Mattina inaspettata
di
dreamy82
genere
prime esperienze
Non aspettavo nessuno e ero in riposo lavorativo, quindi avevo deciso di infilarmi leggins e top sportivo per fare un pochino di ciclette.
Ovviamente, suonarono al campanello per consegnare un pacco alla vicina che sta sul mio pianerottolo, quindi corsi al piano terra per ritirarlo.
Eugenio, il signore ultrasessantenne del piano terra ebbe la mia stessa idea e mi trovò davanti al portone in imbarazzo davanti al fattorino un ragazzo bello di massimo 25 anni. Era assurdo. Io ne avevo già 40, non potevo guardarlo così e lui non poteva guardarmi così. Mi stava facendo fare strani pensieri
Eugenio ci tolse dall’imbarazzo, proponendosi di portare il pacco al piano di sopra al mio posto.
Lasciato nome e cognome al fattorino sorrisi a Eugenio e feci come mi aveva chiesto, mentre il signor Eugenio mi aspettava ai piedi delle scale.
- Salga prima lei, che io vado piano – mi invitò stringendo il pacco tra le mani
Ci pensai un secondo, continuando a vergognarmi tantissimo, sentendo caldo ovunque per l’assurdità della situazione. Decisi di salire in fretta per anticiparlo e infilarmi una maglia prima che arrivasse al mio piano. Salii di corsa i gradini, due alla volta fino al primo pianerottolo, ma mi girai per controllare che stesse aspettando l’ascensore.
Lo trovai ancora davanti alle porte aperte, la testa rivolta verso di me con un sorriso malizioso e il pacco davanti al cavallo dei pantaloni visibilmente gonfio. Sgranai gli occhi per la sorpresa e lui mi fece l’occhiolino ancora
- Quanto materiale su cui lavorare, vederla salire le scale mi ha lasciato senza fiato – disse entrando in ascensore –
Rimasi di sasso, non solo non mi sentivo offesa, ma mi aveva eccitato al punto da aver paura che si vedesse anche tra le mie gambe.
Lo anticipai in casa e mi infilai la maglietta come avevo pensato.
- Per quale motivo vuole coprire quel culo stupendo?
Mi colse alla sprovvista, appoggiando il cartone nell’ingresso e chiudendo la porta.
- Io non volevo, mi scusi. Ero in casa e sono scesa di corsa, non volevo… - balbettavo accaldata tirando l’orlo della maglia.
- Allora sono un vecchio porco fortunato – disse leccandosi le labbra e scorrendo con uno sguardo lascivo il mio corpo. – Quando ti ho visto seminuda davanti alla porta con quel fattorino non sapevo decidere dove mettere le mani. Tutta quella carne e lui che non sapeva nemmeno come chiederti di restare. – sorrise leccandosi le labbra
Stavo cominciando ad ansimare: non solo il modo in cui mi parlava mi faceva eccitare, ma il pensiero del fattorino continuava a tormentarmi.
- Non dovrebbe parlarmi così e non so a cosa si riferisca. – cerco di liquidarlo – la ringrazio per l’aiuto, ora avrei da fare – dico superandolo e avviandomi verso la porta.
- Fai la difficile? Eppure continui a stringere le gambe, secondo me non sei così indifferente come vuoi farmi credere – continua arrogante costringendomi a deglutire.
- Io… -
Il signor Eugenio coglie la mia esitazione e si avvicina portando con sé l’odore acre della sua colonia. Non mi tocca davvero, ma mi gira intorno come uno squalo. Mi sento così bagnata che mi vergogno.
- Non dovrebbe fare così. – tento di tenergli testa senza il minimo successo – Io non volevo fare niente, lei si è immaginato ogni cosa.
- Non ho fatto niente che tu non volessi. Hai degli occhi molto espressivi – mi sussurra da dietro all’orecchio. Sempre senza toccarmi davvero.
La tensione tra le mie gambe è insostenibile e sono sicura che i capezzoli siano così duri da vedersi anche se ho indossato la maglietta larga. Sono quasi certa che si senta anche il battito del mio cuore.
