Caterina - 02
di
Luxmira
genere
etero
Al contatto con la mano di Caterina sospiro.
Davanti a noi Fabio, il suo fidanzato, sorride.
- Brava Cate. Ora succhiaglielo un po’. Ma non fargli perdere la concentrazione.
Poi si rivolge a me, che intanto ad occhi chiusi avevo sospirato ancora più intensamente sentendo la bocca di Caterina chiudersi sulla mia cappella.
- Certo che è stato un peccato perdere Martina prima che succedesse tutto. Sarebbe stata un’altra troia che ci avrebbe fatto divertire. Dall’altra parte aveva capito prima lei di te cosa sarebbe potuto succedere…
- Non parlare così di lei.
- Si. Si. Certo. Scusami. Torna pure a scrivere. E tu, Cate, torna da me.
Ma intanto mi rideva in faccia.
Caterina si stacca dal mio cazzo schioccando forte con la bocca. Mi lecca una guancia e si allontana, tornando a mettersi in ginocchio fra le gambe di Fabio e appoggiando la testa sulla sua coscia.
Dov'eravamo rimasti?
Ah già…la scopata con mia moglie e la conferma del tarlo nella mia testa.
Dai giorni successivi alla serata in pizzeria non riuscivo a stare lontano da Caterina.
Ogni occasione era buona per sfiorarla, toccarla, sentirne il profumo e anche cercare di cogliere nuove attenzioni sue nei miei confronti.
Ogni occasione di solitudine a casa era buona per portare un passo avanti alla mia ossessione.
Non potevo negarmi che gli sguardi della sera in pizzeria mi fossero rimasti in testa.
Un giorno preso dall’eccitazione scaricai da Facebook le foto che tanto mi avevano fatto eccitare qualche giorno prima e tramite una banale programma scaricato sul telefono applicai quel viso ad altre foto scaricate da internet.
Caterina divenne così la protagonista di scene porno.
La mia realtà si stava mischiando con la realtà creata da registi e attrici.
Mi eccitavo e mi tenevo in tensione guardando e ricreando queste situazioni e la sera sfogavo la mia eccitazione con Martina. Ovviamente ne era più che soddisfatta. Anche perché negli ultimi mesi le occasioni e i momenti intimi diventavano sempre più radi e quelle scopate in cui sfogavo la mia voglia su di lei furono sempre fonte di grande piacere per entrambi.
Io cercavo la sua figa sognando il profumo di Caterina.
Lei amava il mio cazzo duro e pieno di voglia come da tempo non capitava.
Non so se abbia mai sospettato cosa ci fosse dietro. Onestamente ormai mi interessa poco.
E anche allora non mi facevo molti scrupoli a dare vita alle mie fantasie immaginando di scoparmi un’altra persona.
- Quindi Martina godeva per me? E io intanto che speravo ti facessi avanti…
Era stata Caterina ad interrompere il mio racconto.
Il fatto di rileggere ad alta voce quanto stessi scrivendo era stata un’idea sua e subito Fabio aveva accettato.
Anzi ne era rimasto entusiasta perchè era curioso di sapere quanto e soprattutto da quanto tempo fosse presente in me questa che io continuo a chiamare ossessione.
Questo chiodo fisso nel cervello che mi faceva uscire di testa, generandomi pensieri ed azioni che mai avrei pensato possibili.
Non sono mai stato un santo.
Nemmeno voglio disegnarmi come tale.
Ma di certo mai avrei pensato di compiere certi atti preso essenzialmente dal desiderio e dalla follia per una donna. Ancora di più per una ragazza con la metà dei miei anni!
- Caterina…sai benissimo come abbia avuto tanti rimorsi prima che davvero mi decidessi e soprattutto capissi quanto fosse desiderio comune…
- Quel famoso bacio sul collo…
- Eh già…quel famoso bacio…ma volevo arrivarci con calma…hai troppa fretta!
- Non sono io ad avere fretta. Sono i vostri cazzi ad avere voglia.
Aveva iniziato a massaggiare Fabio attraverso i vestiti. Lui si godeva quelle sapienti e intense carezze sorridendo e continuando ad accarezzarle i capelli.
Io per qualche secondo riprendo a toccarmi, scappellandolo nuovamente.
