Vortice - 02 - La discesa
di
Luxmira
genere
incesti
La mattina arrivò troppo presto e troppo tardi allo stesso tempo: presto per calmare i miei pensieri, tardi perché ebbi troppo tempo per elaborarli.
Ma bisognava andare avanti, spingersi alla normalità.
La colazione passò con Cecilia e Anna che chiacchieravano pettegole sui nuovi vicini di casa arrivati in settimana e io che le guardavo smarrito (principalmente perché non ricordavo affatto i nomi di questa famiglia o cosa facessero nella vita, mentre loro due ne parlavamo come se tutto fosse ovvio).
Cecilia e Anna.
Anna e Cecilia.
Le donne della mia vita.
Ora stavano diventando anche altro, i pensieri volavano e le vedevo girarsi verso di me sorridenti, parlarmi. Ma io non le sentivo, sentivo solo il mio cervello ripetere quella frase fatidica, un coro che usciva dalle loro labbra che mai come prima vedevo così sensuali.
Dovevo reagire, scuotermi, abbozzai un sorriso ad entrambe mentre mettevo la tazzina del caffè nel lavandino e prendevo la mia borsa, pronto ad uscire.
Diedi un bacio a mia moglie, lungo e profondo quasi incurante della presenza di Anna e che lasciò inizialmente interdetta Cecilia che comunque non si tirò indietro e mi salutò accarezzandomi il petto attraverso la camicia.
Anna ci fissò, non abbassò lo sguardo ma non ebbe nulla da ridire, quindi ne approfittai per darle la scossa e farla alzare: - Forza fanciulla. La scuola non aspetta e il mio ufficio neppure.
In auto fu per me un rubare con lo sguardo le forme di Anna in ogni occasione disponibile: i seni sotto la camicetta, la caviglia leggera, le dita che giocavano con lo smartphone, le labbra e gli occhi sorridenti.
- Ciao pa! Ci vediamo stasera. Buon lavoro!
Un bacio rapido sulla guancia e via verso la scuola. La guardai allontanarsi, raggiungere le amiche, ridere e guardarsi intorno, probabilmente in cerca di Lorenzo, sicuramente cosciente della propria bellezza.
Dovetti trattenermi dallo staccare le mani dal volante.
Verificare anche al tatto quello che già il cervello mi confermava.
Un respiro profondo per calmare i sensi, ad occhi chiusi, e poi via verso l'ufficio e quei maledetti colloqui.
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- Si può sapere cos'hai? Questa mattina mi sei sembrato strano, con la testa evidentemente altrove, ma pensavo dipendesse dal sonno. Ma ora che ti vedo fissare vacuo questo merdoso caffè comincio a preoccuparmi. È successo qualcosa o semplicemente sono così terribili i candidati che avete fatto venire?
A risvegliarmi dal torpore era stata Marta, collega e soprattutto grande amica. Più piccola di me di 3 anni, ci conoscemmo al liceo. Doveva nascere qualcosa ma, anche per colpa mia che non mi sono mai deciso a fare quel passo in più, alla fine non nacque nulla, lasciando però la porta aperta ad una di quelle amicizie che durano, nonostante gli anni, i silenzi, le strade e spesso anche le città diverse.
Due anni fa' ci ritrovammo qui, le feci io il colloquio per entrare e fu durissima restare seri davanti agli altri colleghi. Ma lei era troppo brava per non essere presa e così ora siamo uno fronte all'altra in questa pausa di metà mattina.
Di poco più bassa di me, un seno prosperoso, quasi sproporzionato rispetto alla minutezza del corpo, forse non bellissima, ma affascinante nei modi e nel pensarsi disinibita, come poche altre conosciute. Aperta di mente, libera, con lei sapevo che avrei potuto dire tutto, come già altre volte era successo reciprocamente, ma non sapevo questa volta quanto fosse il caso. Così glissai in modo banalissimo e ovviamente poco convincente. E altrettanto ovviamente lei non ci credette.
- Sigaretta?
Sapeva che non fumavo, ma era chiaro che volesse farmi uscire, pensando che in una zona più "neutra" mi sarei magari lasciato andare di più.
Fuori l'aria calda lasciava senza fiato, il caldo già saliva dal marciapiede -...e siamo solo ad aprile, chissà quest'estate...-
- Luigi, non me ne frega un cazzo del meteo! Dimmi cos'hai? Che è successo?
