Il capo officina
di
Igor78
genere
gay
Tutto è iniziato venerdì sera scorso, quando dopo ormai più di un anno che mia moglie mi ha lasciato ho preso coraggio e sono entrato per la prima volta in un locale gay. A parte qualche incontro giovanile, non ho mai avuto esperienze prima d'ora, essendomi sposato presto ed essendo il matrimonio durato parecchi anni.
Comunque sia, scese le scale mi sono trovato in una specie di bar a luci rosse (letteralmente), ricavato in un complesso di vecchie cantine, con un sottofondo musicale tutto sommato piacevole e la vista di diversi maschi, per lo più a petto nudo o vestiti di pelle, intenti chi a bersi qualcosa, chi a limonare duro, chi semplicemente ad osservare quel che succedeva e i nuovi arrivati. Io, con la mia camicia a maniche corte e i pantaloni ben stirati, mi sono subito sentito un pesce fuor d'acqua e al centro di sprezzanti attenzioni.
Stavo già meditando di bermi la mia birra d'ordinanza tutto d'un fiato e svignarmela, quando a metà del bancone noto un gruppetto di tre tizi intenti a chiaccherare, tutti e tre abbastanza ben messi, pelosi e barba lunga e qualcosa si mosse immediatamente nelle mie mutande. Probabilmente li avrò osservati troppo a lungo, perchè quello al centro dell'attenzione dei tre, fra l'altro dotato di un sorriso sexy che uccide, mi fece cenno di avvicinarmi a loro. Titubante, appoggiai il boccale di birra ormai vuoto sul bancone e mi avvicinai per presentarmi.
Arrivato vicino stavo timidamente valutando se allungare la mano per presentarmi o altro, quando il tipo mi fa semplicemente: "via la camicia". Preso alla sprovvista dall'ordine perentorio resto imbambolato come un coglione e allora il tipo si fa una grassa risata e fa un cenno agli altri due. Immediatamente sento le loro mani che si fanno strada sui bottoni della camicia, mentre il tipo celermente mi slaccia la cintura dei pantaloni, tira giù la lampo e con un'unico movimento mi cala pantaloni e boxer alle caviglie. Non mi sono sentito mai tanto nudo come in quel momento, essendo anche l'unico in quello stato in tutto il locale. Mentre i due amici mi sfilavano del tutto la camicia, ho sentito i fischi di molti uomini.
Nonostante lo shock iniziale ho subito capito però che l'atmosfera era decisamente goliardica. Qualcuno si è avvicinato, ho ricevuto varie pacche sulle spalle e sul culo e tanti benvenuti in famiglia. Mentre rispondevo ad alcuni di loro il tipo dal bel sorriso mi ha abbracciato da dietro e, avvicinata la bocca all'orecchio, mi fa: "Ora devo andare che domattina lavoro e ho la sveglia presto. Se la rivuoi, vieni all'officina alle 17 quando c'è il fine turno. Vai nello spogliatoio e aspettami lì nudo fino a quando arrivo". Poi prese la mia camicia, salutò amici e i baristi e si allontanò dopo avermi dato un ceffone sul culo e senza nemmeno dirmi di quale officina si trattava. Per fortuna il barista, un bel maschione assai gentile, oltre a prestarmi una sua camicia sudata mi spiegò che il mattacchione era il capo officina di via Selmi e che in tanti avrebbero fatto la fila per le sue attenzioni.
Dopo una notte passata quasi insonne per l'eccitazione e il dubbio se andare o meno all'appuntamento, mi ritrovo ora davanti all'officina, in anticipo di 15m. Mi ero immaginato una piccola officina a gestione familiare dove trovare solo il mio meccanico al lavoro di sabato, ma l'evidenza era ben diversa. L'officina è una delle più grandi in città e a quest'ora c'è ancora un bel via vai di clienti per ritirare l'auto prima della chiusura.