Una grossa goccia di piacere esce.
- Vieni ad assaggiarla.
Caterina guarda Fabio che annuisce.
Si avvicina per poi restare ferma qualche secondo davanti a me per farsi ammirare.
Sa quanto mi ecciti guardarla. L’ha sempre saputo e ci ha sempre giocato.
La vedo nella sua gioventù appena nascosta da una canottiera e dal un paio di mutandine, entrambe di raso azzurro.
Un seno non grande, con un’aureola di un rosa più intenso e due capezzoli piccoli e duri che ora spingevano attraverso la stoffa.
Le gambe muscolose.
Il culo sodo.
Per ora posso solo immaginare il piccolo cespuglio biondo sul monte di Venere e il profilo carnoso delle labbra del suo sesso, ma era un’immagine che già avevo visto e che facilmente ricreo nella mia mente mentre la osservo in piedi davanti a me.
Lo sguardo malizioso si alterna fra i miei occhi e il mio cazzo.
- I vostri cazzi…- e si china per leccarmi la cappella raccogliendo quella goccia, facendomi vibrare -...e la mia fica.
Si rialza e si tocca con un dito e mi lascia assaporare quel miele.
- Allora con cosa volevi continuare? Aspetta! Forse ci sono…
Si inginocchia nuovamente.
Struscia il naso lungo l’asta dura sospirando e respirando in profondità.
Mi guarda.
- Con il momento in cui ho sentito l’odore del tuo cazzo sulla maglia della mia divisa?
La schiaffeggio con il cazzo, sorrido e annuisco.
Era una mattina di quasi un anno fa’.
Dovevo fare apertura in negozio.
Per varie ragioni avevo dovuto anticipare l’uscita da casa e quindi ero arrivato in negozio prima del solito.
Ero solo e sapevo che lo sarei stato per almeno un’altra mezz’ora.
Nonostante la scopata con Martina della notte precedente, mi ero risvegliato con ancora della voglia. Avevo anche provato un approccio con lei ma era di fretta e nonostante le mie insistenze non si era convinta a cedere.
Nel retro del negozio abbiamo due piccole stanze, oltre ad un minuscolo bagno: una che fa da piccolo magazzino dei prodotti che vendiamo e dove ci sono anche una scrivania e un paio di sedie; una seconda che viene usata come una specie di spogliatoio, dove sono presenti degli armadietti dove teniamo le nostre cose e dove a volte teniamo le divise con cui lavoriamo.
Quella mattina decisi di sedermi alla scrivania.
Avevo posizionato il telefono davanti a me e avevo iniziato a fare girare in un loop un lungo video porno.
Uno di quei video con il viso di Caterina sovrapposto a quello dell’attrice principale.
Tirati giù i pantaloni alle caviglie avevo lentamente iniziato a toccarmi.
La voglia repressa era tanta e presto mi ritrovai con il cazzo in tiro.
Il movimento lento della mano era ritmato da quanto vedevo sullo schermo e dal mio respiro ancora regolare.
Ogni tanto sussurravo il suo nome.
Mi sputai sulla mano.
La cappella lucida vibrò alla sentire le mie dita e al vedere la lingua dell'attrice giocare nel film.
- Brava Cate. Guarda come ti piace quel cazzo…
Sussurravo e iniziavo ad ansimare più forte, stringendo il cazzo alla base.
- Brava bambina mia…
Ancora una vibrazione forte.
Poi l’idea.
Mi alzai e andai veloce verso lo spogliatoio.
La fortuna era dalla mia parte: la sua divisa era lì, a portata di mano.
Lentamente la presi in mano e l’avvicinai al mio viso.
Il suo profumo mi inebriò.
Quel dolce che tante volte avevo trovato come minima scia in negozio standole vicino era finalmente al centro delle mie sensazioni. Lo respiravo a pieno polmoni. Mentre l’altra mano si era nuovamente stretta al mio sesso duro e aveva nuovamente iniziato il suo veloce movimento.
Avvolsi anche il cazzo intorno a quella maglietta.
Mi masturbavo con quella stoffa intorno alla mia eccitazione, con quel profumo nel naso.
Stavo impazzendo. Di nuovo sussurravo il suo nome. Di nuovo sentivo l'eccitazione crescere.
