Caterina - 01
di
Luxmira
genere
etero
Fossimo in una delle riunioni degli Alcolisti Anonimi dovrei iniziare così: mi chiamo Riccardo e ho un problema.
Allora proviamo anche qui con voi.
Mi chiamo Riccardo e ho un’ossessione.
Da due anni.
Da due anni, come anche ora che sto scrivendo per voi, ho spesso il cazzo in mano pensando a questa ossessione. Un’ossessione chiamata Caterina, una mia collega.
Capelli castani lunghi, occhi azzurri, alta più o meno un metro e settanta, quindi una decina di centimetri meno di me, venticinque anni, quindi la metà esatta dei miei.
Potrebbe essere mia figlia, penso spesso. Nel pensarlo, e scriverlo, il cazzo mi pulsa, ma non so se sia una cosa che mi eccita per l’assurdità o per l'estremizzazione ancora maggiore del mio desiderio.
Di certo la sua freschezza e la sua gioventù è stata fonte primaria del mio desiderio e della mia attrazione.
Come dicevo ho cinquant'anni, vivo in una piccola città toscana e lavoro in un piccolo negozio di elettronica. Fisico secco, nonostante la passione per il cibo, capelli brizzolati, mi piace tenere la barba, anch’essa brizzolata, abbastanza incolta.
- Ti invecchia troppo.
Diceva spesso Martina, mia moglie. E quindi la accorciavo o la tagliavo completamente.
- Noooo, ora pungi quando ti accarezzo o mi baci!
Insomma, era ogni volta un’occasione per farci due risate, fra le sue finte lamentele e le mie ancora più finte scuse.
Parlo al passato in quanto abbiamo divorziato ad inizio di quest’anno.
Quel “per sempre” che spesso ci si giura con frasi ad effetto era finito da tempo e un po' alla volta ce ne eravamo resi conto entrambi.
Ognuno a modo suo.
Ognuno con i propri tempi.
Ma questo ha anche aiutato a renderlo naturale e non troppo traumatico.
Per fortuna non abbiamo avuto figli, quindi l’unica cosa importante da decidere era stato come gestire il mutuo sulla casa.
Ma parlavamo di Caterina e della mia ossessione per lei.
Non so dare una data precisa di quando iniziò.
So che da subito trovammo un ottimo feeling e un’ottima collaborazione sul posto di lavoro.
Ai tempi della sua assunzione, essendo il più anziano ed esperto fra i commessi, il titolare la affidò a me per farle formazione e per darle il primo necessario supporto.
Subito si dimostrò piena di voglia di imparare e piena di vita e allegria.
Era, ed è, sveglia.
Subito imparò le procedure e, nonostante fosse il suo primo lavoro al contatto con il pubblico, iniziò a lavorare sempre più in autonomia.
Ovviamente non mancarono i momenti di difficoltà.
Ma in negozio c’è sempre stata una bella squadra e sempre riuscimmo tutti insieme a starle dietro e aiutarla.
Mi faceva piacere che lei mi ringraziasse.
Mi piaceva quando mi cercava in casi di dubbi o di problemi.
Ero, e sono ancora, una di quelle persone che tende a dire “Fuori dal luogo di lavoro, c’è la vita, c’è la famiglia, ci sono le passioni.” Ma ammetto che in quei primi mesi e anche dopo quando vedevo che Caterina mi stava chiamando ero prontissimo a rispondere.
La cosa generò anche una certa gelosia in Martina, ma io glissavo.
- Ma va! Ma che dici! È normale che chiami me. La sto formando io, sa che poi è me che non deve fare incazzare.
- Si, certamente. Come se non ti conoscessi. E poi ormai sono mesi che lavora: ancora ha bisogno di chiedere qualcosa? Ancora ha bisogno della balia?
- Siamo gelosi? Devo ancora dimostrarti quanto tengo a te?
Nei primi tempi la discussione finiva in una scopata. Con il passare del tempo tutto è iniziato a finire in una risata, a proposito dei segnali del finire di quel “per sempre”. Più in generale, il futuro disse poi abbastanza chiaramente chi dei due avesse ragione.
Ecco. Ora ripensando a quei momenti posso individuare un momento in cui qualcosa nella mia testa è cambiato.
Era poco prima di Natale di due anni fa’. Classica cena con colleghi e grande capo. Una decina di persone in tutto, compresi relativi mariti, mogli, compresa la mia, e compagni vari, compreso quello di Caterina.
Più volte durante quella serata mi ero accorto di come lei, seduta un paio di posti di fronte a me, mi fissasse.
La prima volta le sorrisi. Allontanai il bicchiere di birra dalla bocca e finsi di brindare alla sua salute.