Aspetto le 16:55 e poi, per paura che chiudano il portone dell'officina, mi intrufolo. Ci sono 5-6 meccanici ancora intenti a finire le lavorazioni e un gabbiotto con dentro due segretarie che stanno spegnendo i PC, ormai pronte per andarsene. Da una parte c'è un corridoio e la scritta bagni. Non vedendo altre porte, immagino che conduca anche verso gli spogliatoi. Inoltre, se qualcuno fa domande, posso sempre dire di stare andando al bagno.
Come immaginato, di fianco alla porta del bagno ve ne è un'altra con scritto privato e poi un'ultima porta con scritto spogliatoio. Con un nodo alla gola spingo e entro, chiedendomi cosa dire se qualcuno mi dovesse spiegare cosa ci faccio qui. Immagino ci siano delle cabine chiuse o qualcosa del genere, visto che mi ha detto di aspettarlo qui e dubito che in un ambiente del genere voglia far sapere di essere gay.
Anche qui quanto mi sbagliavo! Appena entrato mi ritrovo in un ampio spogliatoio tipo palestra con in fondo quattro docce aperte. Due ragazzotti sono sotto la doccia, con i cazzi al vento, e appeno entro mi squadrano. Non sapendo cosa dire mi esce di getto la verità, o almeno una sua parte: "scusate, mi ha detto Marco di aspettarlo qui". Marco è il nome del capo officina, come mi ha rivelato il barista ieri sera. "Allora ti conviene darti una mossa a spogliarti, altrimenti poi si incazza" è la risposta. Come ieri sera, resto paralizzato dalla richiesta per qualche secondo, fino a quando non sento la porta alle mie spalle aprirsi e un vociare di voci maschili che entrano. "Mi sa che Marco ha trovato da divertirsi anche oggi" sento qualcuno dire, prima di uno scroscio di risate. "Dai, spogliati che sta arrivando" dice un altro. Temendo il ripetersi della scena di ieri, preferisco essere io a svestirmi.
Quasia all'unisono con loro mi spoglio e in meno di 5m mi ritrovo nudo in mezzo a 7 ragazzi e uomini nudi, magri e grassi, pelosi e glabri. Sono tutti intenti a spintonarsi e lottare per chi debba farsi prima la doccia, adducendo ogni genere di impegno per la serata. Non badano molto a me, che sono abbastanza imbarazzato dal rendermi conto di star tenendo le mani a coprirmi il pisello, moscio. Uno però si alza e mi dice: "dai, mettiti a pecora sulla panca, che ormai Marco sarà in arrivo". Subito dopo spinge al centro della stanza una panca sulla quale si stava cambiando fino a poco fa. Con fare incerto mi ci sdraio sopra di pancia e in un attimo mi ritrovo con le mani ammanettate alle gambe della panca. Dove tenesse le manette non l'ho capito, ma vedo un altro meccanico che ne prende un secondo paio da sopra un armadietto con l'intendo di mettermele alle caviglie. "Sta calmo e non ti succederà nulla, al capo piace giocare" dice questo, con un forte accento dell'est.
Sto per mettermi a scalciare per impedirgli di mettermi le manette alle caviglie quando la porta si apre e fischiettando entra Marco. Appena mi vede sfodera il suo sorriso a 50 denti bianchissimi, mi si avvicina mi stampa un bacio in bocca con la lingua che soffoca le mie grida di protesta. Mentre continua a limonarmi in ginocchio sento che il cazzo mi si sta indurendo fra le gambe. Intanto due dita di non so chi stanno lubrificandomi il culo con non so quale grasso di che. "Con quello stai tranquillo che entra tutto" dice Marco dopo essersi staccato dalla mia bocca, mentre si sfila con un unico movimento la tuta da lavoro. Sotto, in assenza di mutande, svetta subito un grosso cazzo già barzotto e caratterizzato da una fitta trama di vene. "Ti piacerà vedrai" e con questo sento qualcosa di non completamente duro che si fa largo dentro di me, mentre gli uomini attorno ormai hanno tutta la loro attenzione sulla scena e incitano con fischi o grida.
Sono ormai le 19 quando Marco mi slega, mi aiuta a rimettermi in piedi sorreggendomi in quanto le gambe non mi reggono, mi penetra nuovamente con la sua lingua sinuosa prima di dirmi "Sei stato bravissimo. Vieni, lavati che ti porto a cena" e con questo mi spinge delicatamente fino alle docce sotto le quali l'acqua pulisce i quattro carichi di sborra di non so chi che mi scivolano fuori dal culo.