- Cate…cazzo Cate…
Con l’orgasmo ormai vicino, mi rimisi nuovamente la maglietta sotto il naso: sentivo il suo profumo mischiato all’odore del mio cazzo e dei miei umori. O forse era solo una mia sensazione creata dalla mia testa.
Fu comunque con quel mix di impressioni che diedi gli ultimi e profondi colpi al mio cazzo. Tremai e lo sentii pulsare e godere, lasciandolo scappellato al massimo, mentre ad occhi chiusi gridavo il suo nome nella sua maglietta, incurante di quanto potessi sporcare in giro.
Dovetti appoggiarmi agli armadietti davanti a me per qualche secondo prima di riprendermi.
Passato un primo momento di confusione, mi resi conto di quanto successo. Risistemai tutto alla meglio, rimettendo la divisa di Caterina al suo posto e pulendo le tracce di sperma sul pavimento.
Entrato in bagno per lavarmi le mani mi ricordo di essermi fermato qualche secondo a fissarmi allo specchio.
“Cosa mi stava capitando?”
“Davvero vuoi portare sempre più il là questo gioco?”
“Stai diventando questo con il rischio di distruggere del tutto il rapporto con Martina?”
Tutta una serie di domande su cosa mi stesse succedendo.
- Ti piace questo odore, Cate?
- Da sempre. Da sempre.
Aveva strusciato il naso per tutto il tempo in cui avevo scritto queste ultime righe.
Passava dall’asta alle palle e viceversa.
Fabio ad un certo punto le aveva proibito di toccarmi con le mani e quindi sentivo solo il suo respiro e la sua pelle scorrere sulla mia.
- Ricordo che quel giorno sentii uno strano odore nello spogliatoio. Non eri stato bravissimo a cancellare tutte le tracce.
Mi sorride. Mentre mi parla così vicino alla cappella che ne posso sentire ogni minimo respiro.
- E poi indossai quella polo e sentii chiaramente…
- Cosa?
- Il suo profumo…
Nel dire quest’ultima frase guarda il cazzo.
Prima di imboccarlo nuovamente fino a metà dell’asta.
Davanti a noi Fabio, il suo fidanzato, sorride.
- Brava Cate. Ora succhiaglielo un po’. Ma non fargli perdere la concentrazione.
Poi si rivolge a me, che intanto ad occhi chiusi avevo sospirato ancora più intensamente sentendo la bocca di Caterina chiudersi sulla mia cappella.
- Certo che è stato un peccato perdere Martina prima che succedesse tutto. Sarebbe stata un’altra troia che ci avrebbe fatto divertire. Dall’altra parte aveva capito prima lei di te cosa sarebbe potuto succedere…
- Non parlare così di lei.
- Si. Si. Certo. Scusami. Torna pure a scrivere. E tu, Cate, torna da me.
Ma intanto mi rideva in faccia.
Caterina si stacca dal mio cazzo schioccando forte con la bocca. Mi lecca una guancia e si allontana, tornando a mettersi in ginocchio fra le gambe di Fabio e appoggiando la testa sulla sua coscia.
Dov'eravamo rimasti?
Ah già…la scopata con mia moglie e la conferma del tarlo nella mia testa.
Dai giorni successivi alla serata in pizzeria non riuscivo a stare lontano da Caterina.
Ogni occasione era buona per sfiorarla, toccarla, sentirne il profumo e anche cercare di cogliere nuove attenzioni sue nei miei confronti.
Ogni occasione di solitudine a casa era buona per portare un passo avanti alla mia ossessione.
Non potevo negarmi che gli sguardi della sera in pizzeria mi fossero rimasti in testa.
Un giorno preso dall’eccitazione scaricai da Facebook le foto che tanto mi avevano fatto eccitare qualche giorno prima e tramite una banale programma scaricato sul telefono applicai quel viso ad altre foto scaricate da internet.
Caterina divenne così la protagonista di scene porno.
La mia realtà si stava mischiando con la realtà creata da registi e attrici.
