importante è che posso ancora fare affidamento su un uomo che amo da fratello, da amico ed anche da amante.”
“Elisa, sono la tua più cara amica, nonostante la tempesta che hai scatenato. Pensaci. Hai commesso una marea di errori perché non hai ragionato; adesso pretenderesti addirittura l’aiuto economico dell’uomo che hai respinto; se Alberto ti propone di restare a casa tua, da separati in casa e soggetta alle sue regole, io ti consiglio di accettare; se trovi chi ti mantenga alle stesse condizioni, vattene; ma se speri di farcela da sola, credimi, non hai la struttura necessaria e sufficiente.”
“Stai dicendo che dovrei andare a stare in casa di Alberto, convivere con le sue donne e stare a guardare mentre fanno l’amore nel mio letto?”
“Cara, tu dove eri quando io mi facevo ingravidare da tuo marito nel tuo letto?”
“Ho sbagliato molto; ma questo prezzo è troppo alto; voi vi siete perdonati, avete deciso di dimenticare; Egidio ha anche accettato l’idea che il figlio sia tuo e di Alberto; perché invece mio marito non vuole perdonare, dimenticare e ricominciare ad amarmi come vorrei?”
“Forse semplicemente perché Egidio torna da me alle mie condizioni; accetta tutto quello che decido; mi ama come voglio io, non come pretende lui. Lui non ha la tua arroganza; tu stai opponendo alla supremazia di Alberto, quella che vedi solo tu, la tua presunzione di supremazia che non ha nessun supporto e nella quale credi solo tu. O abbassi la cresta o finisci sotto i ponti, perché neppure l’affitto del monolocale hai definito.”
“Posso tornare a casa con te, stasera?”
“Da separati in casa e alle mie condizioni, sì; ma se sgarri, sono io a sbatterti fuori … Gianna, avviati e prepara per tre.“
Era ben dura, per Elisa, stare in casa da ospite quasi sopportata; ma assai peggio era trovarsi a cena con donne semisconosciute ed ascoltare le loro urla di piacere quando il ‘suo’ uomo le faceva vibrare dagli alluci ai capelli, con la sua immensa abilità ad essere dolcemente aggressivo, a strappare il piacere dalle fibre più segrete del corpo.
Ogni volta ripensava che si era ribellata proprio a quella tenerezza; qualche volta le capitò di scambiare poche battute con qualcuna, che conosceva un poco meglio, al tavolo di cucina, davanti al caffè fumante; vederle disfatte, discinte eppure bellissime, con un’aura intorno quasi paradisiaca, la portò a chiedersi se lei si svegliava così la mattina, dopo una notte di amore infinito, perché Alberto non faceva sesso, metteva amore anche in incontri di una sola notte.
Indagando sulla loro vita privata seppe che quasi tutte avevano un marito, un fidanzato, un compagno o un partner che non si lesinava, ma tutti o quasi tenevano assai poco in conto il piacere delle mogli; copulavano per scaricare tensioni, per esprimere un potere, per esser ‘maschi’; per questo, esse affrontavano anche rischi grossi per passare una notte con Alberto che era l’esatto opposto; l’idea di offenderla lasciandola nell’altra stanza ad ascoltare i loro gemiti era cancellata dalle sue stesse dichiarazioni di libertà.
L’amante più assidua di suo marito era diventata sua sorella che ormai si inventava la qualunque per venire quanto più spesso le era possibile in città, soprattutto a farsi ospitare nel letto da suo cognato che le regalava notti d’amore che non avrebbe neanche potuto sognare con suo marito; l’unica che non accennò mai più a farsi viva col padre di suo figlio fu proprio Nunzia, che aveva raggiunto un’autentica pace con Egidio e viveva una stagione di serenità.