Non resistetti più e le raccontai del pomeriggio precedente, di quanto successo a casa, dei miei pensieri "osceni e perversi" (li definii proprio così), del desiderio folle e insano con cui mi ero svegliato e che mi stava prendendo nelle ultime ore. Omisi solo i particolari relativi al sesso con mia moglie.
Parlai veloce. Forse pensavo che nel buttarlo fuori in fretta avrebbe fatto meno male. Invece non diedi altro che l'impressione di uno a cui il racconto eccitava ancora di più e Marta, conoscendomi bene, se ne accorse subito.
Mi spiazzò con la domanda che mi fece appena ebbi finito di parlare.
- Ti ha eccitato parlarne?
Lo disse guardandomi negli occhi, secca, diretta.
Il mio silenzio fu la conferma che cercava
- Luigi, sai benissimo quanto io non abbia problemi a parlare di sesso e sai benissimo quanto io sia aperta ad ogni esperienza. Quindi è inutile girarci intorno con me. I tuoi occhi e le tue parole non mentono. Il tuo pacco non mente. E devo ammettere che anche la mia micina non sta mentendo. Quello che tu stai vivendo ha un solo nome: desiderio. Quello di un uomo da sempre libidinoso (anche se mai con me, ma so aspettare) verso una ragazza nel fiore della sua bellezza.
Mentre parlava giocava con la sigaretta, avvicinandosi sempre di più. Abbassò ancora di più la voce, costringendomi ad avvicinarmi maggiormente, arrivando a sfiorare il suo maestoso seno per ascoltare le sue ultime parole.
- Il problema "padre-figlia" è un falso problema. Sei abbastanza intelligente da saperti muovere e da sapere cosa fare e fino a dove arrivare. Non penserai mica che a 18 anni Anna non sappia nulla di sesso? Non penserai che sia completamente a digiuno di esperienze?
- Si Marta, certo...però sono il padre e non posso avere certi istinti...istinti animaleschi...
- Che istinti? Sognare di essere tu al posto di Lorenzo?- era ormai attaccata al mio orecchio quando sussurrò l'ultima frase - Sognare che fosse tuo il cazzo che ieri ha fatto godere?
Si allontanò da me, strusciando il seno sul mio braccio, senza smettere di fissarmi negli occhi.
Io ero muto.
Lo sguardo che credevo vacuo lanciava occhiate intense ai suoi occhi e al suo seno.
Se ne accorse.
Con un braccio lo strinse, facendolo risaltare ancora di più sotto la giacca.
- Mi guardi le tette per scacciare la sua immagine dalla testa?
Si guardò in giro nel cortile della sede. Era un angolo non così isolato, ma nemmeno così di passaggio come quello al lato opposto che portava al parcheggio.
Eravamo soli.
- Hai il cazzo che ti scoppia, si vede da qui.
Io respiravo a fatica, deglutii quasi forzatamente mentre lei allentava un bottone della giacca per farmi vedere ancora meglio la sua quinta di seno.
- Mettiti la mano in tasca e dai sollievo a quel cazzo.
- Marta! Ma che dici?
- Stai zitto e fallo! Parlavi di istinti animaleschi...beh, dimostrami l'animale che sei. Ecco, bravo, la mano che stringe e rilascia...la vedo da qui...
Eseguivo. Con gli occhi che vagavano dal suo sguardo, al suo sorriso quasi impercettibile fino a finire a quelle tette sognate da sempre e ancora immaginate, ma mai così disponibili.
- Sei un padre porco e perverso. Muoviti veloce con quella mano.
- Si -, risposi meccanicamente.
Mi tremavano le ginocchia, sconvolto dalla situazione.
- Mi stai facendo eccitare ancora di più, brutto bastardo! Tu e quella troietta di tua figlia siete due bastardi.
-Si Marta -, ansimai sconvolto dal piacere del sentire mia figlia chiamata in quel modo e accostata a me in quel discorso.
Stavo per cedere. Se ne accorse e si avvicinò ancora di più.
Il suo sussurro nel mio orecchio.
- Ti stai godendo lo spettacolo da vicino, eh? Scommetto che se fosse di Anna quella mano saresti già venuto, vero?
Gemetti.
- Oddio...
- Bravo papino, vieni per me.
Fu la fine. Venni. Il cazzo pulsante nei boxer. Mi sentii sempre più sporco nei pantaloni, incurante che si potesse vedere.
Crollai con la testa sulla spalla di Marta per sorreggermi.
- Bravo bastardo. Bravo davvero.