- Continui a muovere le gambe e a stringere le labbra, potresti farle sanguinare, e sarebbe un peccato, sono delle labbra veramente invitanti. Vuoi sapere perché? – mi chiede allontanandosi e mettendosi davanti a me.
Sento la mancanza della sua presenza e senza accorgermene mi stringo le mani intorno al corpo.
- Sai che si gonfiano quando le usi, proprio come quelle che hai in mezzo alle gambe. – dice con la voce profonda e roca che arriva dritta al mio clitoride – sono perfette per succhiare e da guardare, scommetto che mentre godi le schiudi e qualche fortunato ci è anche venuto sopra.
Stringo le braccia intorno al seno per nascondere il seno duro e pronto per essere succhiato, mentre cerco di ignorare la voglia di stringere le labbra. Quest’uomo mi sta scopando con le parole e non capisco più niente.
- Ti piace quando ti vengono in bocca? Scommetto che vieni senza toccarti, quando lo fanno. – aggiunge toccandosi i pantaloni gonfi e sorridendo perché si accorge del mio sguardo. – Vedi, solo a guardarti il mio cazzo è diventato di marmo. – dice accarezzandosi facendomi sgranare gli occhi.
- Non lo so – sussurro turbata e intimidita senza smettere di fissarlo. – Non ho mai, io… - tento di rispondere deglutendo rumorosamente – non pensavo che lei fosse ancora…
Scoppia a ridere e si avvicina orgoglioso – pensavi che il mio cazzo fosse moscio? O non ti sono mai venuti in bocca? Cosa pensavi, verginella? – chiede sfottendomi, mentre si lecca la lingua.
- Non può parlarmi così. Io non ho mai pensato a lei, in quel senso e non sono affari suoi cosa faccio a letto – rispondo cercando di darmi un tono, facendo un passo indietro.
- Nessuno ti è mai venuto su quelle labbra meravigliose, quindi – deduce senza sosta. – e mi piace pensare che da oggi non farai che pensarci, e sicuramente penserai anche a me mentre ti tocchi-
Spalanco la bocca e lui riprende a masturbarsi da sopra i pantaloni.
- Proprio così, verginella. In quella posizione. – Si sposta il cazzo nei pantaloni e si siede – vuoi vederlo? Non ti chiederò niente, ma devo assolutamente tirarlo fuori perché mi fa male e non voglio che mi vedano tanto eccitato uscendo da qui. Sarebbe sconveniente- mi sfida, continuando a toccarsi dal basso verso l’altro con un movimento lento e provocatorio – pensa se si sparge la voce… - ghigna.
- È un ricatto? – chiedo poco convinta
- Se è quello che vuoi pensare per lasciarti andare…-
- Io non voglio fare niente con lei – tento di dire. – è una situazione assurda.
Sospira continuando la sua masturbazione lenta che mi fa venire voglia di avvicinarmi. Il mio respiro è affannato e il seno si alza in continuazione attirando la sua attenzione.
- Togliti la maglietta, fammi vedere quei capezzoli duri. – mi ordina repentino. – In cambio io ti faccio vedere come si sega un bel cazzo duro. Così ti accorgi che non è moscio… o non ne hai mai visto uno vero?
Mi fissa sfidante e sono così bagnata che non so nemmeno come rispondere. – Non sono vergine. Io so come è fatto un pene – rispondo poco decisa.
Scoppia nell’ennesima risata e mi si alza per abbassare i pantaloni – Non è una lezione di scienze, verginella. Se diventa duro e lo vuoi per te si chiama cazzo. – mi dice facendomi bagnare ancora. – ora te lo faccio vedere – aggiunge abbassando anche i boxer.
- Finalmente. – dice piano accarezzandolo prima di guardarmi – Guarda come l’hai fatto diventare duro –
Abbasso le mani sui fianchi e sgrano gli occhi, è grosso, gonfio ed estremamente invitante.
- Si è così che si guarda, verginella. Adesso libera quelle tette che voglio vedere i tuoi capezzoli immensi e duri- mi ordina di nuovo – e non dire che non sei eccitata perché sento il tuo profumo da qui.
