Vortice - 01- L'inizio

di
genere
incesti

Nella vita di ognuno di noi, come nella storia del mondo, esiste un "prima" e un "dopo".
Un evento.
Un fatto.
Semplicemente un attimo.

Nel mio caso questo attimo ha coinciso con il salire le scale della mia abitazione, fra il piano terra dove un mercoledì pomeriggio di alcuni anni fa' lavoravo al pc e il piano superiore dove ci sono le due stanze da letto, quella matrimoniale e quella di mia figlia, un piccolo bagno e poi la terrazza.

Mi chiamo Luigi, ho adesso 50 anni, sono consulente HR di un'azienda farmaceutica, sposato da più di vent'anni con Cecilia e padre di una meravigliosa ragazza, Anna, all'epoca dei fatti liceale diciottenne e ora alle soglie della laurea in economia che probabilmente la porterà lontano dall'Italia.

Ma torniamo indietro, facciamo un passo indietro verso quell'attimo.
Attimo decisivo.
Attimo definitivo.

Stavo lavorando guardando (e scartando sconsolato) curricula, selezionando, dividendo, sottolineando le caratteristiche che potevano tornarmi utili o quelle che poi avrei voluto approfondire in fase di colloquio. Faceva caldo, nonostante il calendario dicesse fossimo ad aprile. Un bel sole portava calore anche all'interno della casa quindi decisi di spostarmi sulla terrazza: ombreggiata, con una bella vista aperta e che quindi mi avrebbe garantito un po' d'aria in più.
Raccolgo le mie cose, prendo il computer e inizio ad andare verso la terrazza del primo piano, cercando di dare meno fastidio possibile, visto che Anna era nella sua stanza con il ragazzo, compagno di scuola e quindi "ufficialmente" a studiare insieme.
Arrivo a metà scala e mi blocco.
Un gemito maschile trattenuto.
Una risatina femminile sfuggita, quasi sorpresa.
E una frase, sussurrata ma non troppo, immagino non volutamente, frutto della sorpresa di prima: "Cazzo amore, quanta ne hai fatta! Cazzo!"
Rimasi bloccato. La voce di mia figlia. La voce sussurrata di Anna mi iniziò a bombardare il cervello. Il sangue mi pulsava alle tempie. Pochi secondi e feci per tornare giù, anche perché dalla sua stanza tornavano ad esserci rumori di normalità e non volevo rischiare di farmi trovare lì, mettendoli entrambi in probabile imbarazzo.
Un bicchiere d'acqua e un po' d'aria fresca presa dalla finestra spalancata mi avrebbero aiutato a far passare il momento.
E infatti quando verso le 18 arrivò mia moglie, ero già nuovamente e totalmente immerso nel lavoro tanto da non sentirla arrivare e da quasi stupirmi di come quel pomeriggio fosse già arrivato alla fine.

"Ciao amore! Davanti al computer t'ho lasciato stamattina e davanti al computer ti ritrovo. Anna è su?"
"Si si, c'è anche Lorenzo. Stanno studiando per il compito di domani"

"Ciao tesoro!", gridò mia moglie affacciandosi dalle scale verso la stanza di Anna.
"Ciao ma!! Stiamo scendendo", rispose mia figlia aprendo la porta.

Scesero insieme, Anna e Lorenzo, lui con lo zaino in spalla pronto ad andare via.
I soliti convenevoli da parte sua, le solite frasi da parte nostra ("Avete studiato?" "Pronti per domani?"), i soliti reciproci sguardi innamorati da parte di entrambi quando si salutarono sulla porta di casa.
"Beata giovinezza. Beata spensieratezza" pensai guardandoli. E penso che fosse pensiero comune anche con Cecilia, perché ci guardammo e sorridemmo insieme.