Elisa vedeva messa a prova tutta la sua capacità di pazientare e di riflettere su se stessa e sugli errori commessi; si rendeva conto che, moralmente, era stato gravissimo trascinare l’amico in bagno e farsi penetrare a pecorina, solo perché non era riuscita a cogliere fino in fondò il valore della solidarietà con suo marito; il peso lo vedeva adesso perché, perso il riferimento anche lavorativo del suo uomo, la qualità del suo rendimento ne era risultata decisamente danneggiata.
In sette mesi, dalla prima copula con Egidio attraverso i quattro mesi della ‘storia’ con lui e, successivamente, i tre mesi in cui si era ridotta ad una difficile ‘separazione in casa’ dove la dominatrice era diventata Gianna, aveva visto il suo impegno affievolirsi, la sua incapacità progettuale affermarsi e la sua qualità maggiore, l’esecutività, diventare poca cosa; era stata persino avvertita dai sindacati che si minacciavano a suo carico decisioni di utilizzo per mansioni inferiori.
Nunzia, invece, si era rivelata la sostituta perfetta; se sul piano personale avevamo chiuso i rapporti, pur restando molto amici, su quello del lavoro lei aveva fatto pesare sempre più la sua capacità di cogliere al volo, di anticipare, di progettare; eravamo diventati una coppia solidissima, forse migliore di quella che avevo costituito con mia moglie, della quale comunque ricordavo con nostalgia le serate passate a lavorare insieme, prima di fare l’amore.
Nell’ultimo mese, il lavoro si era moltiplicato per un progetto che l’azienda aveva ipotizzato e di cui mi avevano incaricato di assumere il coordinamento scegliendomi la squadra; per quest’impegno, io e Nunzia molto spesso tardavamo anche alcune ore oltre l’orario per mettere a punto l’iniziativa; più volte Elisa mi chiese il perché dei ritardi, ma mi limitai a parlare in genere di un nuovo lavoro; tacque perché forse aveva maturato almeno il buonsenso di tacere; ma mi sarebbe piaciuto parlarle e confidarmi.
Eravamo ancora seduti al tavolo, direi solito, della mensa quando arrivò inattesa Gianna con un viso che sembrava illuminato da tutti gli astri più belli; si sedette gongolando e si piegò a baciarmi su una guancia; poi annunciò.
“Sono incinta, finalmente!”
Anche se tutti si attendevano la notizia, le felicitazioni e i baci furono sinceri, anche quelli di Elisa che, provocatoriamente, baciò anche me; per la prima volta dopo mesi, le ricambiai il bacio sulle guance; Gianna ci tenne a precisare che padre di suo figlio sarebbe stato a tutti gli effetti Gennaro, suo marito, che già stravedeva per l’annuncio; lo ‘zio Alberto’ sarebbe stato un ottimo ‘compare’, cum patre, per il nipote; sperava che si riappacificasse con sua sorella per dimenticare lei come amante.
Elisa la guardò con aria imbarazzata; Nunzia concordò che fosse vicino il momento dei chiarimenti; poi mi avvertì che il pancione cominciava a ingombrare, per cui entro qualche settimana avrebbe dovuto chiedere di andare in maternità; questo metteva in discussione l’organigramma del progetto; guardò con intenzione dalla parte di Elisa; non me la sentivo di coinvolgerla in un progetto così impegnativo; presi un attimo da parte l’amica e glielo dissi; mi rimproverò il rigore eccessivo.
“Alberto, visto che lo state sviluppando in ufficio, non puoi dirmi di che progetto si tratta?”
“Non te ne ho parlato perché non mi sembri abbastanza in forma per un lavoro così impegnativo … “
“Non vuoi neanche mettermi alla prova?”
“Elisa, dovremmo fare molte prove, se volessimo davvero tornare ad essere una coppia nella vita e nel lavoro; non riesco a pensare di lavorare con te se non so per certo che sei mia moglie, in tutte le declinazioni del termine; non dimenticare che la presunta tirannia è nata quando mi dedicavo agli esami all’Università più che alle coccole al mio amore. Ricordi? Ho lasciato tutto che mi mancavano sei esami e la tesi … “
“Immagino che questo adesso pesi anche su questo progetto … “
“Beh, se fossi laureato, concludendo felicemente questo progetto, potrei chiedere il passaggio al ruolo dirigenti … e i vantaggi sarebbero di carriera, di prestigio e di retribuzione … “
“Perché non provi a riprendere?”