Mi sento morire per la vergogna e non riesco a muovermi. Non voglio che mi controlli eppure vorrei solo inginocchiarmi davanti a lui e dargli piacere.
- Vuoi che ti aiuti? – mi domanda percependo la mia indecisione e venendomi incontro senza ricoprirsi. – Cominciamo a togliere la maglia – dice sfilandola dalla testa sfiorandomi i fianchi e facendomi rabbrividire e inturgidire i capezzoli – Adesso togliamo i pantaloni – dice scorrendo le mani sui fianchi abbassando i pantaloni fermandosi sotto al sedere – Ecco qui l’oggetto del mio desiderio, lo sapevo che avevi un perizoma da troietta, verginella – dice con un gemito – mi chiedo cosa ci fai con un filo tra le gambe se poi non le apri – continua tirando il filo e strappandomi un gemito.
Si allontana di qualche passo per osservarmi e fischia – verginella, chinati in avanti, voglio tutto il panorama, ora voglio sborarti anche su quel filino invisibile mentre ti sbatto con il cazzo come se fosse una frusta.
Sento che sto per venire e gemo ancora, quindi faccio quello che mi ha chiesto. Ormai non so più cosa faccio.
- Ecco qui, brava verginella. Togliti anche il reggiseno prima di chinarti in avanti. Voglio vedere muoversi anche le tette.
Faccio come mi ha chiesto e mi metto a novanta gradi appoggiata alla panca all’ingresso. Sono nuda, bagnata e pronta, solo con il filo del perizoma, tutta per lui.
- Guardami, verginella. – mi ordina facendomi girare la testa. – guarda mentre mi sego guardandoti. Ti piace? –
Mi mordo le labbra e annuisco decidendo di stare al gioco. Porto una mano al filo del perizoma e lo sollevo per toglierlo. Sono un lago e nello specchio dell’ingresso posso vederlo.
- Ti eri mai guardata la figa allo specchio, verginella? L’hai mai vista così bagnata? Pensa se ti toccassi o se ti scopassi – ride avvicinandosi. – allora l’avevi mai vista? – insiste mentre io lo guardo vogliosa.
Scuoto la testa e avvicino la mano alle sue gambe.
- Quanto lavoro da fare, verginella. – dice leccandosi le labbra – vieni qui allora, vieni a guardare la tua figa lucida allo specchio. Voglio che ti guardi e ti tocchi mentre lo fai. –
Eseguo l’ordine e mi siedo davanti allo specchio. Il seno mi fa così male che devo toccarlo, i capezzoli tirano e richiamano la mia attenzione.
- Apri le gambe, verginella. – mi dice Eugenio mettendosi dietro di me, lasciando che io possa vedere la punta del suo uccello bagnata. – Non guardare me, guarda la tua figa meravigliosa. Vuoi toccarla?
Annuisco e sposto la mano ma lui mi ferma – dillo, verginella. Dillo – sorride nello specchio mentre mi guarda come se volesse scoparmi con lo sguardo.
- Voglio toccarmi – dico avvicinando la mano
- Puoi fare di meglio, diventa troietta, verginella – mi esorta avvicinandosi alla mia bocca
Prendo un respiro e lo accontento – voglio toccarmi la figa – dico guardandolo – e voglio toccare il tuo cazzo – aggiungo guardandolo
- Una cosa alla volta, verginella – continua. – puoi fare meglio. Cosa vuoi fare alla tua figa? Dimmi cosa vedi.
- Vedo delle labbra gonfie e bagnate, il grilletto rosso. Vedo le tette turgide con i capezzoli da leccare.
- Io vedo una verginella che diventa una troietta, mentre cerca di godere continuando a muoversi avanti e indietro sul pavimento. E vorrebbe proprio scoprire che sapore ha la sbora di un vecchio porco. Vero?
- Si
- Cosa?
- Voglio infilarmi due dita nella figa e masturbarmi fino a godere mentre succhio il tuo cazzo, vecchio porco. Voglio il tuo cazzo nella figa, voglio che mi scopi forte mentre mi prendi a pecora.
