Dal bagno donne al bagno e degli uomini

Osservava le femmine sue coetanee. Amava i loro capelli lunghi e setosi, mentre lei li aveva cortissimi, i fianchi che andavano ammorbidendosi, mentre a lei restavano stretti e lunghi e duri, i gesti aggraziati, le chiacchiere vanesie, le labbra tumide che avrebbe voluto baciare. Forse tra di loro avrebbe trovato qualcuna che l’avrebbe apprezzata di più di sua madre. Che mai l’avrebbe tradita. Ce n’era una, in 1°C, così piccolina e tenera, dai capelli neri, tanto neri da riflessare blu, in accordo con gli occhi, le labbra rosso sangue, contemporanea Biancaneve. Durante l’intervallo, si appostava davanti alla sua classe e la puntava mentre parlava con le compagnucce, agitando leziosa la coda di cavallo e sventolando le mani dalle unghie laccate di nero (oh, il suo colore preferito), facendo sobbalzare l’ombelico a ogni risata; la scrutava relazionarsi coi maschi, inseguendosi, dandosi pacche in testa, tirandosi parolacce, gli scontri tra i loro corpi. La guardava crescere di giorno in giorno, la cullava con gli occhi, l’avrebbe voluta difendere come padre. Anzi, come fratello. Anzi, come amante. Sentiva un maschio nel suo corpo di femmina. Non sapeva a chi parlarne e si teneva tutto dentro. Si sentiva sbagliatA, se coniugava le parole al femminile. GiustO, se al maschile. Finché la sua Biancaneve lasciò il gruppo delle compagnucce preferite, le si avvicinò e le disse di aver notato il suo eye-contact e le chiese perché fosse così intenso. Prese il coraggio necessario e, succedesse ciò che avrebbe potuto succedere, la baciò a stampo. Sarebbe stata tradita anche da lei? La risposta arrivò subito: Biancaneve si girò di scatto e corse dalle sue amichette ridendo, indicandola… tutte a sghignazzare di lei. Che troia. Mai fidarsi di nessun3. Forse dei maschi sì. La prossima pisciata la vado a fare nei loro cessi.