Milady Proibita - Erotic Novel by The New Yorker
di
The New Yorker
genere
tradimenti
Una Donna non mi aveva ¬¬mai sedotto a quel punto. Mai così, da arrivare così violentemente a tradire Berenice, la ragazza con cui vivo, o forse meglio ci scopo, da sette anni. Da offuscare la mia razionalità di architetto, stimato e famoso quale sono in tutta la città di Firenze, io che ho sempre ponderato qualunque cosa. Lei, con quel suo fascino così oscuro i sensi me li ha strappati via , mi ha posseduto, e non solo sessualmente, la testa...e adesso è mia. Che bello aver fregato la moglie al Dottor Innocenti...
Sono Leonardo Baldi, architetto e progettista di trentasei anni, vivo a Firenze dove sono abbastanza stimato, le donne mi ritengono molto attraente, anche se, tra tutte quelle che sono passate sul mio letto, ne ho scelta una, Berenice, francese, che mi colpì subito per quello stile da dama del Cinquecento, con i suoi lunghi capelli castani ramati mossi e quegli occhi azzurri e torbidi, e le sue labbra così belle per assaggiare ogni sera il mio membro. Scopa molto bene, così che lei per me è “la Dama della Fellatio”.
Mentre rientravo dopo una giornata di lavoro la trovai distesa sul mio letto: “Amore sei rientrato? Io sono qui...”
“Si piccolina, sono a casa.” Stesa sul letto solo con una coulotte di pizzo color sabbia, i progetti mi caddero dalle braccia.
“Che c’è bimba? Non ti senti bene? E che cazzo è stà roba sul comodino?” Aveva una bottiglia di rum, ormai dimezzata, anche se lei sa come divento quando beve.
“Leo, ma è solo per tirarmi un po’su!
Ti aspettavo, voglio farti rilassare come solo io so fare, Amore”.
“Io non ti basto per tirarti su? Dannazione, lo sai che odio quando bevi, ti fa male, e poi...me lo succhi da schifo...”
Avevo troppa voglia di una sua pompa dopo una giornata di lavoro, e vederla sdraiata con la coulotte abbassata me lo stava facendo diventare duro come una roccia.
“No Leo,ti darò quello che desideri. Vivo per te. Spogliati.”
Mi sbottonai la camicia e lei mi sfilò la cinta e i jeans, cominciò a massaggiarmelo, era durissimo.
Era fuori, eretto, lei appoggiò le labbra, prima sul glande poi scese verso i testicoli, comiciò a leccarlo con la punta della lingua. Berenice amava il mio cazzo. Lo prese in bocca, lo spinse più possibile dentro alla gola e cominciò a succhiarlo. Io comiciavo a gemere sempre più forte, stavo venendo. Aumentavo il ritmo nella sua bocca mentre prendevo la sua testa me la sbattevo sull’uccello, sempre più forte. Le sussurravo:” ingoia sgualdrina!”, a lei piaceva, mentre venivo gridavo il suo nome:” Bere...nice! e la schizzai di sperma sia in bocca che fuori, mentre gridavo.
Io ero troppo affannato, la guardai e le presi il viso con le mani mentre mi congratulavo:”Sei stata brava! Adesso vuoi venire?”
“Si che lo voglio Leo!”
Fecavo scivolare la mia mano sul suo corpo, sul suo seno, entrai con l’indice e il pollice nella suo coulotte, la penetrai con il dito e comiciai a masturbarla su e giù con le mie dita.
Era bellissima quando godeva, poche donne hanno la sua grazia quando arrivano all’orgasmo, pochissime troie hanno quel suo modo di gridare. “
“Godi, godi Tesoro.”
Peccato che dopo quel momento forse non la vedrò più godere così.
© The New Yorker
Fine Parte 1
CONTINUA
Sono Leonardo Baldi, architetto e progettista di trentasei anni, vivo a Firenze dove sono abbastanza stimato, le donne mi ritengono molto attraente, anche se, tra tutte quelle che sono passate sul mio letto, ne ho scelta una, Berenice, francese, che mi colpì subito per quello stile da dama del Cinquecento, con i suoi lunghi capelli castani ramati mossi e quegli occhi azzurri e torbidi, e le sue labbra così belle per assaggiare ogni sera il mio membro. Scopa molto bene, così che lei per me è “la Dama della Fellatio”.
Mentre rientravo dopo una giornata di lavoro la trovai distesa sul mio letto: “Amore sei rientrato? Io sono qui...”
“Si piccolina, sono a casa.” Stesa sul letto solo con una coulotte di pizzo color sabbia, i progetti mi caddero dalle braccia.
“Che c’è bimba? Non ti senti bene? E che cazzo è stà roba sul comodino?” Aveva una bottiglia di rum, ormai dimezzata, anche se lei sa come divento quando beve.
“Leo, ma è solo per tirarmi un po’su!
Ti aspettavo, voglio farti rilassare come solo io so fare, Amore”.
“Io non ti basto per tirarti su? Dannazione, lo sai che odio quando bevi, ti fa male, e poi...me lo succhi da schifo...”
Avevo troppa voglia di una sua pompa dopo una giornata di lavoro, e vederla sdraiata con la coulotte abbassata me lo stava facendo diventare duro come una roccia.
“No Leo,ti darò quello che desideri. Vivo per te. Spogliati.”
Mi sbottonai la camicia e lei mi sfilò la cinta e i jeans, cominciò a massaggiarmelo, era durissimo.
Era fuori, eretto, lei appoggiò le labbra, prima sul glande poi scese verso i testicoli, comiciò a leccarlo con la punta della lingua. Berenice amava il mio cazzo. Lo prese in bocca, lo spinse più possibile dentro alla gola e cominciò a succhiarlo. Io comiciavo a gemere sempre più forte, stavo venendo. Aumentavo il ritmo nella sua bocca mentre prendevo la sua testa me la sbattevo sull’uccello, sempre più forte. Le sussurravo:” ingoia sgualdrina!”, a lei piaceva, mentre venivo gridavo il suo nome:” Bere...nice! e la schizzai di sperma sia in bocca che fuori, mentre gridavo.
Io ero troppo affannato, la guardai e le presi il viso con le mani mentre mi congratulavo:”Sei stata brava! Adesso vuoi venire?”
“Si che lo voglio Leo!”
Fecavo scivolare la mia mano sul suo corpo, sul suo seno, entrai con l’indice e il pollice nella suo coulotte, la penetrai con il dito e comiciai a masturbarla su e giù con le mie dita.
Era bellissima quando godeva, poche donne hanno la sua grazia quando arrivano all’orgasmo, pochissime troie hanno quel suo modo di gridare. “
“Godi, godi Tesoro.”
Peccato che dopo quel momento forse non la vedrò più godere così.
© The New Yorker
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