Sorride contento e si sposta davanti allo specchio ridendo. – troietta che non sei altro – dice sventolandomi il cazzo davanti alla faccia – vorresti succhiare il mio cazzo e lo vorresti dentro di te per godere! Sei proprio una troia. Lo sapevo che facevi la santarellina, ma con due tette come queste e un culo così non potevi che essere troia. Vieni solo se te lo dico, muori dalla voglia di godere mentre ti chiamo così. Vero?
Annuisco mentre mi lecco le labbra aspettando che mi faccia assaggiare il suo cazzo.
- Toccati le tette, strizza il capezzolo –
Eseguo e mi inarco per il piacere, la figa a contatto con il pavimento si gonfia ancora di più
- Apri gli occhi e guardati mentre infili le dita in quel lago meraviglioso.
Scendo con entrambe le mani e accarezzo prima il clitoride con un gemito fino a infilare due dita nella mia figa calda e umida.
- Dimmi cosa senti, troietta.- dice mentre si sega il cazzo davanti alla mia faccia
- È morbida, calda, bagnata. Voglio di più – gemo aumentando il ritmo – mi serve un grosso cazzo per godere per bene – dico leccandomi le labbra.
- Troia lussuriosa, continua a lavorare quella figa con le dita, mettine un’altra se serve.
Lo guardo e aggiungo altre due dita nella cavità bagnata e accogliente e comincio a muovermi per scoparmi con la mano.
- Si troia, così, scopati con la mano, muoviti avanti e indietro con le tette che sbattono – dice segando quel cazzo che ormai è così duro che sembra voler esplodere. Deve durare tantissimo, lo voglio – ti piace se ti dico le porcate, vero, verginella? Ti stai scopando la figa, lo sai?
- Oh sì… si..
- E perché porti quei fili ridicoli in mezzo al culo, vorresti essere scopata anche lì? – chiede lasciando cadere una goccia sul mio seno provocandomi un gemito e uno spasmo – oppure sei verginella anche nel culo? – chiede spostandosi per vedere il mio buco allo specchio – tira su le gambe, apriti per me
Senza smettere di guardarlo, sollevai le gambe e la schiena per esporre il buco allo specchio. Era ridicolo e minuscolo rispetto alla figa gonfia e aperta sopra.
- Non ti sei mai presa cura di lui, verginella? Lo sai che ci sono donne che godono di più quando si fanno sfondare il culo? – mi dice nello specchio – infila un dito nella figa e bagnalo bene.
Lentamente, mi osservo spingere un dito nella figa come mi ha chiesto e vedo i miei umori allo specchio e le mie labbra che si schiudono
- Io sto per venire – supplico
- Non ancora, adesso tocca il buchino con il dito – mi dice dopo essersi sporto e averci lasciato cadere sopra un po’ di saliva – Devi bagnarlo bene.
Continuo a guardami eseguire i suoi ordini nello specchio e vedo il mio dito che si appoggia delicatamente provocando subito un brivido di piacere.
- Giocaci un pochino, questo buchetto è meraviglioso. Viene voglia di leccarlo.
Gemo mentre continua a parlare e seguo le sue istruzioni, accarezzo il bordo del buco che si sta bagnando e scopro che a spingerlo non sento dolore, ma una scossa di piacere.
- Troietta, vuoi già infilarlo? Possibile che tu sia tanto porca?
- È bagnato, scivola – rispondo mentre con l’altra mano ho ricominciato a scoparmi la figa. – è meraviglioso.
- Spingilo dentro tutto, voglio che vieni dappertutto, lo fai per me, troietta vogliosa?
Spingo il dito nel buco umido e stretto e dopo il primo momento scopro che il piacere è forte. La mano sinistra scopa la mia figa ormai aperta e fradicia, mentre il dito piccolo sembra immenso nel mio culo ma non riesco a toglierlo. Senza volerlo guardo lo specchio e l’immagine di me che mi agito con le mani infilate nella figa e nel culo mi fa esplodere in un secondo, dimenticando la presenza di Eugenio.
Godo come non mai, urlando per almeno cinque minuti, come non mi sarei mai aspettata.
Distrutta, mi lascio cadere per terra e finalmente vedo Eugenio completamente rivestito davanti alla porta.
