Io, esibizionista per caso
di
SecretEsibizionistapercaso
genere
esibizionismo
Esperienza assolutamente reale e attuale. Mi chiamo Secret, 34 anni, bisex, alto, moro, generosamente dotato e faccio l'impiegato in una cittadina italiana. Il mio è l'unico ufficio in un piccolo condominio a tre piani di sole famiglie e ho la fortuna di lavorare completamente da solo. In questo ufficio, negli anni, ho fatto le migliori scopate che uno possa vivere, battezzando ogni scrivania possibile con umori maschili e femminili di ogni età. Nella noia estiva del poco lavoro, improvvisamente, mi viene sempre più forte il desiderio di masturbarmi nell'ingresso dell'ufficio stesso, lasciando la porta socchiusa. La scala è sempre molto trafficata dalle famiglie o dai loro amici e conoscenti, da mattina a sera. Ho iniziato così, stando seduto sulla sedia e masturbandomi mentre vedevo le ombre delle persone passare letteralmente di fronte alla mia porta, sentendo crescere ogni giorno di più l'eccitazione per questa fantasia mai pensata prima in tutta la mia vita. Il calore che mi avvolge in questa esperienza mi ha poi portato, rapidamente, a spingermi ogni giorno di più oltre. Da che mi masturbavo quasi totalmente nascosto nell'ingresso del mio ufficio, ho iniziato a uscire sul pianerottolo della scala, sino a ritrovarmi completamente nudo da capo a piedi, coi miei venti grossi centimetri durissimi e gonfi, coricato a metà scala tra ingresso principale e piani delle altre famiglie, correndo il rischio altissimo di essere scoperto e filmandomi per riguardarmi a casa. Ogni volta che sento il corpo nudo sul pavimento freddo di marmo bianco, e vedo il contrasto della mia pelle scura e mediterranea, e il cazzo turgido che sembra esplodere, con serio pericolo di essere scoperto perché basterebbe che la dirimpettaia apra un attimo la porta per trovarmi così, nudo e depravato, il cuore sale alla gola, i battiti accelerano all'impazzata e preferisco anche trattenere l'orgasmo, perché è più forte il piacere dell'atto in sé che l'apice della venuta. Durante queste settimane di sperimentazioni continue sono poi accaduti due fatti, distinti ma legati tra loro. Due volte al mese la scala viene lavata da una donna straniera sulla quarantina, che mi saluta cordiale, con cui mi trattengo a scambiare due chiacchiere di circostanza. La tentazione è stata troppo forte e per due o tre volte di seguito che è venuta a lavare la scala, mentre lei stava al piano di sotto, io stavo in quello sopra al suo, letteralmente a separarci una sola piccola rampa di scale e la possibilità di vederla dal buco della scala, tra le ringhiere. Io sopra, completamente nudo e in erezione fortissima, con il cazzo infilato tra le ringhiere e affacciato sul buco della scala, lei sotto piegata a sudare mentre lava o strizza lo straccio nel secchio. Sino a quel giorno che, entrato letteralmente in calore, ho preso a masturbare l'asta durissima e fradicia, facendole sentire appositamente il rumore della sega che rimbombava sulla scala, in un misto tra continui colpi di pelle e palle e saliva che risuonava di acqua, mista a piccoli soffocati ma udibili gemiti e ansimi, che significavano per lei una sola cosa: il ragazzo dell'ufficio si sta segando sulla scala. L'ho poi incontrata per caso nel bar di fronte, io al tavolino lei al bancone e ho fatto cenno al barista di invitarle il caffè da parte mia. Lei si è voltata, mi ha sorriso e ringraziato a distanza. Prima di andare via mi è passata accanto, mi ha nuovamente detto grazie e, sorridendo, mi ha lanciato la frecciatina secca a mò di battuta: "Prossima volta invito io, che le cose in due funzionano meglio". Si riferiva chiaramente al fatto che avesse capito mi masturbassi ogni volta che lei puliva la scala e che così da solo, secondo lei, c'era poco divertimento. Io non ho nemmeno replicato, ho fatto un sorriso di circostanza fingendo di non capire. La volta successiva, lei nuovamente sotto a pulire, io nuovamente sopra completamente nudo a menarlo ed è qui che accade quello che mai avrei pensato potesse accadere. Ogni volta che lo menavo, lei improvvisamente si fermava ad ascoltare la sega e i rantoli dei miei gemiti semi soffocati, mentre il suono dei miei umori rimbalzava netto su tutta la scala. Alla terza volta di questo gioco pericolosissimo, sento lei che getta letteralmente via scopa e paletta e, con passo deciso, si dirige spedita su per le scale, verso il piano dove sono io. Ovviamente, non volendo farmi scoprire, anche se era abbastanza palese cosa facessi quando lei era sotto, scappo letteralmente dentro l'ufficio, chiudo la porta senza far rumore e mi butto col cuore in gola nella prima stanza, dove ho lo sportello del pubblico, quando ricevo i clienti. Col cuore in gola, eccitato e spaventato insieme, il cazzo completamente in tiro e totalmente nudo, non mi rendo conto che ho la finestra di questa stanza spalancata. Quel lato dell'ufficio affaccia su un piccolo cortile tra il condominio dove sto io e un altro condominio ancora, con le due facciate una di fronte all'altra e a separarci pochissimi metri di distanza. Questa mia stanza dà letteralmente sulla stanza da letto di un ragazzo sui 25 anni, che ho visto spesso ma a cui non avevo mai dato caso, preso come ero dalle sperimentazioni rischiose sulla scala. Il problema, quel giorno, fu che mi ritrovai letteralmente davanti a lui, fermo in piedi nella sua camera e davanti alla finestra, beccato in pieno. Lui alto, moro, capelli e stile da trapper, un corpo magro ma definito, oggettivamente bello. Non fiatò, non disse né fece nulla, in una bolla temporale che durò parecchi minuti di fermo che vedevano lui osservare me, io immobile e congelato, col cazzo in tiro e nudo davanti a lui, senza sapere cosa fare e come uscirne, letteralmente congelato. Dopo qualche secondo o minuto, che a me parve ora, accadde. Si avvicinò alla finestra, si tirò su sulle punte per mostrarmi letteralmente in primo piano il suo pacco dagli slip bianchi, si strizzò il cazzo per mostrarmi quanto fosse duro. Io pensavo di sognare, e lo penso ancora oggi ogni volta che ci penso. Fece così per due volte, mentre io, ancora in un misto tra eccitazione e paura di uno sconosciuto che, per la prima volta, mi beccava in quelle condizioni, mi sedetti completamente nudo sulla scrivania, immobile e in tiro, osservandolo. Lui, a sua volta, si sdraiò sul letto e si coprì appena con un lenzuolo bianco ma capii subito, dal movimento oscillatorio dello stesso, cosa stava facendo: si stava masturbando. Dapprima lentamente, appena impercettibile, poi in un crescendo sempre più forte. Tirò via il lenzuolo e mise in mostra un attrezzo enorme, probabilmente superiore ai miei venti centimetri, lunghissimo, duro, gonfio, bellissimo. Mi fissò dritto dritto negli occhi, dopo avermi mangiato il corpo e il cazzo a sua volta, toccandosi violentemente, e schizzò litri fortissimi e copiosi ovunque. Terminato, abbassò leggermente l'avvolgibile e chiuse la finestra. Da quel giorno, sono ormai quattro mesi che ci spiamo ed esibiamo a vicenda, senza sapere l'uno dell'altro. Ma questa è un'altra possibile storia.
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