Cesira

di
genere
incesti

Cesira e la sua famiglia vivono in una cascina a circa venti chilometri dalla città dove risiedo. Siamo state compagne di banco alle medie, poi lei ha dovuto interrompere la scuola e iniziare a lavorare i campi con i genitori. A vent’anni si è sposata ed ha avuto due bei figli. La sua era famiglia ampia, composta da: Cesira, suo marito Carlo, i genitori di lei Orazio e Olimpia, i due figli Lorenzo di diciannove anni e Marcello di ventuno. Dopo la morte di suo padre, seguita dopo pochi mesi dalla perdita della madre, ha continuato a vivere nella cascina con il marito e i due figli.
Io mi chiamo Francesca e dopo il diploma, ho iniziato a lavorare come segretaria in una ditta di rivendita d’auto. Ho avuto alcuni fidanzati, ma non ho mai voluto sposarmi. Amo troppo la mia libertà e ho sempre sentito che la vita della mogliettina non faceva per me.
Le strade tra ma e Cesira, per le varie coincidenze della vita si erano separate, però la nostra amicizia è rimasta immutata. Con regolarità, quasi ogni mese, vado a trovarli passando un intero sabato rigenerante in loro compagnia.

Anche il mese scorso, con l’auto ho raggiunto la cascina di Cesira. L’ho trovata nella stalla mentre mungeva. Mi sono seduta a fianco a lei e abbiamo cominciato a parlare del più e del meno. Poi lei mi ha invitato a provare la mungitura. Con un po’ di titubanza e di timore mi sono messa all’opera.
«Senti come sono piacevoli le mammelle delle vacche. A loro piace molto sentirsele accarezzare… Ma non così forte… Con più delicatezza, non le stai masturbando… non è mica un cazzo…»
«Sei sempre la solita Cesira, non cambi mai…» Risposi ridendo.
Una volta terminato, lei si allontanò per occuparsi di altre mansioni e io andai nell’orto e, dietro sua indicazione, con il tubo dell’acqua innaffiai per bene i vari ortaggi che già stavano mettendo i primi germogli. Dalla mia posizione vedevo anche i due ragazzi che lavorano nei campi. Mi videro e fecero ampi cenni di saluto ai quali risposi con altrettanti gesti del braccio.
Alla mezza, con la solita puntualità, tutti si ritrovano a tavola. Cesira aveva preparato un arrosto succulento che spandeva profumi intensi anche all’esterno. Il pranzo si svolse con la solita allegria, se non fosse per Carlo che già al secondo bicchiere di vino, diede i primi segni di alterazione. Infatti Cesira spesso si lamentava proprio di questo. Il marito era ormai alcolizzato e era quasi sempre completamente ubriaco e incapace di svolgere lavori nei campi.
Era una vera sciagura o “disgrazia” come la definiva lei. Infatti poco dopo Carlo si alzò barcollante e si buttò, semi cosciente, su una poltrona e si addormentò.
Anche io avevo bevuto abbastanza. La testa mi girava e una strana allegria mi faceva dire cose non sempre controllate.
«Se non altro tu hai proprio dei bei ragazzoni che ti sono vicini»
«Hai ragione. Per fortuna che ci sono loro…» disse indicando i due figli.
«Ma certo… devi essere più che soddisfatta… guarda che bei ragazzi hai fatto…» Risposi e ponendo un braccio sulle spalle di Lorenzo, continuai «Devi stare attenta Cesira, perché questi due bei torelli sono capaci di ingravidare qualunque donna gli passa vicino, gli basta lo sguardo a questi due…»
«Hai ragione Francesca. Sono proprio belli e forti e devi stare attenta anche tu che sei così bella…» Così dicendo fece alzare Marcello quasi per metterlo in mostra «e poi ammira che bei gioielli hanno…»
Così dicendo posò una mano proprio sulla patta del figlio. Ma non fu un gesto sfuggente, anzi voluto. Trattenne a lungo la mano accarezzando l’evidente rigonfio dei pantaloni.
«Ma Cesira che fai!…!» Esclamai sorpresa. «È tuo figlio… non si fanno queste cose»
Cesira aveva però uno strano sorriso e mi guardava diritto negli occhi.
«E chi l’ha detto che non si possono fare… Alla gente che cosa può mai importare»
Pian piano fece scorrere la cerniera e infilò una mano, manovrò alcuni secondi e estrasse il cazzo di Marcello già decisamente ingrossato.
«Guarda che bello… di la verità che è proprio molto bello…»
Non sapevo più cosa dire. Ero sconvolta e turbata nello stesso tempo.
«Lorenzo vieni anche tu dalla mamma…»
E Lorenzo si alzo ubbidendo all’invito ponendosi sull’altro fianco della madre. Cesira fece la stessa operazione anche con lui. Ora aveva i due membri ben duri in mano e li stava masturbando lentamente. Io mi accorsi di essere affascinata dalla visione di quella donna che giocava così oscenamente con i suoi due figli ed ero completamente incapace di parlare o di muovermi. Quella scena incestuosa era così coinvolgente che cominciai percepire un tremore e una eccitazione violenta, mai provata con tale entità prima.
«Per fortuna ci sono loro che mi sanno consolare…» Ripetè la donna alzandosi. «Vieni Francesca, non stare li da sola, avvicinati a noi…»
Come ipnotizzata mi alzai e feci ciò che mi venne chiesto.
«Ma da quanto tempo tu e loro…» Chiesi senza rendermi conto dell’inutilità della domanda.
«Da più di un anno… mio marito, come vedi è ormai inservibile in tutto e io sono ancora giovane… sono una donna e anche io ho le mie voglie…» Rispose. «Prima è iniziato con Marcello… l’ho visto d’estate nudo nella doccia e non ho più saputo fermarmi, poi con Lorenzo. Sono entrata una notte in camera sua… ora dormiamo spesso tutti e tre insieme…»
