Piedini in trappola

di
genere
bondage

Scesi dall'auto e vidi lei che mi stava aspettando sul cancello della casa di campagna dei suoi, che erano andati al mare dove avevano una casetta vicino la spiaggia e sarebbero tornati il giorno dopo. Con loro erano andati anche gli zii e i cugini che abitavano nella casa poco distante.

Jenny è una bella ragazza di vent'anni in carne, con il viso da bambina bricconcella, una delle mie magliette che gli stanno molto larghe ma che non riesce a nascondere il seno pieno, pantaloncini attillati che mettono bene in mostra le gambe lunghe e lisce, le infradito che mettono in risalto i piedini nudi, piatti, morbidissimi, le dita carnose, con le unghiettine corte sotto il livello dei polpastrelli, in forte contrasto con quelle lunghe delle mani, con lo smalto rosso, moretta deliziosa e piedosa.

"Ciao" disse lei con uno sguardo e un tono maliziosi.

"Ciao piedina mia" le diedi un bacio passionale sulla bocca, poi mi misi in ginocchio e iniziai a baciarle le unghiettine rosse.

Lei ritirò i piedini. "Dai, non qui fuori, entriamo".

Entrammo in casa e lei mi condusse direttamente in camera sua, dove c'era un bel letto matrimoniale e iniziò baciarmi.

"Pensi sempre e solo ai miei piedini" disse con quella voce da bambina.

"Amore, cosa pretendi quando un feticista come me riesce a fidanzarsi con una ragazza piedosa come te?!"

Detto questo, la presi saldamente per le spalle e la buttai sul lettone distesa supina, presi le sue gambe e gliele portai all'altezza della testa, come facevo sempre quando me la sbattevo, mettendo tutto il mio peso sul suo corpo, solo che questa volta avevo bloccato sotto di me anche le braccia.
Il risultato era una sorta di posizione yoga tipo firefly con in primo piano, dal mio punto di vista, la testa al centro e i due piedini che indossavano ancora le infradito.

"Amore, che fai? Non riesco a muovere le braccia, sono tutta bloccata scemo hahahaha ".

Mi chinai verso il suo viso e la baciai di nuovo.

"Piccola, siamo tutti soli, a casa non c'è nessuno e anche nella casa accanto sono andati tutti via, siamo in aperta campagna e se non ricordo male non ci sono altre case nei paraggi, vero?"

"Si, non c'è nessuno, ma perché me lo domandi?" Chiese lei con un'espressione un po' confusa e un po' eccitata.

La guardai dritta nei suoi grandi occhi da cerbiatto.

Tutto si svolse nel giro di un attimo.

Le tolsi le infradito, rivelando le sue piante larghe, morbide e ricoperte di rughe.

"Pensavo solo che in una situazione del genere puoi urlare e chiedere aiuto quanto vuoi, nessuno verrà ad aiutarti".

Pronunciate queste fatidiche parole, le mie dita andarono con decisione a stimolare le piante nude di Jenny contemporaneamente, muovendo tutte le sue rughe.

"Ghiri ghiri ghiriiiii, solleticoooooo" urlai in maniera diabolica mentre mi gustavo il contatto tra le mie mani e tutto il morbidume che si celava sotto quei delicatissimi piedini.

Ma soprattutto, mi gustai l'espressione sul suo viso, che in un attimo passò dall'eccitazione al panico puro.

Appena le mie dita sfiorarono le piante soffici e delicate, Jenny arricciò subito i piedini, mettendo ancora più in risalto le rughe e le fasce plantari carnose.

Fu un attimo in cui ci scambiammo uno sguardo, lo stesso sguardo che si scambiano predatore e preda.

Alla fine, semplicemente, Jenny esplose...
scritto il
2024-06-01
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