- Buona giornata. – dice come se non fosse successo niente tirandosi dietro la porta.
Ovviamente, suonarono al campanello per consegnare un pacco alla vicina che sta sul mio pianerottolo, quindi corsi al piano terra per ritirarlo.
Eugenio, il signore ultrasessantenne del piano terra ebbe la mia stessa idea e mi trovò davanti al portone in imbarazzo davanti al fattorino un ragazzo bello di massimo 25 anni. Era assurdo. Io ne avevo già 40, non potevo guardarlo così e lui non poteva guardarmi così. Mi stava facendo fare strani pensieri
Eugenio ci tolse dall’imbarazzo, proponendosi di portare il pacco al piano di sopra al mio posto.
Lasciato nome e cognome al fattorino sorrisi a Eugenio e feci come mi aveva chiesto, mentre il signor Eugenio mi aspettava ai piedi delle scale.
- Salga prima lei, che io vado piano – mi invitò stringendo il pacco tra le mani
Ci pensai un secondo, continuando a vergognarmi tantissimo, sentendo caldo ovunque per l’assurdità della situazione. Decisi di salire in fretta per anticiparlo e infilarmi una maglia prima che arrivasse al mio piano. Salii di corsa i gradini, due alla volta fino al primo pianerottolo, ma mi girai per controllare che stesse aspettando l’ascensore.
Lo trovai ancora davanti alle porte aperte, la testa rivolta verso di me con un sorriso malizioso e il pacco davanti al cavallo dei pantaloni visibilmente gonfio. Sgranai gli occhi per la sorpresa e lui mi fece l’occhiolino ancora
- Quanto materiale su cui lavorare, vederla salire le scale mi ha lasciato senza fiato – disse entrando in ascensore –
Rimasi di sasso, non solo non mi sentivo offesa, ma mi aveva eccitato al punto da aver paura che si vedesse anche tra le mie gambe.
Lo anticipai in casa e mi infilai la maglietta come avevo pensato.
- Per quale motivo vuole coprire quel culo stupendo?
Mi colse alla sprovvista, appoggiando il cartone nell’ingresso e chiudendo la porta.
- Io non volevo, mi scusi. Ero in casa e sono scesa di corsa, non volevo… - balbettavo accaldata tirando l’orlo della maglia.
- Allora sono un vecchio porco fortunato – disse leccandosi le labbra e scorrendo con uno sguardo lascivo il mio corpo. – Quando ti ho visto seminuda davanti alla porta con quel fattorino non sapevo decidere dove mettere le mani. Tutta quella carne e lui che non sapeva nemmeno come chiederti di restare. – sorrise leccandosi le labbra
Stavo cominciando ad ansimare: non solo il modo in cui mi parlava mi faceva eccitare, ma il pensiero del fattorino continuava a tormentarmi.
- Non dovrebbe parlarmi così e non so a cosa si riferisca. – cerco di liquidarlo – la ringrazio per l’aiuto, ora avrei da fare – dico superandolo e avviandomi verso la porta.
- Fai la difficile? Eppure continui a stringere le gambe, secondo me non sei così indifferente come vuoi farmi credere – continua arrogante costringendomi a deglutire.
- Io… -
Il signor Eugenio coglie la mia esitazione e si avvicina portando con sé l’odore acre della sua colonia. Non mi tocca davvero, ma mi gira intorno come uno squalo. Mi sento così bagnata che mi vergogno.
- Non dovrebbe fare così. – tento di tenergli testa senza il minimo successo – Io non volevo fare niente, lei si è immaginato ogni cosa.
- Non ho fatto niente che tu non volessi. Hai degli occhi molto espressivi – mi sussurra da dietro all’orecchio. Sempre senza toccarmi davvero.
La tensione tra le mie gambe è insostenibile e sono sicura che i capezzoli siano così duri da vedersi anche se ho indossato la maglietta larga. Sono quasi certa che si senta anche il battito del mio cuore.
- Continui a muovere le gambe e a stringere le labbra, potresti farle sanguinare, e sarebbe un peccato, sono delle labbra veramente invitanti. Vuoi sapere perché? – mi chiede allontanandosi e mettendosi davanti a me.