Fece una breve interruzione, mi prese per un braccio e mi costrinse a prendere in mano il cazzo di Lorenzo. Poi riprese
«In fondo ho sempre pensato che anche tu fai parte della famiglia… è come se fossi la mia sorella gemella… perciò è giusto che anche tu…»
La libidine è spesso una sensazione totalizzante e irresistibile. Non mi trattenni, abbracciai Lorenzo e incollai la mia bocca alla sua, nello stesso tempo, in totale frenesia, quasi mi strappai i vesti di dosso. In breve ero nuda completamente e tenendolo con la mano mi sfregavo il cazzo del ragazzo contro le labbra della fica. Cesira intanto aveva trascinato il figlio sul divano continuando a masturbarlo.
«Scopatemi tutti…» Mi sentii urlare e mi sedetti sull’orlo del divano proprio a fianco della mia amica. «Scopami Lorenzo… infila questo cazzo… siete tutti dei porci e io sono come voi…»
Erano parole ormai incontrollate, non le avevo mai pronunciate, ma ebbero un effetto ancor più dirompente eccitando e portano al parossismo sia la madre che i figli.
Il cazzo duro del ragazzo mi penetrò senza nessun impedimento tanto ero bagnata. Io muovevo il bacino freneticamente accompagnando i vigorosi colpi del ragazzo. Cesira osservandomi, salì a cavalcioni di Marcello e fece sparire il cazzo del ragazzo dentro di lei. Scopavamo mentre il marito di Cesira, nella poltrona a fianco, ci guardava con occhi spenti bofonchiando qualcosa di incomprensibile. Poi Cesira si tolse da quella posizione, spostò il figlio e rivolta a me mormorò:
«Grazie sorellina…» si stese su di me e unì la sua bocca alla mia.
Ci baciammo a lungo e in modo estremamente appassionato. Era il mio primo bacio lesbico e mi piaceva. In quella posizione fu molto facile per Lorenzo introdurre il suo cazzo nella fica della madre. Una mano della donna raggiunse la mia fica e comincio a masturbarmi introducendo due dita. Improvvisamente ci ritrovammo il membro di Marcello vicino alle nostre bocche. Non ci chiedemmo cosa volesse, lo sapevamo e subito lo prendemmo in bocca alternativamente e mentre una era impegnata in tale modo, l’altra leccava le palle del ragazzo. Poi lui si spostò avvicinandosi ancora di più. Cesira l’aveva davanti e io mi ritrovai le palle propio in faccia. Mi allungai leggermente e presi a leccargli il buchetto, poi dopo averlo ben lubrificato gli introdussi prima una poi due dita.
Ma Cesira voleva che fossi io, quel giorno, la maggiormente beneficiata dai figli. Fece coricare Marcello sul divano, mi fece adagiare su di lui e con una mano introdusse il cazzo del figlio, poi invitò Lorenzo a posizionarsi dietro di me e questo volta, dopo avermelo leccato e lubrificato con la lingua, fu il mio culetto a ricevere il cazzo del fratello.
Cesira mentre venivo scopata in tutti e due i buchi mi parlava e mi diceva cose sconce ed eccitanti:
«Mi sei sempre piaciuta Francesca… ho pensato tante volte a te e mi masturbavo ogni volta… sei una femmina fino in fondo... calda e libidinosa... con una testa porca e lasciva... con una fica bagnata e calda... sempre vogliosa di prendere dei cazzi... piena di voglia di sentire quelle cappelle turgide e gonfie ... che lentamente spingono e ti penetrano allargandoti la fica... senti dentro di te tutte le pieghe di quei cazzi pieni di sborra... ti piace sentirti completamente piena di cazzo... sentire che il cazzo ti tocca in fondo e ti riempie tutta la fica... e tu ti muovi come una cagna i calore... ti inarchi tutta per farlo entrare ancora di più... ti muovi e urli di piacere... ti senti puttana fino in fondo... vorresti più cazzi in quel momento... due o tre da menare e prendere in bocca mentre scopi con uno... non ti interessa di chi sono... non ti interessa nulla di loro... sono solo cazzi che ti scopano a turno... infinitamente... e tu sei completamente aperta per prenderli tutti... godi come una cagna... ti dimeni... mugoli... urli di piacere... sborri anche tu su di loro... poi li fai sborrare tutti insieme e ti fai coprire dal loro sperma…»
La mia amica Cesira era del tutto coinvolta eroticamente dalla situazione. Aveva la sua migliore amica, che lei chiamava ormai “la mia sorellina” e i suoi figli e era completamente impegnata a prendere alternativamente i cazzi di Lorenzo e di Marcello per infilarli nella mia fica che mai aveva ricevuto un tale trattamento. Lei di volta in volta li prendeva in bocca appena uscivano dalla mia vulva mai sazia, per lubrificarli bene e prepararli alla sostituzione.

Quel pomeriggio fu interamente dedicato ai piaceri incestuosi. Fummo scopate ripetutamente da entrambi i fratelli. Con Cesira poi occupammo gli intervalli dovuti ai necessari tempi di ripresa dei ragazzi, con scatenati tornei lesbici.

Da allora, non più una volta al mese, ma non perdo ogni fine settimana. Infatti passo ormai tutti i sabati e le domeniche in cascina con la mia nuova “sorella” e con i “nostri” comuni due figli. E alla cascina di Cesira, in quelle notti, non si dorme più in tre nelle stesso letto… ma in quattro.
scritto il
2024-05-27
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