Mi eccitavo e mi tenevo in tensione guardando e ricreando queste situazioni e la sera sfogavo la mia eccitazione con Martina. Ovviamente ne era più che soddisfatta. Anche perché negli ultimi mesi le occasioni e i momenti intimi diventavano sempre più radi e quelle scopate in cui sfogavo la mia voglia su di lei furono sempre fonte di grande piacere per entrambi.
Io cercavo la sua figa sognando il profumo di Caterina.
Lei amava il mio cazzo duro e pieno di voglia come da tempo non capitava.
Non so se abbia mai sospettato cosa ci fosse dietro. Onestamente ormai mi interessa poco.
E anche allora non mi facevo molti scrupoli a dare vita alle mie fantasie immaginando di scoparmi un’altra persona.
- Quindi Martina godeva per me? E io intanto che speravo ti facessi avanti…
Era stata Caterina ad interrompere il mio racconto.
Il fatto di rileggere ad alta voce quanto stessi scrivendo era stata un’idea sua e subito Fabio aveva accettato.
Anzi ne era rimasto entusiasta perchè era curioso di sapere quanto e soprattutto da quanto tempo fosse presente in me questa che io continuo a chiamare ossessione.
Questo chiodo fisso nel cervello che mi faceva uscire di testa, generandomi pensieri ed azioni che mai avrei pensato possibili.
Non sono mai stato un santo.
Nemmeno voglio disegnarmi come tale.
Ma di certo mai avrei pensato di compiere certi atti preso essenzialmente dal desiderio e dalla follia per una donna. Ancora di più per una ragazza con la metà dei miei anni!
- Caterina…sai benissimo come abbia avuto tanti rimorsi prima che davvero mi decidessi e soprattutto capissi quanto fosse desiderio comune…
- Quel famoso bacio sul collo…
- Eh già…quel famoso bacio…ma volevo arrivarci con calma…hai troppa fretta!
- Non sono io ad avere fretta. Sono i vostri cazzi ad avere voglia.
Aveva iniziato a massaggiare Fabio attraverso i vestiti. Lui si godeva quelle sapienti e intense carezze sorridendo e continuando ad accarezzarle i capelli.
Io per qualche secondo riprendo a toccarmi, scappellandolo nuovamente.
Una grossa goccia di piacere esce.
- Vieni ad assaggiarla.
Caterina guarda Fabio che annuisce.
Si avvicina per poi restare ferma qualche secondo davanti a me per farsi ammirare.
Sa quanto mi ecciti guardarla. L’ha sempre saputo e ci ha sempre giocato.
La vedo nella sua gioventù appena nascosta da una canottiera e dal un paio di mutandine, entrambe di raso azzurro.
Un seno non grande, con un’aureola di un rosa più intenso e due capezzoli piccoli e duri che ora spingevano attraverso la stoffa.
Le gambe muscolose.
Il culo sodo.
Per ora posso solo immaginare il piccolo cespuglio biondo sul monte di Venere e il profilo carnoso delle labbra del suo sesso, ma era un’immagine che già avevo visto e che facilmente ricreo nella mia mente mentre la osservo in piedi davanti a me.
Lo sguardo malizioso si alterna fra i miei occhi e il mio cazzo.
- I vostri cazzi…- e si china per leccarmi la cappella raccogliendo quella goccia, facendomi vibrare -...e la mia fica.
Si rialza e si tocca con un dito e mi lascia assaporare quel miele.
- Allora con cosa volevi continuare? Aspetta! Forse ci sono…
Si inginocchia nuovamente.
Struscia il naso lungo l’asta dura sospirando e respirando in profondità.
Mi guarda.
- Con il momento in cui ho sentito l’odore del tuo cazzo sulla maglia della mia divisa?
La schiaffeggio con il cazzo, sorrido e annuisco.
Era una mattina di quasi un anno fa’.
Dovevo fare apertura in negozio.
Per varie ragioni avevo dovuto anticipare l’uscita da casa e quindi ero arrivato in negozio prima del solito.
Ero solo e sapevo che lo sarei stato per almeno un’altra mezz’ora.
Nonostante la scopata con Martina della notte precedente, mi ero risvegliato con ancora della voglia. Avevo anche provato un approccio con lei ma era di fretta e nonostante le mie insistenze non si era convinta a cedere.