Sento la mancanza della sua presenza e senza accorgermene mi stringo le mani intorno al corpo.
- Sai che si gonfiano quando le usi, proprio come quelle che hai in mezzo alle gambe. – dice con la voce profonda e roca che arriva dritta al mio clitoride – sono perfette per succhiare e da guardare, scommetto che mentre godi le schiudi e qualche fortunato ci è anche venuto sopra.
Stringo le braccia intorno al seno per nascondere il seno duro e pronto per essere succhiato, mentre cerco di ignorare la voglia di stringere le labbra. Quest’uomo mi sta scopando con le parole e non capisco più niente.
- Ti piace quando ti vengono in bocca? Scommetto che vieni senza toccarti, quando lo fanno. – aggiunge toccandosi i pantaloni gonfi e sorridendo perché si accorge del mio sguardo. – Vedi, solo a guardarti il mio cazzo è diventato di marmo. – dice accarezzandosi facendomi sgranare gli occhi.
- Non lo so – sussurro turbata e intimidita senza smettere di fissarlo. – Non ho mai, io… - tento di rispondere deglutendo rumorosamente – non pensavo che lei fosse ancora…
Scoppia a ridere e si avvicina orgoglioso – pensavi che il mio cazzo fosse moscio? O non ti sono mai venuti in bocca? Cosa pensavi, verginella? – chiede sfottendomi, mentre si lecca la lingua.
- Non può parlarmi così. Io non ho mai pensato a lei, in quel senso e non sono affari suoi cosa faccio a letto – rispondo cercando di darmi un tono, facendo un passo indietro.
- Nessuno ti è mai venuto su quelle labbra meravigliose, quindi – deduce senza sosta. – e mi piace pensare che da oggi non farai che pensarci, e sicuramente penserai anche a me mentre ti tocchi-
Spalanco la bocca e lui riprende a masturbarsi da sopra i pantaloni.
- Proprio così, verginella. In quella posizione. – Si sposta il cazzo nei pantaloni e si siede – vuoi vederlo? Non ti chiederò niente, ma devo assolutamente tirarlo fuori perché mi fa male e non voglio che mi vedano tanto eccitato uscendo da qui. Sarebbe sconveniente- mi sfida, continuando a toccarsi dal basso verso l’altro con un movimento lento e provocatorio – pensa se si sparge la voce… - ghigna.
- È un ricatto? – chiedo poco convinta
- Se è quello che vuoi pensare per lasciarti andare…-
- Io non voglio fare niente con lei – tento di dire. – è una situazione assurda.
Sospira continuando la sua masturbazione lenta che mi fa venire voglia di avvicinarmi. Il mio respiro è affannato e il seno si alza in continuazione attirando la sua attenzione.
- Togliti la maglietta, fammi vedere quei capezzoli duri. – mi ordina repentino. – In cambio io ti faccio vedere come si sega un bel cazzo duro. Così ti accorgi che non è moscio… o non ne hai mai visto uno vero?
Mi fissa sfidante e sono così bagnata che non so nemmeno come rispondere. – Non sono vergine. Io so come è fatto un pene – rispondo poco decisa.
Scoppia nell’ennesima risata e mi si alza per abbassare i pantaloni – Non è una lezione di scienze, verginella. Se diventa duro e lo vuoi per te si chiama cazzo. – mi dice facendomi bagnare ancora. – ora te lo faccio vedere – aggiunge abbassando anche i boxer.
- Finalmente. – dice piano accarezzandolo prima di guardarmi – Guarda come l’hai fatto diventare duro –
Abbasso le mani sui fianchi e sgrano gli occhi, è grosso, gonfio ed estremamente invitante.
- Si è così che si guarda, verginella. Adesso libera quelle tette che voglio vedere i tuoi capezzoli immensi e duri- mi ordina di nuovo – e non dire che non sei eccitata perché sento il tuo profumo da qui.
Mi sento morire per la vergogna e non riesco a muovermi. Non voglio che mi controlli eppure vorrei solo inginocchiarmi davanti a lui e dargli piacere.