Mi rialzai e ci guardammo. Scoppiammo a ridere quasi all'unisono.
- Bene, ora puoi tornare sereno ai tuoi colloqui.
- Marta. Io...
- Non dire nulla. Va bene così.
E mi diede un bacio sulla guancia prima di andare via.
Io rimasi ancora fermo lì.
Mi appoggiai al muro per controllare lo stato in cui ero: si, dai, ero ancora presentabile.
Tornai quasi correndo verso la sede, sicuramente mi stavano aspettando.
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Il resto della giornata filò via veloce.
Ritornai nell'edificio con il terrore che qualcuno ci avesse visto o che i miei vestiti fossero in pessime condizioni . Nessuna delle due cose successe e continuai a lavorare tranquillamente fino a fine pomeriggio.
Tornato a casa volevo soltanto infilarmi rapido sotto la doccia. Salutai mia moglie Cecilia e nel prendermi un bicchiere d'acqua le chiesi dove fosse Anna.
- È ancora da Lorenzo, mi ha appena chiamato dicendomi che stava per uscire e tornare.
- Allora ne approfitto per andare a farmi una doccia prima di cena.
L'acqua lavò via i residui della giornata, la stanchezza, la follia e i mille pensieri. Ad occhi chiusi ripensavo a quanto successo, sorrisi alla mia pazzia e a quella fissazione che mi stava nascendo dentro.
Finita la doccia mi sentivo bene, come non mi capitava da più di 24 ore.
Uscii dal bagno e mentre mi finivo di vestire mia moglie mi chiamò per dirmi che il mio telefono aveva vibrato un paio di volte. Vidi che erano due messaggi di Marta, uno di testo e una foto.
"Ciao bastardo. Vagavo su FB e "casualmente" sono finita nel profilo di tua figlia: proprio bella Anna. Sta venendo su che è uno splendore."
E poi una foto di mia figlia in costume da bagno, di spalle, con i capelli al vento, lo sguardo sorridente di profilo e il culo sodo in bella vista.
Ebbi un fremito.
- Scusami amore, una cosa di lavoro. Arrivo subito.
Salii le scale e chiamai Marta.
- Ciao papino.
- Ma sei scema a mandarmi certe cose? Se le avesse viste Cecilia? O Anna stessa!
- Beh, meglio no? Avresti risparmiato tempo e seghe solitarie.
- Smettila.
- Perchè mai? È così bello stuzzicarti. Oggi eri bellissimo mentre godevi e sono stata tutto il giorno con la tua immagine nella testa.
- Ho detto smettila.
- Di fare cosa? Di parlarti così? O di toccarmi mentre parlo con te e guardo le foto della tua troietta?
- Marta, ti ho già detto...Anna!!!! Tesoro! Sei tornata!
Mentre parlavo con Marta Anna era rientrata e non mi ero accorto fosse salita dietro di me
- Si papà. Tu tutto bene?
- Si si, lavoro -, le risposi indicando l'auricolare all'orecchio.
E Marta al telefono: - Eh sì, il duro lavoro...e sapesse quanto duro...salutamela.
Feci finta di nulla avvicinandomi ad Anna per darle un bacio sulla guancia
- Ho detto salutamela!
- Ti saluta Marta.
Anna fece una faccia smarrita
- La mia collega, ex compagna di liceo, vi siete viste una paio di volte fuori dalla sede.
Anna fece il gesto come ad indicare un seno grande e io non potei non sorridere confermando, involontariamente, ad alta voce
- Si, lei.
Anna rise e gridò il suo saluto per farsi sentire.
- Tesoro di una figliola che hai...scommetto che ha minato le mie tette...se le vedesse ora...oh, ma guarda questa fotina!!! Che labbra che ha la tua Anna! Che labbra...
Stavo impazzendo fra mia figlia davanti e Marta al telefono.
- Pa, io vado a farmi la doccia. A te serve ancora il bagno?
- No no, vai pure. Io tanto ho fatto e scendo. Ci vediamo giù a tavola.
Mia figlia entrò in bagno.
Nell'orecchio iniziai a sentire strani rumori.
- Marta sei ancora lì?
- Come vorrei le mie mani fossero le tue, o le vostre...tutte e due...per me... Anna è sotto la doccia, ho sentito bene?
Non riuscivo a parlare.
- Rispondimi bastardo.
- Si, si sta lavando.
- Apri quella porta e raccontami cosa vedi.
- Ma sei pazza??
- Fallo!