--------

Per qualche strano motivo feci fatica a prendere sonno. Sicuramente colpa del caldo, sicuramente c'entrava il fatto di aver passato la giornata davanti al pc, cosa che ai miei occhi e alla mia emicrania fa più male che bene.
Mi giravo nel letto e non trovavo pace.
Cecilia aveva anche provato un approccio, ma dopo qualche bacio e qualche carezza le feci capire che non era serata e che non me la sentivo. Ci facemmo una risata e la cosa passò e lei si addormentò subito.
Alla fine crollai anch'io.
Fu un sonno lungo, unico, dal risveglio improvviso, con il cuore a mille, le tempie che mi martellavano il cervello e soprattutto con il sesso che mi pulsava, duro e bagnato.
Restai immobile, respirando lentamente il più possibile per provare a controllarmi.
Mia moglie dormiva serena vicino a me dandomi le spalle. Il lenzuolo e la coperta completamente ai piedi del letto. Vedevo il corpo in penombra, il contorno dei fianchi, il suo sedere morbido.
I pensieri su cosa potessi aver sognato per ridurmi in quelle condizioni vennero sostituiti dal desiderio di quel corpo. Iniziai ad accarezzarla lungo la schiena e sui fianchi con la punta delle dita. Sembrava non accorgersene. Decisi di avvicinarmi, appoggiandole il sesso duro sul culo e di passare ai seni con le dita. Sapevo quanto fossero sensibili i capezzoli e iniziai a giocarci, prima delicatamente poi appena iniziò ad dare segni di svegliarsi li strinsi forte fra le dita. Questo le strappò un gridolino e un sospiro. Mi guardò ancora nel dormiveglia.
- Che ne dici se riprendessimo il discorso lasciato sospeso ieri sera? Il mal di testa sembra incredibilmente passato -, le dissi mentre continuavo a torturarle i seni e mentre portavo la sua mano verso il mio cazzo pulsante.
Questa cosa la svegliò del tutto.
- Si, direi che è passato completamente
Mi guardò negli occhi. Mi infilò la lingua in bocca.
Ci baciammo pieni di passione.
Ci masturbavamo veloci.
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò - Non so cosa tu abbia sognato stanotte, ma erano mesi che sognavo un cazzo duro così!
Mi venne sopra.
Entrai in lei facilmente.
Iniziò a cavalcarmi, con io aggrappato ai suoi seni.
Eravamo pieni di passione entrambi.
Anch'io erano mesi che non mi sentivo così carico, così pieno di voglia.
Sempre con il cazzo dentro fino in fondo, iniziò a sfregare pube contro pube, guidando la mia mano verso il suo culo. Il mio indice entrò nel suo ano. Iniziai a muoverlo a ritmo del suo movimento. Sentivo il cazzo sempre più stretto dalla sua vagina. Sempre più veloce fino a quando no si accasciò su di me tremante di piacere.
Ci baciammo.
Si mosse per farmi uscire da lei e poi scese lentamente con la testa senza mai smettere di guardarmi.
- Voglio vederti godere su di me -, disse prima di iniziare a giocare la lingua e con le labbra sulla mia cappella lucida di umori e tesa.
Pochi movimenti di bocca e di mano e già tremavo e mugolavo.
Capì che stavo per venire.
Si mise il cazzo fra i seni e iniziò la sua danza. Io strizzavo i suoi capezzoli facendola sospirare forte.
Non resistetti a lungo.
Tre colpi profondi.
Quattro.
Un colpo di lingua sulla punta e sul frenulo e il primo schizzo partì colpendola sul naso.
Continuò a muoversi, guardandomi sorridendo eccitata con la sborra che cadeva vicino alla sua bocca, mentre schizzavo altre tre volte fra i suoi seni e mentre altra sborra colava lungo la mia asta e le sue mani.
Tremavo di piacere.
Mi masturbò lentamente ancora per qualche secondo e mi venne vicino.
- Cazzo amore quante ne hai fatta! -, sussurrò appoggiandosi alla mia spalla.

Ed ecco il flash di cosa avevo sognato e che tanto mi aveva eccitato: Anna, mia figlia. Io e mia figlia.

E il cazzo sussultò subito, ancora.


(Grazie a tutti i lettori, per consigli o commenti: vortice.rem@gmail.com)
scritto il
2023-10-20
7 . 9 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto sucessivo

Vortice - 02 - La discesa
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.