“Nunzia, è facile a dirsi; sarebbe anche possibile, se non fosse per i soldi … “
“Che soldi?”
“Elisa, ricordi quanti anni fa ho interrotto?”
“Cinque, forse sei … “
“No, amore mio, sono otto anni ormai … “
“L’amore mio era casuale o posso cominciare a sperare? Lascia stare la battuta. Dopo quanti anni scade la validità degli esami superati?”
“Ho ancora un paio di anni di garanzia; stamane sono andato all’Università ed ho saputo che tutto sarebbe possibile; in sei mesi potrei recuperare gli esami mancanti e che non sono neppure più un problema, con le esperienze di lavoro; ma devo pagare le tasse per gli anni trascorsi; si parla di quattromila e più euro. Non ho quei soldi e non saprei dove trovarli.”
“Hai detto che hai smesso perché tua moglie reclamava più attenzione?”
“Si; ma non è stata solo colpa sua; se avessi voluto, la mandavo al diavolo e mi laureavo, a costo di divorziare.”
“Non è vero; è stata colpa mia; ho fatto i capricci anche allora; la verità è che temevo che crescessi in carriera e mi riducessi sempre più ad ancella del tuo potere. Ho sbagliato anche quella volta.”
“Ed anche pesantemente, amica cara; il proprio uomo si sostiene, si aiuta, si incoraggia, ci si sacrifica insieme, non lo si deprime per essere più ammirata.”
“Vero, Nunzia; cosa mi suggerisci? Di tornare indietro nel tempo? Di suicidarmi? Mi sono pentita, ma non serve; vorrei rimediare ma non so come … “
“Io lo so; Alberto, ho mamma al telefono; parla con lei; ha la soluzione … “
Prendo il ricevitore.
“Ciao, mamma; non preoccuparti; è stato un temporale estivo; tra poco tutto passa e saremo come prima; non dire così; da quando ho perso mia madre, la mamma sei tu, non solo perché ho sposato tua figlia … va bene … quello lo ha voluto Gianna … non ti turba? Bene … cosa faresti? Ho capito; la congregazione vi offre la cerimonia e puoi anche pagare a rate; va bene, io firmo, come genero, l’impegnativa con la congregazione; tu mi presti i soldi ed io te li restituisco riscattando il debito. Si può fare? Non so come ringraziarti … Si … verremo insieme e ti abbraccerò. Ciao mamma; abbraccia papà.”
Spiego a mia moglie e agli amici perplessi che i suoceri avevano messo da parte i soldi per i funerali; una congregazione garantiva la cerimonia e la conservazione delle ceneri; il pagamento si poteva fare per contanti o a rate con un’impegnativa degli eredi; Elisa ed io potevamo assumere l’impegno a pagare ratealmente fino ad estinzione del debito; la somma messa da parte dai suoceri poteva essere utilizzata per pagarmi l’università, laurearmi e chiedere il passaggio a dirigente.
“Mi dici cosa devo fare?”
“Torni ad essere la mia segretaria?”
“Non hai detto che sono il tuo amore e che il temporale è passato? Io rivoglio il mio posto e Gianna torna da suo marito come ha fatto Nunzia. Sei mesi per laurearti; un anno ancora per il progetto. Ce la facciamo ad avere un figlio nostro, in questo tempo?”
“Non so se, dopo averne messo in cantiere due, ce la faccio per un terzo … “
“Mai sentito parlare di viagra? Te lo sciolgo in tutti i pasti!”
“Con mia moglie lo facevo assai spesso e con tanta passione.”
“Tua moglie è tornata, con qualche brutta cicatrice, ma con lo stesso amore. Gianna, stasera dormi sul divano.”
scritto il
2023-10-14
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