- Vuoi che ti aiuti? – mi domanda percependo la mia indecisione e venendomi incontro senza ricoprirsi. – Cominciamo a togliere la maglia – dice sfilandola dalla testa sfiorandomi i fianchi e facendomi rabbrividire e inturgidire i capezzoli – Adesso togliamo i pantaloni – dice scorrendo le mani sui fianchi abbassando i pantaloni fermandosi sotto al sedere – Ecco qui l’oggetto del mio desiderio, lo sapevo che avevi un perizoma da troietta, verginella – dice con un gemito – mi chiedo cosa ci fai con un filo tra le gambe se poi non le apri – continua tirando il filo e strappandomi un gemito.
Si allontana di qualche passo per osservarmi e fischia – verginella, chinati in avanti, voglio tutto il panorama, ora voglio sborarti anche su quel filino invisibile mentre ti sbatto con il cazzo come se fosse una frusta.
Sento che sto per venire e gemo ancora, quindi faccio quello che mi ha chiesto. Ormai non so più cosa faccio.
- Ecco qui, brava verginella. Togliti anche il reggiseno prima di chinarti in avanti. Voglio vedere muoversi anche le tette.
Faccio come mi ha chiesto e mi metto a novanta gradi appoggiata alla panca all’ingresso. Sono nuda, bagnata e pronta, solo con il filo del perizoma, tutta per lui.
- Guardami, verginella. – mi ordina facendomi girare la testa. – guarda mentre mi sego guardandoti. Ti piace? –
Mi mordo le labbra e annuisco decidendo di stare al gioco. Porto una mano al filo del perizoma e lo sollevo per toglierlo. Sono un lago e nello specchio dell’ingresso posso vederlo.
- Ti eri mai guardata la figa allo specchio, verginella? L’hai mai vista così bagnata? Pensa se ti toccassi o se ti scopassi – ride avvicinandosi. – allora l’avevi mai vista? – insiste mentre io lo guardo vogliosa.
Scuoto la testa e avvicino la mano alle sue gambe.
- Quanto lavoro da fare, verginella. – dice leccandosi le labbra – vieni qui allora, vieni a guardare la tua figa lucida allo specchio. Voglio che ti guardi e ti tocchi mentre lo fai. –
Eseguo l’ordine e mi siedo davanti allo specchio. Il seno mi fa così male che devo toccarlo, i capezzoli tirano e richiamano la mia attenzione.
- Apri le gambe, verginella. – mi dice Eugenio mettendosi dietro di me, lasciando che io possa vedere la punta del suo uccello bagnata. – Non guardare me, guarda la tua figa meravigliosa. Vuoi toccarla?
Annuisco e sposto la mano ma lui mi ferma – dillo, verginella. Dillo – sorride nello specchio mentre mi guarda come se volesse scoparmi con lo sguardo.
- Voglio toccarmi – dico avvicinando la mano
- Puoi fare di meglio, diventa troietta, verginella – mi esorta avvicinandosi alla mia bocca
Prendo un respiro e lo accontento – voglio toccarmi la figa – dico guardandolo – e voglio toccare il tuo cazzo – aggiungo guardandolo
- Una cosa alla volta, verginella – continua. – puoi fare meglio. Cosa vuoi fare alla tua figa? Dimmi cosa vedi.
- Vedo delle labbra gonfie e bagnate, il grilletto rosso. Vedo le tette turgide con i capezzoli da leccare.
- Io vedo una verginella che diventa una troietta, mentre cerca di godere continuando a muoversi avanti e indietro sul pavimento. E vorrebbe proprio scoprire che sapore ha la sbora di un vecchio porco. Vero?
- Si
- Cosa?
- Voglio infilarmi due dita nella figa e masturbarmi fino a godere mentre succhio il tuo cazzo, vecchio porco. Voglio il tuo cazzo nella figa, voglio che mi scopi forte mentre mi prendi a pecora.