Quasi come se fosse stata scoperta in qualcosa di grave o come se si fosse svegliata di colpo, scosse la testa e si girò verso il fidanzato e gli diede un bacio sulla guancia.
- Certo che con quegli occhioni azzurri ne farà di stragi nella sua vita.
Mi girai verso Martina.
- Ma chi?
- Quella a cui hai appena sorriso. Ora capisco perchè sei sempre così veloce nel risponderle al telefono.
- Ma smettila!
- Io dovrei smetterla? Questa è bella…
Feci un sorriso di circostanza.
Non volevo dare spettacolo lì davanti a tutti, ma davvero Martina mi aveva lasciato stupito per questa sua reazione.
Decisi comunque di fare attenzione per il resto della serata.
Non smettendo comunque di lanciare sguardi verso Caterina, notando appunto come gli sguardi di prima non fossero stati un caso unico.
La serata in pizzeria finì senza più altri attriti fra me e mia moglie.
Ma ero intenzionato a riprendere il discorso appena salito in auto.
- Si può sapere che cazzo ti è venuto in mente? E se ti avessero sentito? Io con quelli ci lavoro!!
- Appunto. Lavoraci. Non fare altro.
- Vaffanculo Marti. Vaffanculo. Non penso di meritarmelo. Come se ti avessi mai fatto dubitare di me.
- Allora vediamo…
Si appoggiò alla mia spalla e con la mano iniziò a salire lungo la coscia.
- Che cazzo fai?
- Prendo ciò è mio e di nessun altra…
La mano era arrivata al mio pacco, che iniziò a stringere e rilasciare con forza.
- Non devo dubitare, vero?
Biascicai un diniego mentre lentamente stava abbassando la zip.
- Un cazzo duro solo mio, vero?
- Si, solo tuo… Cristo Marti…che dita favolose che hai!
- Anche se non ho gli occhi azzurri?
L’immagine di Caterina che mi fissava mi si presentò veloce in mente.
Non riuscii a trattenere una reazione.
- Senti senti come pulsa a questo pensiero…
Iniziò a schiaffeggiarlo.
- Potrebbe essere tua figlia quella troietta. E a te viene ancora più duro. Altro che dubitare…
Me lo strinse di nuovo forte e iniziò a masturbarmi velocemente.
- Altro che dubitare…vero Ric? Vero?
Voleva una risposta. La voleva portandomi all'orgasmo.
Non riuscivo a parlare.
Ansimavo forte con il suo volto sorridente a poca distanza da me e la sua mano che mi torturava il cazzo.
Esplosi nella sua mano chiusa intorno alla mia cappella.
- Bravo bastardo, bravo. Ora muoviti a tornare a casa che devi soddisfare me.
Si leccò la mano, prima di pulirsi con dei fazzoletti di carta, lasciandomi ancora ansimante con il cazzo fradicio.
Ho il cazzo duro anche ora a ripensarci. Mi sembra ancora di sentire le dita di Martina segarmi e colpirmi.
Da quel momento iniziai a guardare diversamente Caterina.
Volente o no, mia moglie aveva smosso e svegliato qualcosa in me.
Addirittura parve volerci giocare ancora, ma io la bloccai in anticipo e tutto da quel momento finì lì.
Ma non il tarlo dentro di me.
Qualche giorno più tardi ero solo in casa. Era il mio giorno di riposo.
Stavo ammirando le foto di Caterina dal suo profilo Facebook.
All'improvviso realizzai una cosa. Fu un flash di eccitazione.
La sera prima avevo scopato con Martina. Come spesso avveniva in quel periodo, ci piaceva farlo guardando un film porno. La scopai da dietro, non perdendo mai di vista il film, fino a quando la protagonista implorava il compagno di schizzarle il suo sperma sul seno.
Così volle anche Martina.
Mi guardava vogliosa, strizzandosi il seno. Io alternavo lo sguardo fra lei e la TV.
Martina con i suoi capelli neri, gli occhi neri e la quarta di seno.
L’attrice con i capelli biondi, gli occhi azzurri e un seno altrettanto magnifico.
Martina che chiudeva la bocca sulla mia cappella, succhiando mentre io mi segavo velocemente.
L’attrice che aspettava a bocca aperta e la lingua di fuori.
Martina e l'attrice.
La mia sborra per loro.
Anche in quella mattinata casalinga che, con il cazzo in mano, avevo compreso quanto quella notte avessi scopato mia moglie sognando un’altra.
Anche ora che, mentre scrivo, Caterina sostituisce la mia mano con la sua, sedendosi vicino a me.
(Per spunti, critiche, consigli e chiacchiere vortice.rem@gmail.com )
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