Comunque sia, scese le scale mi sono trovato in una specie di bar a luci rosse (letteralmente), ricavato in un complesso di vecchie cantine, con un sottofondo musicale tutto sommato piacevole e la vista di diversi maschi, per lo più a petto nudo o vestiti di pelle, intenti chi a bersi qualcosa, chi a limonare duro, chi semplicemente ad osservare quel che succedeva e i nuovi arrivati. Io, con la mia camicia a maniche corte e i pantaloni ben stirati, mi sono subito sentito un pesce fuor d'acqua e al centro di sprezzanti attenzioni.
Stavo già meditando di bermi la mia birra d'ordinanza tutto d'un fiato e svignarmela, quando a metà del bancone noto un gruppetto di tre tizi intenti a chiaccherare, tutti e tre abbastanza ben messi, pelosi e barba lunga e qualcosa si mosse immediatamente nelle mie mutande. Probabilmente li avrò osservati troppo a lungo, perchè quello al centro dell'attenzione dei tre, fra l'altro dotato di un sorriso sexy che uccide, mi fece cenno di avvicinarmi a loro. Titubante, appoggiai il boccale di birra ormai vuoto sul bancone e mi avvicinai per presentarmi.
Arrivato vicino stavo timidamente valutando se allungare la mano per presentarmi o altro, quando il tipo mi fa semplicemente: "via la camicia". Preso alla sprovvista dall'ordine perentorio resto imbambolato come un coglione e allora il tipo si fa una grassa risata e fa un cenno agli altri due. Immediatamente sento le loro mani che si fanno strada sui bottoni della camicia, mentre il tipo celermente mi slaccia la cintura dei pantaloni, tira giù la lampo e con un'unico movimento mi cala pantaloni e boxer alle caviglie. Non mi sono sentito mai tanto nudo come in quel momento, essendo anche l'unico in quello stato in tutto il locale. Mentre i due amici mi sfilavano del tutto la camicia, ho sentito i fischi di molti uomini.
Nonostante lo shock iniziale ho subito capito però che l'atmosfera era decisamente goliardica. Qualcuno si è avvicinato, ho ricevuto varie pacche sulle spalle e sul culo e tanti benvenuti in famiglia. Mentre rispondevo ad alcuni di loro il tipo dal bel sorriso mi ha abbracciato da dietro e, avvicinata la bocca all'orecchio, mi fa: "Ora devo andare che domattina lavoro e ho la sveglia presto. Se la rivuoi, vieni all'officina alle 17 quando c'è il fine turno. Vai nello spogliatoio e aspettami lì nudo fino a quando arrivo". Poi prese la mia camicia, salutò amici e i baristi e si allontanò dopo avermi dato un ceffone sul culo e senza nemmeno dirmi di quale officina si trattava. Per fortuna il barista, un bel maschione assai gentile, oltre a prestarmi una sua camicia sudata mi spiegò che il mattacchione era il capo officina di via Selmi e che in tanti avrebbero fatto la fila per le sue attenzioni.
Dopo una notte passata quasi insonne per l'eccitazione e il dubbio se andare o meno all'appuntamento, mi ritrovo ora davanti all'officina, in anticipo di 15m. Mi ero immaginato una piccola officina a gestione familiare dove trovare solo il mio meccanico al lavoro di sabato, ma l'evidenza era ben diversa. L'officina è una delle più grandi in città e a quest'ora c'è ancora un bel via vai di clienti per ritirare l'auto prima della chiusura.
Aspetto le 16:55 e poi, per paura che chiudano il portone dell'officina, mi intrufolo. Ci sono 5-6 meccanici ancora intenti a finire le lavorazioni e un gabbiotto con dentro due segretarie che stanno spegnendo i PC, ormai pronte per andarsene. Da una parte c'è un corridoio e la scritta bagni. Non vedendo altre porte, immagino che conduca anche verso gli spogliatoi. Inoltre, se qualcuno fa domande, posso sempre dire di stare andando al bagno.