- Smettila!
- Ho detto: apri quella cazzo di porta e spia tua figlia.
Obbedii. Tremavo e sudavo freddo. Mi assicurai che mia moglie fosse impegnata altrove e poi respirando piano aprii lentamente la porta del bagno.
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Dallo spiraglio vedevo metà stanza, non mi mossi e non dissi nulla per capire se Anna avesse sentito qualcosa.
Nessuna reazione. Continuava a lavarsi i capelli.
Il suo corpo era magnifico. Anna è circa 1,70, lunghi capelli neri, una seconda di seno, un culetto sodo. La vedevo nuda per la prima volta. Ne rimasi inebetito.
Sussurrando, descrissi il tutto a Marta.
- Si starà lavando via il piacere di Lorenzo.
Con la spugna aveva iniziato a insaponarsi il corpo. Insisteva sul seno, potevo notare i capezzoli piccoli e scuri, sulla pelle chiara.
- Che dici papino? L'avrà fatto sborrare lì?
Marta ormai era partita completamente e mi stava ansimando nell'auricolare le sue oscenità
- Non lo so.
- Si che lo sai papino. È dove lo vorresti fare anche tu, vero?
- Non lo so.
- Smettila di mentire. Sei un porco e il cazzo duro che hai nei boxer lo dice meglio delle tue parole.
Aveva ragione. Stavo esplodendo sognando mia figlia.
- Si, Marta...-, balbettavo - Vorrei anche io riempirla di sborra.
- Oooh...si...il mio papà perverso sta uscendo allo scoperto...
Anna intanto continuava a insaponarsi. Ora era scesa sulle gambe e stava risalendo verso l'inguine. Una piccola peluria risaltava. Ne restai folgorato mentre mia figlia se la lavava.
- Pensa essere entrambi ai suoi piedi ad ammirarla. Tua figlia mi sta facendo impazzire...sto per godere papino...si, mi state facendo godereeee!
Stavo impazzendo anche io. Anna davanti, Marta al telefono. I miei sensi erano saturi e il cazzo stretto nella mano in tasca pulsava impazzito.
Sentii gridare di piacere Marta, proprio mentre Anna stava finendo di lavarsi.
Decisi di allontanarmi per non rischiare ulteriormente e andai in camera da letto, richiudendomi la porta alle spalle.
- Marta...
Non sentii nulla, solo un respiro profondo.
- Marta...
- Lo ripeto, sei un bastardo...questa doveva essere la tua perversione e ora sta diventando la mia.
- Siamo due malati.
- Forse...ma chi se ne frega...erano mesi che non godevo così tanto!
Non potei fare a meno di sorridere. Amaramente.
- Questo gioco deve finire. Oggi è stata una parentesi, ma dobbiamo smetterla. Devi smetterla.
- Luigi, guarda che io non sto facendo nulla. Stai facendo tutto tu.
- Non è vero, e lo sai. Oggi ho fatto tutto il giorno il burattino per la tua libido.
- Quindi mi vuoi dire che non ti è piaciuto quanto successo in sede? O quanto è appena accaduto?
- Non sto dicendo questo. Dico che devi smetterla di entrare in questo modo nella mia vita.
- Quindi non devo più dirti di segarti? O di spiare Anna?
- Hai capito benissimo cosa volevo dire.
- No caro. Io capito solo che ho a che fare con un porco a cui ora dirò di tirarsi fuori il cazzo e menarselo. Perchè è quello che vuoi tu e perchè so benissimo che non vedi l'ora di sentirtelo dire, visto che da solo non hai il coraggio di farlo.
- Io...io non...
- Non farmi incazzare Luigi. Non osare contraddirmi ancora.
Mi ritrovai di nuovo immerso nella sua lussuria.
- Scappellalo piano e dimmi se esce già del liquido.
- Ho il cazzo fradicio. La cappella lucida.
- Bene così, papino. Ora segati lentamente tenendo sempre la cappella scoperta. Le nostre bocche sono lì che aspettano. Voglio sentire i nostri nomi nel tuo ansimare.
Era tutta una follia. Ero talmente fuori di testa che non mi accorgevo cosa stesse succedendo intorno a me.
Fuori dal mondo.
Ansimavo e mi masturbavo.
- Anna...Marta...
Mi masturbavo e ansimavo. Marta mi incitava e stava toccandosi di nuovo anche lei.
- Bravo Luigi. Bravo papà.
- Papà? Sei qui? Cosa fai?
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