Il trasferimento della Professoressa Francesca III° parte

di
genere
corna

Finalmente sono riuscita a pubblicare la terza parte di questa lunga serie!
Spero che la troverete divertente ed eccitante.
Fatemelo sapere nei commenti, come sempre la vostra opinione per me è fondamentale, anche le critiche, purché educare e costruttive.

- come vuoi che è andata, non è stato facile.
Un tipo come me, libero, rinchiuso in una gabbia tutto il giorno era una vera tortura -
- Lo so, ti pensavo spesso e immaginavo quanto soffrissi li dentro - intanto che diceva queste cose aveva iniziato a mordicchiarli l' orecchio destro.
Manuel continua a mangiare e inizia a mugolare, la prof continua a provocarlo leccandolo dietro l'orecchio: - spero di esserti stata di aiuto con quel colloquio... -
- e me lo chiedi? Mi sono segato per giorni interi... Avevi le stesse calze e lo stesso intimo di oggi, pensavi che non lo avessi notato?-
-Essere l'insegnante di un detenuto ha i suoi vantaggi ihihihi - ride allegra Francesca, che aveva insinuato una mano dentro la maglietta del ragazzo e lo accarezzava continuando a baciargli e mordergli l' orecchio.
-come quello di richiedere un colloquio privato di un'ora, entrare nella tua cella, rimanere sola con te e, addirittura, chiedere di non essere disturbata -
- e lo abbiamo sfruttato bene, direi ahahah. Ancora ricordo come sei entrata; eri incazzata ma sexy col quel vestito color prugna e queste calze.
Mi hai fatto una lavata di capo di dieci minuti su quale grande cazzata avevo fatto e io rimanevo seduto sulla sedia, accanto al tavolo e mi chiedevo perché te la prendessi così tanto.
Sei stata molto buona... -
-io voglio bene a tutti i miei alunni - gli aveva risposto Francesca, mentre continuava ad accarezzagli il petto nudo e a mordergli le spalle da dietro.
-e mi dispiace tanto quando si rovinano la vita... Anche gli stronzi come te - si ferma un momento e poi, ridendo, aggiunge: - solo che dagli stronzi come te poi voglio farmi anche scopare, specie se hanno il tuo cazzo e se lo usano come te - ora si stavano baciando e Francesca, si era andata a mettere a cavalcioni sopra di lui.
Lui la fa spostare in avanti e le fa poggiare la schiena sul tavolo per slacciarle il reggiseno trasparente.
La stava baciando in bocca, sulle labbra, sulle guance; sul collo, sul seno, sui capezzoli.
Li baciava, li leccava
- poi però, mi hai sorriso e sei tornata ad essere dolcissima, e ti sei messa a sedere sul tavolo accavallandomi le cosce davanti -
- già e lì è iniziato tutto, mi hai messo una mano sulle cosce, me le hai strette. Potevo dirti di toglierle, potevo urlare o chiamare aiuto.
Invece ti ho solo detto: "e va bene, ma solo perché sei in galera e non la vedrai per un po'!" entrare in quella cella è stata la scelta migliore della mia vita.
Il porco le aveva tolto il reggiseno e aveva iniziato a mordicchiarle i capezzoli per farla eccitare, anche se in realtà non ce ne sarebbe stato bisogno dato che era un vero e proprio lago.
Le succhiava avidamente i capezzoli, li leccava poi scendeva, scendeva lentamente verso la pancia passandole delicatamente la lingua, come a voler disegnare un sentiero scosceso.
Il respiro della bella Francesca aumentava a dismisura, sia per la velocità che per l'intensità.
Chiudeva gli occhi allungava le mani come a cercare un appiglio che la riportasse alla realtà ma trovava solo il suo collo al quale cingersi, mentre continuava a perdersi dentro ai suoi baci.
-ti ho guardata e già mi pregustavo tutto, ho portato la mia mano dalle cosce alle gambe, lentamente, poi alle caviglie e ho afferrato uno dei tuoi piedini.
Ho tolto la scarpetta, te l' ho massaggiato per qualche secondo, poi ho incominciato a farti il solletico - intanto che raccontava il suo ricordo, Manuel, col bacino l'aveva spinta sul tavolo e le aveva sfilato senza difficoltà il perizoma, poi si era tuffato tra le cosce della sua insegnante e aveva incominciato a tormentarla con la lingua.
- mmmmmm - lungo mugolio, -ahhhh- un sospiro altrettanto lungo, forse più simile a un sibilo - sì, e lo soffrivo tanto... E tu ti divertivi a tormentarmi...- diceva Francesca mettendo in mostra un evidente problema nell' articolare le parole, dato il trattamento che sta a ricevendo, ma sapendo che lo stava facendo eccitare teneva duro e continuava, cercando di raggranellare gli ultimi scampoli di lucidità prima di cedere all' orgasmo.
- mi hai... Mi hai... Aperto le gambe all' improvviso, ti sei alzato dalla sedia e hai poggiato le mie gambe sulle tue spalle, mentre andavo a sbattere la schiena sul tavolo di legno.
Poi ti sei buttato su di me e ci siamo baciati - quest' ultima frase è stata sottolineata da Francesca con un alzamento del volume della voce che denotava sorpresa e stupore, perché il delinquente le aveva infilato un dito nel culetto mentre non smetteva di marinarle la fighetta con la lingua.
Le stava leccando le grandi labbra, il suo bottoncino, a occhi chiusi per ascoltare e rivivere al meglio quelle sensazioni vissute in carcere con la sua bella insegnante, mentre muoveva roteando il dito medio dentro al buchino più stretto di Francesca.
Lei stava davvero dando i numeri e parlare diventava sempre più difficile, tanto che per qualche istante aveva smesso.
Manuel riemerge dalle sue cosce e incrocia il suo sguardo sorpreso e contrariato e le dice: - se smetti tu, smetto pure io...- Francesca sbarra gli occhi - stronzo! - si mette a ridere, lui la segue, poi ricomincia a raccontare, mentre Manuel riprende il suo lavoro di dita e di lingua.
scritto il
2024-05-06
4 . 3 K
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