Come immaginato, di fianco alla porta del bagno ve ne è un'altra con scritto privato e poi un'ultima porta con scritto spogliatoio. Con un nodo alla gola spingo e entro, chiedendomi cosa dire se qualcuno mi dovesse spiegare cosa ci faccio qui. Immagino ci siano delle cabine chiuse o qualcosa del genere, visto che mi ha detto di aspettarlo qui e dubito che in un ambiente del genere voglia far sapere di essere gay.
Anche qui quanto mi sbagliavo! Appena entrato mi ritrovo in un ampio spogliatoio tipo palestra con in fondo quattro docce aperte. Due ragazzotti sono sotto la doccia, con i cazzi al vento, e appeno entro mi squadrano. Non sapendo cosa dire mi esce di getto la verità, o almeno una sua parte: "scusate, mi ha detto Marco di aspettarlo qui". Marco è il nome del capo officina, come mi ha rivelato il barista ieri sera. "Allora ti conviene darti una mossa a spogliarti, altrimenti poi si incazza" è la risposta. Come ieri sera, resto paralizzato dalla richiesta per qualche secondo, fino a quando non sento la porta alle mie spalle aprirsi e un vociare di voci maschili che entrano. "Mi sa che Marco ha trovato da divertirsi anche oggi" sento qualcuno dire, prima di uno scroscio di risate. "Dai, spogliati che sta arrivando" dice un altro. Temendo il ripetersi della scena di ieri, preferisco essere io a svestirmi.
Quasia all'unisono con loro mi spoglio e in meno di 5m mi ritrovo nudo in mezzo a 7 ragazzi e uomini nudi, magri e grassi, pelosi e glabri. Sono tutti intenti a spintonarsi e lottare per chi debba farsi prima la doccia, adducendo ogni genere di impegno per la serata. Non badano molto a me, che sono abbastanza imbarazzato dal rendermi conto di star tenendo le mani a coprirmi il pisello, moscio. Uno però si alza e mi dice: "dai, mettiti a pecora sulla panca, che ormai Marco sarà in arrivo". Subito dopo spinge al centro della stanza una panca sulla quale si stava cambiando fino a poco fa. Con fare incerto mi ci sdraio sopra di pancia e in un attimo mi ritrovo con le mani ammanettate alle gambe della panca. Dove tenesse le manette non l'ho capito, ma vedo un altro meccanico che ne prende un secondo paio da sopra un armadietto con l'intendo di mettermele alle caviglie. "Sta calmo e non ti succederà nulla, al capo piace giocare" dice questo, con un forte accento dell'est.
Sto per mettermi a scalciare per impedirgli di mettermi le manette alle caviglie quando la porta si apre e fischiettando entra Marco. Appena mi vede sfodera il suo sorriso a 50 denti bianchissimi, mi si avvicina mi stampa un bacio in bocca con la lingua che soffoca le mie grida di protesta. Mentre continua a limonarmi in ginocchio sento che il cazzo mi si sta indurendo fra le gambe. Intanto due dita di non so chi stanno lubrificandomi il culo con non so quale grasso di che. "Con quello stai tranquillo che entra tutto" dice Marco dopo essersi staccato dalla mia bocca, mentre si sfila con un unico movimento la tuta da lavoro. Sotto, in assenza di mutande, svetta subito un grosso cazzo già barzotto e caratterizzato da una fitta trama di vene. "Ti piacerà vedrai" e con questo sento qualcosa di non completamente duro che si fa largo dentro di me, mentre gli uomini attorno ormai hanno tutta la loro attenzione sulla scena e incitano con fischi o grida.
Sono ormai le 19 quando Marco mi slega, mi aiuta a rimettermi in piedi sorreggendomi in quanto le gambe non mi reggono, mi penetra nuovamente con la sua lingua sinuosa prima di dirmi "Sei stato bravissimo. Vieni, lavati che ti porto a cena" e con questo mi spinge delicatamente fino alle docce sotto le quali l'acqua pulisce i quattro carichi di sborra di non so chi che mi scivolano fuori dal culo.
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