Nel retro del negozio abbiamo due piccole stanze, oltre ad un minuscolo bagno: una che fa da piccolo magazzino dei prodotti che vendiamo e dove ci sono anche una scrivania e un paio di sedie; una seconda che viene usata come una specie di spogliatoio, dove sono presenti degli armadietti dove teniamo le nostre cose e dove a volte teniamo le divise con cui lavoriamo.
Quella mattina decisi di sedermi alla scrivania.
Avevo posizionato il telefono davanti a me e avevo iniziato a fare girare in un loop un lungo video porno.
Uno di quei video con il viso di Caterina sovrapposto a quello dell’attrice principale.
Tirati giù i pantaloni alle caviglie avevo lentamente iniziato a toccarmi.
La voglia repressa era tanta e presto mi ritrovai con il cazzo in tiro.
Il movimento lento della mano era ritmato da quanto vedevo sullo schermo e dal mio respiro ancora regolare.
Ogni tanto sussurravo il suo nome.
Mi sputai sulla mano.
La cappella lucida vibrò alla sentire le mie dita e al vedere la lingua dell'attrice giocare nel film.
- Brava Cate. Guarda come ti piace quel cazzo…
Sussurravo e iniziavo ad ansimare più forte, stringendo il cazzo alla base.
- Brava bambina mia…
Ancora una vibrazione forte.
Poi l’idea.
Mi alzai e andai veloce verso lo spogliatoio.
La fortuna era dalla mia parte: la sua divisa era lì, a portata di mano.
Lentamente la presi in mano e l’avvicinai al mio viso.
Il suo profumo mi inebriò.
Quel dolce che tante volte avevo trovato come minima scia in negozio standole vicino era finalmente al centro delle mie sensazioni. Lo respiravo a pieno polmoni. Mentre l’altra mano si era nuovamente stretta al mio sesso duro e aveva nuovamente iniziato il suo veloce movimento.
Avvolsi anche il cazzo intorno a quella maglietta.
Mi masturbavo con quella stoffa intorno alla mia eccitazione, con quel profumo nel naso.
Stavo impazzendo. Di nuovo sussurravo il suo nome. Di nuovo sentivo l'eccitazione crescere.
- Cate…cazzo Cate…
Con l’orgasmo ormai vicino, mi rimisi nuovamente la maglietta sotto il naso: sentivo il suo profumo mischiato all’odore del mio cazzo e dei miei umori. O forse era solo una mia sensazione creata dalla mia testa.
Fu comunque con quel mix di impressioni che diedi gli ultimi e profondi colpi al mio cazzo. Tremai e lo sentii pulsare e godere, lasciandolo scappellato al massimo, mentre ad occhi chiusi gridavo il suo nome nella sua maglietta, incurante di quanto potessi sporcare in giro.
Dovetti appoggiarmi agli armadietti davanti a me per qualche secondo prima di riprendermi.
Passato un primo momento di confusione, mi resi conto di quanto successo. Risistemai tutto alla meglio, rimettendo la divisa di Caterina al suo posto e pulendo le tracce di sperma sul pavimento.
Entrato in bagno per lavarmi le mani mi ricordo di essermi fermato qualche secondo a fissarmi allo specchio.
“Cosa mi stava capitando?”
“Davvero vuoi portare sempre più il là questo gioco?”
“Stai diventando questo con il rischio di distruggere del tutto il rapporto con Martina?”
Tutta una serie di domande su cosa mi stesse succedendo.
- Ti piace questo odore, Cate?
- Da sempre. Da sempre.
Aveva strusciato il naso per tutto il tempo in cui avevo scritto queste ultime righe.
Passava dall’asta alle palle e viceversa.
Fabio ad un certo punto le aveva proibito di toccarmi con le mani e quindi sentivo solo il suo respiro e la sua pelle scorrere sulla mia.
- Ricordo che quel giorno sentii uno strano odore nello spogliatoio. Non eri stato bravissimo a cancellare tutte le tracce.
Mi sorride. Mentre mi parla così vicino alla cappella che ne posso sentire ogni minimo respiro.
- E poi indossai quella polo e sentii chiaramente…
- Cosa?
- Il suo profumo…
Nel dire quest’ultima frase guarda il cazzo.
Prima di imboccarlo nuovamente fino a metà dell’asta.
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