Sorride contento e si sposta davanti allo specchio ridendo. – troietta che non sei altro – dice sventolandomi il cazzo davanti alla faccia – vorresti succhiare il mio cazzo e lo vorresti dentro di te per godere! Sei proprio una troia. Lo sapevo che facevi la santarellina, ma con due tette come queste e un culo così non potevi che essere troia. Vieni solo se te lo dico, muori dalla voglia di godere mentre ti chiamo così. Vero?
Annuisco mentre mi lecco le labbra aspettando che mi faccia assaggiare il suo cazzo.
- Toccati le tette, strizza il capezzolo –
Eseguo e mi inarco per il piacere, la figa a contatto con il pavimento si gonfia ancora di più
- Apri gli occhi e guardati mentre infili le dita in quel lago meraviglioso.
Scendo con entrambe le mani e accarezzo prima il clitoride con un gemito fino a infilare due dita nella mia figa calda e umida.
- Dimmi cosa senti, troietta.- dice mentre si sega il cazzo davanti alla mia faccia
- È morbida, calda, bagnata. Voglio di più – gemo aumentando il ritmo – mi serve un grosso cazzo per godere per bene – dico leccandomi le labbra.
- Troia lussuriosa, continua a lavorare quella figa con le dita, mettine un’altra se serve.
Lo guardo e aggiungo altre due dita nella cavità bagnata e accogliente e comincio a muovermi per scoparmi con la mano.
- Si troia, così, scopati con la mano, muoviti avanti e indietro con le tette che sbattono – dice segando quel cazzo che ormai è così duro che sembra voler esplodere. Deve durare tantissimo, lo voglio – ti piace se ti dico le porcate, vero, verginella? Ti stai scopando la figa, lo sai?
- Oh sì… si..
- E perché porti quei fili ridicoli in mezzo al culo, vorresti essere scopata anche lì? – chiede lasciando cadere una goccia sul mio seno provocandomi un gemito e uno spasmo – oppure sei verginella anche nel culo? – chiede spostandosi per vedere il mio buco allo specchio – tira su le gambe, apriti per me
Senza smettere di guardarlo, sollevai le gambe e la schiena per esporre il buco allo specchio. Era ridicolo e minuscolo rispetto alla figa gonfia e aperta sopra.
- Non ti sei mai presa cura di lui, verginella? Lo sai che ci sono donne che godono di più quando si fanno sfondare il culo? – mi dice nello specchio – infila un dito nella figa e bagnalo bene.
Lentamente, mi osservo spingere un dito nella figa come mi ha chiesto e vedo i miei umori allo specchio e le mie labbra che si schiudono
- Io sto per venire – supplico
- Non ancora, adesso tocca il buchino con il dito – mi dice dopo essersi sporto e averci lasciato cadere sopra un po’ di saliva – Devi bagnarlo bene.
Continuo a guardami eseguire i suoi ordini nello specchio e vedo il mio dito che si appoggia delicatamente provocando subito un brivido di piacere.
- Giocaci un pochino, questo buchetto è meraviglioso. Viene voglia di leccarlo.
Gemo mentre continua a parlare e seguo le sue istruzioni, accarezzo il bordo del buco che si sta bagnando e scopro che a spingerlo non sento dolore, ma una scossa di piacere.
- Troietta, vuoi già infilarlo? Possibile che tu sia tanto porca?
- È bagnato, scivola – rispondo mentre con l’altra mano ho ricominciato a scoparmi la figa. – è meraviglioso.
- Spingilo dentro tutto, voglio che vieni dappertutto, lo fai per me, troietta vogliosa?
Spingo il dito nel buco umido e stretto e dopo il primo momento scopro che il piacere è forte. La mano sinistra scopa la mia figa ormai aperta e fradicia, mentre il dito piccolo sembra immenso nel mio culo ma non riesco a toglierlo. Senza volerlo guardo lo specchio e l’immagine di me che mi agito con le mani infilate nella figa e nel culo mi fa esplodere in un secondo, dimenticando la presenza di Eugenio.
Godo come non mai, urlando per almeno cinque minuti, come non mi sarei mai aspettata.
Distrutta, mi lascio cadere per terra e finalmente vedo Eugenio completamente rivestito davanti alla porta.
- Buona giornata. – dice come se non fosse successo niente tirandosi dietro la porta.
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